Corzano, ambientazione del film Io speriamo che me la cavo diretto da Lina Wertmuller 1992, in realtà non esiste. Per essere più precisi, è possibile identificare un luogo con questo nome ma si trova in provincia di Brescia. Il piccolo comune al centro della pellicola e del libro del professor Marcello D’Orta, invece è Arzano ed è collocato nell’hinterland partenopeo.
Come si è arrivati, dunque, a scegliere Corzano come teatro delle avventure scolastiche ed umane del professor Sperelli? Probabilmente tutto si deve all’assonanza con Arzano, comune che si trova proprio vicino Napoli e dove il protagonista di tutta la vicenda, almeno per quanto riguarda il libro originale, ha insegnato per molto tempo. In sostanza, dunque, si tratta di una sorta di luogo della fantasia, una costruzione immaginifica di un posto dove tutto può accadere, esattamente come Vigata per il commissario Montalbano.
Nel film interpretato da Paolo Villaggio, comunque, il professor Sperelli arriva a Corzano per un errore di trascrizione. La esse di Corsano Ligure, infatti, vene sostituita dalla zeta ed ecco che l’ignaro maestro si trova catapultato all’interno di una realtà completamente imprevista. In modo particolare deve affrontare la complicata struttura scolastica del Sud, resa più sopportabile dall’incontro con i suoi incredibili ragazzi. Una storia, dunque, di incredibile umanità dove la naturale saggezza dei bambini sembra sempre trionfare sull’asprezza della realtà. A questo, poi, si aggiunge anche il valore attribuito alla figura dell’insegnante che, guida essenziale, si pone nella condizione di dare e ricevere saggezza. A proposito ricordate i bambini di Io speriamo che me la cavo? Ecco cosa fanno oggi.