Tony Binarelli è morto oggi a Roma all’età di 81 anni; erano sue le mani del personaggio di Terence Hill nel film Continuavano a chiamarlo Trinità (1971), mentre in scena mescolava con grande maestria le carte da gioco. Il celebre mago della tv italiana è venuto a mancare dopo una lunga malattia presso l’ospedale Sandro Pertini di Roma. La carriera di questo straordinario artista della prestidigitazione è stata celebrata su vari palcoscenici televisivi negli anni, tra cui partecipazioni agli show di Corrado, Mike Bongiorno e Pippo Baudo.
Proprio con Pippo Baudo Tony Binarelli aveva partecipato come ospite fisso alle edizioni di Domenica In dal 1991 al 1995 dove ad ogni puntata dava sfoggio di tutto il suo talento di prestidigitatore; la passione per l’illusionismo nasce all’età di tredici anni, quando Antonio Binarelli prende una brutta bronchite e rimane a casa per un’estate intera; in quel lungo periodo aveva iniziato a dilettarsi di piccoli giochi di prestigio, ma poi gli studi in ragioneria e un lavoro nel settore automobilistico avevano temporaneamente messo nel cassetto il suo sogno. Dopo 14 anni di lavoro insoddisfacente, Toni lascia tutto e decide di intraprendere la carriera di mago di prestigio.
Tra i vari aneddoti della sua carriera, oltre ad un incontro con Federico Fellini, Binarelli ricordava sempre con orgoglio quello della sua partecipazione nel film Continuavano a chiamarlo Trinità, dove le sue mani erano state “prestate” al personaggio di Terence Hill mentre mescolava le carte da gioco.
Di questa sua straordinaria partecipazione, Binarelli raccontava sempre:” Io e Terence Hill avevamo a disposizione una maglia sola, era sporca, sudata e piena di polvere come richiesto dal personaggio, e dovevamo continuamente scambiarcela. Lui girava la scena, poi mi passava la maglia e di me riprendevano solo le mani. E così sembrava che fosse lui il grandissimo giocatore. Alla prima del film, in sala, dopo la scena della partita a carte, partì dal pubblico un grande applauso: per me è come una maglia che porto sul petto, più di molte altre.”