Doveva essere un weekend diverso per Jess, un fine settimana che le permettesse di rivedere la sua carissima amica Kim in un luogo chiamato Glory Island, un’isola paradisiaca in cui hanno organizzato un ritiro spirituale.
Un’occasione preziosa per Jess, perché è da anni che rincorre con tutte le sue forze una pace interiore che proprio non riesce a conquistare a causa di un orribile incidente che ha coinvolto una persona a lei cara.
La ragazza si sente colpevole di quello che è successo, e ogni giorno soffre mentre ascolta tutte quelle voci maligne provenire dalla sua coscienza che affermano con angosciante insistenza come le cose sarebbero andate diversamente se lei non si fosse comportata in quel modo.
Per il momento Jess ha voglia di schiarirsi le idee e farsi coinvolgere da questo curioso ritrovo, organizzato all’interno di un posto pieno di vegetazione e di pace.
Glory Island offre inoltre alcune abitazioni in cui ogni partecipante può ritrovare la sua intimità e cercare il giusto silenzio adatto per una meditazione di successo. Un posto, all’apparenza, perfetto per le sue esigenze.
Questa è la storia di The Chant, il primo videogioco sviluppato da Brass Token che vuole puntare l’attenzione sulla delicata questione della depressione e del senso di colpa viste come vere e proprie malattie dell’anima.
Non c’è pace senza un ordine interiore
Oltre alla struttura prettamente cinematografica, che ci presenta Jess protagonista di filmati in computer grafica realistici e caratterizzati da attori virtuali competenti, il vero asso nella manica di The Chant è quello di lanciare un messaggio piuttosto chiaro ai fruitori del videogioco in questione, ovvero come sia impossibile sconfiggere i propri demoni personali senza curare il nostro equilibrio psichico.
In The Chant la mera energia fisica della protagonista è quasi messa in secondo piano rispetto agli indicatori ben più importanti che si rifanno alla mente e allo spirito.
Due concetti che sono visti come un tutt’uno e che soprattutto dipendono l’uno dall’altro. Jess, approfittando della sua energia spirituale, durante la sua avventura potrà rinunciare a una parte di quest’ultima per riempire la sua barra mentale, raffigurata attraverso una esplicita icona a forma di cervello.
L’organo per antonomasia più razionale del nostro organismo in The Chant è rappresentato come parte di quella spiritualità insita in noi, che se ha la capacità di restare in equilibrio potrà garantire a Jess un raziocinio adeguato.
La depressione e come gestirla
In The Chant Jess è depressa e, soprattutto, consumata dal suo senso di colpa, che presto scopriremo essere enorme e causato da una esperienza altamente scioccante.
Un altro suggerimento che il gioco di Brass Token vuole veicolare ai giocatori è come sia indispensabile condividere subito questi malesseri con una persona cara oppure, ancora meglio, uno specialista.
Jess è tormentata, ferita e logorata dal dolore, ma si dimostra subito capace di descrivere e di spartire queste gravose paturnie con Kim, una carissima amica che conosce fin troppo bene il suo doloroso passato.
Jess si relaziona subito anche con gli altri partecipanti al ritiro, un gesto che poi permetterà alla protagonista di The Chant di accrescere la sua empatia nei loro confronti, un’empatia che tornerà utile alla ragazza perché sarà il mezzo univoco e ideale per affrontare i loro demoni ed ottenere così da ognuno di essi un prisma dai grandi poteri offensivi.
Questo prisma, reso nell’economia di gioco come una sorta di “mossa speciale”, è chiaramente un simbolo che dimostra come avvicinarsi agli altri e spartire il proprio dolore in gruppo renda quest’ultimo più gestibile e, conseguentemente, possa renderci più forti, proprio come fa Jess una volta che può disporre delle sue nuove capacità offensive.
La meditazione come mezzo per combattere il buio
Con una trama che mette al centro del racconto temi importanti come la depressione e il senso di colpa The Chant non poteva metterci nei panni di una ragazza che affronta il male, raffigurato chiaramente come creature mostruose e violente, con armi convenzionali.
Anche la gestione dei combattimenti ha un chiaro messaggio che si rifà alla capacità di ognuno di noi di saper trarre energie dallo spirito per giovare alla mente.
Durante il gioco se l’indicatore di Jess relativo alle sue facoltà mentali si azzera, la ragazza non morirà ma dovrà rinunciare alla possibilità di reagire ai pericoli. Quello che potrà fare sarà solo fuggire dalle minacce che incombono.
L’unico modo per ripristinare la mente è quello di rifarsi al nostro spirito, visto come fonte di forza interiore ma anche di quella prettamente offensiva.
L’arma principale di Jess e di tutti coloro che soffrono di mali dello spirito è quindi raffigurata come il connubio tra mente e spirito, che fanno da guida fondamentale per destreggiarsi tra le desolate e minacciose strade della depressione.
Come primo prodotto degli sviluppatori di Brass Token, The Chant è un videogioco da cui trapelano importanti insegnamenti e che ha il coraggio di mettere in scena un racconto che mostra come gli effetti di certi stati d’animo possano essere anche mortali.
Sebbene possa essere valutato come un discreto, ma non eccelso, survival horror, The Chant deve essere invece visto come una riuscita metafora videoludica dei mali che coinvolgono l’animo.
Da quello che si evince dalla trama è imperativo inoltre che la depressione e le ferite interiori debbano essere necessariamente affrontate in compagnia, perché la luce spirituale sarà sempre più splendente se illuminata anche dal faro interiore di persone a noi vicine e di specialisti che vogliono aiutarci ad intraprendere la giusta via per la guarigione.