Nel 2005, avevo 12 anni, una passione per il calcio che non mi avrebbe abbandonato nei vent’anni successivi e che, spero, non lo farà nemmeno in futuro. Dopo scuola, trascorrevo i miei pomeriggi con i soliti amici a giocare a pallone o alla PlayStation. Solo qualche anno più tardi avremmo scoperto i campi da calcetto. Ai tempi ci accontentavamo di pseudo arene improvvisate che tutti i ragazzini del nostro paese si contendevano nelle fasce orarie più affollate, soprattutto in estate. Si trattava di piazzette, cortili, qualsiasi cosa in cui si potessero impilare due zaini per lato e che contenesse una decina (se non di più) di ragazzini iperattivi.

In inverno si giocava un po’ meno e la console diventava una grande alleata. Proprio in quell’anno, il 22 febbraio per la precisione, EA ha dato alla luce una piccola perla nel panorama sportivo che sarebbe stata protagonista di molti dei miei pomeriggi successivi, invernali e non: Fifa Street. Quello che segue, è un racconto nostalgico di quello che è stato per me il titolo calcistico e di cosa abbia significato per me provarlo nuovamente dopo vent’anni.

Fifa Street: Domina la strada

Cutscene di inizio partita
Una cutscene di inizio partita. Fonte: EA

Quando non sfidavo i miei amici in epici quattro contro quattro, il tempo che dedicavo a Fifa Street era interamente fagocitato dalla sua modalità più interessante: Domina la strada. Lo scopo era molto semplice: creare la nostra superstar e regnare sul calcio da strada a livello globale. Per farlo, dopo aver creato il nostro potenziale campione, dovevamo costruire il nostro dream team. Ovviamente, all’inizio dell’avventura nessuno voleva essere mio compagno di squadra e i miei giocatori avevano tutti un overall che non arrivava a venti su cento.

La cosa che mi intrigava in Domina la strada di Fifa Street era proprio il sistema di progressione, sia del mio giocatore che del team. Non bastava, infatti, fare dei soldi vincendo i campionati e comprare giocatori migliori. No, in Fifa Street l’unica cosa che contava era il rispetto e quello te lo potevi guadagnare soltanto dimostrando il tuo valore. Pertanto, potevi migliorare i tuoi compagni soltanto sfidando squadre capitanate dalle leggende del calcio mondiale, umiliandoli sul campo e portandoli tra le tue file.

Crespo esulta dopo un gol
Crespo esulta dopo un gol. Fonte: EA

Non credo, nella mia vita da giocatore, di aver mai provato una soddisfazione come quella di umiliare Crespo, Rivaldo o Roy Keane a suon di tunnel per poi costringerli a seguirmi in giro per il mondo, tra campionati sempre più complessi e sfide progressivamente più avvincenti. Inoltre, di pari passo alla crescita della mia squadra, dovevo gestire anche i progressi della mia star. Infatti, in Fifa Street si doveva schierare il capitano in campo ad ogni match, non era possibile sostituirlo e bisognava fare attenzione nei suoi upgrade perché avere un giocatore su quattro della formazione titolare con un overall eccessivamente basso stava a significare sconfitta.

I crediti di Fifa Street, nella modalità Domina la strada, erano spendibili negli upgrades del giocatore, nelle iscrizioni ai tornei e nelle sfide ai capitani per potenziare la squadra. Pertanto, il dodicenne che si approcciava a Fifa Street si è trovato di fronte ai primi problemi di gestione delle finanze nella sua giovane vita. Tutto questo, però, era soddisfacente a livelli che difficilmente ho provato nuovamente su altri giochi, soprattutto su altri titoli sportivi.

Fifa Street: distinguiti dalla massa

Fifa Street, inoltre, non mancava di regalare ai giocatori una personalizzazione di tutto rispetto. Questo si rispecchiava non solo nei molti campetti e palloni utilizzabili in ogni sfida, ma anche nell’estetica dei giocatori. I calciatori reali erano tutti plasmati a immagine e somiglianza (più o meno, era comunque il 2005) delle controparti reali, ma sono state le modifiche applicabili alla mia superstar a lasciarmi spiazzato. Il gioco di EA, infatti, metteva a disposizione un’enormità di oggetti estetici di ogni sorta. Ed è così che il suddetto dodicenne si trovava a vestire il suo palestratissimo campione scegliendo tra decine di scarpini, canotte, felpe, pantaloncini, ognuno dei quali aveva la possibilità di cambiare colore primario e secondario, nonché di aggiungere un logo se non era già appartenente a uno specifico brand.

Infatti, Fifa Street vantava accordi con alcune aziende che producevano (e producono ancora) abbigliamento sportivo come Adidas e Nike. In un periodo in cui le pubblicità di Nike andavano per la maggiore in tv, il piccolo aspirante dribblomane che era in me fremeva all’idea che il suo alter ego virtuale indossasse una canotta Total 90 con le estremità delle maniche arrotolate e tatuaggi ben in mostra per far capire sin da subito ai suoi avversari con chi avevano a che fare.

Una delle chiavi di successo di Fifa Street, infatti, potrebbe essere collegata proprio alle pubblicità iconiche che Nike ha sfornato nei primi anni 2000. Uno degli esempi più evidenti è lo spot del 2002 sulle note di “A Little Less Conversation” di Elvis e JXL in cui, proprio come in Fifa Street, i calciatori più famosi di quel periodo erano fiondati all’interno di una gabbia metallica dove si sfidavano in tre contro tre senza alcuna regola se non che il primo che segnava avrebbe vinto. Credo che questo abbia contribuito pesantemente nel creare un immaginario nel quale ogni giovane appassionato di questo sport avrebbe pagato per assistere ad una sfida del genere e che, di conseguenza, Fifa Street abbia almeno in parte soddisfatto questo desiderio inconscio.

Fifa Street: polvere e spettacolo

Menu di selezione campo in Fifa Street
Menu di selezione campo. Fonte: EA

Per un giovane amante del calcio come me, non c’era niente di meglio che vedere i miei campioni preferiti, gli stessi che ogni settimana guardavo esibirsi in strutture all’avanguardia e con una capienza di decine di migliaia di spettatori, giocare in polverosi campetti sterrati di Rio de Janeiro, indossando canottiere o felpe sformate. Quel semplice gesto rendeva un calcio patinato e inarrivabile, che nella mia mente era composto quasi esclusivamente da supercar, ville e modelle, molto più vicino alla dimensione che aveva il pallone nel mio microcosmo personale.

Le leggende del calcio mondiale erano lì, in quei campetti che non si distinguevano particolarmente dai mei cortili, dalle piazzette o dalle terrazze di casa di qualche amico e io potevo controllarli, potevo lasciarmi andare in tutte quelle finte epiche che non sarei mai stato in grado di fare nella mia vita da calciatore improvvisato (non senza rischiare di rompermi entrambi i crociati, quantomeno). Fifa Street, infatti, offriva una serie di campetti che sarebbero poi diventati iconici: il più famoso è sicuramente quello di Rio de Janeiro, ma vanno menzionati anche Marsiglia, Amsterdam, New York e Roma. In tutto, Fifa Street conteneva una decina di stadi sparpagliati in varie zone del globo e ognuno di essi offriva un’atmosfera unica.

Inoltre, alcune delle arene si potevano sbloccare soltanto dopo aver vinto un determinato numero di tornei nella modalità Domina la strada. Anche in questo caso, ero affascinato dal dover attendere e guadagnarmi il diritto di giocare all’interno di alcuni campi, piuttosto che avere tutto pronto e subito disponibile. Era come se il gioco mi offrisse una sfida aggiuntiva che non era limitata alla carriera, ma anche al desiderio di scoprire tutto quello che Fifa Street poteva offrirmi. Inoltre, sbloccare tutti questi contenuti mi permetteva di avere una scelta maggiore di stadi da usare nelle amichevoli con i miei amici, cosa che ai tempi mi sembrava di fondamentale importanza.

C’era una Volta

Schermata iniziale di Fifa Street
Schermata iniziale di Fifa Street. Fonte: EA

Nel tempo, Fifa Street ha avuto altri capitoli più o meno riusciti che sono sfociati in Volta, comparso come novità assoluta in FIFA 20 e riproposto anche nelle edizioni successive del titolo calcistico di EA. Tuttavia, quest’ultima versione di quello che è stato Fifa Street non ha saputo stupirmi. Forse mi sono approcciato con una predisposizione errata già in partenza, ma pur con una vera e propria carriera nella quale potevo portare il mio calciatore dalle classiche stalle alle stelle, non ho mai provato lo stesso feeling di quella prima, magica, versione per PlayStation 2 del calcio da strada.  

Quello che mancava, in questo caso, era quella sensazione di vivere una dimensione totalmente distaccata dal calcio professionistico ma che, in qualche modo, portava i principali campioni del periodo ad essere degli uomini comuni, non delle superstar inarrivabili. Elementi come il gamebreaker, tiro imparabile se non mettendosi fisicamente sulla traiettoria e rischiando le proprie tibie, o le combo necessarie per raggiungerlo hanno fatto di Fifa Street una piccola perla e, purtroppo, non è stato sufficiente riproporre una modalità calcio a cinque su FIFA per ottenere di nuovo quella stessa magia.

Permettetemi, inoltre, una piccola digressione nostalgica, ma rispolverare Fifa Street in questi giorni mi ha fatto riflettere su come produttori anche di grandi dimensioni come EA, in passato, riempissero i loro giochi di tutti quei contenuti per i quali, ad oggi, ci troviamo a sborsare quattrini in pacchetti di espansione, skin e quant’altro. Lo stesso Fifa (o FC che dir si voglia) ormai da anni ha virato su questo schema di shop per le sue modalità multiplayer. Tuttavia, non è questo il momento per fare una riflessione approfondita sul tema e mi limiterò a dire che sono colpito dalla mole di contenuti estetici che un titolo del 2005 fosse in grado di offrire al day one e senza spese aggiuntive. 

Conclusioni

Una sequenza di gioco in fifa street
Una partita in corso di Fifa Street. Fonte: EA

Adesso ho trent’anni suonati (di più, ma facciamo cifra tonda), continuo a guardare le partite ogni settimana, ma qualche dolore fisico e i molti impegni mi tengono lontano dai campetti molto più di quanto vorrei.  Ho perso di vista buona parte degli amici con cui giocavo a Fifa Street ormai da tempo, ma mentre scrivevo questo pezzo, ho ripreso tra le mani il calcistico di EA e sono tornato un po’ bambino.

Con quel pad tra le mani, i ricordi dei pomeriggi dopo scuola, di risate e liti con gli amici che affondavano continuamente tackle alle spalle sono tornati e, improvvisamente, ho sentito una tremenda nostalgia per quei tempi. Immagino che questo significhi che, con Fifa Street, EA ha saputo creare un piccolo capolavoro che sarà per sempre immortale nella mia memoria e spero di prenderlo nuovamente tra le mani a vent’anni da ora, magari per mostrare a mio figlio come sono cresciuto.

Condividi.

Laureato in Cinema e Media, giocatore dalla nascita e appassionato di qualsiasi cosa racconti una storia coinvolgente. Ha iniziato a scrivere di videogiochi nel 2021, collaborando con diversi siti come Tom's Hardware. Nel 2025 arriva sulle pagine virtuali di Screenworld, per continuare a condividere la sua passione con chiunque voglia dedicare del tempo nella lettura dei suoi contenuti.