Bret Easton Ellis ha parlato del suo nuovo libro, The Shards, la cui uscita è fissata per il 17 gennaio 2023. L’autore di American Psycho si è aperto in una nuova intervista col The Guardian, in cui ha ripercorso la sua carriera da scrittore ed ha raccontato la genesi di quest’ultima opera che la critica ha già definito “un trionfo“. Il giornalista Sam Byers ha infatti detto: “The Shards non è solo il romanzo più forte di Ellis dagli anni ’90, è un trionfo a tutto campo, che incorpora e sovverte tutto ciò che ha fatto prima e ci dà, se seguiamo la presunzione geniale e allegramente consapevole del libro, niente di meno che l’origine della storia di Ellis“.
Parlando di The Shards, lo stesso Bret Easton Ellis lo ha definito “un romanzo di Bret Easton Ellis per chi non ama i romanzi di Bret Easton Ellis”. Ha quindi spiegato che, nonostante la sua fama, non sono pochi coloro che lo hanno criticato nel corso del tempo: “Sono lo scrittore americano peggio recensito della mia generazione. È solo un dato di fatto. Se riesci a trovarne un altro, per favore, mi piacerebbe saperlo; non è Chuck Palahniuk, te lo posso dire“.
Il suo libro precedente, White, è stato ampiamente discusso per i suoi riferimenti a Donald Trump. Riguardo a ciò che ha pensato e provato in quel periodo di “burrasca”, Bret Easton Ellis ha dichiarato: “Il libro non stava praticamente facendo nulla e poi è apparsa la cosa del New Yorker e improvvisamente siamo saliti al numero 1 su Amazon. La polemica aiuta! Le critiche non erano niente in confronto ad American Psycho. Dopo American Psycho, la gente pensava che non avrei mai più pubblicato“.
Riguardo la genesi di The Shards, a cui l’autore pensava sin dagli anni ’80, ha spiegato: “Conoscevo i movimenti del libro fin dall’inizio, non riuscivo proprio a capire come raccontarlo; Dovevo invecchiare abbastanza. Ho pensato così spesso al libro da quando ho provato a scriverlo per la prima volta nel 1982. Quando poi la scintilla si è accesa, una notte nell’aprile 2020, avevo 14 pagine il giorno successivo e poi ho passato un anno e mezzo a finire il resto“.
Sull’aspetto autobiografico dell’opera ha aggiunto: “Ha dato al progetto un’immediatezza che non riuscivo a individuare da 40 anni. Non stavo pensando robe tipo ‘Oh, creerò un’opera di autofiction’. Volevo solo scrivere di alcuni miei compagni di classe e della nostalgia un po’ sentimentale che ho provato per un periodo della mia vita che è stato anche estremamente doloroso. A 58 anni riuscire finalmente a guardare indietro a quel ragazzo del 1981, un anno che ha cambiato tutto per me, e scriverne senza imbarazzo“.
Il giornalista del Guardian ha quindi chiesto a Bret Easton Ellis se si sente meno riluttante, oggi, ad essere visto come uno scrittore gay. “Qualcuno mi ha detto che American Psycho è il romanzo più gay mai scritto, quindi penso che se guardi il mio lavoro sia ovvio. Semplicemente non mi andava di essere etichettato come uno scrittore queer. A questa età, non mi interessa davvero proteggere questa parte di me e mi sono sentito molto libero di scrivere di cose che volevo scrivere da molto tempo, specialmente un paio di relazioni che ho avuto con uomini quando ero ancora a scuola. Tutto quello che volevo era presentare il modo in cui mi sentivo emotivamente ed essere aperto, non giudicante, sui sentimenti del personaggio di Bret“.
Lo scrittore ha quindi parlato dell’instabilità del personaggio di Bret, che suggerisce il lato oscuro della libertà generazionale già celebrata nel romanzo White. “Quello di cui parlavo in White era l’infanzia nell’adolescenza; The Shards è l’adolescenza nell’età adulta. Ci sono contraddizioni ovunque, ovviamente. Avrei voluto che i miei genitori fossero più presenti per me? Sicuro. Ma mi piace che mio padre mi abbia portato a vedere film vietati ai minori e che questo mi abbia reso più adulto. Quentin Tarantino ed io ne parliamo continuamente: ‘Amico, è stato fantastico crescere allora!’. È vero, ci sono lati oscuri in quella libertà. Ma è di gran lunga preferibile a qualunque altra cosa. Ecco perché la generazione X è di gran lunga la più conservatrice di tutte le generazioni. Avevamo il mondo più libero, proprio questa libertà che lentamente vediamo essere soffocata“.