Un pomeriggio estivo di più di venticinque anni fa, un televisore, noi buttati sul divano o su una sedia e una PlayStation posizionata a terra. Tra le nostre mani un controller e la distanza che ci divideva dalla console era occupata da un lungo cavo. Magari ci mettiamo uno snack e/o un succo di frutta ed eccoci finalmente a casa, senza pensieri o problemi, mentre ci diamo allo smashing button violento sul controller.
Mentre giochiamo a Tekken 3.
All’indomani dell’uscita di Tekken 8, con l’ultima fatica di Bandai Namco che palesemente va a ricercare proprio quella sfera narrativa presentata con il terzo capitolo, l’effetto nostalgia è presto servito. Una soluzione facile, quasi furba oseremmo dire, ma in qualche modo se questo nuovo capitolo consiglia al tormentato Jin Kazama di tornare “alle proprie origini” pur di avere il potere necessario per sconfiggere suo padre Kazuya Mishima, il riferimento alle stesse origini del franchise è un velato indizio. Dove Street Fighter e Mortal Kombat hanno avuto origine in un cabinato, Tekken è cresciuto e proliferato proprio su PlayStation, facendosi conoscere – e amare – in tutto il globo.
Tekken 8, uno sguardo al passato
L’incipit non è la classica introduzione atta ad attirare subito una furba attenzione per poi lasciarla lì, bensì è bene ricordare quanto l’arrivo della prima console di Sony nelle case dei ragazzi di tutto il globo abbia radicalmente cambiato il modo di fruire dei videogiochi. Passano Tekken e Tekken 2, ma tutti ricorderemo con estrema passione Tekken 3, le infinite sessioni di gioco, lo sblocco del personaggio di Gon, il Tekken Ball (riproposto anche in questo Tekken 8) e gli interminabili inviti che facevamo ad amici e compagni di classe per sfidarli in uno scontro diretto.
Diciamoci anche la sana e gustosa verità: a Tekken 3 nessuno ci si impegnava seriamente, ma era tutto uno smashing button estremo, ovvero si cominciava a premere senza sosta tutti i tasti del controller, sperando che qualche combo potesse andare a buon fine. Al netto dei calci serrati di Hwoarang, il personaggio chiave per questa non-tecnica era Eddy Gordo, forse il più tedioso professionista di Capoeira che il mondo conosca, almeno quando ce lo trovavamo come avversario, o peggio, con qualcuno che lo sapeva padroneggiare.
Parliamo anche di un periodo dove internet non era alla base del nostro quotidiano e al netto di qualche rivista specializzata che riportava scritti trucchi e consigli per i videogiochi, Tekken 3 era quel titolo che si spolpava fino alla fine, con i consigli che arrivavano dai nostri amici, tra i banchi di scuola, da un sentito dire, da tecniche e trucchi da provare, da anticipi che si davano al parco, per poi correre a casa e vedere se quel trucco potesse davvero funzionare.
Oltre le stelle
Sono pochi i franchise che dalla prima PlayStation sono riusciti oggi a mantenere uno status di sentimento forte con il pubblico lì fuori. Oggi Tekken tocca quota 8, ma il cammino non è stato certo privo di ostacoli e con questo ultimo capitolo, il pupillo di Bandai Namco brilla ancora di più proprio perché il tacito invito di tornare alle origini ha come destinatario anche il pubblico lì fuori. Che siate fuori allenamento o che non prendete in mano un picchiaduro da decenni, nessun problema, Tekken 8 fa dell’accessibilità universale uno dei suoi punti forti. Non sapete giocare? Nessun problema c’è un gustoso tutorial camuffato da storia che vede protagonisti giovani amanti del franchise che studiano il videogame e lottano con altri giocatori per diventare i campioni di Tekken.
Quando poi sentirete bruciarvi i polpastrelli, ecco che arrivano gli scontri online, con la possibilità di salvare la partita appena conclusa e rivederla successivamente, con le indicazioni che il gioco vi dirà per mostrarvi cosa avete sbagliato, come migliorare e allenarvi di più. Insomma una chicca davvero spaziale, lasciando per ultimo le battaglia con il vostro fantasma, ovvero una sezione dove combatterete contro voi stessi, mentre il computer memorizza le vostre tecniche e ve le ripropone assimilando sempre di più ed elaborando i colpi giusti da assestare alla vostra difesa scoperta. Meccaniche di gioco che solo dopo averle lette dovrebbero fiondarvi fuori di casa a comprare il titolo.
In Tekken 8 dunque c’è tutto, 32 combattenti, la Storia Principale che è un concentrato di esagerazione figlia dei migliori prodotti orientali, il già citato Tekken Ball e per chiudere il cerchio di nostalgia e rimandi al passato, ancora lui, Jin Kazama, che come in Tekken 3, capitolo che lo ha visto protagonista per la prima volta, ripropone il suo viso e il suo pugno ancora una volta, per lo scontro finale – forse – con suo padre. Un cerchio che si chiude e che vede l’effetto nostalgia non solo più come un mero pretesto, ma parte fondamentale dell’esperienza di gioco. Tekken 8 è davvero un titolo incredibile e da non lasciarsi sfuggire per nulla al mondo.
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