“In una commedia romantica contano solo due cose: il divertimento e la chimica di coppia”. Parola di Glen Powell. Sorriso sornione, faccia da schiaffi e consapevolezza da star navigata. Visto che spesso una buona dose di quella “chimica” in scena la porta lui con quel mix perfetto tra divismo hollywoodiano e faccia da bravo (o cattivo) ragazzo americano della porta accanto. Forse è questo strano cortocircuito ad aver reso Glen Powell una delle star più in ascesa degli ultimi anni. Un’ascesa che non vuole proprio saperne di fermarsi. Soprattutto dopo che ci si rialza da un paio di delusioni pesanti.
Perché quando perdi il provino per ruoli come Capitan America e Han Solo, forse, quel sorriso sornione si appanna un po’. Adesso, invece, per il buon Glen sta brillando tutto. Tanto da portare la rivista Rolling Stone a definirlo “il nuovo Cary Grant”. Parole forti per un attore considerato bello, bravo, versatile, ironico e intelligente dalla maggior parte del pianeta. E così, in occasione dell’uscita del bellissimo Hit Man (il 27 giugno al cinema), brillante commedia romantica di Richard Linklater in cui divertimento e chimica abbondano, ora vi raccontiamo chi è e come è entrato nella galassia Hollywood.
Gavetta da american boy
No. Più americano di così non si può. Glen Powell nasce nel 1988 nel petto degli States. Ad Austin, nel Texas. Secondo di tre figli, segue il tipico percorso del bravo ragazzo: diploma, laurea in nuovi media e poi tanto teatro per dare libero sfogo alla sua grande passione: la recitazione. Seconda solo a quella per gli sport estremi e per Tom Hanks, suo idolo fin da ragazzino. Ma lo sport, si sa, insegna anche l’ambizione, e Glen vuole giocare al tavolo dei grandi. Così si trasferisce a Los Angeles per lanciare la sua sfida a Hollywood. Certo, l’esordio era già avvenuto da 13enne occhialuto nella commedia per famiglie Spy Kids: Missione 3-D, ma la precocità non gli risparmia tanta, sudata gavetta.
Nei primi anni Duemila inizia a farsi le ossa facendo la comparsa in varie serie tv (tra cui Senza traccia e CSI:Miami) per poi flirtare col cinema indie grazie a Fast Food Nation (2006). L’anno dopo viene diretto da Denzel Washington nel dimenticabile The Great Debaters per poi diventare il classico attore “dov’è che l’ho già visto?”. Ovvero quello dei piccoli ruoli in grandi film. Un esempio? Ora vi sblocchiamo un ricordo: è lui il malcapitato broker minacciato da Bane ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno nella scena dell’assedio alla Borsa di Gotham. Una scena in cui Glen le prende talmente forte dal forzuto villain da costringere Nolan a interrompere le riprese per un sospetto trauma cranico. Farsi le ossa, certo. E anche rompersele, se serve. La dura legge di Hollywood.
Tra indie e mainstream
Il primo gradino verso la gloria il buon Glen lo calpesta nel 2014, quando entra nell’affollato cast de I mercenari 3. In quel raduno di vecchie glorie del cinema action dal retrogusto anni Ottanta, il volto fresco del nostro è un perfetto ponte tra la tradizione e il nuovo. È un ruolo in cui si fa notare proprio per quella faccia da tipico ragazzone americano, familiare come quelli iconici del passato e ironico come quelli dei nuovi sex symbol che sanno prendersi in giro. Scuola Chris Hemsworth, insomma. Dopo questo exploit alla corte di Sylvester Stallone, Glenn inizia a muoversi come si deve, sospeso tra cinema indie e cinema mainstream. Due esempi?
Entra nel cast del sottovalutato Tutti vogliono qualcosa (sequel spirituale de La vita è un sogno), commedia malinconica ai tempi del college diretta con la solita maestria da Richard Linklater. È un incontro fondamentale per Glen, che scopre un cinema nuovo, più naturale, autentico e sentito. Un cinema che lo affascina. Nello stesso anno gira anche Il diritto di contare, primo film a cui prende parte candidato al Premio Oscar. Peccato che lui detesti la sua performance in quel film dal valore sociale così importante. Racconta di essere persino uscito dalla sala per vomitare durante il test screen per quanto si sentisse inadeguato e fuori posto. Lo sarà anche per il Millennium Falcon, quando (come detto) perde il provino per lo spin-off starwarsiano Solo. Quella sarà la penultima caduta prima di prendere il volo. Letteralmente il volo.
Top Glen
L’ultimo tonfo arriva nel 2019. Powell partecipa ai provini di Top Gun Marverick. Il ruolo è quello del figlio di Goose, lo storico amico di Maverick morto nel primo film cult del 1986. La parte, però, va a Miles Teller. Poi succede una cosa incredibile. Il telefono di Glen squilla. Dall’altra parte c’è la voce di Tom Cruise. Una star di quel calibro non si prende certo la briga di chiamarti e scusarsi per un provino andato male. E infatti non è così, perché il provino è andato bene. Tanto bene da aver impressionato Cruise e spingerlo a creare un nuovo personaggio ad hoc per Powell. Questa è la strana genesi di Hangman, l’antagonista sbruffone e pieno di sé che si oppone al figlio di Goose nel film che ha messo tutti d’accordo nel 2022. Cosa sempre più rara di questi tempi. Mette d’accordo anche Glen, che buca lo schermo con un fascino e un carisma da star consumata, senza farsi eclissare da gente come Tom Cruise. Non proprio l’ultimo arrivato. È il decollo definitivo. Top Gun Maverick lo lancia nel firmamento di Hollywood e da allora Powell non ha alcuna intenzione di scendere.
Ce ne siamo accorti con il fenomeno Tutti tranne te dove, tra canzoni di vent’anni fa tornate di moda (qualcuno ha detto Unwritten?) e ammiccamenti, lui e Sydney Sweeney hanno flirtato anche fuori dal set. Lo hanno fatto per il bene del film, creando chiacchiericcio e gossip solo per vendere più biglietti. Ci sono riusciti alla grande, visto che il film è diventato un tormentone sui social. Da allora il sorriso smagliante di Glen non ha mai abbondonato gli schermi (grandi, piccoli, orizzontali o verticali che siano), perché il 2024 sarà ancora il suo anno. A luglio diventerà un cowboy 2.0 in Twisters, dove promette di domare uragani con tanto di cappello da Far West. Roba da rendere fiero il tutto il Texas. E il 27 giugno riabbraccerà Linklater nello splendido Hit Man, che ha co-prodotto e co-sceneggiato. Un commedia capace di essere tante cose: appassionante come un thriller, divertente come un blockbuster e con tanti livelli di lettura come solo il cinema d’autore sa essere. Un film dove il suo sex appeal fa a gara di illegalità con quello di Adria Arjona, creando una coppia dal magnetismo raro. Tutto raccontato da un gioco delle parti dove Powell gioca con la sua bellezza con tanta autoironia. Ovvero il superpotere che rende grandi davvero. Alla faccia di Capitan America.
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