Braci. Una nube nero pece s’innalza, il fuoco divampa e brucia.
In un’epoca dominata dalla paranoia, dove la superstizione diventa legge e il desiderio una colpa capitale, Somna di Becky Cloonan e Tula Lotay si impone come una delle opere più potenti e visivamente folgoranti della narrativa a fumetti contemporanea. Vincitrice del prestigioso Eisner Award 2024 come Miglior Nuova Serie, la nuova graphic novel di casa Star Comics sotto l’etichetta Astra rappresenta una sintesi tra arte, sensualità disturbante e riflessione storica. Un volume unico, cartonato, immerso nella profonda oscurità della dimensione onirica di una donna: Ingrid.
Come se fosse fumo.

Braci. Una nube nero pece s’innalza, il fuoco divampa e brucia. Indumenti, capelli, poi un acre odore di carne umana investe le narici degli abitanti del villaggio. Gli occhi di una giovane donna si posano sugli astanti. Cosa starà provando nei suoi ultimi attimi di vita?
Una bellezza che si fa cenere. Una strega, dicono: una donna che pratica il maleficio.
Ma sarà davvero così?
XVII secolo, Inghilterra. In un villaggio sotto il controllo della Chiesa e imbevuto di zelo puritano, ogni deviazione dalla norma è sospetta e ogni sospetto si traduce in un potenziale patto col diavolo. Qui, Ingrid osserva in lontananza l’ennesimo rogo demoniaco: a bruciare è una giovane donna, Greta, moglie del bel Sigurd.
L’ennesima tragedia, l’ennesimo dubbio che s’insinua in lei: siamo sicuri che a bruciare sia stata veramente una strega?
Il sospetto della donna, tuttavia, si dissolve come neve al sole, un corvo che si posa su un ramo e fugacemente vola via. Ingrid, moglie del balivo e inquisitore del villaggio, non può in alcun modo tergiversare oltre. Soprattutto non ora che la sua dimensione onirica comincia a miscelarsi al vero.
Di recente, i sogni erotici di Ingrid sono diventati tangibili, oseremmo dire reali. Una figura oscura, uno spirito carnale, le fa visita di notte, offrendole ciò che il mondo reale le nega: il piacere, la scoperta di sé, la libertà di sentire. Tuttavia, le emozioni e sensazioni che prova permeano lo spazio attorno a lei, come il puzzo acre di carne e fumo. Al mattino, i sogni svaniscono…ma non la paura di Ingrid. Non la consapevolezza che ciò che ha provato non sia stato “solo un sogno”.
Un demone, o solo il volto del suo desiderio represso: se Ingrid cederà a lui, commetterà peccato mortale e sarà bruciata viva. Non importa quanto Roland la ami. A poco a poco, l’equilibrio tra sogno e realtà si fa più sottile, e la nostra protagonista è costretta a camminare sul labile filo tra scoperta di sé e colpa. Tuttavia, proprio quando il marito – volto esemplare della giustizia cattolica – abbandonerà la donna per impegni lavorativi, Ingrid scoprirà una verità oscura, putrida e grottesca… più dello stesso Inferno.
L’incubo della buonanotte: una nenia demoniaca

Somna è certamente un’opera pregna di sangue e fascino, una storia della buonanotte atipica. Oltre alla storia di Ingrid, vi è una feroce riflessione sulla repressione sessuale femminile (fortemente voluta dalla Chiesa nel corso dei secoli) e sulla perversione di un potere maschile, pregno di sessismo patriarcale. La trama, ambientata durante l’epoca di caccia alle streghe, tocca un sentiero poco esplorato, un periodo storico in cui il desiderio femminile era demonizzato. La donna non poteva scegliere: nessuna libertà, né in matrimonio, né al di fuori della reclusione.
Come nei processi di Salem o nelle persecuzioni europee orchestrate da figure come Matthew Hopkins, ogni parvenza di autonomia e definizione femminile viene riletta come minaccia alla sacralità dell’anima. Il desiderio di Ingrid e delle donne del villaggio – sia esso sessuale o meno – è sinonimo di corruzione, colpevolezza e dannazione. Ingrid non pratica sortilegi, né parla con spiriti: eppure, il solo opporre resistenza alle costrizioni sociali basta a renderla sospetta agli occhi del padre. Dopotutto, non vi è pornografia in Somna, ma vi è nudità e una forte componente erotica. Una nudità fisica, psicologica e spirituale. Un desiderio che nasce dal seme della vulnerabilità.
E Becky Cloonan, ispirata anche da esperienze personali di paralisi del sonno, ha saputo trasformare questa condizione ambigua – tra veglia e sonno, tra realtà e allucinazione – in una potente metafora. Somna diventa così una favola oscura sull’autoaffermazione della donna: sia a letto, che al di fuori di esso.
The Witch without spells

È impossibile non vedere in Somna l’eco di grandi opere cinematografiche. Come dichiarato dalle autrici, la graphic novel affonda nel folk horror più raffinato. Si avverte l’eco di The Witch di Robert Eggers, con la sua tensione latente e l’uso del silenzio come terrore, ma anche di Midsommar di Ari Aster e The Company of Wolves di Neil Jordan.
Ma c’è anche qualcosa di più antico che richiama i drammi greci e le martiri cristiane. Difatti, Ingrid è quanto di più lontano ci possa essere da un’eroina nostrana. La giovane altro non è che una donna del suo tempo, ma anche un personaggio tragico nel senso classico del termine. Lei, vittima di un destino che si manifesta attraverso una società oscurantista che la giudica colpevole senza alcuna prova concreta. Una condannata a morte il cui sguardo sfida l’ordine costituito.
Una duplice visione: i sogni invadono la realtà

La grandezza di Somna non si misura solo nella sua trama ben costruita (seppur breve), ma soprattutto nella straordinaria sinergia tra Becky Cloonan e Tula Lotay, entrambe autrici e illustratrici. Cloonan, con il suo tratto deciso e carico di contrasti, dà corpo alle sequenze della realtà: il suo vero è rigido, claustrofobico, privo di ambiguità, dove tutto è palese agli occhi di tutti. O almeno, così è se vi pare.
Difatti Lotay, invece, si occupa della dimensione onirica di Ingrid, il mondo dell’invero, quello che ironicamente le consente di provare sensazioni reali e concrete. Colori pastosi sui toni del rosso, del viola e del nero, tratti sfumati e atmosfere dai contorni in dissolvenza. Qui, la sensualità diventa una lingua a sé, carica di simbolismo: passione, inferno e sangue.
Questo alternarsi di stili invita il lettore a entrare nella mente di Ingrid, a oscillare con lei tra la prigione del giorno e l’ebbrezza della notte. Tuttavia col progredire della storia, i due mondi cominciano a fondersi: i sogni invadono la realtà, e la realtà si fa sogno…
Caccia alle streghe: uno scarica-barile di colpe

Il fenomeno della caccia alle streghe si sviluppò tra la fine del XV secolo e la metà del XVII, articolandosi in tre fasi. La prima, dal 1300 al 1435, segnò il passaggio da accuse di magia alla concezione della strega come adoratrice del demonio. La seconda fase, tra il 1435 e il 1550, fu caratterizzata dalla diffusione dei trattati demonologici e dalla formalizzazione delle procedure inquisitorie. La terza, dal 1580 al 1650, rappresentò il culmine delle persecuzioni, con un’intensificazione dei processi soprattutto nell’Europa centrale e settentrionale. Questa evoluzione, cupa e tormentata, rivela quanto possa essere pericolosa l’ossessione per l’ordine costituito, nonché quanto labile sia il confine tra tutela sociale e cieca repressione.
Donne anziane, marginalizzate e temute, o giovani splendide e detentrici della bellezza perpetua? La realtà storica ci dice che le sfortunate imputate nei processi di stregoneria erano spesso donne di mezza età. Depositarie di saperi tradizionali, erano per lo più levatrici, guaritrici o prostitute, accusate ingiustamente non per veri crimini ma per detenere una conoscenza che esulava dal pensiero dominante. Solo una minoranza fu realmente coinvolta in atti criminali, come nel caso di Catherine Deshayes e l’“Affare dei Veleni”. Tuttavia, contrariamente all’immaginario comune, le persecuzioni non raggiunsero il loro culmine nel Medioevo, ma tra XV e XVII secolo, in piena età moderna.
L’isteria generale fu favorita dalla stampa e dall’instabilità causata dalla scoperta del Nuovo Mondo, dalle guerre di religione e dall’ascesa degli Stati assoluti. Qui, le donne erano viste come minaccia all’ordine costituito e custodi di credenze arcaiche: pertanto, divennero capri espiatori in un clima di paura, crisi economiche e tensioni religiose. La caccia alle streghe assumeva caratteristiche diverse a seconda del contesto: nell’Essex inglese, ad esempio, era legata a tensioni comunitarie più che a visioni demonologiche. Oltretutto, le condanne venivano emesse da tribunali civili, spesso istigati dalla Chiesa, ma non sempre direttamente controllati da essa. Anche il popolo, spinto da ignoranza e paura, giocava un ruolo attivo nei roghi: difatti, in alcuni casi, la caccia servì a contenere malcontento e rivolte.
A legittimare le persecuzioni contribuirono anche interpretazioni arbitrarie e fallaci di versetti biblici: Soltanto a partire dal XVII secolo emersero le prime critiche razionali, grazie a pensatori come Bekker e Thomasius. Tuttavia, l’ultima condanna ufficiale in Europa fu quella di Anna Göldi: nel – troppo vicino – 1782.
Un passato che riecheggia nel presente

Dunque, Somna non si limita a essere una graphic novel: è un’ode al desiderio femminile negato, pratica che affonda le sue radici nelle ossessioni più antiche dell’Occidente. Il peccato originale, la colpa del desiderio, la battaglia patriarcale tra potere e libertà, Ingrid combatte per tutte noi. Cloonan e Lotay, entrambe già affermate e stimate nel panorama del fumetto internazionale, con questa opera fondono erotismo, folklore e allegoria religiosa, incubo e liberazione. La donna dagli occhi color cielo è una strega, sì, ma non lancia incantesimi: ella osa sognare, si macchia del grave peccato di desiderare la carne.
E tanto basta, nel mondo che la circonda, per condannarla. Il titolo stesso, Somna, identifica la graphic novel quale una macabra e irrequieta ninnananna, infestata da figure d’ombra. Tuttavia, la magnificenza dell’opera è da ricercare nelle pieghe del tempo. Perché, se è vero che il fumetto è ambientato nell’Inghilterra del XVII secolo, le grida di Ingrid risuonano con forza nel nostro presente. Le dinamiche di controllo sul corpo femminile, il giudizio morale che ancora oggi grava su chi trasgredisce, le paure collettive proiettate sulle donne che osano essere libere: nulla di tutto ciò è davvero cambiato.
Come una nenia notturna che si leva dalle ceneri delle streghe arse sul rogo, l’opera ci ricorda che il peccato mortale per una donna non è altro che la necessità di sfuggire al controllo. Ed è a questo punto che Somna diventa anche un modo per fare i conti con il nostro tempo.
Conclusioni
Somna è un’ode al desiderio femminile negato, pratica che affonda le sue radici nelle ossessioni più antiche dell’Occidente. Cloonan e Lotay fondono erotismo, folklore e allegoria religiosa, incubo e liberazione. La donna dagli occhi color cielo è una strega, sì, ma non lancia incantesimi: ella si macchia del grave peccato di desiderare la carne. Come una nenia notturna che si leva dalle ceneri delle streghe arse sul rogo, l'opera ci ricorda che il peccato mortale per una donna non è altro che la necessità di sfuggire al controllo. Perché, se è vero che il fumetto è ambientato nell’Inghilterra del XVII secolo, le grida di Ingrid risuonano con forza nel nostro presente.
The Good
- A cavallo tra sonno e realtà
- Illustrazioni spettacolari
- Ritratto autentico
The Bad
- Avremmo potuto leggerne altre 100 pagine
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