È variopinta la mente di Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino. È una giostra scintillante, sofisticata, deliziata da una luce calda da cui lasciarsi volutamente attraversare, sprofondando fino a confidare nel valore indispensabile dei sogni (ma anche dei fallimenti) di una visione artistica che sia capace di traghettare lontano – in capo a un mondo interno vivacissimo, sgargiante ma tragicamente solitario.

Dopo il successo de La fantastica signora Maisel, ora Prime Video si arricchisce di un’ulteriore calamita d’intrattenimento: con Étoile, i coniugi Palladino ci risucchiano nella contagiosa concitazione di due diverse compagnie di danza classica, svolazzando con brio dietro le quinte delle ambizioni, tra le difficoltà e i compromessi che ne contraddistinguono l’universale condizione di precarietà. È un’arte di nuovo in bilico, vertiginosa, raccontata con la solita sferzante comicità e un bizzarro ensemble di personaggi stralunati.

Volti nuovi e vecchie fiamme danno vita a uno spettacolo pirotecnico, messo in scena con incantevole cura estetica e uno stile narrativo tra i più riconoscibili della serialità contemporanea. C’è caos, brio e l’usuale iniezione di magia, eppure sottopelle sembra mancare del calore. Quel cuore energico ed empatico che ha fatto delle serie precedenti delle gemme di affezionata devozione, così brillanti da poterci ritornare senza sosta e con confortevole costanza. La mente dei due autori vibra ancora, ma forse questa volta non ci colpisce così a fondo.

Étoile
Genere: Comedy
Durata: 8 Episodi/40 minuti ca.
Uscita: 24 Aprile 2025 (Prime Video)
Showrunner: Amy Sherman-Palladino, Daniel Palladino
Cast: Luke Kirby, Charlotte Gainsbourg

Uno scambio per fare rumore

Charlotte Gainsbourg in una scena di Étoile
Charlotte Gainsbourg in una scena di Étoile – @ Prime Video

Silenzio, appena qualche voce in sottofondo. Sembra il suono ovattato di un video in riproduzione. Buio, fatta eccezione per il bagliore che illumina una sala maestosa e semi-vuota. C’è un’unica, giovanissima ballerina, il suo tutù e un paio di scarpette prese in prestito di nascosto. Susu Li inizia a ballare: elegante, concentrata, precisa. Poi la camera stacca, vortica, si catapulta in mezzo al palpitare ansante di una pista da ballo in discoteca. Étoile ci introduce nel suo mondo battendo da subito il tempo dei propri singolari ritmi espressivi, volteggiando tra i sognanti momenti di danza e la confusione assordante di un fluire incalzante e inarrestabile: quello dei suoi dialoghi.

Due anni dopo il bellissimo epilogo de La fantastica signora Maisel, i coniugi Palladino ritornano al presente, all’energia pulsante di una New York esplorata di nuovo sui palcoscenici delle sue ossessioni artistiche. Ma quello di Étoile non è un semplice assolo: ora la città si spartisce il campo con una raffinatissima Parigi, rimbalzando con goliardica rivalità fra divari culturali e comuni fatiche performative.

Il Metropolitan Ballet Theater e Le Ballet National sono diretti rispettivamente da Jack McMillan (Luke Birky) e Geneviève Lavigne (Charlotte Gainsbourg), ma sono in crisi, piegati da un pubblico sempre meno presente, dalla drammatica carenza di finanziamenti e un’allarmante defezione (post-pandemica) di ballerini. Di soluzioni sembrano essercene poche, salvo una rischiosissima trovata che potrebbe ridestare interesse nel balletto. E se si scambiassero i loro migliori ballerini? Il losco imprenditore (Simon Callow) è già a bordo, i nomi da negoziare sono decisi: forse vale la pena di tentare.

È l’inizio di una storia corale, nevrotica come solo i Palladino sanno fare. Ma è anche la premessa del suo calare, se da lì si vuol partire.

La parlantina danzante dei Palladino

Luke Kirby in una scena di Étoile
Luke Kirby in una scena di Étoile – @ Prime Video

Ci ritroviamo nuovamente qui, storditi dal glamour sfarzoso di una passione che consuma gli animi. Questa volta è la danza, la fedeltà a una disciplina osservata con smorzata solennità e disincantata leggerezza. Étoile non ne sminuisce la serietà – la rispetta, anzi, stemperandone gli aspetti più ruvidi che di solito caratterizzano le sue narrazioni: l’estenuante inseguimento di standard proibitivi è qua reso umanamente compatibile, ironizzabile. L’amore per il balletto imbeve gli ambienti narrativi, coreografandoli in momenti di pura venerazione artistica, dove la storia si arresta per contemplare il danzare. I (veri) ballerini irradiano la scena seguiti dal virtuosismo di una regia sapiente, esecutivamente attenta nell’assecondare il movimento. È una bellezza ancorata agli occhi di chi la danza la ama, la capisce e ha interesse a condividerla con gli altri.

Lo Sapevi?

Amy Sherman-Palladino, figlia di una ballerina, aveva già provato a raccontare la danza in una sfortunata Serie TV, cancellata dopo appena una stagione: A passo di danza.

Étoile è danza, ma non solo muscolare. È il dinamismo esondante di due autori che sanno modellare in musica il loro tagliente sgorgare di parole, denudando al contempo qualcosa di importante. Qualcosa che di nuovo ha che fare con una personale idea di arte, con aspirazioni e condizionamenti. Étoile discute dei disaccordi tra urgenza creativa e compromissione monetaria, dibatte su tradizione e necessità di cambiamento, sull’(in)generosità dell’essere artisti. Nel farlo si scontra ancora con un corredo di vulnerabilità, con la pressione abrasiva di un’espressione di sé che tanto spinge sull’ambizione quanto profila l’ontologia di una solitudine. Lo aveva già sperimentato la signora Maisel: il tracciato dell’esperienza artistica è costellato di rinunce, da un lento e decadente isolamento.

Cosa non funziona?

Un momento di Étoile
Un momento di Étoile – @ Prime Video

Étoile è anche questo: una contaminazione drammatica che ammortizza i suoi toni da comedy, provocando riflessione. Può farlo perché si affida alle interpretazioni esperte di un gruppo di facce conosciute, traghettate dai vecchi set. Diciamolo: Luke Kirby (La fantastica signora Maisel) riempie lo schermo. Il suo Jack è spesso sull’orlo di un esaurimento, è infantile ed è dolce, è irascibile e scanzonato ed è di nuovo imperfettamente affascinante. Indossa abiti simili a quelli dell’amato Lenny Bruce, ma Étoile lo rende più informale, più impacciato, poco a suo agio con l’istituzionalità del ruolo che ricopre.

C’è di nuovo Gideon Glick (La fantastica signora Maisel), con un altro personaggio stravagante; ci sono Kelly Bishop e Yanic Truesdale (Una mamma per amica); c’è un’incontenibile Lou de Laâge. Sono personalità sopra le righe, fra le nuvole, scritte con lo stesso segno stilistico che altrove le aveva rese indimenticabili. Qui però funzionano meno, talvolta calcano la mano, forzando la performance (si veda il personaggio di Cheyenne, a tratti troppo respingente) o travolgendo eccessivamente quanto raccontato. Étoile divaga spesso, inciampa in una moltitudine di volti, ma soprattutto manca l’aggancio a una voce protagonista. Così ogni tanto difetta di carisma, di profondità – di quel senso di rottura capace di valorizzarne la narrazione.

Étoile: una prima incerta, ma si può migliorare

Uno scatto da Étoile
Uno scatto da Étoile – @ Prime Video

Sarà l’impostazione corale, la girandola di scambi spaziali o il rimpallo fra eccedenti personaggi in primo piano. Saranno le trovate meno brillanti che a volte indeboliscono l’intreccio o l’ingombrante assenza di un affondo immedesimativo. È indubbio che i Palladino ci abbiano abituati a qualcosa di meglio: Étoile ha meno spinta dei suoi predecessori. Ne conserva tuttavia il ritmo, quel fluviale zampillare a ridosso di una comicità che sa davvero divertire: piacevolissima da guardare, di velocissimo consumo.

La sua prima forse non cattura ancora i cuori, ma neppure si merita i fischi: con un finale aperto e uno spettacolo da continuare, questo è il momento in cui attendere e magari sostenere. In fondo, anche i migliori possono scivolare.

Conclusioni

7.0 Titubante

Dopo La fantastica signora Maisel, Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino tornano a parlare del modo in cui l'arte si mescola alla vita. Questa volta il palcoscenico è quello della danza, raccontata dalla solita serrata miscela di spigliata comicità ed eccentrica umanità. La formula è quella di sempre, il risultato colpisce meno: Étoile funziona bene, ma potrebbe funzionare meglio.

Pro
  1. La scrittura brillante
  2. Un ritmo che cattura
  3. Un cast che strizza l’occhio agli affezionati dei Palladino
Contro
  1. La narrazione corale indebolisce l’immedesimazione
  2. Un approccio cumulativo e troppo dispersivo
  3. Alcune interpretazioni sopra le righe
  • Voto ScreenWorld 7
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Laureata in CAM (Cinema, Arti della scena, Musica e Media) e Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino. Attualmente collaboratrice di ScreenWorld.it e NPC Magazine. Della realtà mi piace conoscere la mente, il modo in cui osserva e racconta le sue relazioni umane. Del cinema mi piace l’ascolto della sua sincerità, riflesso enfatico di tutte le menti che lo creano. Di entrambi coltivo l’empatia, la lente con cui vivere e crescere nelle sensibilità e le esperienze degli altri. Nella vita scrivo, studio e mi circondo di cinema, perché penso non esista niente di più bello.