Nella classifica dei singoli di maggior successo nel Regno Unito, pubblicata nella serata di venerdì, al secondo posto questa settimana figura Murder on the Dancefloor, canzone dance-pop incisa da Sophie Ellis-Bextor: nulla di strano, se non fosse che il brano in questione aveva fatto la sua prima comparsa nella suddetta classifica nel dicembre 2001, vale a dire ormai più di ventidue anni fa. Anche all’epoca Murder on the Dancefloor aveva raggiunto il #2 della hit-parade britannica ed era diventata un discreto tormentone in quasi tutto il mondo (Italia inclusa); a dar voce a questo pezzo era l’allora ventiduenne Sophie Ellis-Bextor che, dopo l’esperienza come vocalist nella band indipendente Theaudience e la fortunatissima collaborazione con il deejay italiano Spiller per Groovejet (If This Ain’t Love), aveva fatto il suo esordio da solista con l’album Read My Lips, nel segno di un revival della disco-music trainato dalla sua cover di Take Me Home di Cher.
Facciamo un salto temporale ai primi giorni del 2024, quando Murder on the Dancefloor si attesta all’improvviso fra i brani più ascoltati nei servizi di streaming. Il 5 gennaio la canzone di Sophie Ellis-Bextor ricompare di colpo nella Top 10 britannica, all’ottavo posto, e pochi giorni più tardi fa la sua primissima incursione nell’analoga classifica degli Stati Uniti. La ragione di questa sorprendente, rinnovata popolarità? Gli ultimi due minuti di Saltburn, il film di Emerald Fennell approdato il 22 dicembre su Amazon Prime Video, dopo una fugace distribuzione nelle sale di alcuni paesi (Italia esclusa), e accolto con ampio interesse da parte del pubblico al momento del suo debutto in streaming. Nella scena conclusiva il protagonista Oliver Quick, interpretato dall’attore irlandese Barry Keoghan, si aggira completamente nudo fra le grandi sale deserte della magione del titolo, abbandonandosi a uno sfrenato ballo al ritmo di Murder on the Dancefloor.
Non è ovviamente la prima volta che l’inclusione in una soundtrack è il viatico per un ritorno nelle classifiche discografiche: di questo fenomeno avevamo avuto occasione di parlare nel dettaglio nel giugno 2022, nel pieno della febbre collettiva per Running Up That Hill (A Deal with God), lo storico pezzo di Kate Bush schizzato in cima alle classifiche in seguito al suo utilizzo nella quarta stagione di Stranger Things. Già allora si era evidenziato come l’impatto delle canzoni mediante i film e le serie TV fosse cambiato, almeno in parte, con l’avvento dello streaming come principale metodo di fruizione della musica: oggi, infatti, la strada per le classifiche passa quasi inevitabilmente attraverso Spotify e altri servizi analoghi, con un’infinità di brani letteralmente a portata di click. Ma fra le innumerevoli ‘riscoperte’ musicali degli ultimi anni, quali hanno rappresentato i casi più importanti ed emblematici? E soprattutto, quali sono le specifiche motivazioni per ciascuno di essi?
Nirvana, Something in the Way
Appena tre mesi prima del ciclone Kate Bush, ovvero nel marzo 2022, a materializzarsi tutt’a un tratto nelle hit-parade è Something in the Way, pezzo di chiusura del leggendario album Nevermind dei Nirvana, pietra miliare del grunge e dell’alternative rock datata 1991. Una canzone di certo non poco conosciuta, vista l’immensa fama di Nevermind, fra i dischi-simbolo degli anni Novanta; eppure, nel 2022 Something in the Way fa il suo esordio nella Billboard Hot 100 (al 46° posto) e nella Top 40 delle classifiche di altri sette paesi pochi giorni dopo l’uscita nelle sale di The Batman, il blockbuster di Matt Reeves dedicato all’eroe mascherato di Gotham City.
Something in the Way è utilizzata per ben due volte nella colonna sonora, compresa la scena finale; e considerando che un film del genere include fra i suoi spettatori una vasta percentuale di adolescenti, è lecito presumere che molti di loro avranno ascoltato per la prima volta il brano dei Nirvana proprio nel buio della sala, per poi andare a cercarlo in streaming. The Batman, del resto, è stato uno dei maggiori campioni d’incassi del 2022, ed è probabile che il caloroso apprezzamento del pubblico si sia riversato pure sul titolo di punta della sua soundtrack.
Kate Bush, Running Up That Hill (A Deal with God)
È indubbiamente il caso da manuale, quello che ha sancito un autentico spartiacque nella relazione fra la musica pop e l’industria audio-visiva ai tempi dello streaming. Verso la fine di maggio del 2022, le hit-parade mondiali vengono prese d’assalto da una canzone pubblicata nel lontano 1985: Running Up That Hill (A Deal with God), fra i cavalli di battaglia dell’elusiva popstar britannica Kate Bush. In quegli stessi giorni, infatti, milioni di spettatori si stanno dedicando alla quarta stagione di Stranger Things, serie Netflix ambientata negli anni Ottanta e immersa nell’immaginario di quel decennio; e nella scena clou dell’episodio Caro Billy, il personaggio di Max Mayfield (Sadie Sink) riesce a fronteggiare il mostruoso Vecna proprio grazie alla sua amata Running Up That Hill, suonata dal walkman mediante la cassetta dell’album di Kate Bush Hounds of Love.
Meno inflazionata rispetto ad altri classici degli anni Ottanta utilizzati in precedenza nella soundtrack di Stranger Things, e per di più adoperata come parte integrante della narrazione in una sequenza dalla forte carica emotiva, Running Up That Hill eserciterà un fascino ipnotico e senza tempo su una nuova generazione di ascoltatori, riportando un successo di proporzioni clamorose: a giugno si guadagna il primo posto nel Regno Unito (dopo il terzo posto del 1985), dove si imporrà come il brano di maggior successo dell’estate 2022, raggiunge la cima delle classifiche di altri otto paesi (fra cui nove settimane al numero 1 in Australia) e ottiene un inedito terzo posto nella hit-parade degli Stati Uniti.
Lady Gaga, Bloody Mary
Se Stranger Things conserva un indiscusso primato fra le serie più seguite dai teenager (ma pure da innumerevoli appassionati della cultura pop degli anni Ottanta), a partire dal novembre 2022 raccoglie un enorme seguito fra i giovanissimi un altro titolo del catalogo di Netflix: Mercoledì, serie realizzata con il contributo di Tim Burton sulla base del personaggio eponimo de La famiglia Addams, interpretato qui da Jenna Ortega. In questo caso, tuttavia, l’effetto virale è ben più anomalo e passa attraverso il social network TikTok.
In una scena di Mercoledì, la protagonista si cimenta in una coreografia al ritmo di Goo Goo Muck, brano del 1981 dei Cramps; ma un video postato su TikTok sostituisce all’audio originale la melodia di Bloody Mary, canzone incisa nel 2011 da Lady Gaga per l’album Born This Way. La bizzarra congiuntura fra la popolarità di Mercoledì e la ‘sfida’ di riprodurre la coreografia della serie da parte degli utenti di TikTok saranno le molle in grado di spingere Bloody Mary nelle classifiche mondiali, portandola al 41° posto negli Stati Uniti e al 22° in Gran Bretagna.
Linda Ronstadt, Long, Long Time
Per quanto non abbia registrato le cifre record di Stranger Things e Mercoledì, The Last of Us può essere annoverato senz’altro fra le serie-evento dello scorso anno, forte di ottime recensioni e di una valanga di candidature e premi televisivi; e pur avendo un pubblico assai più eterogeneo dal punto di vista anagrafico rispetto ai succitati titoli Netflix, l’epopea distopica basata sull’omonimo videogame ha comunque attirato una notevole attenzione sulla sua colonna sonora. In particolare il terzo episodio “Molto, Molto Tempo”, trasmesso da HBO il 29 gennaio 2023, deve il suo titolo a Long, Long Time, brano suonato e cantato dal protagonista Bill (Nick Offerman) al suo futuro partner Frank (Murray Bartlett).
Long, Long Time, struggente ballata romantica pubblicata nel 1970 da una delle rockstar più amate d’America, la mitica Linda Ronstadt, viene riproposta nella sua versione originale al termine dell’episodio di The Last of Us, segnando un ideale trait d’union fra il rapporto di Bill e Frank e il tentativo di conservare brandelli di umanità a dispetto della catastrofe alla radice della trama.
Sophie Ellis-Bextor, Murder on the Dancefloor
Giungiamo così a Saltburn e a un nuovo “effetto Kate Bush”, sebbene le dimensioni del successo virale di Murder on the Dancefloor non abbiano ancora toccato le vette (inarrivabili?) di Running Up That Hill; anche se, da qui alle prossime settimane, Sophie Ellis-Bextor potrebbe addirittura conquistare il primato in Gran Bretagna, dove attualmente il suo cavallo di battaglia del 2001 sta accumulando mezzo milione di ascolti giornalieri su Spotify. Quali ingredienti sono dunque alla base di questa formula vincente?
Senza dubbio la visibilità assunta da Saltburn, che tuttavia non è di per sé una motivazione sufficiente: il dramma grottesco di Emerald Fennell si avvale infatti di diverse canzoni dei primi anni Duemila, ma Murder on the Dancefloor sta surclassando tutte le altre fra streaming e classifiche. A giocare un ruolo determinante sono stati pure il fascino rétro di un pezzo che, già nel 2001, sembrava rifarsi a tendenze del passato; la sua peculiare collocazione all’interno del film, comprensiva di quell’ironico balletto che fa da suggello alla trama; e forse, come per Kate Bush, lo spontaneo entusiasmo suscitato da una piacevole (ri)scoperta da parte di ascoltatori vecchi e nuovi.
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