Non c’è Natale senza Una poltrona per due. Questo, ormai, è un fatto assodato. Ogni anno, infatti, puntuale come la vigilia, il panettone con i canditi e le canzoni di Michael Bublè, per non parlare di All I Want for Christmas is You di Mariah Carey, arriva il film firmato da John Landis. E solo in quel momento possiamo effettivamente dire che le festività sono iniziate.
Si tratta, infatti, di un appuntamento fisso che gli appassionati di cinema non hanno nessuna intenzione di perdere. Fossero anche costretti a metterlo come sottofondo al cenone con la famiglia. Ed è per questo che ogni anno viene inserito nella programmazione televisiva come una sorta di salvagente stagionale. Nessun programma, infatti, è in grado di assicurare uno share ad alti livelli come questo titolo.
Ma a cosa si deve il suo successo? Perché questo film dall’anima dichiaratamente non natalizia, è diventato un cult della stagione? Sicuramente molto si deve alla strana coppia Eddie Murphy e Dan Aykroyd anche se, gran parte dei consensi sono arrivati con il tempo e, soprattutto, grazie al passaggio televisivo. Per capire meglio i segreti dietro questo vero e proprio fenomeno, però, andiamo a guardare più da vicino alcune curiosità di Una poltrona per due.
1. Dov’è ambientato Una poltrona per due
John Landis utilizza la cara e vecchia struttura narrativa di un racconto classico come Il ricco e il povero di Mark Twain per mettere in mostra più di una verità sulla natura umana. Se a questo, poi, si aggiunge la risata contagiosa di Murphy e l’intesa sullo schermo con Aykroyd, ecco che gran parte del lavoro è fatto.
A giocare un ruolo importante, però, è anche l’ambientazione. In prevalenza gran parte della vicenda si svolge a New York perché, se nel corso degli anni abbiamo capito qualche cosa, è che non può esserci un film anche solo vagamente natalizio senza la Grande Mela come sfondo.
Quella che viene fotografata, però, non è certo la città che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, soprattutto dopo il dramma delle Torri Gemelle. Si tratta di un luogo che non abbraccia, poco sicuro e tendenzialmente caratterizzato da una sorta d’indifferenza verso gli altri.
In sostanza, dunque, la scenografia perfetta per la storia che Landis vuole raccontare. Una vicenda dal sapore cinico e con un umorismo intonato sulle note del politicamente scorretto. Anche se negli anni Ottanta questo concetto non aveva nessuna ragione di esistere.
2. L’umorismo politicamente scorretto di Landis
Nonostante quanto detto finora, però, l’elemento vincente della commedia è soprattutto l’umorismo e l’uso che ne viene fatto. Per comprendere meglio partiamo da una considerazione fondamentale: oggi far ridere con intelligenza e senza falsi moralismi è davvero difficile, se non impossibile. Il giusto tentativo di andare ad arginare e fermare più di un atteggiamento discriminatorio o offensivo ha finito con imporre molti paletti al linguaggio e, quindi, anche alla scrittura di un film.
Problemi che John Landis non si è mai sognato di considerare quando, nel 1983, fece uscire il suo Una poltrona per due. Una questione tutt’altro che secondaria. Il linguaggio utilizzato, libero e assolutamente senza freni, viene utilizzato in modo costruttivo per dare forma e corpo all’ambiente e all’umanità che è raccontata.
Perché, se Louis e Valentine avessero usato un stile diverso, mostrando chiaramente un’attitudine al cinismo meno spiccata e un realismo privo di sottintesi o falsi buonismi, oggi questa storia non sarebbe entrata di diritto nei cult.
Il suo grande potere, infatti, è proprio quello di usare l’imperfezione umana e le sue miserie per ridere di noi stessi e offrire al pubblico finalmente degli anti eroi natalizi che, al di là di tutto, riescono a trarre un profitto piuttosto vantaggioso anche per loro stessi. Perché va bene smascherare i malvagi della situazione, ma non si vive certo di sole soddisfazioni morali.
3. Eddie Murphy e Dan Aykroyd, come sono stati scelti
Una sceneggiatura, per quanto ben scritta deve trovare i giusti interpreti per prendere vita. E, da questo punto di vista, sembra che ogni parola e situazione di Una poltrona per due sia stata scritta proprio per Dan Aykroyd e Eddie Murphy. In realtà, però, non è così. I due attori, infatti sono stati, di fatto, una seconda scelta.
Le parti dei due protagonisti, infatti, erano state assegnate a Gene Wilder e Richard Pryor, quest’ultimo considerato come il più grande comico di colore del tempo. Proprio lui, però, all’inizio degli anni Ottanta fu vittima di un grave incidente, probabilmente a causa dell’uso di stupefacenti, che lo fece allontanare dalle scene per molto tempo.
A quel punto, leggenda vuole che Landis abbia pensato alla coppia Aykroyd-Belushi ma, anche questa volta, la fortuna non è dalla sua parte e tanto meno da quella di Belushi. L’attore, infatti, dopo il successo di Blues Brothers muore per un’overdose. È il marzo del 1982 e alla produzione non rimane che rivalutare ancora un cambiamento di cast. In quel periodo c’è un ragazzo di colore dalla risata contagiosa che ha conquistato il palcoscenico del Saturday Night Live.
Ovviamente il riferimento è a Eddie Murphy, che accetta a una condizione, non affiancare Wilder sul grande schermo. Il rischio di apparire come un semplice sostituto all’interno di una coppia cinematografica già nota e apprezzata non avrebbe certo giovato alla sua carriera. Ed è così che nasce la sua collaborazione con Aykroyd. Raramente la scelta di due protagonisti è stata tanto difficile ma, altrettanto infrequente è riuscire a creare una sintonia così ben calibrata.
4. Ralph Bellamy e Don Ameche, i volti dei fratelli Duke
All’istinto di Landis si deve il merito di aver avuto il coraggio di puntare su due attori della screwball comedy. Una scelta che per il regista aveva il compito di legare il film a quelle atmosfere cinematografiche a metà tra gli anni Trenta e Quaranta. Per far comprendere meglio questo legame, dunque, non esiste modo più diretto che scegliere due protagonisti di quegli anni. Ed ecco che Ralph Bellamy e Don Ameche vengono coinvolti proprio per interpretare i due fratelli Duke.
Non tutti sanno, però, che questa decisione costò a Landis una diminuzione notevole del budget produttivo. La presenza di due “vecchie glorie”, infatti, aveva dimezzato il potenziale del film agli occhi degli investitori. Una visione completamente sbagliata, considerando il successo ottenuto e, soprattutto, la seconda possibilità che ebbe la carriera di Ameche. Non dimentichiamo, infatti, che tre anni dopo avrebbe ritirato l’Oscar per Cocoon.
Per non parlare del fatto che lo avremmo ritrovato, in coppia con Bellamy, ne Il principe cerca moglie. In una sequenza in cui deve disfarsi di molti soldi per non rivelare la sua vera identità, Eddie Murphy decide di regalare tutto a due barboni. E in quei panni piuttosto logori si nascondono niente meno che i fratelli Duke, mandati sul lastrico proprio da Landis nel 1983 e da lui riabilitati a nuova ricchezza nel 1988.
5. I motivi del successo di Una poltrona per due
Secondo gli sceneggiatori Timothy Harris e Herschel Weingrod il film è stato in grado di cogliere perfettamente uno dei più grandi desideri degli anni Ottanta: diventare ricchi. E, alla fine di tutta l’avventura, è proprio quello che ottengono i protagonisti. Anche Landis ha espresso la sua opinione a riguardo e, pur sostenendo la tesi dei suoi sceneggiatori, amplia la discussione.
Per lui, infatti, il film ha ottenuto successo grazie alla chiave satirica e al discorso sulle classi sociali. Non bisogna dimenticare che nella cultura americana non ha alcun valore la discendenza famigliare, visto che la classe d’appartenenza dipende esclusivamente dalla ricchezza accumulata.
Un punto di vista interessante che fa capire per quale motivo nel 1983 il film ottiene un grande successo negli Stati Uniti, ma non altrettanto in Italia. Il grande consenso di pubblico, infatti, inizia ad arrivare dal 1997, anno in cui i palinsesti delle tv private hanno deciso di programmarlo proprio per la sera della vigilia. In questo modo, dunque, da cinico ritratto di una società arrivista d’inizio anni Ottanta è stato trasformato in classico natalizio sui generis. Una misteriosa mutazione le cui motivazioni non sono ancora ben chiare e, probabilmente, mai lo saranno.