Il comico dagli occhi tristi. L’uomo passato alla storia come “faccia di pietra” per quell’indimenticabile espressione impassibile con cui incassava ogni dolore, ogni caduta e ogni tragedia sul grande schermo. Così viene ricordato il grande Buster Keaton. Nato lo stesso anno del cinema: in quel 1895 in cui i suoi vagiti si mischiavano al fischio del treno ripreso dai fratelli Lumiere. Un volto-maschera che ti guarda dritto in faccia anche nella copertina di Buster, la nuova fatica fumettistica di Andrea Fontana (alla sceneggiatura) e Ilaria Palleschi (ai disegni), edita da Tunuè.

Un cover dipinta solo di grigio e di rosa, colori che si alternano anche all’interno di un fumetto agrodolce, capace di cogliere molto bene la vita contradditoria di un genio tormentato. Perché l’esistenza di Buster Keaton è stato leggiadra come una piuma (sullo schermo) e pesante come macigno (fuori dallo schermo), quando l’arrivo del sonoro sconvolse la sua carriera. Se abbiamo parlato di fatica, è perché immaginiamo quanto sia stato difficile disegnare e scrivere un personaggio così complesso. Un impegno che Fontana e Palleschi hanno gestito imparando la lezione di Keaton: mascherando la fatica con tanta leggerezza.

Puro gesto

Buster fumetto
Una doppia splash di Buster – Tunuè Edizioni

Per parlare bene di Buster, dobbiamo partire dal tratto morbido di Ilaria Palleschi. Perché lo stile grafico dell’autrice ha un’impronta così marcata da guidare tutto il fumetto. Palleschi ci regala un Buster Keaton dai tratti sempre fanciulleschi: occhi grandi, volto pulito, capelli sinuosi. Quasi un bambolotto cartoonesco che si muove innocente tra le pagine di un fumetto in cui il nostro Buster si dimostra fedele al cinema muto. Perché non parla quasi mai. Si confessa con noi fuori campo, ma in scena è il suo corpo a parlare.

Un corpo da burattino mosso sempre da qualcun altro: mogli, agenti lungimiranti oppure semplicemente l’amore. Una scelta raffinata e vincente, che rende onore (e omaggia) un grande artista che ha sempre incarnato il senso più primitivo del cinema, diventando puro gesto, pura immagine che racconta senza bisogno di parole.

Interessante anche il modo in cui i disegni sfidano la gabbia classica. Se le sequenze più “narrative” rimangono ingabbiate dentro schemi rigidi, i voli pindarici di Buster Keaton esplodono dentro tavole creative e piene di idee originali (nella composizione soprattutto), che giocano col corpo di Buster come ha fatto il cinema stesso, utilizzandolo quasi come fantoccio.

Buster entra ed esce da vignette esplose, prive di contorni, diventando fluide come pellicole srotolate davanti ai nostri occhi. Solo che questa volta non ridiamo di lui, ma ridiamo e piangiamo con lui. Merito dell’ottima scrittura di Fontana, che alterna momenti più storici (e in parte didascalici) a confessioni più intime, capaci di farci entrare in empatia con la strana parabola di Buster Keaton. Un artista nato sul palco, esposto fin da bambino, che ha conosciuto il lato più oscuro delle luci della ribalta.

Cadere bene

Il fumetto Buster
Una vignetta di Buster – Tunuè Edizioni

Lo ammettiamo. Forse ci saremmo aspettati più tavole senza dialoghi in un fumetto dedicato a un genio del cinema muto. Se alcune parti di (inevitabile) ricostruzione storica sono leggermente verbose (e approfondite da interessanti note alla fine del libro), le confessioni di Buster sono senza dubbio la parte migliore del fumetto. Sono quelle in cui il trucco di una grande carriera viene svelato.

Sono quelle in cui gli occhi grandi di Buster ci guardano dritto in faccia, visto che vogliono parlare proprio a noi. Perché attraverso il cinema, Keaton ha capito prima di tutti gli altri cosa ci piace davvero: sentirci rassicurati da chi sembra stare peggio di noi. E lui, con le sue cadute e le sue sventure ha sempre fatto sentire il pubblico migliore di lui. Un perdente che fa sentire vincente la platea.

Un abile inganno su cui Keaton ha costruito una carriera piena di sorrisi e lividi. Una montagna russa che Buster non solo racconta bene col giusto tatto, ma disegna bene. Come? Dando davvero forma a un’anima in pena che sognava anche nella sofferenza. Perché, alla fine, la cosa più bella di questo libro è rendersi conto di quanto Buster Keaton cada e si rialzi a meraviglia anche dentro un fumetto. La faccia di pietra funziona ovunque. E, forse, funzionerà per sempre.

La recensione in breve

8.0 Delicato

Dipinto solo di grigio e rosa, Buster racconta la vita di Keaton come una fiaba agrodolce, calandoci nelle contraddizioni di un grande attore e del suo pubblico.

  • Voto ScreenWorld 8.0
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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.