È il 2016 quando il mondo dei cinecomic è scosso da tre grandi duelli. Batman contro Superman, Capitan America contro Iron Man e Deadpool contro un povero tassista che non verrà pagato. Proprio nell’anno in cui il genere supereroistico si stava prendendo tanto sul serio, forse troppo sul serio, ecco arrivare al cinema un mercenario chiacchierone che deride tutto e tutti, portando un po’ di sana aria fresca in un genere che stava iniziando a dare i primi segni di stanchezza. Da allora il Deadpool di Ryan Reynolds (o il Ryan Reynolds di Deadpool, perché ormai sono la stessa cosa) ha conquistato una marea di fan dando popolarità a un personaggio che nei fumetti ha vissuto di alti e bassi. Sì, perché il nostro viene creato da Fabian Nicieza e Rob Liefeld nel 1991 sulle pagine di The New Mutants 98 e all’inizio, nonostante la bella parlantina logorroica, non è ancora il personaggio dirompente e ironico che conosciamo oggi, ma un mercenario molto più canonico, in linea con i supereroi macho di inizio anni Novanta. Però la vena citazionista c’è da subito.
Perché Deadpool nasce come una fusione spudorata tra Spider-Man e Deathstroke (di casa DC) e soltanto qualche anno dopo quel fatidico 1991 diventerà il personaggio ironico che distrugge la quarta parete col suo sarcasmo graffiante. Ed è curioso che anche al cinema come nei fumetti il personaggio sia partito un po’ in sordina con l’inguardabile Deadpool apparso nel dimenticabile Wolverine – Le origini del 2009. Versione del personaggio che quasi per contrappasso aveva la bocca cucita e da cui Ryan Reynolds ha leggermente preso le distanze in una scena di Deadpool 2. Ma come anche i sassi sanno tra poco Deadpool sta per tornare in grande spolvero in Deadpool & Wolverine, cinecomic che ha finalmente riacceso un po’ di entusiasmo in questa continua altalena tra lo sconforto e la speranza che è diventato il Marvel Cinematic Universe. Oggi siamo qui per farci una domanda semplice: come mai il personaggio di Deadpool ha avuto così tanto successo al cinema? Adesso cerchiamo di capirlo.
Il tempismo giusto

Uno dei grandi pregi di Deadpool è stato quello del tempismo. Forse uno degli ingredienti principali del suo successo. Il personaggio è arrivato sul grande schermo proprio nel momento in cui il mercato dei cinecomic iniziava a diventare troppo saturo. Però, prima facciamo un passo indietro e rinfreschiamoci la memoria.
Siamo nel 2016. Il Marvel Cinematic Universe esiste già da 8 anni ed è nel suo massimo splendore grazie agli Avengers e al successo inaspettato dei Guardiani della galassia. MCU che, tra le altre cose, sta per lanciare un personaggio molto amato come Doctor Strange. La distinta concorrenza, invece, ha creato il suo universo condiviso da appena tre anni e cerca il colpaccio con l’ambizioso Batman VS Superman e il disastroso Suicide Squad. Intanto in casa X-Men, dopo il convincente Giorni di un futuro passato, ecco il primo passo falso con il deludente X-Men: Apocalypse, mentre la Sony si lecca ancora le ferite dopo il fallimento del suo Amazing Spider-Man.
Insomma c’è davvero troppo traffico nel genere e così lo spirito irriverente di Deadpool, che prende in giro proprio questa fissazione per i supereroi, arriva proprio nel momento giusto. C’è bisogno di sdrammatizzare e di abbassare un po’ le pretese laddove altri si prendono troppo sul serio. L’assist perfetto sul tono da adottare arriva proprio dai fumetti, dove Deadpool è consapevole di essere un personaggio dei fumetti. E questa consapevolezza molto sarcastica è stata trasformata in modo molto furbo e ammiccante (forse troppo ammiccante, perché a volte diventata anche stucchevole e compiaciuto) anche al cinema. Con una tecnica che forse al cinema è ancora più potente che nei fumetti: la rottura della quarta parete…
Come un amico nerd

Perché rompere la quarta parte crea legame forte, quasi confidenziale tra il personaggio e il pubblico. E così, a suon di ammiccamenti e pacche sulle spalle, Deadpool ha conquistato una marea di persone.
E lo ha fatto con un il tono giusto. Quello di un amico nerd fuori di testa che vive nel nostro stesso mondo. Riflettiamoci un attimo. L’ironia nei film Marvel non è stata usata solo da Deadpool, ma anche dai Guardiani della galassia o dagli Avengers. Personaggi che a suon di citazioni pop ci ricordavano di abitare il nostro stesso mondo. Un vecchio trucco molto caro a un certo Quentin Tarantino (“di cosa parla Like a Virgin?”). Ecco, Deadpool prende questo cortocircuito e lo porta all’estremo. Il personaggio è quello che meglio di tutti ha preso atto del successo dilagante delle passioni nerd entrate ormai di prepotenza nella cultura popolare. Perché nella nostra epoca fumetti, supereroi e personaggi delle serie tv sono finalmente usciti dalle vecchie nicchie in cui erano state rintanate e fanno parte dei discorsi della gente. Sono diventate una passione dilagante che unisce le persone. E così, a fura di citazioni e battute sulla pop culture, Deadpool ha creato un ponte che rendeva sempre facilissimo entrare nei suoi film.
Autoironia, portami via

Domanda fondamentale: Deadpool avrebbe avuto lo stesso successo senza Ryan Reynolds? Crediamo proprio di no. Perchè? Perché, proprio come successo con Robert Downey Jr. e Tony Stark, anche qui l’attore si è totalemnte fuso nel personaggio. E viceversa. Reynolds ha giocato tanto con se stesso, smitizzando la sua figura di star hollywoodiana (e sex symbol) attraverso un ingrediente fondamentale: l’autoironia. Attraverso Deadpool Reyonlds ha abbracciato l’anima del personaggio, visto che proprio come il Mercenario Chiacchierone anche lui aveva i suoi demoni da espiare. Infatti il nostro veniva da ben tre fallimenti in ambito cinecomic. Perché oltre a quel Deadpool orribile visto in Wolverine – Le origini e a quell’obbrobrio fluo di Lanterna Verde, il nostro aveva anche girato Blade Trinity. Non proprio un curriculum di cui andare fieri. E così Deadpool è diventato la sua redenzione. Il personaggio perfetto per rimettersi in gioco e mettersi in gioco con un’ironia distruttiva rivolta non solo verso gli altri, ma in primis verso se stesso. In un mondo pieno di egomania come quello di oggi, forse, essere autoironici è il più grandi dei superpoteri. Questo Deadpool (e Ryan Reynolds) lo sanno benissimo. Per fortuna.
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