Diamo il bentornato a Mark Millar (in realtà non se n’è mai andato, anzi è – come al solito – un autore prolifico in maniera quasi industriale), per parlare di King of Spies, la sua nuova opera fumettistica che si colloca esattamente a metà tra James Bond e John Wick.
Serve una premessa però. Mark Millar è un Re Mida dei fumetti, e non solo; quante volte lo abbiamo ripetuto? Non dovrebbe essere necessario ricordarlo, ma è piuttosto interessante analizzare il suo percorso recente. Perché da quando ha ceduto il suo universo narrativo, il Millarworld, al colosso dello streaming Netflix, il suo approccio creativo si è un pochino modificato. O forse sarebbe più corretto dire che si è accentuato. Di questo e del suo lavoro più recente vi racconteremo in questa recensione di King of Spies, edito da Panini Comics.
King Of Spies
Genere: comics americano
Pagine: 136 pagine
Editore: Panini Comics
Artisti: Matteo Scalera, Giovanna Niro
Mark Millar: the story so far
A Mark Millar dobbiamo alcune delle opere più significative (anche e soprattutto a livello commerciale) degli ultimi vent’anni di comics tra cui gli Ultimates, Kick-Ass, Marvel Civil War, Old Man Logan, Superman: Red Son e una miriade di altre opere originali, completamente creator-owned, che hanno fatto più volte il giro del mondo e a volte anche del botteghino o delle piattaforme streaming. Lo sceneggiatore britannico ha sempre dimostrato un particolare intuito nell’individuare idee e soggetti assolutamente accattivanti, capaci di catturare l’attenzione del grande pubblico, coniugandole con una capacità di scrittura che, seppur non priva di numerosi “trucchetti narrativi” (e lo diciamo con connotazione assolutamente positiva), si è sempre dimostrata efficace e difficile da ignorare per la critica.
E in effetti è impossibile ignorare le sue battute, i colpi di scena, il suo stile dannatamente cinematografico, che non a caso hanno portato alla trasposizione su schermo di così tanti suoi lavori. Lo stile è diventato peculiarità, che a sua volta è diventato marchio di fabbrica e in seguito anche target, o addirittura mission fondamentale.
Le produzioni di Millar sembrano sempre destinate a diventare un live action, e puntano a quello.
E infatti quando nel 2017 uscì la notizia della vendita del Millarworld a Netflix nessuno si stupì della cosa.
Questo avvenimento ha coinciso con una netta accelerazione delle produzioni di Mark Millar, portando a galla (qualora non fosse già abbastanza chiaro), il suo metodo: creare un soggetto eccezionalmente goloso (sia per il fumetto che, soprattutto, per lo schermo), ingaggiare una o più super star del disegno e creare un prodotto che diventi impossibile da ignorare, un magnete dalla potenza attrattiva infinita, che diventerà qualcosa di ancora più grande. Abbiamo così avuto per le mani opere assolutamente godibili e interessanti, come The Magic Order (di cui è appena uscito in Italia il secondo volume disegnato da Stuart Immonen e con la serie tv in produzione), oppure Prodigy, Sharkey The Bounty Hunter. Tutte prove assolutamente sopra la media delle produzioni contemporanee, ma che non hanno più brillato come i precedenti capolavori diventati iconici. Ma comunque tutti destinati a diventare un live action.
King Of Spies: 007 Vs John Wick
Arriviamo quindi alla recensione di King Of Spies, la nuova storia raccolta in un unico volume, con il ritorno di Mark Millar in coppia con Matteo Scalera, che è semplicemente uno dei disegnatori di comics più talentuosi al mondo, punto. Come vi dicevamo nella premessa, King Of Spies è l’esatto punto di incontro tra 007, e quindi il personaggio archetipico di James Bond, l’agente al servizio della Corona, sempre circondato da donne bellissime, sempre in mezzo ai guai e sempre “protetto” da una moltitudine di aggeggi segreti ultra tecnologici, e la furia vendicativa grezza e brutale di John Wick, interpretato da Keanu Reeves.
E ritorniamo al punto chiave della produzione di Millar: cosa ci può essere di più efficace in termini di comunicazione e marketing di un’opera che si descrive come il crossover tra James Bond e John Wick? Se poi viene chiesto a Scalera di creare un character design che ricordi (neanche vagamente) il caro vecchio Pierce Brosnan il gioco è fatto.
La trama: Roland King al servizio della Corona
Roland King ha passato tutta la sua vita in qualità di super spia al servizio della Corona: ha rovesciato governi, assassinato dittatori, impedito o creato rivoluzioni, combattuto contro i mercenari più letali. Ma ormai è in pensione, mentre cerca di tenere assieme i pezzi di una vita che ha un pochino trascurato. Fino alla sentenza: gli viene diagnosticato un tumore particolarmente aggressivo. Sei mesi di vita.
Quando si raggiungono una certa età e certi traguardi è inevitabile guardarsi indietro e fare un bilancio, se poi rimane così poco tempo la situazione è anche peggiore. Roland King ha veramente fatto del bene? E a favore di chi? Ricchi e potenti, politici corrotti, magnati dell’economia, ovvero – spesso – demoni peggiori di quelli che ha combattuto.
E quindi cosa fare negli ultimi mesi di vita? Naturalmente cercare di porre rimedio agli errori e spargere ancora tantissimo sangue, secondo un personale senso di giustizia. Roland King diventa Punisher, imbraccia armi e strategie e comincia a far fuori sistematicamente tutti quelli che a suo modo di vedere sono i vertici del male: politici, funzionari religiosi, produttori televisivi.
Ed ecco che Roland King diventa il bersaglio di una caccia all’uomo, contro il tempo, che coinvolgerà addirittura il sangue del suo sangue.
Mark Millar Reborn
In questo caso il soggetto di Mark Millar non è particolarmente accattivante o originale, questo va sottolineato, ma nella sua semplicità risulta di una efficacia davvero disarmante. E nelle poche pagine di questo volume autoconclusivo (136, compresa cover gallery) Millar inverte i fattori dell’equazione che nel recente periodo lo avevano contraddistinto, portando a casa un buonissimo risultato: soggetto meno originale, ma sceneggiatura impeccabile che racconta tutto quello che deve senza togliere ritmo alla narrazione, lasciandoci super combattimenti, action allo stato puro e la giusta caratterizzazione dei personaggi. Anche in questo caso trasposizione cinematografica a dir poco scontata, con cui ci permettiamo di sognare un fanta-casting con Gerald Butler o Hugh Jackman come protagonisti.
Ai disegni Matteo Scalera è un’esplosione continua di meraviglie. Riesce a coniugare una personalità pazzesca nel character design, coadiuvata da una dinamicità davvero unica. Ogni tavola, specie quelle più action, sono puro condensato di arte sequenziale alla massima potenza. Scalera non sbaglia un’inquadratura e non perde un dettaglio. Se non leggete i balloon fate scorrere lo sguardo sulle tavole: avrete la sensazione di essere di fronte a un film rapidissimo. Giovanna Niro ai colori, poi, esalta ancora di più le tavole con palette azzeccate e profondità, dimostrando grande adattabilità e un’ottima alchimia con il disegnatore di Parma.
King Of Spies: le conclusioni
Bisogna ammetterlo: la recensione di King Of Spies è assolutamente positiva. Si resta piacevolmente soddisfatti della resa di questo fumetto che ricalca con sapienza alcuni degli elementi fondanti di un genere, quello action, ben rappresentato proprio dal caro vecchio John Wick. È vero, la trama non sarà originalissima, gli snodi narrativi non saranno certo così imprevedibili, ma la scrittura è potente come i colpi che si scambiano i protagonisti, l’action è viva e frizzante, alcune scene esaltanti.
È scritto bene, scorre che è una meraviglia, portando in grembo anche il tema del proprio retaggio, del rapporto coi figli quando il lavoro diventa “unica ragione di vita” e dell’eterno dilemma sul cosa ci lasciamo alle spalle.
Non si può uscire che soddisfatti da questa lettura, che offre quello che ci si dovrebbe aspettare (e che prometteva!), rappresentando un break nella sensazione di “parzialmente incompiuto” che diverse opere recenti di Millar ci avevano restituito a fine lettura (pensiamo soprattutto a Sharkey Cacciatore di Taglie, con i disegni, magnifici, di Simone Bianchi).
Il tutto disegnato in maniera esplosiva, cosa che ci rende incredibilmente orgogliosi di avere talenti come Matteo Scalera e Giovanna Niro, che portano così in alto la bandiera degli artisti italiani nel mondo.
King Of Spies non è il fumetto che cambia il mondo, ma nella sua “semplicità” ed efficacia riesce a fare quello che in tanti oggi si scordano di fare, persi nei meandri del marketing e dei trend: sa divertire.
La recensione in breve
King Of Spies, il nuovo fumetto di Mark Millar coi disegni del bravissimo Matteo Scalera, ci riporta alla solidità ed efficacia dell'autore britannico. Anche se il soggetto, a metà tra 007 e John Wick, non brilla per grande originalità, la scrittura solida e rapida, unita ai disegni pazzeschi, ci da un risultato efficacissimo. Diverte, senza dimenticare temi più profondi.
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Voto ScreenWorld