Siamo giunti finalmente al sesto episodio della terza stagione di The Boys, quel famoso Eroegasmo tanto atteso che ha costruito intorno a sé, sin dalle prime fasi della produzione, un hype alle stelle. Un episodio scioccante, a cui il pubblico non poteva essere preparato in nessun modo, circondato da un’aura di leggenda tale da attirare tutta la curiosità del pubblico e dei critici. Non nascondiamoci dietro a un dito: c’era attesa, forse sin troppa. Eroegasmo ha promesso sino all’ultimo oscenità e meraviglie, attraverso un disclaimer pubblicato sui profili social della serie, ed è arrivato come l’esperienza scandalosa che nessuna televisione avrebbe mai voluto e potuto mostrare. Un sogno erotico definitivo finalmente raggiungibile e pronto a trasformarsi in realtà.
Una volta conclusa la visione di questa nuova ora di show, Eroegasmo si è rivelato una promessa mantenuta? È stato davvero l’episodio così sconvolgente come ci avevano fatto credere? La risposta è sì, ma non per i motivi che immaginiamo. Anzi, a conti fatti, questo sesto episodio di The Boys 3 trova proprio in quello scandalo tanto ostentato l’elemento più infelice. Come se fosse alla ricerca di un piacere talmente infinito da esagerare l’esperienza e ridurne il godimento.
Storie fatte pene
E sì che si tratta forse dell’episodio più emozionante e di rottura della stagione. In poco più di un’ora, The Boys scompiglia le carte in tavola, fa subire alle proprie storie – principali e secondarie – una brusca accelerata e cambia molto dello status quo dei personaggi, segnando un punto di non ritorno nella narrazione. Si percepisce una tensione sempre più crescente che sfocia in un ultimo atto davvero potente, in cui le sofferenze e le pene dei vari personaggi trovano finalmente sfogo, mettendosi in mostra sullo schermo. È quello che fanno le storie migliori: con The Boys siamo arrivati al punto in cui conosciamo così bene i personaggi tanto da riuscire a comprendere le loro azioni, capire i moti interiori che li animano, affezionarci alle loro relazioni.
Diciamoci la verità: la serie Prime Video non è un fenomeno televisivo riuscito per caso. È uno dei titoli più contemporanei (nel senso di legati all’attualità e al mondo in cui viviamo) e meglio scritti, audaci e freschi, di questi ultimi anni. Attraverso una satira tagliente, inserendosi in un contesto di massimo pregio dal punto di vista della cultura pop come quello dei cinecomics e dei supereroi, la serie di Eric Kipke è una fotografia cupa di un mondo fatto di frattaglie. In un periodo in cui l’audiovisivo sembra alla continua e instancabile ricerca di fenomeni (con le piattaforme streaming che sfruttano al massimo i algoritmo per creare contenuti atti a crearli), The Boys è esattamente quel diamante prezioso da non svalutare ed Eroegasmo è un episodio semplicemente bellissimo.
It’s a trap!
Entriamo senza indugio alcuno nel punto più caldo della nostra analisi. Il momento più atteso dell’episodio, quell’Eroegasmo tanto pubblicizzato al punto che senza dire nulla si era paradossalmente detto tutto. C’era molta curiosità per uno dei momenti più assurdi e perversi tratto dalle pagine del fumetto di Garth Ennis (e, se volete, qui vi abbiamo raccontato tutta la vera storia), l’orgia di supereroi che avrebbe portato sullo schermo qualcosa che – come recita il disclaimer – non è adatto a nessun tipo di spettatore. Tutto il sesto episodio sembra prepararci a quel momento, aumentando continuamente l’attesa, teaserando il momento perverso che stavamo aspettando. Perché perversi lo siamo.
Quando finalmente l’orgia compare di fronte ai nostri occhi, non si può fare a meno, però, di sentire che manca qualcosa. Non c’è nulla di così sconvolgente e mai visto prima, anzi. Forse l’hype era così alto che la delusione sarebbe arrivata comunque, forse l’aspettativa nella nostra mente, appartenente al fantastico mondo dell’immaginazione personale, era ancora più perversa di quanto mostrato. Fatto sta che l’Eroegasmo si è dimostrato uno shock vuoto e superfluo nell’economia della storia. Anzi, la sensazione vera è che sia mancato pure un senso di reale divertimento, adagiandosi su sequenze che sembrano la versione esplicita del più becero cinepanettone italiano. A The Boys non serve questo cattivo gusto, tanto che se immaginassimo l’episodio senza quelle sequenze non cambierebbe nulla.
Però va anche detto che se il contenuto di quelle sequenze può lasciare la sensazione di un coito interrotto, il pensiero tematico che sta alla base di tutta l’operazione è incredibilmente stimolante.
Siamo stati ancora una volta vittime del marketing, una trappola dentro la quale cadiamo troppo spesso, sia da semplici spettatori che da addetti del settore. Nella sua pungente satira, The Boys stavolta ha colpito per primi noi: spettatori che guardano le opere audiovisive attraverso le loro aspettative e il loro immaginario, giornalisti che tendono a evidenziare e costruire fenomeni basandosi su ciò che viene raccontato. Il velo è strappato, la maschera è tolta. Come Hughie quando usa i suoi temporanei superpoteri siamo rimasti tutti nudi, partecipanti noi stessi di un’orgia malsana, indistinguibili da quegli eroi che ci fanno provare un po’ di ribrezzo.
Critica alla ragion dura
Con queste premesse è davvero difficile sentirsi innocenti e puri alla fine dell’episodio. Il superfluo e superficiale motivo d’interesse che ha animato le conversazioni riguardanti Eroegasmo ci ha lasciato una sensazione di sporco addosso, appiccicato sulla pelle come l’afa estiva. È proprio nella scena finale che il gioco metatestuale (sui collegamenti tra The Boys e i profili social ne abbiamo parlato in un articolo a parte) coinvolge non solo la narrazione interna, ma instaura un dialogo con lo spettatore.
È tutto finto. I prodotti della Vought sono gli stessi prodotti che desideriamo e che giocano con noi, usandoci a piacimento. È una critica dura, che parla alla testa del pubblico anziché rivolgersi alla pancia. Stavolta, al posto di puntare il dito contro gli studios e le corporation dell’intrattenimento, The Boys ci guarda dritti in faccia e non ci risparmia il senso di colpa. Tutta l’operazione di marketing legata a questo sesto episodio trova coerenza e profondità proprio all’interno dell’episodio stesso, che ha il compito di farci sentire sconnessi, le nostre frattaglie sparpagliate.
Doveva essere l’episodio di culto della terza stagione e lo è stato. Ma non come ci aspettavamo, non come volevamo, non attraverso l’idea formata attraverso i pregiudizi che ci influenzano. Che lo vogliamo o no siamo tutti parte di quel meccanismo di bugie, di spettacolo e di recita, attori in qualche modo guidati dalle aspettative e da quello che ci viene proposto. Episodio spartiacque per The Boys, questo Eroegasmo. Chissà se lo sarà anche per noi. Che credevamo di partecipare all’orgasmo e ci siamo ritrovati a essere i fazzoletti di fine serata.
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