Non c’è niente che annuncia l’inizio della stagione delle Feste più della comparsa – o del dilagare, a seconda dei punti di vista – dei film di Natale. Tanto sulle piattaforme streaming, quanto nei palinsesti dei canali in chiaro, i film di Natale diventano un vero e proprio must del mese di dicembre.
Sebbene una parte del pubblico non lesina mai sulle critiche ai film definiti “natalizi”, dall’altra c’è un bacino di utenza molto ampio e florido che chiede a gran voce pellicole a tema da vedere durante e intorno le festività natalizie. Ma qual è il segreto dietro questa fetta di mercato cinematografico? Cos’è che il pubblico cerca davvero quando guarda un film di Natale?
Le nostre origini
Una delle caratteristiche principali dei film di Natale è che sono legati a doppia mandata con la nostalgia. Sin dalla tenera età veniamo abituati a vedere a dicembre film a tema, magari ereditando quelli che i nostri genitori avevano amato o scoprendone di nuovi che vanno di pari passo coi nostri gusti. I film di Natale, dunque, sono una sorta di portale spazio-temporale che, nell’arco di un paio d’ore, possono farci viaggiare nel tempo, trasportandoci di nuovo all’infanzia, a un periodo felice, a quell’epoca senza preoccupazioni in cui il Natale non era solo traffico e corsa ai regali, ma un mese pieno di magia e aspettative.
Nei film di Natale, dunque, quello che cerchiamo è il nostro centro, la nostra origine, quel momento in cui la nostra vita era ancora all’inizio e ogni strada era percorribile. Ci ricordano i nostri momenti spensierati e felici, le famiglie riunite, le tradizioni consolidate. Da questo punto di vista, forse, si potrebbe dire che i film di Natale ci danno l’illusione – fuggevole ma necessaria – che tutto sia in ordine e che ci siano davvero dei punti di riferimento in mezzo al caos della vita adulta. Non guardiamo i film di Natale perché vogliamo essere intrattenuti: li guardiamo perché vogliamo essere rassicurati.
Il piacere: l’edonismo a Natale
Una caratteristica ricorrente nel film di Natale è la presenza del lieto fine. Questo aspetto, naturalmente, coopera con la costruzione di quel senso di rassicurazione di cui parlavamo nel paragrafo precedente. Ma la presenza di un lieto fine quasi sempre scontato è legata anche a un altro aspetto di questo genere di lungometraggi: ci fanno stare bene.
I film di Natale sono legati a quel senso di felicità legato al concetto del “qui e ora”: un concetto quasi egoistico, concentrato sulla persona che riceve una sensazione di calore e tranquillità vedendo film di Natale come Klaus – I segreti del Natale o S.O.S Fantasmi. Se affrontiamo il discorso da questa prospettiva, allora, non è esagerato affermare che i film di Natale sono in qualche modo legati all’edonismo, perché portano felicità allo spettatore, a prescindere da uno scopo più alto.
I film di Natale non vogliono insegnare niente, vogliono solo renderti felice. E se è vero che ci sono pellicole obiettivamente fatte male, che confondono la gioia con ciò che è smielato e artificiale, le pellicole natalizie ben confezionate riescono a lasciare un generale sentimento di benessere, di calma e serenità. In una società come quella attuale, votata al capitalismo e alla produttività, questi sentimenti diventano preziosi come l’aria e necessari come il pane.
Oltretutto, i film di Natale veicolano spesso messaggi profondi e importanti: l’amore, la famiglia, l’accettazione, il tendere comunque verso il bene e la gentilezza. Temi che fanno rientrare queste pellicole anche nella sfera dell’eudemonismo, legato alla sensazione di soddisfazione che viene quando si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono, giusto e/o utile. Vedere un film può essere senza dubbio considerata un’azione passiva, ma alla fine di un film di Natale ben fatto si ha la sensazione di voler comunque fare del bene, di voler fare qualcosa per vivere quello spirito natalizio che è passato sullo schermo. In altre parole, dunque, i film di Natale ci fanno provare il desiderio di essere migliori.
Il bisogno di condivisione
Proprio perché è ormai una tradizione diffusa in tutto il mondo occidentale, guardare film di Natale crea un’esperienza condivisa. Mentre guardiamo Una poltrona per due su Italia 1 la sera della Vigilia, sappiamo che da qualche altra parte ci sono centinaia di persone che stanno facendo la stessa cosa.
Anche grazie alla proliferazione dei social media e della condivisione in tempo reale, ogni spettatore sente il bisogno di “far parte di qualcosa”. Lo abbiamo visto anche con la serie Mercoledì di Tim Burton: di colpo sembra che tutti vogliano essere i freak che fino a poco tempo fa venivano ridicolizzati. L’essere diversi, in realtà, fa ancora paura. Perché purtroppo diversificarsi vuol dire rischiare l’isolamento.
I film di Natale servono a combattere questo status quo. Rispondendo a quello che è ormai un vero e proprio rituale ben codificato, la visione di queste pellicole fatte di neve, luci e spesso storie d’amore, crea un’illusione di vicinanza, un senso di comunità e di insieme che non è così scontato e che oggi sembra diventare sempre più un’utopia. D’altra parte sono cristalline le parole pronunciate da Hugh Grant in Love Actually, altro classico del genere: “È opinione generale che ormai viviamo in un mondo fatto di odio e avidità“.
Guardare i film di Natale ci illude che non sia così. Ecco cosa cerchiamo, quando decidiamo di vedere un film a tema: l’illusione di vivere nel migliore dei mondi possibili, dove l’unica cosa che ci viene richiesta è quella di essere spudoratamente felici.