In questi ultimi giorni il nuovo capitolo di Armored Core è balzato all’attenzione di tutti. Infatti, questa famosa e longeva saga videoludica partorita da FromSoftware nel tempo si è ritagliata una piccola fetta, una nicchia di appassionati, anche se il grande pubblico difficilmente si è avvicinato al franchise.
Oggi, con la potenza produttiva di FromSoftware che ha raggiunto un apice imprescindibile grazie a Elden Ring, i ragazzi guidati da Hidetaka Miyazaki hanno deciso di rispolverare il franchise, ottimizzandolo al meglio delle possibilità estetiche e tecniche per provare a rivoluzionare il titolo, sfruttando il successo ottenuto nell’ultimo decennio.
Armored Core, un po’ di storia
Non sentitevi spaesati se non conoscete Armored Core, è normale: il franchise vanta, oltre ai capitoli numerati, innumerevoli spin-off e tutto il mosaico di giochi difficilmente riesce a restituire un quadro narrativo forte e coeso. Questo perché la storia di Armored Core vanta riletture narrative sfruttando la soluzione delle linee temporali diverse tra loro. Linee temporali che condividono sempre il medesimo incipit, ovvero il nostro essere mercenari dentro dei mecha (appunto gli Armored Core) pronti alla battaglia in un futuro post apocalittico.
L’evoluzione di questo canovaccio narrativo, in qualunque linea temporale si sviluppasse la storia, si concentra sulla dittatoriale presa di potere di quello che resta del mondo civilizzato, da parte di mega corporazioni in perenne conflitto tra di loro. Dove gli umani e la società si fermano, le corporazioni crescono e controllano, portando poi il giocatore, nel ruolo di un mercenario, a dover cercare di soverchiare il sistema totalitario.
I punti di forza di Armored Core
Perché Armored Core ha avuto un progressivo successo dalla sua prima apparizione datata 1997 fino al rilancio di oggi? Prima di tutto bisogna partire da un approccio culturale: in Armored Core controlliamo un grosso mecha e i nostri nemici sono altrettanti mecha sempre più grandi, variegati e temibili. In Oriente ormai il termine mecha non viene solo utilizzato per indicare dei grossi robot pilotati – o meno – da equipaggio umano, bensì rappresenta nello specifico il genere fantascientifico robotico.
Noi ne siamo stati influenzati da piccoli con Goldrake, Mazinga, Daitarn, Gundam e tutta la schiera di robot che combattevano per la pace dell’umanità. Per noi era un anime, in Oriente è vera e propria passione. L’approccio come l’aspetto culturale dunque sposta notevoli equilibri di interesse e quello di Armored Core è una passione fondata totalmente sui mecha e la loro personalizzazione.
L’approccio From Software
In molti hanno malamente associato il termine soulslike ad Armored Core 6, suggestionati probabilmente da quell’etichetta che propone FromSoftware come sviluppatori del progetto. È altrettanto vero che lo stesso Miyazaki alla sua entrata in FromSoftware, mosse i suoi primi passi proprio sulla saga di Armored Core, prima che gli venisse affidato un progetto fallimentare in partenza che poi diventò Demon’s Souls.
La grande differenza che c’è in questi due approcci nelle meccaniche di gioco è che se in un Bloodborne, Dark Souls o Sekiro siamo chiamati ad apprendere perfettamente il moveset e il pattern di attacco dei nemici, in Armored Core la vittoria può avvenire solo attraverso la conoscenza e la costruzione del nostro mecha. Al netto dei feticci estetici (vernici, cromature particolari e via di questo calibro), l’aspetto più importante in Armored Core è tutto quello che riguarda l’ottimizzazione del mecha.
Scegliere il tipo di gambe, equipaggiare quella o l’altra arma, dalle bocche da fuoco grandissime alle armi energetiche che sostituiscono di fatto il duello all’arma bianca: vincere uno scontro con uno dei tanti e temibili boss di Armored Core passa attraverso l’ottimizzazione sinergica di tutta l’infrastruttura della macchina. Non è più un “conosci il tuo nemico” bensì “conosci te stesso”. Questo perché quando vi capiterà di trovare difficoltà nello sconfiggere un boss, allora è arrivato il momento di smontare tutto il mecha e rimodularlo a seconda della nuova sfida. Un po’ come giocare con i LEGO, per poi dare vita e pilotare macchine di morte e distruzione.
Il nuovo capitolo Armored Core 6 Fires of Rubicon
Dunque, il nuovo capitolo, com’è? Assolutamente divertente, forse il migliore del franchise, per il semplice motivo che tutta l’esperienza FromSoftware, assieme alle notevoli possibilità di sviluppo, vengono concentrate in un’esperienza ludica estremamente curata, rendendo il gioco quasi un sogno per tutti gli amanti del genere.
Immaginate uno scenario a mappa aperta, la possibilità di guidare e scattare in tante direzioni della mappa mentre fate fuoco a tutto quello che incontrate, dai mecha piccoli, fino ai boss più grandi e ardui, esteticamente folli nella loro costruzione, ma decisamente letali se presi sottogamba. Armored Core 6 è un parco divertimenti per chiunque abbia voglia e tempo di dedicare intere sessioni di gioco più all’assemblaggio che al gioco stesso.
Una personalizzazione precisa e curata fino al minimo dettaglio che mette in risalto anni di esperienza e di cura nei giochi partoriti da FromSoftware, sempre più casa di sviluppo che sembra somigliare al Paese dei Balocchi, pronta a soddisfare ogni bisogno e richiesta, con una produzione attenta e precisa. Insomma, un gioco da avere, anche solo da provare se non avete mai toccato con mano un capitolo di questa fortunata saga e capire se questa può essere una tazza di tè gradita o meno.