Il più rock dei (non) supereroi ha finalmente il suo alter ego cinematografico perfetto. Sì, qualche settimana fa Jason Momoa ha confessato sui social di essere diventato Lobo nel nuovo universo cinematografico della DC guidato da James Gunn. Una notizia che era nell’aria da anni.
Perché? Beh, guardatelo: perché Momoa è praticamente nato per la parte di Lobo, un antieroe non molto conosciuto dal grande pubblico. Personaggio che dovrebbe debuttare all’interno del film Supergirl: Woman of Tomorrow previsto per l’estate del 2026, al fianco di Milly Alcock. Scherzi del destino Dothraki, verrebbe da dire.
Ma chi è questo piccolo gioiello rimasto impolverato troppo a lungo nel vasto panorama della Casa dei Pensieri Intrusivi?
Il Boy prima di The Boys

Lobo è il cacciatore di taglie più temuto e dissacrante della DC Comics, e incarna perfettamente il tema dell’antieroe, con la sua brutalità e il rifiuto delle convenzioni morali che ne fanno un personaggio unico nel suo genere.
Conosciuto anche come “Bo, l’Uomo” o “Mr. Machete”, Lobo è, letteralmente, il sicario della regalità e flagello del cosmo per la sua natura brutale e per il suo curriculum da spietato cacciatore intergalattico. Proveniente dal pianeta Czarnia, la sua storia editoriale e narrativa è un concentrato di esagerazioni, parodia e violenza grottesca, che ha saputo conquistare un pubblico di nicchia diventando un cult.
Se questa descrizione vi ricorda, anche solo in parte, Deadpool e Venom, allora siete sulla giusta rotta. Perché, mentre il chiacchierone rosso e il simbionte imparano a incassare, al botteghino o su Rotten Tomatoes, James Gunn pesca Jason Momoa dal profondo liquame di Aquaman e gli affida il Santo Graal dei cinecomic moderni: l’antieroismo.
Ma volendo fare i conti con la storia, che nel caso dei fumetti non sempre è una grossa bugia per parafrasare Piero Pelù, Lobo, Venom e Deadpool condividono un calendario molto ravvicinato, con una sola piccola differenza: il cacciatore DC è nato prima degli altri due.
No, non storcete il naso, perché questa non è un’altra barzelletta.
Il Pianeta degli Scempi

Ma facciamo un passo indietro e invece di andare su nel cielo, sprofondiamo nelle viscere della terra, tra tutte le brutture più divertenti di sempre, perché sul pianeta di Czarnia, più che scimmie ci sono scempi.
Lobo fu creato nel 1983 da Keith Giffen e Roger Slifer, debuttando nella serie Omega Men, la stessa che qualche anno più tardi renderà Tom King uno dei nuovi dei della sceneggiatura contemporanea. Nato come parodia satirica dei supereroi, il personaggio si distinse fin da subito per il suo approccio dissacrante, incarnando l’archetipo dell’antieroe attraverso un’ironica esagerazione dei grandi classici.
Il personaggio riuscì a catturare l’attenzione del pubblico, superando le aspettative dei suoi stessi creatori. Con la chiusura di Omega Men nel 1988 – anno di nascita di Venom sulle indimenticate pagine di Amazing Spider-Man 298 – Lobo tornò nell’universo DC post-Crisis attraverso la saga della Justice League International (scritta sempre da Giffen). Il rinnovato e crescente successo del personaggio lo rese una presenza regolare nella serie L.E.G.I.O.N..
Ma la vera svolta arrivò nel 1990 – un anno prima di Deadpool e di New Mutants 98 – con la miniserie Lobo: The Last Czarnian (Lobo: L’ultimo czarniano), scritta sempre da Giffen, coadiuvato da Alan Grant, con i disegni di Simon Bisley. Quest’ultima, grazie al suo umorismo nero e al tratto sporco e grottesco di Bisley, divenne un successo strepitoso.
L’antieroe senza freni

E se il concetto di antieroe non è ancora stato sviscerato del tutto, vi basti pensare ad alcune delle migliori storie del personaggio. Per esempio, in una, Lobo viene ingaggiato dal Coniglietto Pasquale per eliminare Babbo Natale. In un’altra, dopo essere stato ucciso, Lobo devasta il Paradiso per tornare in vita.
Senza dimenticare l’arena dei gladiatori come satira ai giochi a premi televisivi e la parodia di Robocop, meglio nota come Lobo-Cop. Insomma, se in giro sentite dire: “morto o morto, tu verra con me”, il merito è della futura maschera sulle possenti spalle di Jason Momoa.
Queste storie, caratterizzate da un’esagerazione di violenza, azione e grottesco, consolidarono Lobo come un personaggio iconico per il suo stile dissacrante e parodistico. Inoltre, il suo antieroismo spinto, privo di qualsiasi moralità convenzionale, divenne il tratto distintivo che lo separò dalla massa, molto prima che le major affidassero a Deadpool il compito di salvare la compagnia.
La caduta dell’antieroe

Nel 1994, Lobo ottenne una serie regolare scritta da Alan Grant. Tuttavia, l’assenza di Giffen e un tratto grafico più cartoonesco, a cura di Val Semeiks, portarono a una progressiva perdita di pubblico. La serie chiuse nel 1999 dopo 64 numeri. Negli anni 2000, lo scrittore Peter David introdusse un giovane Lobo nella Young Justice grazie a un incantesimo, ma il personaggio ritornò presto alla sua versione adulta, perché quando nasci per distruggere non puoi vestirti da scolaro.
Il ritorno alle sanguinose origini del Czarniano funzionò, ma meno del previsto, conducendo l’antieroe nel vasto cassetto di personaggi DC destinati alla distruzione. Nel 2014, la DC ci riprovò, ridisegnando completamente il personaggio. Tuttavia, i fan e le vendite non accolsero al meglio il personaggio e la serie venne chiusa dopo soli tredici numeri, segno di un Paradiso Perduto che con Milton aveva poco da spartire.
Eppure il cuore delle storie di Lobo risiede da sempre nel suo umorismo nero e demenziale, accentuato da una violenza gratuita e grottesca che sovverte le aspettative del pubblico, rendendolo iconico. Un po’ come se “Sogno di una notte di mezza estate” venisse ambientato in un rigido inverno a Westeros. Questo approccio esagerato non solo intrattiene ma mette anche in discussione i confini tra eroe e criminale, riflettendo la sua natura anticonvenzionale.
La voce dello Czarniano

Le sue espressioni, come “Frag”, “Feetal’s Gizz” e “Bastich”, sono satire delle ridondanti imprecazioni nei fumetti supereroistici, onomatopee delle stesse onomatopee. In italiano, queste sono state adattate con termini come “Katz” e “Sfrakatzare” dalla Play Press, o “Skratz” e “Mapporkos’krugno” dalla Planeta DeAgostini.
Perché, come insegna l’antropologia, se la realtà può essere manipolata dal linguaggio, allora ogni espressione di Lobo identifica un periodo specifico nella storia dei fumetti. Dal primo grande esempio di antieroe, a tutte le sue imitazioni.
L’ultimo czarniano è molto più di un semplice personaggio dei fumetti: è una satira vivente dei cliché supereroistici e una celebrazione dell’esagerazione. Per questo è perfetto nelle mani di James Gunn, che sotto scroscianti critiche per i Guardiani della Galassia, non è morto, né è diventato un simbolo. Ha semplicemente posto un nuovo livello di comunicazione nel panorama dei cinecomic, elevando la satira a cinema supereroistico e l’ironia ad arma per giustificare e raccontare i personaggi.
Proprio come Giffen.
Proprio come Lobo.