Un gruppo di eroi che si lancia una missione di salvataggio, alla volta delle profondità dell’Africa. Difficile trovare una descrizione che sappia farsi interprete più schietta e sincera, che ricordi ai lettori lo spirito dei romanzi d’avventura alla Salgari, in cui fantasia e voglia di sondare l’ignoto trovavano perfetta sintesi. Non a caso, questa identità è la vera forza motrice de I Pionieri dell’Ignoto, racconto a fumetti di Stefano Vietti e Alessandro Bignamini, che Sergio Bonelli Editore ha deciso di riproporre al pubblico.
Una riedizione doverosa per uno di titoli più affascinanti della rimpianta collana dei Romanzi a Fumetti. Progetto all’epoca coraggioso, in cui lo sforzo editoriale non indifferente veniva asservito alla voglia di dare ad autori di rinomata bravura della scuderia bonelliana l’occasione di cimentarsi con opere più personali. Da questo laboratorio letterario uscirono Dragonero, Darwin, Sygma e La Belva, racconti brevi che, in alcuni casi, trovarono modo di divenire mini-serie o, come nel caso di Ian Aranill, serie mensili di punta della casa editrice.
Rotta verso l’ignoto

1882. Nella Londra di fine secolo, Jack Gordon sogna di tornare a esplorare il mondo. Dopo i suoi anni di onorato servizio nell’esercito britannico, la fine della sua carriera lo ha condotto a vivere di rimpianti e sogni infranti, nei bassifondi di Londra.
A cambiare il suo destino è l’arrivo di Annabelle Stockwood, giovane figlio del celebre esploratore Reginald Stockwood. Dopo mesi di assenza di notizie del padre, impegnato in una missione esplorativa in Africa, Annabelle decide di mettersi sulle tracce del padre, formando una propria spedizione.
Ma nell’ombra qualcuno trama per impedire la riuscita di questa missione. La misteriosa organizzazione guidata dall’eccentrico Mr Clock sembra voler ostacolare i piani di Annabelle, convinti che la ricerca del padre potrebbe condurre la ragazza e il suoi compagni di viaggio a scoprire l’incredibile piano di Mr Clock.
Dai bassifondi di Londra, alle vie polverose di Alessandria d’Egitto, Jack Gordon e Annabelle dovranno affrontare minacce e pericoli, lottando al fianco di compagni d’avventura temerari. Il loro viaggio li porterà a confrontarsi con ferite del passato che finalmente saranno sanate, sino alla scoperta del vero piano di Mr Clock e a una sconcertante rivelazione.
La scoperta di un nuovo mondo, una nuova avventura che affronteranno con una promessa
Ci sentivamo pionieri, in tutto ciò…pionieri nostro malgrado…pionieri dell’ignoto
L’avventura steampunk bonelliana
Pionieri dell’Ignoto si è collocato con personalità all’interno di quella felice parentesi dei Romanzi a Fumetti. Potendo muoversi liberamente rispetto ad alcuni dogmi narrativi della casa editrice menghina, l’avventuroso viaggio partorito da Stefano Vietti ha trovato modo di unire diverse suggestioni narrative, dando vita a una singolare crasi di steampunk e racconto d’avventura di stampo classico.
Aiuta in tal senso legare l’ignoto a due aspetti del periodo. Da un lato, le terre inesplorate sono ancora il grande ignoto, l’ultimo baluardo dell’avventure, una frontiera ricca di speranza e possibilità. Una fascinazione che aveva spinto autori come Salgari o Conrad a vedere queste lande esotiche e lontane come il perfetto di grandi avventure che sapessero indagare anche l’animo umano.
Vietti non perde di vista come questa mitologia nasconda anche una radice ben più cinica. Da appassionato di storia militare, la ricostruzione del periodo coloniale britannico diventa una scintilla vitale de I Pionieri dell’Ignoto. Jack Gordon ne è simbolo e conseguenza, soldato che ha servito l’impero e che si ritrova ora ai margini della società, dopo aver osato opporsi ai ciechi ordini di un ufficiale superiore.
Uomini d’onore e complotti

Jack Gordon diventa quindi il perfetto narratore di questo momento storico. La sua fama di soldato, per quanto memoria del passato, lo rende parte di una società che vede il colonialismo come risorsa, dimenticando l’impatto su altre culture. Vietti non manca di lasciar emergere questa visione nei toni disillusi e secchi di Gordon, dando vita a una parentesi della trama in cui questo elemento storico viene pienamente rappresentato.
Ma oltre alla Storia, l’ignoto in questa avventura è dato dall’elemento scientifico, quella misteriosa magia che sul finire dell’800 stava lottando con una mentalità spesso legata a superstizioni e vecchie credenze. Dove Wells e Herbert proiettavano le loro visioni verso lontani futuri, menti più pratiche come Verne legavano la tecnologia a possibilità più concrete.
Nella fantasia di Vietti, questo prende la forma di una visione stempunk appassionante, con navi volanti e villain dotati di gadget per l’epoca avveniristici. La possibilità di arricchire la realtà storica con questi dettagli consente di dare vita a villain da manuale, che si muovono nelle ombre e dispongono di risorse incredibili.
Lo steampunk è un filone della narrativa fantastica, e più nel dettaglio di quella fantascientifica, che introduce una tecnologia anacronistica all’interno di un’ambientazione storica, spesso il XIX secolo e in particolare la Londra vittoriana
Un mondo ricco di avventure
Da un lato il disilluso approccio di Gordon, dall’altro la visione ebbra di potere di Mr Clock e della usa congrega. Due elementi apparentemente antitetici, ma allegorici interpreti della medesima società, in evoluzione rispetto al suo passato, ma ancora incapace di comprendere e mettere a buon uso la tecnologia. Su questi due pilastri si basa la costruzione del viaggio immaginato da Vietti. Da navigato narratore, Vietti sa come costruire una vicenda in cui lentamente i dettagli prendono il giusto posto, guidando il lettore tenendo alta la sua curiosità.
Passaggi come risse in taverne esotiche si alternando a momenti riflessivi, suggestive navigazioni sul Nilo lasciano spazio a sanguinosi assalti a forti militari. Vietti non lascia per un attimo spazio al lettore per sentirsi al sicuro, lo stimola in ogni pagina, ogni vignetta diventa occasione per dare carisma e spessore ai propri personaggi, che sia tramite un gesto eroico o una frase ad effetto.
Non meno importante è il ritratto di questo mondo, realizzando magnificamente da Alessandro Bignamini. Bignamini è un fine cesellatore, capace di avere una visione d’insieme delle tavole che premia tanto l’azione quanto la costruzione di ambientazione ricche di dettagli. Leggere I Pionieri dell’Ignoto non può esimersi dal perdersi all’interno dei disegni di Bignamini, frutto di una ricerca minuziosa per la parte storica.
La grande avventura a fumetti

Dalle ambientazioni urbane di una Londra vittoriana all’esotico Egitto, senza dimenticare l’incredibile lavoro nel creare uno steampunk credibile, tanto nel design quanto nell’applicazione pratica. In particolare nel terzo atto della storia, con una maggior esposizione dell’elemento tecnologico, che consente a Bignamini di dare piena libertà al suo talento, offrendo ai lettori mezzi fantasiosi e scenari i di straordinaria bellezza.
I Pionieri dell’Ignoto, specialmente nella nuova edizione di Bonelli, mantiene il suo fascino, portando nuovamente a chiedersi quali incredibili avventure potrebbero vivere Jack Gordon e compagni. Il finale aperto, tipico delle proposte dei Romanzi a Fumetti Bonelli, non chiude definitivamente la porta su questo universo, ma lascia la speranza che l’ignoto possa nuovamente attenderci per altre avventure.
Conclusioni
I Pionieri dell'Ignoto unisce il fascino del romanzo d'avventura alle suggestioni dello steampunk. Stefano Vietti e Alessandro Bignamini danno vita a una lettura affascinante e adrenalinica, un potenziale primo passo in un mondo molto più ampio