Entra in scena la Regina Nera, e quello che è stata una tesissima, incalzante vicenda familiare per dieci episodi rivela in poche scene quello che è destinato a diventare House of the Dragon. La Danza dei Draghi, nelle cronache martiniane, è ispirata agli eventi dell’Anarchia, la guerra civile che insanguinò l’Inghilterra e la Normandia nel dodicesimo secolo, prima dell’ascesa dei Plantageneti; se la Storia è un punto di partenza per tessere solidi intrecci, per George R.R. Martin, a lui e agli autori di House of the Dragon interessano molto di più le persone che la attraversano, che la animano, le quali, come sanno bene i lettori di Fuoco e Sangue, non sono le stesse che la raccontano.
Nel libro che è fonte principale del nostro show i fatti sono narrati in maniera spesso parziale e contradditoria, per la molteplicità e spesso la scarsa affidabilità dei cronisti fittizi; nel rielaborarli, lo showrunner Ryan Condal e la sua Writers’ Room cercano una via che vada oltre la cronaca dei conflitti dinastici, degli intrighi di potere, delle scelte irreparabili che hanno dato forma a regni duraturi e a fragili alleanze.
The Black Queen (trovate la recensione del decimo episodio su CinemaSerieTv.it) ci conferma in maniera inequivocabile come siano andati gli eventi, in cerca di una verità che la Storia ha taciuto, o solo sfiorato, perché scritta dagli uomini.
La verità delle donne, la verità delle madri.
L’amore prima che nasca
Con buona pace del Popolo della Famiglia e del neonato ministero della Natalità, mettere al mondo un figlio è offrirsi a tutto il dolore del mondo. House of the Dragon non si risparmia nel darci prova di come diventare madre abbia cambiato Rhaenyra Targaryen, la ragazzina che voleva solo volteggiare sul suo drago e mangiare torte, e di come faccia parte dell’accettazione del suo destino, ma anche della luce e della tenebra che la maternità porta con sé. Non lesina neppure evidenza di uno scarto impietoso in fatto di calore e tenerezza verso i figli tra Rhaenyra e la rivale Alicent, quasi a suggerire che quei figli siano il prodotto inequivocabilmente diverso di unioni di natura diversa: quelle gioiose, paritarie e voluttuose di Rhaenyra con Harwin Strong e con Daemon, e quella iniqua e (almeno fisicamente) infelice tra Alicent e Re Viserys. Entrambe le donne – come tutte le donne del “loro tempo” – si riproducono per dovere, ma Rhaenyra conosce l’amore, e sa darlo ai suoi figli.
Per Alicent c’è solo il dovere; è il dovere che le impone di fare scudo a Aegon col suo corpo di fronte alla minaccia del fuoco di Meleys nella Fossa del Drago; è il dovere che la induce ad avallare un colpo di stato de facto in base a quello che crede di avere inteso dalle ultime parole di Viserys. La donna che non conosce l’amore, il piacere, l’autodeterminazione continuerà più docilmente a fare il volere di suo padre, di suo marito, e persino di un figlio pusillanime e stupratore. Un re come deve essere: un re maschio, l’unico che il regno è in grado accettare senza sprofondare nel caos.
Lasciarli volare
Ma è per la fiera e indipendente e privilegiata Rhaenyra che The Black Queen ha in serbo, e proprio nel momento della tanto attesa ascesa, le prove più dolorose. Ancora una volta un parto straziante è al centro della scena in House of the Dragon: qui alle grida di Rhaenyra si accompagna il ruggito di Syrax in un montaggio alternato che sottolinea la selvaggia, ineffabile natura del dolore della nascita e che allo stesso tempo scava un abisso improvviso tra la principessa e il suo consorte: mentre lei combatte nel campo di battaglia delle donne di cui le aveva parlato sua madre, lui fa piani di guerra avventati, furiosi, senza aspettarla, senza condividere con lei né il dolore né la ferocia. Ma il silenzio che segue porta il dolore e la realtà del puerperio un passo oltre, con Rhaenyra che culla, ricompone e veglia con amore il feto morto e deforme che l’ha lasciata in vita.
Rhaenyra piange il figlio perduto senza dimenticare quelli che sono destinati a portare avanti il suo compito; il nome dei Targaryen, il messaggio di pace del nonno, il fardello della profezia. Dei due più grandi, Jacaerys è già un giovane principe impavido e sicuro di sé, ma Lucerys è schiacciato dal senso di inadeguatezza di fronte al proprio ruolo di prossimo Signore delle Maree. Non esiste madre che non faccia errori, eppure Rhaenyra sembra non sbagliare niente: conforta e rassicura il suo secondogenito, e allo stesso tempo gli mostra la strada, gli infonde fiducia, gli lascia lo spazio per crescere. Peccato che questo spazio si trasformi presto nel cielo burrascoso sopra Capo Tempesta, dove il quattordicenne Luke vola in sella ad Arrax e viene raggiunto da un passato da cui sua madre non può più proteggerlo.
C’è un’altra madre, nel cielo delle Terre della Tempesta, è una madre antica e temprata in battaglia; ha visto la gloria della Libera Fortezza di Valyria e infiniti orrori e infiniti trionfi, e non ha pietà per il suo beffardo cavaliere e la sua avventatezza, né per il ragazzino che cerca di controllare invano il suo giovane drago spaventato. Non conosce dovere, né amore. Valar Dohaerys: gli uomini devono servire, i draghi certamente no.
Così Vhagar, sdegnosa, immensa e inesorabile, è la madre che decide l’inizio della Danza; ma sarà una danza mortale anche per i suoi figli.
Il sogno di Aegon e il futuro del mondo
Mettere al mondo un figlio è offrirsi a tutto il dolore del mondo, perdere un figlio è esserne consumate fino all’ultimo, innaturale respiro. Eppure la tragedia della madre – di draghi, o solo di umani – è anche nella consapevolezza della propria responsabilità verso il futuro. Quando Rhaenyra parla a Daemon della canzone del ghiaccio e del fuoco e lui ha quella reazione odiosa e violenta (che tuttavia non dovrebbe stupirci, venendo da un uxoricida), diventa palese che, grazie alla fiducia di un padre che ha scelto di rompere con la tradizione, lei ha una visione molto più ampia e lungimirante di quella del marito, il quale pensa solo a difendere la nobiltà e la purezza Targaryen dall’arrivismo degli Hightower. Rhaenyra sa che dal suo sangue nascerà il Principe (o la Principessa) che fu promesso; sa che ha la responsabilità di mettere i suoi eredi sul Trono di Spade, o Westeros sarà inghiottito dalla minaccia che viene dal Nord. Rhaenyra dovrà sopravvivere a Luke: dovrà volare, danzare, combattere. Per i suoi figli e per il futuro del mondo.
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