Nel vasto universo dell’animazione giapponese, pochi temi risuonano con la stessa intensità emotiva e profondità filosofica del rapporto tra l’uomo e la natura. Un legame che si intreccia con il mito nipponico (e non), la spiritualità, il progresso e la perdita. Taluni anime, difatti, non si sono limitati a rappresentare ambientazioni bucoliche o paesaggi incantati al fine di celebrare la Natura. Alcune serie e film hanno fatto della Terra un personaggio vivo dotato di voce, memoria e volontà proprie.

Nei racconti più significativi, la natura non è semplice sfondo, ma protagonista silenziosa e – talvolta – vendicativa: una constatazione che ci invita a rallentare, osservare, comprendere. In un’epoca come la nostra, dominata da urgenze climatiche e crisi ecologiche, questi racconti animati si rivelano quasi profetici. Eccovi, dunque, un viaggio nostalgico attraverso alcune delle opere più struggenti e significative dell’animazione nipponica che celebrano — e rimpiangono — il nostro pianeta.

Mushishi

Mushishi

Con Mushishi (2005) entriamo in una dimensione rarefatta e contemplativa. La serie, tratta dal manga di Yuki Urushibara, segue il misterioso Ginko, esperto di mushi — entità quasi primordiali, forme di vita sottili e misteriose che vivono ai margini della percezione umana. Neutri, a volte benefici, a volte pericolosi, i mushi rappresentano la natura nella sua essenza più enigmatica e ineffabile.

Mushishi è una serie fatta di silenzi, pause, respiri. Ogni episodio è una piccola parabola sospesa tra mito e scienza, dove l’essere umano è solo un frammento nel grande ciclo della vita. L’animazione sobria e le musiche eteree costruiscono un mondo visivo e sonoro che sembra sfumare tra le dita, come nebbia su una risaia al mattino.

Non c’è un grande conflitto tra parti, nessuna morale imposta: solo storie di uomini e animali, incontri e distacchi. L’anime riflette lo spirito zen del “mono no aware”, quella dolce malinconia per l’effimero, per la bellezza che scivola via. E Ginko, il protagonista, è il ponte tra i due mondi, quello terreno e l’aldilà che si fa Natura: ascolta, osserva, talvolta aiuta. Un’opera che educa all’umiltà, alla meraviglia silenziosa della vita.

Children of the Sea

Children of the sea
Children of the sea © IGN

Diretto da Ayumu Watanabe e realizzato dal visionario Studio 4°C, il film adatta l’omonimo manga di Daisuke Igarashi. Il racconto ruota attorno alla storia di Ruka, adolescente inquieta che, durante un’estate solitaria, si imbatte in due enigmatici fratelli, Umi e Sora, legati al mare da un legame misterioso.

In Children of the Sea il mare rappresenta un confine tra noto e ignoto. Il mare, elemento cardine dell’immaginario nipponico, avvolge l’intera narrazione e l’avventura dei giovani protagonisti si trasforma in un viaggio profondo e visivamente magnetico. Per realizzare l’opera il regista ha pensato bene di dividerla in due sezioni ben distinte. Così, mentre la prima parte risulta ancorata a una dimensione più concreta, in cui vengono introdotti i personaggi e i primi misteri, nella seconda domina una visione onirica, atta ad immergere lo spettatore nel simbolismo nascosto del film.

Tecnicamente impeccabile ed evocativo, il film fonde disegno a mano e grafica digitale, forte di un design dei personaggi armonioso e un contrasto di luci e colori davvero magistrale. Un’esperienza più che un film, Chilndren of the sea spinge lo spettatore a straniarsi, fondendo la propria anima con quella dell’oceano.

Nausicaä della Valle del Vento

Nausicaa della valle del vento
Nausicaa della valle del vento © JustWatch

In un mondo post-apocalittico, mille anni dopo un conflitto nucleare che ha decimato l’umanità, la Terra è ferita, ostile e coperta da una giungla tossica abitata da insetti colossali. Eppure, nel cuore di questo paesaggio devastato, troviamo Nausicaä, giovane principessa della Valle del Vento, che porta in sé il seme della speranza e della riconciliazione con la Natura.

La sua arma è la gentilezza, il suo potere è l’ascolto. L’ambiente che la circonda, disegnato con tonalità sature, ha un peso alla vista: simbolo di un mondo ormai avvelenato, spezzato, sfiorito. Ogni pianta, ogni soffio di vento, ogni insetto ronzante è parte di un delicato equilibrio infranto dall’avidità umana.

Nausicaä della Valle del Vento (1984), capolavoro di Hayao Miyazaki, è un’opera attuale e mitologica al tempo stesso, un grido (come quello dei Ohmu) che fa rabbrividire. Il capolavoro del regista veicola un messaggio chiaro: la natura è al collasso, ma non è nostra nemica. Tutto ciò che dobbiamo fare è riconciliarci a lei, rispettarla. Proprio come fa la principessa della Valle del Vento.

Principessa Mononoke

Principessa Mononoke
Principessa Mononoke © MyMovies

Principessa Mononoke (1997) è un’epopea ambientata nel Giappone dell’epoca Muromachi: qui, il giovane Ashitaka, esiliato dal suo villaggio a causa di una maledizione, si trova coinvolto nel conflitto tra la Città del Ferro — simbolo dell’industrializzazione — e gli spiriti della foresta, divinità animali che proteggono un ecosistema ormai al collasso.

A differenza di Nausicaä, Miyazaki usa toni più maturi e cupi per affrontare il medesimo tema: la Natura e il rapporto con l’uomo. Qui le foreste brulicano di arcani poteri e disperazione, a dimostrazione che non esistono risposte semplici né ideali puri pronti a salvare l’umanità. La protagonista San, “principessa mononoke”, è sia voce della Terra, ma anche rabbia cieca nei confronti dei distruttori del suo mondo. E ad Ashitaka, sospeso tra i due mondi, non resta che tentare di mediare tra le parti.

Il film trasforma il conflitto ecologico in un poema sulla necessità di equilibrio tra uomo e Natura.

Weathering with You

Weathering with you
Weathering with you © Amazon prime video

Film del 2019 di Makoto Shinkai (Your Name), Weathering with You è una storia d’amore giovanile. Hodaka incontra Hina, una “sunshine girl” in grado di fermare i temporali. Ma dietro la magia si cela un segreto: ogni squarcio di sole ottenuto con il suo potere destabilizza l’equilibrio naturale. Difatti, altro protagonista del film è il cielo stesso

L’opera, pur restando nei canoni del romance adolescenziale, affronta con maturità il tema del cambiamento climatico. Ne delimita il prezzo da pagare, ma offre allo spettatore una scelta: non vi è una morale chiara, ma ci esorta a chiederci

fino a che punto siamo disposti a sacrificare l’equilibrio della Terra per un raggio di sole?

La Tartaruga Rossa

La Tartaruga Rossa
La Tartaruga Rossa ©MyMovies

Uscito nel 2016, La Tartaruga Rossa, firmato da Michael Dudok de Wit e co-prodotto dallo Studio Ghibli, è un film che abbandona il linguaggio verbale per immergersi in quello della contemplazione.

Un uomo naufrago approda su un’isola tropicale apparentemente deserta, ma incappa in una misteriosa tartaruga. Il legame che s’instaura tra i due darà inizio a un viaggio intimo e surreale. A parlare sono il vento, le onde, gli alberi: la protagonista è la Natura.

L’animazione è essenziale ed elegante, richiamando alle stampe giapponesi. Il racconto si svincola dalle logiche narrative consuete, in quanto non segue una trama lineare, ma si dispiega come un fiore attraverso vita, morte e rinascita. Un’esperienza poetica che spinge lo spettatore a contemplare l’ineffabilità delle cose, sia materiali che immateriali: una stretta al cuore che non deve proferir parola.

Il pianeta brucia, lo spettatore contempla

Tali storie, così diverse nello stile e nella narrazione, condividono una verità profonda: la Terra è viva. E noi, spesso, ce ne dimentichiamo. In un’epoca che ama prendere e consumare, l’animazione giapponese è in grado di offrire un singolo momento di pace: ci invita a rallentare, a toccare l’erba, a contemplare le nuvole, ad ascoltare il canto invisibile dei mushi.

Non si tratta solo di tenerci alla Natura, ma anche di diffondere l’importanza della spiritualità, della poesia, di un’etica che vede l’uomo come parte di un tutto, non come padrone. Anime che celebrano il Pianeta Terra? Sì. Ma anche anime che ci ricordano chi siamo e chi potremmo ancora essere, se solo tornassimo a guardare il mondo con occhi colmi di meraviglia.

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Napoletana, classe '92, si definisce "nerd da sempre, da prima che fosse socialmente accettato". Dopo il diploma al Liceo Classico, una breve ma significativa tappa all'Accademia di Belle Arti le ha aperto gli occhi sul suo futuro: letteratura, arte e manga, compagni di una vita ed elementi salvifici. Iscritta a Lettere Moderne, studia e lavora per poi approdare su cpop.it e scoprire il dietro-le-quinte del mondo dell'editoria. Nel 2025 si unisce al team di ScreenWorld in qualità di coordinatrice del reparto Anime e Manga: la chiusura di un cerchio, il coronamento di un sogno.