Al Festival di Cannes 2025, l’attore Pedro Pascal ha trasformato la promozione del suo nuovo film Eddington in un momento di potente denuncia politica. Durante una conferenza stampa, l’attore cileno-americano ha parlato apertamente della “cultura della paura” che, secondo lui, ha preso piede negli Stati Uniti dopo la rielezione di Donald Trump. “È spaventoso per un attore affrontare certi temi” ha detto inizialmente, ma poi ha rincarato la dose:
“Fottete le persone che cercano di farvi paura. Reagite. Continuate a raccontare le vostre storie, a esprimervi. Non lasciateli vincere”. – Pedro Pascal
Il messaggio, chiaro e diretto, è arrivato in un contesto politico teso. Il presidente Trump ha recentemente usato la piattaforma Truth Social per attaccare artisti come Bruce Springsteen, definendolo “arrogante e fastidioso”, e Taylor Swift, insinuando che la sua popolarità stia crollando da quando ha criticato la sua amministrazione. Questi attacchi verbali fanno parte di una più ampia strategia che mira a intimidire le voci critiche, soprattutto nel mondo dell’arte e dello spettacolo. Pascal ha espresso particolare preoccupazione per la condizione dei migranti e per la sua stessa comunità.

“Sono un immigrato, i miei genitori sono fuggiti dalla dittatura di Pinochet. Sono cresciuto negli Stati Uniti grazie all’asilo in Danimarca. Se non fosse stato per questo, non so cosa sarebbe stato di noi. Starò sempre dalla parte di chi ha bisogno di protezione”. – Pedro Pascal
Nonostante abbia ammesso di sentirsi intimidito all’idea di parlare apertamente delle politiche migratorie dell’attuale amministrazione statunitense, l’attore non si è tirato indietro. “Voglio vivere dalla parte giusta della storia,” ha affermato, ribadendo l’importanza di resistere attraverso l’arte e la narrazione.
Eddington, il film che Pascal presenta a Cannes, diretto da Ari Aster, è una satira politica ambientata nel 2020, nel pieno della pandemia e delle proteste Black Lives Matter. Pascal interpreta Ted Garcia, un sindaco di un piccolo paese del New Mexico che impone misure sanitarie contro lo sceriffo ribelle interpretato da Joaquin Phoenix. Il film, che include anche Emma Stone e Austin Butler, riflette sulle tensioni razziali e politiche in America e mostra come il trauma collettivo del COVID abbia spaccato ulteriormente la società americana.

Il regista Aster, noto per Midsommar e Hereditary, ha ammesso le sue paure: “La verità è che ho paura di tutto, sempre. Ho scritto questo film in un momento di ansia e terrore per lo stato del mondo. Oggi manca una visione condivisa della realtà, e la pandemia è sembrata il punto di rottura definitivo”.
Interpellato sul rischio che i messaggi politici del film possano essere usati contro il cast in caso di rientro negli Stati Uniti, Aster ha risposto con un misto di ironia e verità: “La lingua è in parte ironica, ma è anche la verità. Ho paura”.
Pascal, però, non lascia spazio a compromessi: “La paura è il loro strumento. È così che vincono. Non possiamo permetterglielo”. Con queste parole, l’attore si è fatto portavoce di una resistenza culturale e civile, ricordando al pubblico che anche il cinema può essere un atto di coraggio.