L’arrivo del DLC di Elden Ring, Shadow of the Erdtree, ha portato il solito scossone di attenzione in tutto il settore. Per quanto idealizzato come genere di nicchia, quello del soulslike ad oggi è ben più di un semplice credo o religione da seguire, bensì qualcosa da ricondursi al classico evento mediatico.
Sia chiaro, difficilmente capita che un titolo riesca a catalizzare così massivamente l’attenzione e quanto qualcosa del genere capita ogni tanto, ce ne accorgiamo facilmente: vi ricordate quel che successe all’uscita del primo trailer di GTA VI? Per settimane non si è parlato di altro e pensate che era solo un trailer!
Qualcosa di simile sta capitando anche con FromSoftware, casa di sviluppo che sta entrando sempre più nel cuore di milioni di appassionati che ormai attribuiscono allo studio un pieno sinonimo di qualità. Ma come si è arrivati a questo punto? Qual è il segreto di questo successo crescente? Bene, forse proprio in Elden Ring: Shadow of the Erdtree c’è una tacita risposta.
Elden Ring: Shadow of the Erdtree, procedere con pazienza
La casa di sviluppo giapponese negli ultimi anni grazie al suo team di creativi capitanati da Hidetaka Miyazaki, sono riusciti a piazzare sul mercato titoli con un grammatica di gioco precisa, punitiva, libera e appassionata. Dal 2009 con l’uscita di Demon’s Souls qualcosa è profondamente cambiato e dopo una lunga cavalcata di successi che comprendono la trilogia di Dark Souls, Bloodborne e Sekiro, ora con l’uscita del DLC di Elden Ring, Shadow of the Erdtree anche i videogiocatori si sono accorti della portata colossale di tali produzioni e dell’importante eredità che hanno avuto e stanno avendo nell’industria videoludica.
Questo è stato un processo lento, nato dalla stessa incertezza su cui un giovane e inesperto Miyazaki ha cominciato i personalissimi lavori su Demon’s Souls, titolo che con il tempo, con un saggia pazienza da ragno, è riuscito a tessere una tela capace di intrappolare chiunque ci si avvicinasse anche solo per sbaglio. Il tempo è stato un elemento fondamentale per Miyazaki, perfezionista puro al pari di un Hideo Kojima nello sviluppo di videogiochi, dove niente è lasciato al caso e anche il più piccolo dettaglio ha uno scopo – e background – ben preciso. La fretta è cattiva consigliera, l’importante è lavorare per step, aggiornarsi, confrontarsi e procedere passo dopo passo.
Mai dare nulla per scontato
Shadow of the Erdtree ha palesato un aspetto non da poco. Per quanto ci siano tantissimi competitor in giro, nessuno ha mai raggiunto la ricca complessità artistica e narrativa dei titoli FromSoftware, dunque in qualche modo possiamo dire che Miyazaki e soci stanno giocando un campionato da soli, senza veri avversari.
Certo, può capitare ogni tanto un titolo interessante, come un Lies of P, ma concretamente nessuna altra software house è riuscita a bissare questo successo mondiale. Certo, c’è sempre il Team Ninja che segue a ruota con una costanza interessante e diretta continuità la loro produzione di titoli souls (loro sono i papà dei due Nioh, Wu Long e l’ultimo Rise of the Ronin) e nonostante abbiano raccolto un nutrito gruppo di fedelissimi, i loro risultati non sono paragonabili alle opere FromSoftware.
Dove vogliamo arrivare? Molto semplice: Elden Ring Shadow of the Erdtree è un contenuto studiato nel dettaglio, raffinatissimo e ricco di dettagli impressionanti. Nonostante non ci siano un vero rivale, FromSoftware non si adagia sugli allori, si spreme al massimo della creatività per confezionare un pacchetto di gioco impeccabile. Mai dare per scontato il successo, mai fermarsi o lavorare con pigrizia, anzi prendere quegli standard e puntare oltre tali limiti.
Cura dei dettagli come del personale
In un periodo nero per il settore videoludico, con massicci licenziamenti che non sembrano avere sosta dopo quasi un anno, FromSoftware è uno dei pochi studi di sviluppo che non licenzia, anzi assume e coccola ogni suo dipendente. Non mancano episodi di crunch in fase di revisione finale di un titolo, ma a quanto pare, la filosofia aziendale è quella di valorizzare ogni singola persona e di conseguenza, ogni singolo dipendente.
Se Miyazaki è il direttore d’orchestra, i suoi sviluppatori sono strumenti che lui lucida e accorda in ogni singola nota, non a caso il director degli ultimi successi di FromSoftware non ha mai nascosto le sue origini, entrato in azienda non proprio giovanissimo e con nessuna esperienza nella programmazione (precedentemente lavorava per una compagnia telefonica giapponese), ma si contraddistinse subito per le sue idee e per la forza creativa con cui alcuni sviluppatori seguivano tali indicazioni.
La parabola di Miyazaki rappresenta al meglio la metafora per cui nessun uomo è un’isola, abbracciando un’idea di sviluppo collettiva, dedita all’ascolto, prendersi tutto il tempo necessario per poi arrivare al successo, lavorando con calma, in silenzio, senza proclami, per poi presentare prodotti da far spalancare gli occhi dalla bellezza e riempire il cuore di emozioni.
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