Lo stand saldaPress a Lucca Comics & Games 2025 è stato teatro, tra le tante iniziative, del finale di una delle pubblicazioni più intriganti dell’editore emiliano: Ghost Gun. Con il terzo volume, presentato non a caso sotto l’etichetta RamenBurger, la saga di Carlo Cid Lauro e Roberto Megna si chiude con una scarica di emozioni travolgenti.

Un’opera come Ghost Gun è un manifesto ideale per RamenBurger, la collana di saldaPress in cui sono presenti fumetti che si presentano come la perfetta sintesi tra il linguaggio dei comics occidentali e gli stilemi del manga. Figli di un’ibridazione culturale che ha ispirato James Stokoe, Daniel Warren Johnson e non ultimi anche autori italiani, come Luigi Bigio Cecchi e il duo Lauro – Megna.

Ospiti dello stand di saldaPress, abbiamo avuto l’occasione di condividere con Carlo Cid Lauro e Roberto Megna uno scambio di opinioni sulla loro creazione, tra passioni comuni e ricerca di una sintesi narrative che rispecchiasse le loro passioni.

Ghost Gun, lo spaghetti manga che non ti aspetti

Ghostgun
Ghostgun – © saldaPress

Per realizzare Ghost Gun,  Lauro e Megna hanno attinto alla propria passione per i manga,  non a caso le tre copertine variant dei volumi rappresentano tre cult del fumetto nipponico, cui gli autori sono affezionati. A questo si è unito la passione per lo spaghetti western di Sergio Leone, due ingredienti che hanno portato alla nascita di un contesto narrativo unico

Carlo Cid Lauro

“E’ un mix tra Kurosawa e Sergio Leone, quindi sapete pure la diatriba, se non lo sapete c’è Google. La descrizione perfetta di Ghost Gun è appunto il figlio tra Sergio Leone e Akira Toriyama, sicuramente. Dividere la passione da quello che poi devi fare, dal lavoro sporco per creare un fumetto non è facile.  Soprattutto perché si tende ad amare un po’ i personaggi, sia quelli che hanno ispirato il lavoro che puoi fare che poi i personaggi che vai a creare, quindi riuscire a dividere il cuore non è mai una scelta semplice.”

Roberto Megna

“Però mi è venuta in mente adesso una frase di Tito Faraci nel libro che mi ha regalato Carlo, in cui parla della scrittura, che dice che se ami veramente un personaggio devi saperlo buttare nella polvere, quindi questo è il modo in cui noi scindiamo il nostro amore tra le storie e quello che poi dobbiamo fare effettivamente in un fumetto, cioè sporcarci le mani e far che i personaggi facciano lo stesso. Ghost Town è un misto di tutto quello che piaceva a me nell’avventura manga e che piaceva a Roberto nell’avventura western, quindi ci siamo fatti influenzare a vicenda e da lì è nato l’amore per costruire un mondo che potesse risultare reale.”

Le origini di Ghost Gun

Parlando di sensazione di reale, trovandosi catapultati nel mondo di Ghost Gun si ha la sensazione che le avventure di questi pistoleri siano quantomai credibili. Merito della passione con cui Lauro e Megna hanno saputo creare una sintesi tra passione e intento narrativo, percorso che non è certo stato semplice

Roberto Megna

“Inizialmente è nato come un pilot da 10-50 pagine che noi abbiamo presentato nel 2020 al primo contesto internazionale di Shoeisha che apriva le porte del Tetsuko Award. Quindi abbiamo creato questa storia per quell’occasione, con la volontà poi di andarla a sviluppare, di creare un universo che avesse i semi che avevamo posto per quel contesto. Quando poi abbiamo parlato con Saldapress, dopo che hanno visto il pilot, ci hanno dato l’ok per sviluppare la storia, che inizialmente volevamo mettere in due volumi, perché noi era un esperimento, stavamo provando a fare una serie per la prima volta. Abbiamo sempre fatto volumi autoconclusivi anche relativamente brevi, più che altro umoristico, quindi lanciarci in una storia di avventura in più volumi era per noi un’incognita, non sapevamo come l’avrebbe accolto il pubblico principalmente.”

Dal pilot alla serie completa è stato un passaggio complesso, tanto che Megna e Lauro hanno dovuto espandere alcune delle idee iniziali, conservando però altre idee per futuri progetti, come hanno scherzosamente chiarito nello spiegare come

Roberto Megna

“Noi abbiamo materiale per farne altri 30 volumi di Ghost Recon, però è una cosa che non dipende da noi e non dipende nemmeno da Saldo, ma dipende dal pubblico principalmente. Nel senso che, come funziona con i manga in Giappone, se una serie ha successo va avanti, altrimenti chiude. Noi abbiamo voluto concentrarci su una storia breve principalmente per tastare il territorio, vedere il gradimento del pubblico, quindi se c’era interesse per una cosa del genere. Per un fumetto del genere che all’epoca, adesso negli ultimi anni, negli ultimi due o tre anni, il global manga sta spopolando.”

Ma se il mercato giapponese ha delle regole precise, spesso poco note per i lettori occidentali, come funziona nel mercato italiano?

Roberto Megna

“In Italia siamo dei grandi produttori di fumetti, siamo dei grandissimi importatori di fumetti, quindi il pubblico è abituato benissimo. Per emergere in Italia non basta andare bene, ma devi fare il botto. Se noi riusciamo a sfondare la parete del botto, quindi sfondare quel tetto del suono, Ghost Gun potrebbe un domani avere una nuova serie. Per il momento non è previsto, per il momento non è nei nostri piani, stiamo già lavorando ad altro. Ci dispiace staccarci da Ghost Gun perché ci abbiamo lavorato letteralmente per degli anni.”

Carlo Cid Lauro

“Sono cinque anni che ci lavoriamo tranquillamente, però questo era il piano. C’è anche da dire una cosa sul mercato italiano che spesso viene trascurata. Proprio perché c’è questa grande offerta, è sempre meglio dare fiducia all’inizio quando presenti un progetto, che non arrivare sul non da lunga.”

Sintesi culturale

Un fumetto con un tratto molto cartoonistico, curvilineo e  lontano dalla realtà tende sempre a cercare quel discorso di estraniamento dal concreto, invece Ghost Gun, anche col suo umorismo, ha dei momenti in cui ci si illude che tutto questo possa accadere, entrando in sintonia con i personaggi.

Roberto Megna

“E’  tutta una questione di equilibrio, perché anche se si tratta di un umoristico, di un cartoon, i nostri primi fumetti sono molto più comici rispetto a Ghost Gun,  che contiene tanto umorismo ma di base è una storia d’avventura. Non è tanto la realisticità quanto la capacità di essere verosimile di una storia, perché tu vuoi raccontare quanto di più assurdo ti possa venire in mente ma se lo fai in maniera credibile, tu puoi raccontare qualsiasi cosa purché fai un patto con il lettore: io ti racconto qualcosa, te lo rendo plausibile, te lo rendo credibile, tu ti ci immergi dentro e ci credi. E’ un patto di rispetto reciproco, quindi raccontare una storia anche assurda, anche comica, anche una cosa fantascientifica, se c’è questo patto la storia sarà credibile, e  questo è ciò che rende anche una storia umoristica, comica, in cui un lettore riesce a immergersi.”

Carlo Cid Lauro

“Verissimo, concordo con tutto quello che ha detto Roberto, non saprei cos’altro aggiungere perché è proprio la base di come lui scrive le storie e poi io mi occupo del disegnetto.”

Lavoro di squadra

Ghostgun
Ghostgun – © saldaPress

Definire ‘disegnetti’ il lavoro di Lauro su Ghost Gun è un’ingiustizia. L’apparente semplicità del tratto di questa tipologia di fumetti porta a credere che sia una lavoro semplice, mentre quanto fatto da Lauro è un esercizio di equilibrio tra l’esplosività tipica del manga, con le sue anatomie esagerate e movimenti di camera iperdinamici, e il rispetto di una tradizione fumettistica nostrana. Un risultato che non è certo facile da raggiungere, ma che per il dinamico duo di Ghost Gun sembra essere simbolo di una perfetta sintonia artistica.

Carlo Cid Lauro

“Semplicemente lavorando insieme. Abbiamo la fortuna di lavorare da oltre dieci anni nel mondo del fumetto da dieci anni in coppia, quindi ci siamo sempre ritrovati, ci sproniamo a vicenda e ci aiutiamo. Devo molto a Roberto, visto dove sono arrivato, perché le prime bozze dai disegni Disney alle bozze preparatorie di Ghost Gun era sempre lui che diceva “ok puoi dare di meglio, puoi spingerti ancora di più”. Ed effettivamente pure stesso noto dal primo volume al terzo volume una netta distinzione sia di fluidità dei corpi che di telecamere. E’ stato davvero difficile però grazie a Roberto siamo riusciti ad arrivare a un punto in cui soddisfaceva entrambi e mi ha aiutato tantissimo nella crescita personale e artistica.”

Roberto Megna

“Ci tengo ad aggiungere che è una cosa assolutamente reciproca questa perché con Carlo fin dal principio avendo anche una confidenza e un rapporto di amicizia ci sproniamo entrambi a migliorare, ci correggiamo, ci confrontiamo su qualsiasi cosa, facciamo costanti controlli incrociati sia sulle storie che scrivo che sui disegni che fa, quindi è un processo di crescita che abbiamo intrapreso insieme ed è totalmente paritario. Non ci facciamo scoprire a dirci no un po’ fa schifo, riprovaci o a prenderci a schiaffi, cose del genere.”

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva