Slam Dunk è il titolo del manga di Takehiko Inoue che, in questi giorni, è tornato in voga grazie al successo che il film tratto dall’opera sta avendo nel paese natio. The First Slam Dunk, infatti, ha richiamato al cinema talmente tanti spettatori da battere al botteghino anche Avatar: La via dell’acqua, il film di James Cameron che è primo in quasi tutto il mondo.
Il manga di Inoue ha debuttato in lingua originale nel 1990, arrivando per la prima volta in Italia nel 1997 con Panini Comics che, nel 2021, ha pubblicato l’ennesima ristampa dell’opera.
Slam Dunk, dunque, dovrebbe essere su carta un manga ormai vecchio, dimenticato. Invece la storia di Takehiko Inoue continua ad affascinare lettori di nuove generazioni, che si trovano a (ri)scoprire quello che è il miglior manga sportivo che sia mai stato realizzato. Ma quali sono i punti di forza di Slam Dunk che lo hanno reso un capolavoro immortale?
Storia di uno sfigato
Ogni storia che si rispetti deve avere la capacità di offrire al pubblico un protagonista che sia in grado di tenere sulle proprie spalle l’andamento della narrazione. Pur avendo un parterre piuttosto ampio di personaggi interessanti, Slam Dunk è prima di tutto la storia di Hanamichi Sakuragi.
Quando il manga inizia, Hanamichi Sakuragi è un liceale alle prese con l’ennesimo rifiuto da parte di una ragazza: sulle soglie dell’adolescenza il ragazzo è stato scaricato da cinquanta ragazze, l’ultima delle quali gli ha voltato le spalle in favore di un giocare di basket.
Coi suoi capelli rossi e l’altezza quasi spropositata, Hanamichi Sakuragi è un personaggio che si presenta già visivamente come una mina pronta ad esplodere, una vera e propria testa calda. Inoue si mostra senz’altro consapevole del mezzo scelto per raccontare la sua storia, perché bastano pochi tratti di disegno per inquadrare il suo protagonista.
Ai tratti distintivi dell’estetica, però, l’autore del manga aggiunge elementi caratteriali che rendono il protagonista un personaggio a tutto tondo, che sembra odorare di realtà. Ecco allora che Hanamichi si mostra subito permaloso, egocentrico, ma anche testardo e determinato, simpatico in modo inatteso e con un debole per le belle ragazze.
Quando viene avvicinato da Haruko Akagi, che è la sorella del capitano della squadra di basket del liceo Shohoku, Hanamichi Sakuragi si trova a intraprendere uno sport che asseriva di odiare solo per far breccia nel cuore della sua nuova cotta, che al contrario è innamorata di Kaede Rukawa, vero talento del basket.
Hanamichi, allora, si sdoppia. Dalle pagine del manga emergono due personalità dello stesso antieroe: Sakuragi sul campo di gioco e Hanamichi nella vita quotidiana. E, se nel secondo caso, il lettore si trova davanti a uno sfigato egoriferito, che viene preso in giro dagli amici e mai preso davvero sul serio, sul campo Sakuragi è uno sfigato che però impara in fretta, che sbaglia con estrema facilità ma che scopre nel basket una via per esprimere se stesso e il suo potenziale, allontanandosi da un passato doloroso che Inoue accenna solamente, per non dover ricorrere a ricatti emotivi.
Hanamichi Sakuragi è, dunque, uno dei migliori protagonisti di un manga sportivo che vi capiterà di leggere: perché è imperfetto e pieno di difetti, perché è reale e verosimile, e perché il suo percorso di crescita è una delle cose più interessanti (e divertenti) su cui vi capiterà di poggiare lo sguardo.
Un tratto indimenticabile
Un altro aspetto che ha cooperato al successo di Slam Dunk, rendendolo un’opera in grado di sconfiggere la prova del tempo, è sicuramente il tratto di Takehiko Inoue.
In un manga sportivo l’aspetto più importante è senza dubbio quello di riuscire a restituire l’idea di movimento e di sforzo fisico. Inoue riesce a fare entrambe le cose con una (finta) naturalezza che nasconde il genio. Il mangaka fa apparire naturale un tratto che è in realtà preciso, quasi naturalistico e, perciò, difficilissimo.
Nel fisico dei giocatori, il tratto riesce a sottolineare nervi e vene, la tensione dei muscoli: sulla tavola diventa tridimensionale ciò che per sua natura si basa solo su due dimensioni. I protagonisti che si sfidano sul campo di basket assumono quindi una loro concretezza, diventano quasi di carne pur rimanendo imprigionati nell’inchiostro.
Una tecnica che si palesa anche nella resa delle partite, in cui persino il sudore degli atleti ottiene una sua posizione all’interno del quadro: leggendo Slam Dunk si ha davvero la sensazione di sentire il fiato corto dei giocatori, di sentire lo stridio del linoleum sotto le scarpe o di avvertire l’affaticamento muscolare. Takehiko Inoue ha un talento davvero innato nel tratteggiare i suoi personaggi e il mondo in cui si muovono: non ci sono sbavature, ma un tratto sicuro e maturo che da solo merita una lettura.
L’elogio della sconfitta
Ciò che differenza Slam Dunk dai molti altri manga sportivi che esistono sul mercato è la sua volontà di non voler essere un’opera rassicurante. Il lettore non si trova davanti a una storia dove tutto, agonisticamente, è rose e fiori. Anzi.
Sakuragi ha un talento naturale e del potenziale che appare evidente sin dalla prima tavola all’interno della palestra dello Shohoku: ma Inoue vuole raccontare una storia credibile, per quanto possibile. Il che vuol dire che Slam Dunk è una storia piena di inciampi e di errori, dove il protagonista impara in fretta, ma sbaglia anche altrettanto facilmente.
Non si tratta di una storia in cui l’eroe scopre di essere una sorta di prescelto, capace di vincere tutto. Anzi. Sakuragi è un ragazzo che deve imparare tutto, soprattutto ad accettare l’errore. È un impaziente che vorrebbe essere riconosciuto come un campione, ma che non sa nemmeno palleggiare. Un ragazzo che pian piano si innamora dello sport che ha iniziato per motivi futili, ma che continua a sbagliare. Perché Slam Dunk racconta una crescita reale, in cui nessuno si improvvisa fenomeno.
In questo senso il motivo per cui Slam Dunk è un manga che ha il diritto di essere definito capolavoro è che si tratta di un elogio alla sconfitta. Sconfitta intesa non come fallimento personale, ma come rito di passaggio, come ostacolo da dover affrontare per poter crescere. Slam Dunk – attenzione, spoiler – non solo si chiude con una sconfitta che distrugge i sogni del capitano della squadra, ma è un manga in cui Hanamichi si fa artefice di una sconfitta dolorosissima, che lo spinge a migliorarsi. A Inoue non interessa raccontare una squadra perfetta, ma un gruppo di adolescenti che crescono e che imparano che la vita non sempre ti dà i frutti che hai seminato.
Il successo dell’anime
Al successo di Slam Dunk – e, dunque, alla sua capacità di non finire nell’oblio – ha cooperato anche la trasposizione in anime, che in Italia arrivò per la prima volta in chiaro all’interno della MTV Anime Night. Ogni martedì, il canale tv di MTV proponeva degli anime, permettendo così anche al grande pubblico di conoscere titoli all’epoca considerati più di nicchia, come Death Note, Full Metal Alchemist e, ovviamente, Slam Dunk.
L’anime naturalmente mantiene invariate le caratteristiche del manga, ma con l’animazione si riesce a far emergere con maggior chiarezza anche un altro tratto distintivo: la comicità. Grazie anche a un doppiaggio che, per una volta, arricchisce l’opera invece che filtrarla, l’anime di Slam Dunk ha avuto un successo incredibile, che ha fatto arrivare l’opera di Inoue anche a un pubblico non avulso alla lettura di manga e fumetti.
L’anime dunque ha fatto sì che un pubblico vasto raggiungesse la storia tutt’altro che scontata di un ragazzo con la nomea e l’aspetto del teppista che scopre la passione per il basket e il modo in cui lo sport, al pari di un grande amore, può spezzarti il cuore.