Per chiunque fosse bambino o sulle soglie dell’adolescenza nei primissimi anni Novanta, Fantaghirò rappresentava un vero e proprio must, un appuntamento fisso che si affacciava non appena dicembre cominciava a profilarsi all’orizzonte.
Se la Vigilia di Natale era destinata alla visione di Una poltrona per due e i nostri genitori reclamavano con desiderio di vedere i film di Natale della loro infanzia, commuovendosi con La vita è meravigliosa, per tutti i cosiddetti Millennials c’erano poche cose tanto natalizie come la miniserie firmata da Lamberto Bava.
La prima stagione, divisa come sempre in due parti, andò in onda durante il Natale del 1991, aprendo le porte a un vero e proprio tormentone, che continuò a tornare anno dopo anno, fino alla messa in onda del quinto, deludente episodio che per molti fan, semplicemente, non esiste.
Sono passati più di trent’anni dal debutto di Fantaghirò, la cui storia è liberamente tratta dalla fiaba di Italo Calvino. Trent’anni in cui il cinema e la serialità si sono evoluti, si sono trasformati, cercando vie sempre più internazionali per raccontare storie universali. Nonostante questo, esiste uno zoccolo duro di fan – soprattutto di quelli nati sul finire degli anni Ottanta – che ogni anno richiedono a gran voce il ritorno di Fantaghirò sul piccolo schermo. Ma perché una serie dalla qualità oggi visibilmente invecchiata continua ad affascinare così? Quali sono gli elementi che ancora permettono a questa storia di avere qualcosa da dire?
Fantaghirò come Lady Oscar: un’eroina contro lo status quo
Naturalmente non si può fare a meno di parlare di Fantaghirò senza soffermarsi sulla sua protagonista. Alessandra Martines interpreta una donna dall’improbabile caschetto, che sfrutta lo stratagemma narrativo del cross-dressing. Tema, quest’ultimo, che sembra legare Fantaghirò a un altro prodotto cult come Lady Oscar.
In effetti, in entrambe le serie le protagoniste nascono deludendo le aspettative di un padre in attesa di un erede maschio. Tanto Oscar quanto Fantaghirò vengono all’inizio rifiutate per la loro appartenenza al genere femminile. Lady Oscar viene subito addestrata a vestirsi e comportarsi come un uomo, mentre Fantaghirò sviluppa una sorta di ribellione allo status quo femminile, come se in fondo covasse non tanto il desiderio di essere libera – come dichiara – ma di accontentare il padre.
A ogni modo, la forza di un personaggio come Fantaghirò è proprio quello di superare i suoi limiti, di non accettare le aspettative della società e di vivere la vita che preferisce, rispettando le sue regole e non quelle di un regno pseudo-medievale in cui le donne avevano l’unico scopo di sposarsi e generare eredi.
Fantaghirò si presentava dunque negli anni ’90 come una principessa che si discostava da quelle della Disney, offrendo una variante a tutte quelle bambine e ragazze che non si riconoscevano in merletti e tacchi alti, ma preferivano usare l’immaginazione per inseguire il percorso di un’eroina che sapeva combattere, andare a cavallo e difendersi da sola.
Proprio come poi avverrà anche con Sailor Moon, Fantaghirò ha rappresentato una piccola rivoluzione. Non solo perché portava il fantasy in prima serata, ma soprattutto perché offriva un nuovo modo di intendere la protagonista femminile. Una rivoluzione che ha lasciato il segno nel pubblico, al punto da spingerlo a chiedere sempre nuove repliche.
La capacità di anticipare e raccontare i tempi
Il discorso legato al personaggio di Fantaghirò, alla sua capacità di presentare una versione inedita di “principessa guerriera” è solo uno dei tanti aspetti in cui la fiction ha dimostrato di essere in anticipo sui tempi. Tuttavia, la vera prova di questo progresso narrativo si può vedere nella figura della Strega Bianca.
In un’epoca in cui la conoscenza dell’ombrello dell’identità di genere era un argomento misterioso, che riguardava pochissimi spettatori, Fantaghirò presentava quello che può essere considerato il primo personaggio non-binary. Si tratta, naturalmente, di una serie tv degli anni ’90 fortemente radicata nei suoi tempi, quindi la rappresentazione mostra comunque non poche problematiche, ma dietro a questi inciampi c’è comunque la volontà di portare sullo schermo un personaggio che non fosse né uomo né donna, che poteva essere sia l’uno che l’altra: Strega Bianca e Cavaliere Bianco.
Fantaghirò, dunque, portava sullo schermo la volontà di rompere qualsiasi dogma, sperimentando per quanto possibile sui luoghi comuni, stravolgendo persino i punti fermi delle fiabe. Con Tarabas, ad esempio, l’amore non è il sentimento benefico che salva ogni cosa, ma la maledizione che tira fuori ciò che è oscuro e violento. E anche in questo caso, con le notizie dei femminicidi che purtroppo riempiono ancora le cronache, Fantaghirò dimostra di essere una serie in cui si vuole affrontare un nuovo modo di raccontare la realtà attraverso la lente del fantasy.
Una storia d’amore che ci ha fatto sognare
Il motivo principale perché la quinta stagione di Fantaghirò non esiste per la maggior parte dei fan è che, in questa serie, viene meno uno dei punti fermi della saga: l’amore incorruttibile tra Fantaghirò e Romualdo. A onor del vero, il viaggio che Fantaghirò affronta nell’ultima stagione e che la porta in un altro mondo dove si innamora di un altro uomo era dovuto soprattutto alla scelta di Kim Rossi Stuart di tirarsi indietro dalla saga. Proposito che aveva già iniziato nella terza stagione, quando il personaggio è quasi sempre pietrificato.
Tuttavia la scelta degli sceneggiatori di permettere a Fantaghirò di innamorarsi di un altro uomo e di scegliere di rimanere con lui pur avendo la possibilità di tornare a casa da Romualdo non è piaciuta ai fan che, di fatto, hanno sancito la fine definitiva della fiction. A chi interessava vedere Fantaghirò lontana da quello che tutti credevano essere il suo grande amore?
Questo perché le prime quattro stagioni sono incentrate proprio su questo: Fantaghirò e Romualdo. Sebbene sia la prima ad essere la protagonista assoluta, con il suo percorso di evoluzione che la porta a scoprire tutte le sue potenzialità, il nucleo emotivo dello show era la storia d’amore tra due personaggi nata sotto il segno dell’antipatia e tramutatosi poi in quel genere di amore per cui vale la pena affrontare qualsiasi cosa: bestie, maledizioni, fino alla morte stessa.
Fantaghirò ci piace per questo: perché ha un’eroina che sceglie cosa vuole nella vita. Decide cosa essere, chi diventare e quale persona amare. Un’eroina che ama perché sceglie, perché non accetta le catene del suo ruolo, ma sceglie addirittura un principe nemico. Tutti elementi di una storia d’amore che, da sola, bastava a tenere incollato il pubblico alla tv. Perché se è vero che nella vita i rapporti sono spesso complicati, pieni di ostacoli e a volte di recriminazioni, Fantaghirò ci faceva credere che un lieto fine era possibile. E forse è questo il vero motivo per cui siamo ancora irretiti da questa storia: abbiamo bisogno più che mai di credere nel lieto fine.