Ci aspettavamo un successo e così è stato. L’adattamento televisivo HBO di The Last of Us sembra davvero aver conquistato tutti, sia chi aveva già giocato e amato il videogioco del 2013, e chi invece ha conosciuto Joel ed Ellie soltanto in queste ultime settimane. Questo enorme successo, tanto di critica che di pubblico, non ci ha stupito: non solo perché fin dalla nostra recensione in anteprima avevamo lodato le indiscutibili qualità di questa nuova serie TV, ma soprattutto perché più volte in questi 10 anni avevamo riconosciuto nella storia scritta da Neil Druckmann elementi che l’avrebbero reso un classico senza tempo. Tra questi la sua capacità di trasportarci in un mondo post-apocalittico al tempo stesso brutale ma ricco di poesia, ma soprattutto di regalarci personaggi e momenti iconici che rimangono con noi anche molto dopo che abbiamo spento lo schermo della TV.
Per questo motivo, anche se sono passate solo poche ore da quel meraviglioso finale di stagione, ci troviamo già proiettati verso il futuro, desiderosi di tornare accanto a Joel ed Ellie, di entrare con loro a Jackson e scoprire le prossime avventure che si troveranno ad affrontare. In questo articolo cercheremo di porci le stesse domande che ci eravamo posti 10 anni fa, dopo aver conclusa per la prima volta questo viaggio insieme a loro. Senza quindi raccontarvi troppo quello che succede nel secondo videogioco – The Last of Us Part II, il capolavoro divisivo uscito nel 2020 – ma semplicemente basandoci su quelle che furono le nostre aspettative e speranze per la seconda parte della storia. Le stesse aspettative che, ne siamo certi, avete anche voi ora per la seconda stagione della serie HBO.
Il significato di quel dialogo finale e le conseguenze della bugia
Non possiamo che partire dal già citato finale della stagione 1, da quella bugia (“Lo giuro”) pronunciata da Joel e da quella risposta (“Okay”) così secca, ma anche ambigua e dolorosa, da lasciarci con grande dilemma: Ellie sa che Joel, ormai a tutti gli effetti padre putativo, le ha mentito? E se sì, come si comporterà nei suoi confronti? Riuscirà ad accettare ed abbracciare la scelta fatta nell’ospedale di Salt Lake City? Non c’è bisogno di aver giocato il capitolo successivo per capire, anzi per sapere con certezza, che proprio questo dilemma sarà uno dei temi cardine della seconda stagione e probabilmente anche di quelle successive. Il che non vuol dire che sia facile prevedere cosa effettivamente succederà e quali saranno le reali conseguenze di quanto successo nell’ultimo episodio che abbiamo visto. Ma di certo è proprio da quegli avvenimenti, da quei 43 minuti così serrati da lasciare senza fiato, che prenderà il via una storia molto più lunga e complessa. Perché nel mondo di The Last of Us, come abbiamo già visto in tante altre occasioni, ogni scelta ha delle conseguenze da cui è impossibile scappare.
Un rapporto tra Joel ed Ellie più conflittuale e difficile
Anche a causa di quella bugia, ma non solo per quello, il rapporto tra Joel ed Ellie non sarà mai più lo stesso. Come abbiamo detto Joel è ormai tornato ad essere un padre a tutti gli effetti, ed Ellie è in procinto di diventare un’adolescente. Un’adolescente a dir poco difficile, ça va sans dire, ma chi non lo sarebbe in un mondo del genere? D’altronde la scelta di mostrare nella serie, in più do un’occasione, degli assorbenti o una coppetta mestruale servivano proprio a ricordarci di come Ellie, tra le mille altre problematiche, stia attraversando un’età notoriamente difficile. Un’età in cui il conflitto con le figure genitoriali o comunque autoritarie è all’ordine del giorno. Figuriamoci in un personaggio come Ellie che, fin dal primo momento in cui l’abbiamo conosciuta, ha sempre detto e fatto tutto quello che le passava per la testa.
Ellie che scopre ed esplora la propria sessualità
Di pari passo a quanto detto finora c’è poi il discorso della consapevolezza da poco acquisita in termini di sessualità: quel breve bacio con Riley nel magnifico episodio 7 è solo l’apice di un rapporto che andava ben oltre l’amicizia: basta osservare con attenzione gli sguardi, il dolore che Ellie prova quando l’amica le annuncia che sta per partire, l’imbarazzo che la coglie quando Riley scherza sull’immaginarla in completino intimo. Nel mezzo di un mondo devastato e di un pericolo costante, Ellie si trova anche a riflettere su se stessa, sulla scoperta del proprio corpo e dei sentimenti che prova. Sappiamo bene quanto sia difficile fare i conti con tutto questo già nel nostro di mondo, non facciamo fatica a immaginare quanto possa essere molto più difficile in quello di The Last of Us. Magari in una comunità chiusa e limitata come quella di Jackson.
Una narrazione molto più complessa
La prima stagione di The Last of Us è di base un lungo, splendido road movie con due protagonisti assoluti. Nella seconda invece ci aspettiamo tanti nuovi personaggi, con Joel ed Ellie che si troveranno all’interno di una comunità con ruoli ben precisi e definiti. Tutti gli elementi di cui abbiamo parlato fino convergeranno insieme e contribuiranno a creare una narrazione più complessa, con punti di vista differenti e magari anche opposti. Esattamente come nel finale della prima stagione non esiste un giusto o sbagliato, così come ciascun spettatore può e deve scegliere da solo se quello che ha fatto Joel sia un atto di amore o di egoismo, allo stesso modo tutto ciò che verrà in The Last of Us potrebbe essere definito allo stesso modo. D’altronde in un mondo in cui non ci sono delle vere leggi, non c’è più una “morale universale” e in cui perfino l’esistenza di un dio è stata messa in discussione, chi può davvero decidere cosa è giusto e cosa sbagliato? All’inizio della stagione uno avevamo l’assoluta certezza di aver seguito un (anti)eroe in una missione di speranza e salvezza per il mondo intero; ora sappiamo che nemmeno quello era vero e che non possiamo più dare per scontato nulla.
Ancora meno speranza, più dolore, più rabbia, più violenza
Una cosa però dovremmo averla imparata da questa serie: nel mondo di The Last of Us non c’è spazio per la speranza. Quello che ci possiamo, anzi dobbiamo aspettarci per il futuro è altro dolore. E ancora più violenza. Perché è vero che il rapporto tra Joel ed Ellie è un rapporto padre/figlia, ma è anche un rapporto che è cresciuto e si è consolidato attraverso il sangue. La violenza è l’unica cosa che ha permesso loro di sopravvivere a tutti i pericoli che hanno incontrato. Era parte di Joel fin dall’inizio, Ellie lo aveva capito subito e ne era rimasta affascinata, tanto da farla sua, quando necessario, per liberarsi da David. Joel pensava di essere troppo stanco e anziano per proteggerla, eppure ha fatto una vera e propria strage, senza esitare nemmeno per un attimo, quando stava per perdere di nuovo una figlia, l’unica ragione di vita appena ritrovata. Da queste premesse, non è difficile immaginare che anche altri farebbero le stesse scelte e quali potrebbero essere le eventuali conseguenze per tutti. Più dolore, più rabbia, più violenza. Ed una nuova parola che diventerà un vera e propria ossessione: vendetta.
Più infetti e nuovi importantissimi setting
Una delle critiche più frequenti – e da un certo punto di vista anche più comprensibili per chi viene dal videogioco – è la minore presenza di infetti nella serie rispetto alla storia originale. Una critica già affrontata dagli autori della serie, dicendo proprio che, non sapendo quale sarebbe stato il risultato finale e il responso del pubblico, avevano preferito concentrarsi più sul lato umano della storia ed eventualmente dare più spazio agli infetti nelle stagioni successive. È evidente quindi che già dalla stagione due possiamo aspettarci una maggiore presenza degli infetti, magari scoprendo come la città di Jackson è riuscita finora a difendersi anche da eventuali orde oltre che da banditi.
Questo perché, come avrete capito, noi stiamo dando per scontato che la seconda stagione sarà in gran parte ambientata a Jackson, la cittadina dove abbiamo conosciuto Tommy e Maria e dove sembra esserci spazio anche per Joel ed Ellie. Ma c’è solo Jackson nel futuro di The Last of Us o ci dobbiamo aspettare un nuovo viaggio, un nuovo road movie? Difficile rispondere a questa domanda, e non solo per questioni di spoiler: molto dipenderà da come decideranno di impostare e dividere la storia del secondo videogioco, troppo lungo per diventare una sola stagione, questo ormai è confermato, ma sufficiente per farne due o addirittura tre? Sono cose che scopriremo andando più avanti, ma ci viene da dire che se dovessero davvero decidere di prendere la storia del videogioco The Last of Us – Part II e farne ben tre stagioni… allora sì, il secondo ciclo di episodi potrebbe davvero essere ambientato solo a Jackson e nei suoi dintorni. Se invece la storia del secondo capitolo dovesse essere equamente distribuita tra la stagione 2 e la stagione 3, allora potremmo ritrovarci a lasciare Jackson prima del previsto e magari fare un viaggio verso nord. Magari verso una città americana molto amata dagli appassionati di rock…
Joel che canta e insegna ad Ellie a suonare la chitarra
E approfittiamo di questo spunto per chiudere in bellezza questa nostra disamina/previsione, perché è vero che abbiamo detto che in The Last of Us non c’è e non ci sarà probabilmente mai spazio per la speranza, ma sappiamo bene che non mancano e non mancheranno mai momenti di poesia e pura gioia. Tra questi pretendiamo che ci sia quello in cui Joel mantiene la sua promessa e suona e canta per Ellie, come avrebbe sempre voluto da fare da giovane. E insegna anche alla ragazza a fare altrettanto. Sappiamo già che Bella Ramsey sa suonare e cantare molto bene -qualche dubbio in più su Pedro Pascal invece, ma tanto a lui perdoniamo ogni cosa – e quindi non vediamo alcun motivo per cui tutto ciò non debba avvenire. Ma di questo, ne siamo certi parleremo a lungo in futuro. Anzi nei lunghissimi Future Days che attendono da qui alla stagione 2 di The Last of Us.