C’è un grande problema che scalda gli animi e le opinioni dei videogiocatori lì fuori, ed è quello della prima persona. Pensateci, da quando è stato annunciato Resident Evil 9 Requiem è salito in cattedrale un solo quesito: il gioco sarebbe stato in terza persona come i remake? Oppure sarebbe stato in prima persona, seguendo la cifra stilistica degli ultimi capitoli numerati?
Quello della prima persona è un ostacolo non da poco, che spesso e volentieri viene evocato dall’utenza come pessima scelta di design; una soluzione che sacrifica la regia nelle scene narrative di intermezzo, che non regala mai una percezione totale del personaggio di cui prendiamo i comandi assieme alla forte limitazione visiva del mondo circostante.
Ma bisogna considerare che la prima persona è una scelta di design ben precisa, che porta vantaggi unici in termini di immersione come di resa estetica della mappa di gioco. Un titolo come Resident Evil 7 beneficia di una specifica ambientazione, di una gestione del suono e degli elementi circostanti che in terza persona non funzionerebbero affatto. Insomma, c’è molto astio verso la scelta di realizzare videogiochi in prima persona, a meno che non si tratti di FPS puri.
Dunque come deve essere giocato il prossimo Resident Evil 9 Requiem? In prima o in terza persona? A sciogliere i dubbi ci pensa subito Capcom grazie ad un comunicato ufficiale: ebbene, si potrà vivere questa nuova avventura sia in prima che in terza persona a seconda del nostro gusto. Vediamo nel dettaglio questo particolare fenomeno che ad ogni nuova iterazione del franchise di Resident Evil, torna ad essere oggetto di discussione, ma anche spunto di interessanti riflessioni.
Il “vero” Resident Evil

Spesso e volentieri si sente dire che il “vero” Resident Evil è in terza persona, e ci dispiace dirvelo, questa è un’affermazione errata che spesso è veicolata più da un semplice capriccio, mascherato da gusto personale, che da un’analisi approfondita.
Quanto può essere etichettato come “vero” un progetto che risponde prima agli standard chiesti dagli utenti e poi dal gioco? Poco, pochissimo. Per fare un parallelo cinematografico, è la stessa situazione che si palesa quando si propone al cinema o un tv un nuovo progetto legato a Star Wars e comincia il valzer di critiche o lodi a seconda di cosa sia veramente fedele al marchio ideato da Geroge Lucas, e cosa no.
Resident Evil, ma anche franchise storici come Final Fantasy, subiscono lo stesso destino, quello di scontrarsi con l’ideale di un appassionato verso alcuni stilemi, per poi criticare se questi puntualmente non vengono rispettati all’uscita di un nuovo capitolo del franchise amato. In tal senso, se si dovessero creare videogiochi secondo i soli gusti dei videogiocatori, oggi creativi come Hideo Kojima o Sam Lake sarebbero decisamente disoccupati.
La prova del tempo

Silent Hill, Resident Evil, Final Fantasy, The Legend of Zelda, Super Mario, questi franchise si portano sulle spalle decadi e decadi di storia e non c’è sfida più grande di quella del tempo. Molti franchise videoludici vengono sepolti o spariscono dai radar proprio quando smettono di innovare o rinnovarsi o peggio, quando incasellano una serie di flop di vendite come di critica.
Resident Evil prima della rivoluzione introdotta dal settimo capitolo stava vivendo una crisi nera, data dalla feroce critica dietro i capitoli 5 e 6 assieme ad una serie di spin-off di valore al di sotto del mediocre (si Umbrella Corps, sto parlando proprio di te).
Tutto era pronto per mettere in fermo il franchise in attesa di momenti migliori, e questo si è palesato con Resident Evil 7, progetto palesemente più piccolo, quasi sperimentale, con l’introduzione della prima persona, un’immersione mai provata prima nel terrore e un risultato straordinario.
Koshi Nakanishi, director di Resident Evil 7 come di questo nuovo Resident Evil 9, ha sempre difeso la scelta di passare in prima persona, ritenendola necessaria per un franchise di questo calibro, perché al netto degli zombie e delle creature mostruose, il cuore di Resident Evil è sempre stato l’horror e le sue ambientazioni tetre e minacciose. Le armi vengono dopo, prima c’è un personaggio immerso in un contesto a lui oscuro e prima di sparare bisogna saper sopravvivere.
Un problema del pubblico

Uscendo fuori dal contesto Resident Evil si può notare come questa scelta della prima persona sia più un problema del pubblico che di sviluppo, anzi. Moltissimi grandi successi videoludici di oggi sono in prima persona, riuscendo a sconfiggere gran parte dei pregiudizi, ormai i veri nemici dei videogiochi.
Cyberpunk 2077, al netto dei problemi tecnici, oggi è un titolo grandioso e fruibilissimo nella sua formula in prima persona, per non parlare dell’ultimo Indiana Jones, tanto criticato per non poter farci vedere il professor Jones nella sua interezza, e alla fine pad alla mano è forse il miglior prodotto dedicato al personaggio subito dopo i primi tre film.
Bungie ha tenuto in piedi più di dieci anni di personalizzazioni estetiche di Destiny – dunque non visibili in game – senza alcun tipo di problema. Inoltre lo stesso Resident Evil ha avuto un circolo di critiche che in molti scordano: quando uscì Resident Evil 4, tutti criticarono la scelta della terza persona, evocando un ritorno alle atmosfere di Raccoon City e ai tank control.
Quando uscì Resident Evil 7, tutti evocarono il ritorno alla terza persona, quella che fino a pochi anni prima venne vista come il nemico. Ecco perché spesso è bene analizzare situazioni del genere, tanto per mostrare la ciclicità delle critiche che nascono più da gusto personale, perché sul fronte tecnico, artistico e meccanico, Resident Evil 7 e 8 sono costruiti perfettamente con un mantello stilistico e relativa grammatica di gioco che si applica alla prima persona, meno alla terza.
Verso Raccoon City

Resident Evil 9 Requiem dunque premia entrambi i fronti e ora siamo in attesa di nuove informazioni: ci saranno davvero due campagne principali con Grace Ashcrosft che si alterna a Leon Kennedy? E quel che resta di Raccoon City sarà la nuova grande mappa principale del gioco? Noi speriamo di sì, andando a chiudere simbolicamente un cerchio di orrore iniziato e finito proprio nell’iconica cittadina, o almeno in quel che ne è rimasto dopo l’attacco nucleare alla fine di Resident Evil 3.