Chissà se questo posto esiste davvero o è solo una leggenda. Proveremo a cercalo nello spazio, anzi, nella galassia lontana lontana. Il pianeta che cerchiamo è a metà strada tra il capolavoro e il letame più fetente. Quella famosa “via di mezzo” che sembra ormai perduta tra esasperazioni, facili entusiasmi, offese distruttive e pareri più lunatici di Endor.
Cerchiamo quel posto dopo aver visto la prima stagione di Obi-Wan Kenobi. Una serie tv bistrattata da tanti e difesa a spada (laser) tratta da pochi coraggiosi. Dopo un faticoso viaggio fatto di alti e bassi, in cui ogni episodio era un duello tra delusioni e speranze, siamo qui per cercare equilibrio nella Forza. Perché forse Obi-Wan Kenobi, nel suo eterno vagabondare, quel pianeta a metà strada tra la meraviglia e lo schifo forse lo ha trovato davvero. Dopotutto solo un Sith vive di assoluti.
Pregi
1. Ewan McGregor
Il volto segnato dalle rughe. Come se fosse una mappa ormai logora, che conduce a un uomo consumato dal pentimento e dal senso di colpa. Lo sguardo afflitto, l’espressione stanca, l’aria riluttante di chi sa di aver fallito e non può scappare mai davvero. Perché, in fondo, Obi-Wan sta fuggendo da se stesso. Più che un jedi in esilio, in questa serie Ewan McGregor ha interpretato un vecchio Atlante. Ovvero un uomo costretto a portare sulle sue spalle il peso di una serie intera. La regge quasi tutta lui grazie al suo carisma, al senso della misura con cui pesa ogni espressione e al suo amore lampante per un personaggio riflessivo e valoroso come pochi.
Se abbiamo avvertito più risveglio della Forza in questa serie che in tutto Episodio VII è proprio grazie alla performance di McGregor. Un attore che ha incarnato alla perfezione la lenta presa di coscienza di un uomo chiamato a guardare in faccia le proprie responsabilità.
2. Obi-Wan VS Darth Vader
Peccato che queste responsabilità indossassero una maschera nera come la pece. Eppure Obi- Wan è stato costretto ad andare proprio lì: sotto la corazza di quel che restava di Anakin. Era questo l’incontro che tutti aspettavamo da oltre quindici anni: Kenobi contro Darth Vader. Il secondo round dopo quel battesimo di fuoco, lacrime e dolore. Un’aspettativa costante che si è rivelata il grande collante della serie, rendendo ogni altra sotto-trama un semplice orpello. Il duello tra Obi-Wan e il vecchio Skywalker è talmente profondo e intimo da manifestarsi meglio a distanza che di persona. Come se il logorio interiore di entrambi fosse più esplicito di un duello a suon di spade laser. Bastano il rancore furioso di Vader e il fallimento nel cuore di Kenobi per rievocare un trauma condiviso. Un vecchio trauma rimasto irrisolto.
Obi-Wan Kenobi è stata soprattutto questo: la storia di maestri che non smettono di imparare e allievi che continuano a insegnare. Il tutto scavando nel passato. Un passato percepito come un fardello pesante di cui liberarsi. Che è quello che cerca di fare anche la serie stessa: smettere di vivere di luce riflessa e cercare una sua strada. Perché oggi Star Wars assomiglia davvero al vecchio Obi-Wan: un cavaliere errante che fatica a trovare la via.
3. Leia
Se Star Wars fatica a trovare un futuro, almeno riesce a immaginare il suo passato. Ce ne siamo accorti grazie alla piccola Leia. Un personaggio da molti considerato stucchevole e poco verosimile (troppo sagace per avere 10 anni), ma che secondo noi resta un bellissimo tributo a una figura iconica della saga. Attraverso gli occhi vispi della bravissima Vivien Lyra Blair (non aiutata dal doppiaggio) è riuscita a rievocare il carattere indomito infuso nel personaggio da Carrie Fisher. È come se la bambina fosse una proiezione in miniatura della Leia che conoscevamo: curiosa, intransigente, imprevedibile, sfacciata. In lei abbiamo rivisto tracce che portavano verso strade già battute e una coerenza di fondo molto soddisfacente.
Difetti
1. Regia
Facciamoci caso. La maggior parte delle feroci critiche piovute addosso alla serie riguardano la dinamica di alcune scene. Sequenze che il pubblico ha trovato poco credibili, goffe e in alcuni casi persino ridicole. Due esempi banali su tutti: l’inseguimento con Leia che sfugge alle grinfie dei suoi rapitori (diventato materia da meme) e Obi-Wan che tenta di superare un cancello nonostante ci fosse tanto spazio per passare ai lati del cancello stesso.
Se uno spettatore non crede a quello che vede, il problema non è delle motivazioni del personaggio che agisce in modo strano ma della messa in scena. Ecco, Obi-Wan Kenobi ha avuto un grande problema di fondo: una regia poco curata e a tratti sciatta.
Deborah Chow si è dimostrata incapace di infondere quel sense of wonder da sempre fondamentale nell’universo di Star Wars, preferendo adagiarsi su uno standard molto televisivo (nella vecchia accezione spregiativa del termine), pieno di primi piani, campi stretti e avaro di campi lunghi. L’immaginario della serie ha sempre avuto poco respiro, chiuso dentro spazi claustrofobici che tarpavano le ali a ogni forma di epicità. A questo va aggiunta una scelta stilistica infelice: perché mai abusare così tanto dei tremolii della camera a mano quando l’azione era così statica e schematica? Non eravamo mica alle prese con una guerra sporca e realistica come quella di Rogue One, ma davanti a una resa dei conti iconica, che avrebbe meritato più pulizia e rigore nella messa in scena.
2. Montaggio
Mettiamo ancora il dito nella piaga che affonda sempre nel lato tecnico dello show. Perché purtroppo anche il montaggio di Obi-Wan Kenobi è stato tutt’altro che indimenticabile. Al fianco di errori “grammaticali” con stacchi di montaggio troppo bruschi, abbiamo trovato anche alcune scelte stilistiche discutibili. Ce ne siamo accorti soprattutto durante i duelli tra Obi-Wan e Vader, spesso interrotti da un montaggio parallelo che non faceva altro che spezzare il pathos dello scontro principale. Tutti elementi che hanno disinnescato la sospensione dell’incredulità di molte persone. Persone che non credevano a quello che vedevano. Per questo, anche immerso nel dispiacere, il nostro Obi-Wan (da buon maestro) ci ha insegnato una cosa: il come racconti è importante almeno quanto il cosa racconti. Una lezione che la Disney e la Lucasfilm non dovrebbero dimenticare.
3. Sconnesso dal reale
Chiudiamo la nostra analisi con un’amara presa di coscienza. Il vecchio Star Wars non riesce più ad avere presa sul pubblico, come se fosse sconnesso dal sentire comune. Come se le gesta di antichi cavalieri fossero ormai morte e sepolte sotto spessi strati di polvere. Forse non ha aiutato l’uscita in contemporanea con fenomeni come Stranger Things e The Boys, che il mondo contemporaneo lo hanno capito e intercettato alla perfezione. Al cospetto della concorrenza una serie come Obi-Wan Kenobi puzza di vecchio, ci sembra stanca come McGregor e superata come un vecchio speeder arrugginito. Perché?
Non raccontiamoci che questo non è il vero Star Wars. Perché Star Wars è sempre stato ingenuo, semplice, totalmente basato su archetipi vecchi quanto l’umanità. E Obi-Wan Kenobi è esattamente così. Allora è arrivato il momento di ammettere che non è cambiato Star Wars: siamo cambiati noi. E questo Star Wars, forse pigro e presuntuoso, non ha alcuna voglia di venirci incontro. Forse la colpa è anche nostra, che fatichiamo sempre di più ad abbandonarci a vecchi miti e racconti lontani dal nostro mondo. Sempre alla ricerca di verosimiglianza e di appigli in cui rivedere noi stessi. Come facciamo con gli influencer di The Boys e la nostra nostalgia rispecchiata da Stranger Things. Forse quella spada laser siamo noi a non volerla riaccendere più. Proprio come Obi-Wan, che preferiva rivangare il passato invece di affrontare il presente.