Una scelta creativa – e ben ponderata, a sentire gli showrunner di House of the Dragon Ryan Condal e Miguel Sapochnik – quella di lanciare l’episodio inaugurale di House of the Dragon senza titoli d’apertura, ovvero quell’elemento che è stato vera e propria icona per Il trono di spade sin dalle prime battute. Per Condal e Sapochnick era importante presentare la storia nella sua essenza, senza indulgere nel compiacimento e nella curiosità innescata da una nuova sontuosa sigla, ma quando questa è arrivata, con il secondo episodio The Rogue Prince, ha contribuito inevitabilmente a farci sentire il fascino di un ritorno a casa che è allo stesso tempo un ritorno al passato, alla scoperta di nuove, torbide avventure. Vediamo dunque adesso di confrontare le sigle di apertura de Il trono di Spade e House of the Dragon.
La canzone del fuoco e del sangue
A voler essere onesti, con questi nuovi opening credits Martin e soci non sembrano voler osare più di tanto: lo stile di animazione resta lo stesso, e soprattutto lo score resta lo stesso brano di Rami Djawadi che conosciamo a memoria fino all’ultima semicroma. Ma il setting e soprattutto l’atmosfera sono molto più in sintonia con i temi del nuovo show, tutto incentrato sulle vicende reali degli antenati di Daenerys Targaryen, e sul declino della casata rifondata a Westeros da Aegon il Conquistatore dopo il disastro dell’Antica Valyria.
Blood of my blood
I titoli d’apertura de Il trono di spade presentavano le varie location dei continenti di Westeros e Essos in un “volo di corvo” che era un omaggio all’importanza delle mappe nella tradizione fantasy e del gioco di ruolo, ma che dava anche la misura di quanto quello creato da David Benioff e Dan Weiss sarebbe stato uno show corale, che ci avrebbe portato, ogni settimana, a visitare scenari diversi al fianco di un nutrito e variegato manipolo di personaggi.
In questa nuova sigla, al contrario, esploriamo un’unica e claustrofobica location, seguendo un fiume di sangue che attraversa una maestosa struttura architettonica: come rivela l’inquadratura finale, il modello marmoreo della Libera Fortezza di Valyria che abbiamo ammirato nel pilot nelle camere del re Viserys, nella scena in cui riceve la visita di Alicent Hightower.
Il sangue è elemento chiave, va da sé, per una casata il cui motto è “Fire and Blood” e per cui la purezza genetica ha rappresentato un’ossessione sin dai tempi di Re Aegon, primo del suo nome, il quale, come noto e non senza conseguenze, sposò le sue sorelle Visenya e Rhaenys. Un’ossessione che, rendendo le unioni incestuose pratica consentita se non incoraggiata, ha prodotto quella tendenza all’imprevedibilità e all’instabilità mentale che si manifesta a volte in maniera plateale, come nel caso del Re Folle Aerys, a volte in maniera più subdola ma parimenti catastrofica, magari al suono della campane di Approdo del Re.
Mentre lo stile e la musica, quindi, ci ricordano che siamo nello stesso mondo che abbiamo abitato durante le otto stagioni de Il trono di spade, il soggetto ci rivela che ora abbiamo di fronte solo i segreti, i tradimenti e le insidie che scorrono nelle vene dei Targaryen. Un “ambiente” decisamente più angusto e un unico, ma affascinante, fulcro tematico, perché il fuoco dei loro draghi li rende dei, ma il sangue che fa battere i loro cuori li rende rovinosamente umani.
L’albero del potere
Un’osservazione più attenta ci mostra che i fiumi di sangue si dipanano, si riuniscono, si suddividono e si riconfluiscono a disegnare un albero dinastico, ai cui estremi appaiono simboli e sigilli dei successori di Aegon, dal disastro di Valyria e dalla corona del Conquistatore fino al neo-forgiato stemma dell’erede Rhaenyra (la collana donatale da Daemon!), passando anche per quello della famiglia di sua madre, gli Arryn della Valle. La stessa musica, certo… ma anche la stessa cura dei dettagli, e la stessa arcana bellezza.
Abbastanza per incuriosire e avvincere la platea oceanica che ha amato Il trono di spade? A giudicare dai numeri registrati da HBO per The Rogue Prince, sembrerebbe di sì. Vedremo se, con l’emergere delle figure e il dispiegarsi delle evoluzioni di questa danza di draghi/ spirale di sangue, House of the Dragon saprà rivelarci, come lo show originale, le oscure e ipnotiche verità del cuore umano in conflitto con sé stesso.