Aiuto! Aiuto! Chiamate un esorcista! Ma no, non per due povere innocenti bambine un po’ imprudenti, bensì per David Gordon Green. Si, l’unico qui ad aver davvero bisogno di un esorcismo è questo film ed il suo regista che, dopo il flop dell’ultima pellicola dedicata alla nuova trilogia di Halloween, non riesce a riprendersi; anzi, fa peggio. Nel corso della recensione di L’Esorcista – Il Credente, cercheremo di spiegare perché questo film, primo di una nuova trilogia dedicata ai cinquant’anni dell’immortale cult di William Friedkin, in uscita dal 5 Ottobre con Universal Pictures, non abbia la fede sufficiente anche solo per avvicinarsi a essere un buon film. Non è una questione di paragoni: sarebbe impietoso anche solo pensare di farne per quanto poi, andrebbe detto, anche naturale. Il problema di questo film è che oltre a non avvicinarsi neanche lontanamente per forma, narrazione, chiavi di lettura e terrore, al suo originale, non riesce nemmeno a convincere come film horror – o presunto tale – in sé per sé.
A caratterizzare la pellicola è un andamento lento, fiacco, privo di antefatti, mitologia o anche solo un briciolo di pathos. Il peso di un’opera come quella originale del 1973 non era di certo da sottovalutare. Del resto, Green ci era già passato ma mentre con Halloween (2018) era riuscito a trovare la giusta chiave di lettura e approfondirla (per quanto poi senza riuscire a tenere le briglie della situazione fino alla fine), qui neanche ci prova davvero. Accenna, dà degli input che tali rimangono, manca di ambizione e coraggio. Si rincorre disperatamente il desiderio di voler dimostrare qualcosa, senza crederci davvero; il che è ironico se consideriamo che parte della pellicola, come del resto ci anticipa il titolo, è incentrata proprio su un uomo non credente che trova la sua fede – attenzione, non religione ma fede – e l’abbraccia, la comprende nel suo significato più profondo, pur di salvare sua figlia.
L’Esorcista – Il Credente
Genere: Horror
Durata: 111 minuti
Uscita: 5 Ottobre 2023 (Cinema)
Cast: Leslie Odom Jr., Ellen Burstyn, Ann Dowd, Jennifer Nettles, Norbert Leo Butz, Lidya Jewett, Olivia Marcum
Trama: attento a quello che desideri
C’erano una volta un padre, una figlia ed una madre morta. Dodici anni prima rispetto gli eventi narrati, Victor perde sua moglie ad Haiti, vittima di un terribile terremoto. I medici riescono però a salvare la bambina, Angela, che Victor ha cresciuto da solo con forza e coraggio, per quanto lo “spettro” della moglie e madre scomparsa aleggi su di loro. In modo particolare su Angela, grata al padre ma al tempo stesso desiderosa di parlare con la madre anche solo per un momento. Ossessionata dalla voce della donna, per poter provare a se stessa di non essere “pazza”, assieme alla migliore amica Katherine decide di mettere su un rito di invocazione. Una specie di seduta spiritica per entrare in contato con la madre. Katherine, essendo una ragazzina di fede, cresciuta in Chiesa e con due genitori molto devoti, a differenza di Victor, è la persona giusta per poter mettere in atto il piano.
Dopo aver inventato una scusa con entrambe le famiglie, le due ragazze si allontanano nel bosco dopo scuola, alla ricerca del posto perfetto per l’invocazione. Ma Angela e Katherine sembrano aver perso la cognizione del tempo a tal punto da sparire per ben tre giorni, terrorizzando l’intera cittadina, nonché i genitori, Victor e i coniugi Miranda e Tony.
Le ragazze vengono ritrovate a 50km di distanza rispetto al bosco dove erano precedentemente scomparse. Sono disorientate, non ricordano di essere state lontano così tanto. Presentano i piedi bruciati e delle strane ferite sul corpo, eppure sembrerebbero stare bene. Per quanto gli esami clinici diano per sane e salve Angela e Katherine, qualcosa in quel bosco deve essere successo. L’atteggiamento violento, sacrilego e le crisi delle ragazze, ne sono la prova. Qualcosa che, forse, la scienza non può spiegare e che sta per aprire una voragine, direttamente dalle fauci dell’inferno, su tutta la comunità.
Una questione di fede, non di religione
Andando avanti in questa recensione di L’Esorcista – Il Credente, capiamo fin da subito all’interno del film che David Gordon Green vuole spostare un paio di focus rispetto alla pellicola del 1973. Non è più una questione di madri e figlie, ma più di padri e figlie, con una componente di complessità perfino aggiuntiva. Victor è il vero protagonista di questo film (Leslie Odom Jr. regala una grande performance che finisce per essere una delle pochissime note positive del film) così come, cinquant’anni fa, lo era stata Chris MacNeil – la quale torna con un cameo molto apprezzato ma che finisce con l’essere l’unico vero punto di contatto tra il sequel e la pellicola madre.
Victor è un ateo, esattamente come lo era Chris, ma dobbiamo tenere conto di un aspetto molto importante che riguarda il contesto storico. Negli anni ’70, Friedkin metteva in scena – tra le molteplici e stratificate chiavi di lettura del suo capolavoro – la crisi della religione e fede nella società americana. E no, non lo faceva tanto con una madre atea, facendo credere ai più miopi che fosse lei la causa della possessione di Regan. Friedkin metteva in atto questa crisi proprio con un uomo di Chiesa, un religioso: Padre Karras. L’esperienza dell’esorcismo, infatti, metteva alla prova la sua fede e lo costringeva a confrontarsi con le sue paure e incertezze. Un’esplorazione che, di conseguenza, andava a colpire persino Chris che, dopo l’esorcismo della figlia a cui non ha potuto assistere, comincia a studiare il fenomeno della possessione, andando oltre però il concetto religioso unicamente cristiano.
Da qui parte lo spunto di David Gordon Green, riprendendo anche il concetto dello stesso Halloween che vede Michael Myers come conseguenza diretta di una società malata e perversa. Un male incarnato che vive, prospera ed infetta la nostra società. Non si parla di male associato al Diavolo o di bene associato a Dio. La Fede, così come la si intende, è qualcosa che si estenda alla comunità, al credere nelle persone, anche con credi e non credi differenti.
L’Esorcista – Il Credente, a partire da Victor, si incentra proprio su questo, testimoniando la forza del bene e della speranza attraverso pratiche spirituali differenti ma che convergono tutte nella stessa cosa: avere speranza, non farsi vincere dalla disperazione. Quando la speranza muore e la disperazione rende ciechi, deboli, smaniosi e frenetici, è lì che il male, quello vero, quello che può avere tanto la forma di un’entità luciferina quanto quella di un uomo con la maschera o, addirittura, di una bambina, può mettere su radici e rendere vano ogni tentativo di vittoria. E questo viene messo in scena proprio con due padri a confronto.
Sarebbe tutto molto interessante e quindi è un peccato che Green non creda fino in fondo a questa teoria. O comunque non abbastanza da dargli il giusto approfondimento. Ci lancia lo spunto, ce lo fa comprendere, ci costruisce sopra un antefatto più emotivo che spirituale, a differenza di quanto fatto da Friedkin, ma lascia andare la presa prima ancora di cominciare, senza dimostrare abbastanza forza ed ambizione per proseguire per davvero lungo il suo scopo.
In questo senso, L’Esorcista – Il Credente assomiglia drammaticamente ad Halloween Ends (qui trovate la nostra recensione del film): ci prova e non ci prova, senza mettersi realmente in gioco.
Una pessima partenza
La crisi del padre e il senso di comunità e fede sono alcune delle tematiche contemporanee, così come il male insito nella società, che piacciono tanto a David Gordon Green. E diciamolo: piacciono anche a noi gli horror sociali in stile anni ’70, proprio come era L’Esorcista, capaci di terrorizzare nel profondo e far riflettere. In questo film, primo di una nuova trilogia (e se queste sono le premesse, ecco che arriva il vero brivido!), non c’è né l’uno né l’altro. Le tematiche sociali sono a malapena abbozzate, come spunti che aspettano di essere raccolti e approfonditi ma che restano sospesi, fini a sé stessi. Vuoti, privi di sostanza. Un film che vorrebbe essere altro ma che non riesce neanche completamente ad essere uno dei classici “horror” mainstream, considerando che di horror questo film non ha nulla.
Diciamo le cose come stanno: un makeup simile a quello originale e delle voci grottesche – spesso e volentieri con un effetto boomerang che sembrano un’emulazione dalle parti della parodia – non bastano per suggestionare il pubblico. Nel 2023 non è così che si costruisce la paura. Non è così che si cavalca un terrore più atavico capace di tormentarci nella notte, al di là delle nostre credenze religiose. Era proprio questo che Friedkin era riuscito a fare nel 1973: angosciare, suggestionare, spaventare nel profondo i credenti e non credenti, a tal punto che L’Esorcista può considerarsi ancora oggi uno dei film più traumatici della storia del cinema. Una pellicola che non si scorda ma che con le sue immagini realmente sacrileghe e profane, rimane violentemente appiccicato nella memoria, portando a credere in qualcosa al di là della nostra capacità di comprensione. Sequenze dalle quali non si torna più indietro. Indelebili. Marchiate.
Dopo un primo atto più o meno interessante o che comunque lascia il beneficio del dubbio e getta le basi per un film che, magari, qualche brivido lo potrebbe anche regalare, il film precipita senza più riprendersi. Si appesantisce, il ritmo arranca, fiacco e lento. David Gordon Green, sceneggiatore della pellicola e non solo regista, perde troppo tempo in dialoghi su dialoghi che ammazzano anche la minima briciola di ansia e tensione. Le due giovani protagoniste, le promettenti Lidya Jewett e Olivia Marcum, non trovano mai il giusto spazio e in quei pochi momenti concessi alle attrici, possiamo notare un certo tipo di trasporto e convinzione, ma non si riesce mai ad arrivare al cuore della tensione o angoscia.
L’atto finale dell’esorcismo viene completamente abbandonato a se stesso, vittima di un secondo atto al limite della noia che ha ormai appesantito lo spettatore. Mal gestito, tanto in scrittura quanto in regia e montaggio. Confusionario, affrettato, freddo. Telefonato fin dal primo momento su quelli che saranno gli esisti della battaglia. Una battaglia che si presenta fin da subito poco partecipativa, orrorifica o anche solo ricca di tensione per lo spettatore. Senza paura. E quale potrebbe mai essere un peccato peggiore di questo per il sequel de L’Esorcista? Inutile dire che qualche cameo non basta a salvare la baracca.
L’Esorcista – Il Credente è una di quelle operazioni sprecate a dimostrazione del fatto che alcuni cult, ancora oggi così forti da saper tanto terrorizzare quanto raccontare il nostro mondo, non andrebbero toccati. L’ironia della sorte? In fondo, lo sappiamo tutti, questa pellicola riuscirà a trovare il suo pubblico, giusto a conferma di una visione sempre più atrofizzata nei confronti del cinema di genere.
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La recensione in breve:
L'Esorcista - Il Credente è la dimostrazione che alcuni cult non andrebbero scomodati, rimaneggiati o rivisti. David Gordon Green confeziona un guscio vuoto che vorrebbe in qualche modo rievocare le sensazioni della storica pellicola di William Friedkin, ma finisce con l'essere una parodia degna del peggior Scary Movie. Un film che non suggestiona, non spaventa, non fa paura. Non racconta nulla e, in fondo, neanche ci prova. Annoia e riesce ad affossare anche le poche note positive presenti nel film.
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Voto Screenworld