Cosa lega l’omicidio di Kennedy all’assalto a Capitol Hill del 2021? È davvero possibile che in una nazione che si professa il più grande paese del mondo, una non indifferente fetta della popolazione crede ancora a teorie complottiste? Lo stupore con cui il mondo occidentale prende coscienza di alcuni atteggiamenti della società d’oltreoceano evidenzia come anni di soft power improntato all’american dream abbia dato una visione distorta della ‘vera’ America. Un ritratto che negli ultimi anni è stato riscritto in ogni media, dal cinema (basti pensare a Elegia Americana o Nomadland) al mondo dei comics, dove serie come Undiscovered Country o Brigg’s Land.
Questo risveglio delle coscienze, la (ri)scoperta della vera anima americana passa anche nel mondo dei comics da racconti che demoliscono impietosamente il ritratto di posticcia perfezione con cui gli States si sono mostrati. Una rivoluzione che possiamo considerare figlia di una ferita profonda come l’11 settembre, quando un brusco risveglio per la coscienza americana ha scatenato un nuovo corso narrativo.
Un moto rivoluzionario, quasi, che nei comics si muove soprattutto grazie ad autori che fanno della critica il loro volano, inserendolo tramite meccanismi accorti in suggestioni differenti. Tra questi, James Tynion IV ha mostrato una particolare sensibilità, scavando nelle viscere di una mentalità per lasciare emergere le sue ipocrisie e le sue ombre. Un intento che è stato marginalmente toccato nella sua avventura superoica, trovando una maggior definizione in The Nice House on the Lake, per culminare in tutta la sua pienezza in The Department of Truth.
Il potere del complotto

Deep state, teorie del complotto e forze nazionaliste bianche. Su questi dettagli Cole Turner ha costruito la sua carriera di analista dell’FBI, al punto da convincersi di essere l’uomo adatto ad infiltrarsi all’interno di un incontro segreto di terrapiattisti, convinto di riuscire a scardinare questo ennesimo gruppo di mistificatori.
La sua sicurezza viene meno quando viene scoperto, venendo portato davanti ai capi di questa organizzazione, che lo tentano con una proposta irresistibile: dimostrare senza dubbi la loro teoria. Inizialmente titubante, Turner accetta questa sfida, viaggiando sino ai limiti del mondo per una devastante verità: le Terra è veramente piatta! Sconvolto, Turner inizia a dubitare della propria sanità mentale sino a quando non viene salvato da una collega misteriosa, che lo riconduce al sicuro negli States, introducendolo a una divisione segreta dei servizi americani: il Dipartimento della Verità.
A guidare questa divisione segreta è una figura che ha segnato la storia americana: Lee Harvey Oswald. L’assassino di Kennedy, infatti, non è morto come tutti credono, ma è stato condannato a guidare questa agenzia, che si occupa di impedire a teorie e complotti di attecchire nella realtà. Riprendendo la teoria goebbeliano secondo cui se in molti credono a una menzogna questa diventa la realtà, Oswald condivide con Turner una assioma della realtà
“Più persone credono in una qualcosa, più quella cosa diventa vera. E più la realtà tende in favore di quella credenza”
Turbato da questa rivelazione, Turner entra nel Dipartimento, iniziando a muoversi in questa verità fatta di manipolazione della realtà, alterazioni conoscitive e dinamiche di controllo delle masse. Ma se da un lato il Dipartimento sembra operare con particolare dedizione, come si può esser certi non sia solo un altro tentativo di piegare la verità a fini loschi?
Dubbio che viene insinuato in Turner dalla Black Hat, segretissima organizzazione che si propone come unica forza dedita alla verità, intenzionata a scardinare questo meccanismo manipolatorio. E da recluta, Turner diventa il perno di questa lotta nelle ombre, muovendosi tra sconcertati verità che hanno radici antiche e inquietanti.
Verità oppio dei popoli

Difficile leggere The Department of Truth e non ripensare a quanto dell’attualità più urticante trovi piena forza nella visione di Tynion. La percezione della realtà e la creazione di leggende metropolitane è parte della cultura di masse da decenni, come ci ricordava Chris Carter con quel ‘La verità è là fuori’ che accompagnava il suo X-Files.
Se Carter si muoveva sul confine tra sci-fi e urban legends, in un periodo storico in cui la verità era ancora un’illusione democratica facilmente addomesticata da una più contenuta condivisione di massa, la contemporaneità fatta di post, reaction e hashtag complottisti ha ribaltato questa prospettiva.
Tynion opera una vera e propria disanima allegorica della facilità con cui la creazione di un complotto, il consolidarsi di una fake news o la sublimazione dell’effetto Dunning-Kruger possono impattare sul nostro quotidiano. Non solo mostrandoci la facilità con cui questi deliri trovano fertile terreno nella società, ma mostrando i meccanismi ‘dall’alto’, la precisione chirurgica con cui queste ‘verità’ vengono pilotate e gestite.
I primi archi narrativi di The Department of Truth sono preparatori, contribuiscono a predisporre il lettore a un dubbio. Confusione e interrogativi penetranti sono la base su cui Tynion costruisce il suo percorso narrativo, stordisce il lettore giocando su un senso di artificiosa irrealtà, per poi guidarlo lungo un percorso di ragionamenti, animati anche da correnti filosofiche, che insinuano sempre più dubbi e perplessità.
Fake news, deep state e grandi menzogne

La vera protagonista di questa serie è una sola: la consapevolezza che la realtà, per quanto sgradevole, sia la sola certezza. Teorie QAnon, deep fake e fake news sono strumenti di fuga di massa, alterazioni nate dal bisogno di fuggire alla condizione umana, spesso per incapacità di interpretare stimoli e reagire.
Non a caso, nel modulare la sua analisi Tynion si muove a ritroso nel tempo, identificando passaggi storici essenziali da rendere snodi narrativi che sostengono il suo discorso allegorico. Forzato in alcuni momenti, per ovvi motivi, ma sempre sostenuto da ragionamenti e dialoghi che non mirato ad affermare principi e convinzioni, quando a insinuare dubbi e spingere a non fermarsi al primo strato di percezione.
Al punto che questa lotta per la presunta difesa della verità viene piegata persino al più colossale contrasto ideologico della storia, la Guerra Fredda. Non un solo Dipartimento, ma due, antagonisti e impegnati tanto a difendere la propria verità quanto a demolire quella opposta.
Ritratto di verità

La visione dissacrante e indagatrice di Tynion trova una sintesi grafica perfetta in Martin Simmonds. Le atmosfere graffianti di The Department of Truth vengono racchiuse in tavole espressioniste, in cui Cole e i personaggi si muovono come figure eteree, materia modellata da Simmonds con una vitalità aspra, annegata in una colorazione graffiante, in cui la sensazione di indefinito cromatico domina, facendo emergere improvvisamente sagome inquietanti.
Un’impronta quasi lisergica, che Simmonds doma all’interno di una narrazione visiva mai dispersiva ma estremamente focalizzata, che punta a valorizzare la trama di Tynion, muovendosi tra gabbie tradizionali e interpretazioni più libere e anarchiche.
Perché leggere The Department of Truth

Per sua natura, tanto sul piano narrativo quanto sull’impatto visivo, The Department of Truth non si presta ad essere una lettura rilassata e leggera. Dialoghi intensi, situazioni complesse e una forte propensione alla dissacrante disamina di malcostumi sociali divenuti motori della condivisione collettiva richiedono una partecipazione attiva del lettore.
Accogliendo questa sfida, The Department of Truth si rivela un comics fortemente critico, in linea con la visione di Tynion, capace di insinuarsi nelle criticità della nostra società per metterne a nudo le vertà più inquietanti.