Tra i maggiori talenti emergenti dietro la macchina da presa dagli anni ’90 in poi, il regista e sceneggiatore australiano Baz Luhrmann ha saputo creare attorno a sé un’aura rispettabilissima e riconoscibilissima, tanto che alcuni dei suoi lungometraggi sono assurti con il tempo a veri e propri capolavori di genere o cult generazionali. A dirla tutta, il cinema di Luhrmann ha sempre convinto maggiormente il pubblico che non la critica di settore proprio a causa o grazie al suo stile visivo praticamente inconfondibile.
Luhrmann ha iniziato la sua carriera come attore cinematografico in piccoli ruoli in film australiani di poco successo, ma poi il suo interesse si è spostato verso la regia di opere teatrali. Proprio da questa esperienza è nata la sua passione verso il palcoscenico, le scenografie e i costumi rutilanti, l’importanza della musica (spesso elemento narrativo fondamentale sia nei suoi allestimenti che nelle opere cinematografiche da lui firmate), tutti dettagli che hanno reso i suoi film, a partire dal suo esordio dietro la macchina da presa nel 1992, fortemente riconoscibili e fidelizzabili al grande pubblico.
In occasione dell’uscita in sala di Elvis, ultima sua fatica cinematografica, ripercorriamo la carriera del regista ripercorrendo tutti i film di Baz Luhrmann dal peggiore al migliore, cercando in questo modo di delineare il suo stile inconfondibile e la sua poetica dietro la macchina da presa.
6. Australia (2008)
Il più grande tonfo di critica e pubblico della carriera di Baz Luhrmann, e anche il suo lungometraggio più personale. Australia ha debuttato nel 2008 in tutto il mondo accolto però da feroci critiche da parte dalla stampa internazionale, tacciato di essere “decisamente troppo lungo e troppo melodrammatico”. La storia, totalmente originale, è ambientata in Australia ed è chiaramente ispirata al classico del cinema di tutti i tempi Via col vento di Victor Fleming in alcuni suoi elementi narrativi. Ma per il resto, il film con protagonisti la coppia Nicole Kidman- Hugh Jackman (lo sapevate che per il ruolo maschile Luhrmann aveva provinato Russell Crowe e Heath Ledger?) sembra non aver lasciato traccia nell’immaginario collettivo attuale.
Forse troppo ambizioso eppure poco riuscito nel saper mescolare (come solitamente sa fare l’autore australiano) stravaganze tecniche a classicismo nella narrazione, Australia si trova più dalle parti del cosiddetto “polpettone melodrammatico” che non nei guizzi audaci del Moulin Rouge della Parigi di fine Ottocento o delle feste magniloquenti di Jay Gatsby.
5. Ballroom – Gara di ballo (1992)
Il primo film dietro la macchina da presa per Baz Luhrmann è anche il suo film-manifesto, nel bene e nel male. Ballroom – Gara di ballo è la versione per il grande schermo di un allestimento teatrale totalmente originale che lo stesso cineasta australiano aveva realizzato nel 1987, qui corretta, ampliata e riveduta. Il film, presentato al 45° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, ottiene un ottimo riscontro di critica e pubblico, ricevendo moltissimi premi internazionali e scalando la classifica annuale del box-office australiano del 1992.
Un esordio cinematografico decisamente poco ricordato nella filmografia di Baz Luhrmann, forse ancora scevro delle ossessioni e dei cliché barocchi che hanno poi caratterizzato la fase “postmoderna” della sua carriera, eppure il gusto per la teatralità, l’incombenza narratologica della musica e delle splendide coreografie di ballo lo rendono il gioiellino nascosto della filmografia di Luhrmann.
4. Elvis (2022)
Presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes 2022 e in arrivo nelle sale italiane da mercoledì 22 giugno, Elvis è il primo film biografico diretto da Baz Luhrmann, che qui dirige un impressionante Austin Butler nei panni di Elvis Presley, il re indiscusso del Rock’n’Roll americano. Non era facile raccontare con fedeltà e umanità una delle più grandi icone pop del Novecento, eppure l’autore australiano lo fa mettendo in piedi un film-monstre di quasi tre ore di durata che non lesina di certo dall’abbandonare i cliché tipici del suo linguaggio registico: dal montaggio frenetico e schizofrenico, al barocchismo di certe scelte estetiche e scenografiche fino alla musica invasiva ed onnipresente, qui a cavallo tra le performance canore curate dallo stesso Butler e cover di ieri e di oggi dei più grandi successi di Elvis Presley.
Molti a Cannes lo hanno detestato, quando invece è uno dei film più dannatamente coerenti con la poetica di Baz Luhrmann, che qui si cimenta per la prima volta nel biopic con un’opera cinematografica che sa mescolare audacia dietro la macchina da presa e classicismo del racconto. Un buon compromesso. Ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Elvis direttamente da Cannes.
3. Il grande Gatsby (2013)
Ancora un adattamento cinematografico per il regista australiano nel 2013, quando il cineasta ha aperto nuovamente il Festival di Cannes Fuori Concorso con il suo personalissimo Il grande Gatsby, di nuovo a fianco di Leonardo DiCaprio dopo l’exploit di qualche anno prima per Romeo + Giulietta. Lungometraggio decisamente più misurato rispetto ai suoi precedenti questo, impreziosito però da elementi riconoscibilissimi del repertorio cinematografico di Luhrmann, a partire dall’uso della musica, che mescola con energia e sapienza melodie tipiche degli anni ’20 (c’è ovviamente tanto jazz) a composizioni contemporanee che “remixano” vecchi successi musicali di quegli anni a nuove canzoni di zecca scritte appositamente questo quarto adattamento per film del romanzo omonimo di Francis Scott Fitzgerald.
La critica statunitense non glielo ha perdonato al regista, ma il pubblico lo ha premiato con l’incasso internazionale più alto per un film diretto da Luhrmann: ben 351 milioni di dollari al botteghino globale!
2. Romeo + Giulietta di William Shakespeare (1996)
Al suo secondo lungometraggio dietro la macchina da presa (Moulin Rouge è la sua terza fatica), Baz Luhrmann firma il decimo adattamento cinematografico dedicato alla tragedia Romeo e Giulietta, qui riadattato ad un’ambientazione praticamente postmoderna e assolutamente inedita per la celeberrima opera teatrale. Se Shakespeare aveva chiaramente ambientato la sua tragica storia d’amore nella Verona dell’Alto Medioevo, qui il regista australiano sposta tutta l’azione (fedelissima però alle parole del Bardo nei dialoghi tra i vari personaggi e nell’intreccio narrativo) nell’ipotetica e fantasiosa Verona Beach degli anni ’90, sobborgo di Los Angeles e teatro della rivalità tra le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti, a suon di pistole e non più di spade.
Un adattamento audace e assolutamente inedito per l’epoca della sua uscita, che nel 1996 rimarcava ancora una volta quanto il cinema di Baz Luhrmann fosse imbevuto delle passioni maggiori del suo cineasta: l’amore per il teatro e la sua messinscena e l’attualizzazione di essa in forme e linguaggi inediti per il mezzo cinematografico (basti pensare che negli anni ’80, Luhrmann aveva curato la regia teatrale della Bohéme di Giacomo Puccini ambientata però negli anni ’50 del Novecento). Con Leonardo DiCaprio e Claire Danes.
1. Moulin Rouge! (2001)
“L’intera premessa stilistica è stata quella di decodificare ciò che il Moulin Rouge era per il pubblico del 1899 ed esprimere lo stesso brivido ed eccitazione in un modo in cui i film contemporanei e i suoi i frequentatori possano relazionarsi”. Così Luhrmann introduce il suo film più importante nell’etichetta all’edizione in DVD uscita nel lontano 2003. Presentato al Festival di Cannes nel 2001 come film di apertura Fuori Concorso, Moulin Rouge è stato uno spartiacque clamoroso nel genere musical sul grande schermo. Da troppo tempo difatti, questo genere cinematografico squisitamente statunitense stava vivendo un periodo di grande buio e poca vena artistica; gli anni ’70 , ’80 e ’90 non avevano prodotto modelli cinematografici memorabili, eppure con solo un budget di 50 milioni di dollari, Luhrmann ha cambiato le carte in tavola con un musical unico nel suo genere, ancora oggi.
Chiaramente ispirato alle vicende de La Traviata di Giuseppe Verdi, Moulin Rouge unisce con rigore ed originalità inaudita una messa in scena tipicamente teatrale all’energia della musica moderna e contemporanea, tanto che oramai la colonna sonora del film (interpretata, tra gli altri, dagli splendidi Nicole Kidman e Ewan McGregor) è impreziosita da vere e proprie cover di hit pop e rock riadattate alla narrazione del film. Un escamotage che poi, nei film musicali successivi, ha fatto scuola più di una volta con risultati decisamente inferiori a Moulin Rouge!