Immaginate che il futuro della specie umana dipenda da ragazzini, cui viene strappata l’adolescenza per essere addestrati a essere i difensori della nostra specie. Immaginate ora che uno di essi, il più timido e reticente a questo ruolo, si riveli l’arma vincente di un conflitto galattico, a sua insaputa, divenendo l’eroe dell’umanità e lo sterminatore di una specie aliena. Come potrebbe mai crescere un individuo con queste premesse?

Un interrogativo che Orson Scott Card ha dipanato all’interno de Il Ciclo di Ender, un cult della narrativa sci-fi contemporanea. Come altri autori prima di lui, Heinlein in primis, Card ha identificato nelle spietate logiche della guerra l’elemento scatenante di una vicenda umana che si intreccia a questi morali e socio-culturali, sulla scia di un periodo storico particolarmente intenso.

La guerra non cambia mai

La locandina di Ender's Game
La locandina di Ender’s Game

In un periodo in cui l’ombra della guerra era sempre presente come durante la Guerra Fredda, era inevitabile che un genere come la sci-fi non vedesse in questa opprimente sensazione un elemento narrativo potente. Fanteria dello Spazio di Helein resta forse uno dei migliori esempi, capace di piegare la mentalità di uno stato di guerra perenne al ritratto delle conseguenze su una società, militarizzata e animata da questo spirito bellico.

Se l’epopea del soldato Rico lascia spazio a un racconto dai toni classici, con un’apertura a una dimensione avventurosa in alcuni passaggi, la vita di Ander Wiggins prende una connotazione più definita, indagatrice nella sua essenza. La guerra vissuta non sul fronte, ma nelle sue estreme conseguenze, nel modo in cui corrompe la società instaurando una mentalità fondata sull’estote parati, a prescindere dal prezzo.

Non è un caso che prima di scrivere il primo capitolo della sua saga, Il gioco di Ender (Ender’s Game, 1985), Card avesse avvicinato questa ambientazione con un racconto che affrontasse momenti diversi della vita di Andrew e di altre figure chiave della saga. Idealmente una road to per quello che sarebbe divenuto il secondo capitolo dell’epopea di Ender, Il Riscatto di Ender (Speaker of the Dead, 1986). Fortunatamente dopo il racconto datato 1977, Card decise di approfondire il momento in cui Andrew Wiggins divenne Ender, dando alla saga un punto di partenza di grande impatto.

Lottare per il futuro

Il primo impatto con Ender è sconvolgente: un bambino addestrato a diventare un condottiero. Anzi, uno dei condottieri, rinchiuso in una scuola che insegna, tramite rivalità sanguinose e incitando a scontri continui, come eccellere nell’antica arte della guerra. Risse negli spogliatoi si alternano a battaglie simulate, in un una spirale di violenza che vede i ragazzini protagonisti perdere progressivamente la propria umanità.

Corrotti da una logica bellica inesorabile, costretti ad affrontare la perdita di amici che vengono sacrificati in nome di un perenne addestramento, i protagonisti de Il Gioco di Ender sono una trasfigurazione dei soldati bambini visti in scenari di guerra reali, ma non utilizzati come carne da cannone bensì come motori essenziali della macchina della guerra.

L’idea stessa di contrappore l’età dell’innocenza a una dinamica sociale violenta e disumanizzante spiazza il lettore. Al punto che la crescita di Ender diventa un lungo addestramento militare in cui viene sacrificata la sua umanità, rendendo il personaggio, preso all’interno di questo primo capitolo della saga, come una figura tutt’altro che positiva.

Amorale o critico?

Una scena del film Ender's Game
Una scena del film Ender’s Game

Per quanto permei il messaggio di Card, ovvero come l’individuo sia plasmato dall’ambiente che lo circonda, non passa inosservato come l’atteggiamento violento di Andrew, per quanto animato da stimoli specifici, sia una sorta di delegittimazione morale.

Emblematico il saggio Creating the innocent killer, dove lo scrittore John Kessel accusava di Card di aver attuato una manipolazione dei lettori. Tramite le azioni dei personaggi corollari, le scelte di Ender paiono esser giustificati in un’ottica di mera sopravvivenza, portando a simpatizzare con il ragazzo, anche nel momento in cui diventa un genocida, sterminando, seppur inconsciamente, gli Scorpioni.

Accuse che sembrano poco oculate, considerato come questa caratterizzazione del protagonista diventi centrale negli eventi finali del primo capitolo della saga, dando vita agli eventi de Il riscatto di Ender. Il titolo originale dell’opera, Speaker of the dead, è più indicativo di questo aspetto, considerato come dopo la vittoria sugli alieni, Ender diventi il custode dell’ultima sopravvissuta di quella specie, una regina in grado di ricreare questa razza.

Nella sua interezza, infatti, la saga di Ender trascende il concetto di guerra con il diverso, con l’alieno, per consolidare una narrativa che enfatizza la memoria, il non dimenticare quanto gli errori del passato possano pericolosamente ripresentarsi nel presente. Dietro il racconto sci-fi, l’epopea di Ender affronta infatti temi sociali e politici di grande contemporaneità, analizzandoli e dando una visione spesso aspra e cinica.

Coscienza collettiva

C’è un dubbio che segue Il gioco di Ender: a chi è rivolto? La presenza di protagonisti adolescenti rischia di indurre i lettori a considerarlo un romanzo young adult, ma la forte connotazione critica di Card richiede una certa maturità. La complessità di questa opera, infatti, è pienamente esperibile se supportata da una padronanza di alcuni aspetti sociali, che difficilmente sono nel bagaglio culturale di un adolescente. Soprattutto, considerando la presenza di racconti e romanzi corollari, che danno sempre più forma a questo complesso meccanismo socio-politico.

Se Il gioco di Ender si può considerare un’apertura verso un percorso di lettura pensato per formare, tramite l’allegoria fantascientifica, una coscienza critica, la saga presa nella sua completezza conferma questo aspetto sociale, offrendo ai lettori un’opera che pur non potendo rivaleggiare per complessità con space opera come il Ciclo della Fondazione o Dune, non manca di presentarsi come una saga di grande valore.

In Italia, la saga di Ender ha tardato a trovare uno spazio dignitoso negli scaffali delle librerie, coperto da una datata pubblicazione sotto Editrice Nord, nella sua serie Cosmo. Una mancanza che è stata colmata recentemente dall’edizione di Mondadori, che all’interno della collana Oscar Fantastica ha già pubblicato i primi due capitoli, Il gioco di Ender e Il riscatto di Ender, proseguendo nel suo impegno di recupero di classici della sci-fi letteraria, da affiancare a nuove proposte, come Murderbot.

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva