The Boys, serie di Prime Video che riprende l’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, è un progetto di successo non solo e soltanto perché ha il coraggio di osare e di andare fuori dall’ordinario rispetto ad altre opere canoniche, ma perché lavora estremamente bene sulla caratterizzazione dei personaggi, siano essi gli antagonisti della storia o anche gli antieroi principali. Già il materiale cartaceo di partenza è efficace proprio perché dipinge figure meschine e crudeli che denotano una notevole complessità narrativa di fondo, e anche lo show ideato da Eric Kripke non fa assolutamente eccezione. Nella realizzazione televisiva anche il più innocente dei personaggi ha qualcosa da nascondere e se ad un primo sguardo ciò potrebbe apparire un tantino forzato, in realtà è frutto di un lavoro molto dettagliato, specialmente sulle fragilità e il background di ogni singolo componente dei Sette, ma anche dei Ragazzi. Parlando proprio di quest’ultimi, l’esempio perfetto per raccontare al meglio quanta attenzione è stata riservata nella creazione dei vari membri della squadra è William Billy Butcher, interpretato da uno straordinario Karl Urban.
Partendo proprio dal leader dei The Boys, ci accorgiamo, fin dal primo episodio della prima stagione, che abbiamo a che fare con guerriero sprezzante e freddo che ha completamente perso la razionalità a causa della vendetta. Per la sua intera vita, infatti, convinto della morte della moglie Becca, ha covato una rabbia ingestibile e violenta verso i Super (in particolare contro Patriota), diventata l’unico motore della sua esistenza. Detto questo, nel corso dei vari episodi scopriamo che in realtà il carattere burrascoso e furioso del cinico Billy è frutto di un’infanzia terribile e delle continue vessazioni del padre. Insomma, un quadro familiare per nulla roseo che ha contribuito attivamente ad alimentare un animo oscuro esploso al momento della “scomparsa” della sua consorte. Giunta alla terza stagione, però, l’opera ci regala una sorpresa inaspettata: all’interno dell’episodio 7, abbiamo modo di conoscere più da vicino la psicologia del personaggio, di addentrarci nella mente di William “Billy” Butcher. Un uomo che ha conosciuto la violenza e la cattiveria fin da ragazzo e ne è diventato schiavo.
Empatia e disumanità
Dopo le follie e le esagerazioni della puntata 6 della terza stagione di The Boys, Eroegasmo, con l’episodio successivo si torna ad un ritmo più contenuto, ma non per questo privo di interesse. In Ecco un cero per illuminare il giaciglio (in originale Here Comes a Candle to Light You to Bed) l’insolito gruppo formato da Butcher, Hughie Campbell (Jack Quaid) e Soldatino (Jensen Ackles) è a caccia di Mindstorm (Ryan Blakely) allo scopo di ucciderlo. Il supereroe in questione è uno degli ultimi membri di Rappresaglia (Payback), l’ex squadra guidata proprio da Soldier Boy, che è stato tradito dal suo team e consegnato ai russi ed è per questo che cerca vendetta. Ancor prima di fronteggiare Mindstorm, quest’ultimo usa i suoi poteri psichici per intrappolare William in una sorta di limbo onirico in cui rivive momenti fondamentali e dolorosi della sua intera vita. Questo piccolo frammento dell’episodio si rivela, alla fine, il più interessante perché riusciamo, finalmente, ad empatizzare con il capo dei The Boys, capendo come ha perso, lentamente, la sua umanità.
Come si poteva intuire in uno degli episodi finali della seconda stagione della serie, il padre di William (che per l’occasione, nella sua versione adulta, ha il volto di John Noble), Sam, ha educato il figlio in modo animalesco e brutale e questa volta abbiamo la possibilità di vedere tutte le sue colpe fin dall’inizio. Il particolare potere di Mindstorm fa rivivere direttamente all’uomo momenti cruciali e dolorosi della sua esistenza, fin da quando Sam insegna a Billy e al suo fratello minore Lenny cosa vuol dire farsi rispettare con risse e brutalità. Tra i due c’era un rapporto davvero molto intenso e Billy ha sempre fatto di tutto per proteggere il suo fratellino, prendendosi le botte del padre, le cinghiate, gli insulti. D’altro canto, Lenny è sempre stato l’unico a riuscire a fermare l’inarrestabile violenza del fratellone, come si vede perfettamente nei continui flashback dell’episodio. A lungo andare, questa complicata e ingestibile relazione con il padre ha portato William ad alimentare, nel suo animo, un’ira funesta e accecante che ha provato a fermare prendendo la decisione di scappare da casa, credendo che l’atteggiamento del padre si placasse una volta che fosse fuggito e Lenny potesse essere realmente libero.
Purtroppo, però, rimasto solo in compagnia del genitore, il ragazzo ha scelto la strada peggiore: si è suicidato con un colpo di pistola. Questo è un punto cruciale della psicologia di Billy: non è mai riuscito a perdonarsi di aver lasciato il fratello in balia di Sam e si è sempre considerato il responsabile diretto della sua morte. Sempre all’interno della puntata viene rivelato un dettaglio suggerito nelle stagioni precedenti ovvero che William Butcher ha sempre visto Hughie come un sostituto di Lenny e ha sempre fatto di tutto per salvarlo, anche se con modi bruschi e con tanta mancanza di tatto. Quando il volto di Lenny lascia spazio a quello di Hughie, con naturalezza gli spettatori capiscono che in realtà William ha trovato un modo malato e assurdo per tenere in vita il fratello minore e che il legame con il componente più debole dei The Boys non è una semplice relazione di amicizia. Ci accorgiamo di questo anche nell’episodio finale della terza stagione, quando Billy fa perdere i sensi ad Hughie per impedirgli di prendere una dose fatale di Composto V temporaneo.
Il futuro di Butcher
Un gesto che fa capire tutto: dietro uno strato di cupo cinismo, bestialità e aggressività, Billy ha bisogno di una famiglia (ecco perché i compagni di squadra sono per lui sacri, anche se li tratta in modo spietato), di qualcuno che possa sempre fermarlo al momento giusto e che sia in grado di ricordargli, giorno dopo giorno, di non aver sbagliato ancora una volta, perché è l’unico tassello che lo separa da una furia incontrollabile e cieca. La terza stagione ha quindi contribuito a mostrarci aspetti del personaggio insoliti ed umani, componenti necessarie per l’evoluzione della figura all’interno della serie, ma che anticipano anche la sua fine nelle prossime stagioni. L’ultima puntata si conclude con Butcher che scopre di avere un cancro terminale al cervello, causatogli dall’abuso di Composto V e, come è lecito immaginare, non informa nessuno di questa notizia. Negli ultimi mesi della sua vita il leader dei The Boys cambierà atteggiamento o rimarrà un bastardo come il padre, anch’esso affetto da un tumore, che nonostante la fine imminente, non è cambiato di una virgola? Noi scommettiamo che nella quarta stagione avremo altre conferme della luce nell’animo di William e, se ben gestita, potrebbe regalare dei momenti veramente riusciti.