La 81a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è giunta al termine e tra sorprese, delusioni e grandi conferme è stata senza dubbio un’edizione indimenticabile. Da una travolgente Angelina Jolie in Maria a una commovente Fernanda Torres in I’m Still Here, fino al film che più ha fatto parlare di sé ovvero il granitico The Brutalist. Joaquin Phoenix torna al fianco di Lady Gaga in un Joker: Folie à Deux ha lasciato la critica perplessa e lo stesso Queer di Guadagnino è stato accolto dalla stampa internazionale con un misto di stupore e delusione. Tanti gli artisti che si sono affermati, gli esordienti che hanno dimostrato il loro valore, nella sezione Orizzonti, e grandi ritorni tra i fuori concorso che hanno fatto parlare di sé.
Ora, noi della redazione di ScreenWorld.it vogliamo dire la nostra ed esprimerci su quelli che sono stati i nostri 5 film preferiti, visti tra tutte le sezioni della Mostra (ovvero in concorso, fuori concorso, orizzonti e così via). Un commento tutt’altro che a caldo su quelle pellicole che sono riuscite a farsi strada nei cuori dei nostri redattori e hanno reso questa esperienza indimenticabile. Ecco, quindi, la top 5 con relativo commento di quelle che sono state le nostre preferenze dei film visti alla 81a Mostra del cinema di Venezia.
La Top 5 di Luca Liguori
Quello di Venezia 2024 è stato un concorso privo di film particolarmente sorprendenti, eppure nel vedere la mia stessa top 5 finale mi stupisce trovare (meritatamente) ben due pellicole italiane, peraltro diametralmente opposte per stile e temi. Vermiglio di Maura Delpero è un cinema fatto di personaggi, di silenzi, di immagini splendide. Invece, Diva Futura è in primis un’ottima sceneggiatura con tempi comici perfetti, soprattutto da parte di un Pietro Castellitto mai così in parte.
In cima alla lista, però, ci sono ancora due attori italiani, sebbene non protagonisti: Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher rappresentano il cuore di Maria tanto quanto la Callas interpretata da un’ottima Angelina Jolie. È anche grazie a loro che il film di Pablo Larraín è quello che più mi ha emozionato di tutto il concorso, molto più di quanto avrei potuto immaginare. È piaciuto a pochi questo Maria, d’altronde è sempre così col regista cileno ultimamente, ma questa sua trilogia al femminile (con Jackie e Spencer) rappresenta proprio quella visione autoriale e personale che è mancata quest’anno a tanti grandi registi. Primo fra tutti proprio Almodovar.
Altrettanto belli e potenti anche The Brutalist di Brady Corbet (film ambizioso e imponente, per un regista che davvero ha davanti a sé un futuro radioso) e l’emozionante I’m Still Here di Walter Salles, con una Fernanda Torres da applausi, il film a cui continuo a pensare più spesso. E con maggior piacere.
- Maria di Pablo Larrain
- The Brutalist di Brady Corbet
- I’m Still Here di Walter Salles
- Vermiglio di Maura Delpero
- Diva Futura di Giulia Steigerwalt
La Top 5 di Giuseppe Grossi
Un solo colpo di fulmine svetta sul Lido di Venezia. Proprio come farebbe un enorme palazzo che si distingue per la sua architettura ardita e insolita. The Brutalist emerge solitario in un concorso che non passerà certo alla storia come uno dei migliori degli ultimi anni, eppure il film di Brady Corbet ha davvero fondamenta solide per lasciare il segno e magari arrivare persino alla Notte degli Oscar. Perché con la sua impostazione da grande romanzo americano, The Brutalist scava con pazienza nel rapporto malsano tra due uomini e allo stesso tempo ispeziona la coscienza sporca degli Stati Uniti d’America. E in questo ci ha ricordato molto The Master di Paul Thomas Anderson.
Di questa Venezia 81 abbiamo ancora nelle orecchie la voce spezzata della Maria Callas dipinta a meraviglia del solito tratto di Pablo Larrain; negli occhi l’intensità di una Fernanda Torres eccezionale, capace di reggere tutto I’m Still Here con una dignità umanissima. E resta anche una bellissima cartolina di Vermiglio, città sperduta tra i monti in cui Maura Delpero ha ambientato un bellissimo e dolente ritratto familiare. In valigia c’è spazio anche per l’inquietante Stranger Eyes, che sembra quasi un lungo episodio di Black Mirror riletto in chiave autoriale. Un film o si guarda o si è guardati. Che è un po’ la fine che hanno fatto le nostre vite. Oppure è solo il destino di chi ama il cinema.
- The Brutalist di Brady Corbet
- Maria di Pablo Larraìn
- I’m Still Here di Walter Salles
- Vermiglio di Maura Delpero
- Stranger Eyes di Siew Hua Yeo
La Top 5 di Andrea Palazzolo
Questa 81a Mostra del cinema di Venezia è stata un’edizione particolarmente inaspettata, sia perché è mancato un vero capolavoro in grado di mettere d’accordo proprio tutti, sia perché sono state anche tante le delusioni e le sorprese. I film che hanno saputo emozionarmi e coinvolgermi non sono stati pochi e certamente la mia esperienza con questa Biennale è stata positiva al suo inizio così come nella sua conclusione. Tuttavia in quella che è la mia personale top 5 delle pellicole che ho particolarmente amato non si può non citare I’m Still Here di Walter Salles. Una storia che è sia un biopic che un dramma familiare, in grado di restare impresso nella memoria dello spettatore per tanto tempo, grazie soprattutto all’incredibile interpretazione di Fernanda Torres. Un’opera intima e commovente che ha rappresentato il punto più alto di questo festival. Un’altra storia vera che ha stupito è senza ombra di dubbio The Order. Justin Kurzel ha già dimostrato negli anni, con quella perla di Macbeth, di essere un cineasta dalle doti fuori dal comune, ma in questo film con un Jude Law, mai così in parte, ha saputo mettere in scena un’America marcia nel midollo, corrotta da un’ideologia che permane fin nei giorni nostri. Un thriller, questo, dal ritmo incalzante e dai risvolti inaspettati che mi ha fatto pensare di rivederlo nell’immediato (sentimento che nessun altro film della Mostra mi ha scaturito).
La mezza sorpresa tra i lungometraggi in concorso è Diva Futura. La Steigerwalt aveva già dato prova di essere una regista talentuosa, ma mai come in questo caso. Una commedia accattivante, divertente, con un cast perfetto e delle tematiche estremamente importanti quali l’emancipazione sessuale femminile, l’importanza del sesso e dell’erotismo, ma anche la degenerazione di alcune branche del mondo del porno. Un film che tutti dovrebbero vedere, anche solo per farsi una sana risata. Tuttavia la sorpresa vera e propria è giunta con Broken Rage di Takeshi Kitano. Conoscendo il regista giapponese era chiaro che sarebbe stato l’ennesimo capolavoro, tuttavia il suo film ha rappresentato anche una ventata d’aria fresca in un festival cinematografico più duro del previsto. Sarà che venivamo da visioni deludenti, dai ritmi pesanti e compassati, oltre che tremendamente lunghe, ma il film di Beat Takeshi aveva tutto ciò che in quel momento il pubblico in sala voleva: una durata contenuta (rientra nella definizione di lungometraggio per soli 3 minuti) e una leggerezza incredibile in grado di far ridere tutta la sala.
Infine è lui che chiude questa top delle mie preferenze della Mostra del cinema di Venezia. Ultimo, ma non ultimo. La scheggia impazzita che è stata annunciata a gran sorpresa in un secondo momento rispetto alla selezione ufficiale. Un tentativo da parte della Biennale di portare sugli schermi e di salvare un regista che sta rischiando tutta la sua carriera per un sogno. Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di Kevin Costner è senza dubbio il film che più aspettavo e più ho amato. Un’epopea americana con decine di personaggi dai destini intrecciati e un ritmo ancor più sfrenato rispetto al già bellissimo primo capitolo. Costner dimostra, ancora una volta, l’importanza della sala cinematografica. Un film che ha diviso come raramente accade, ma che si merita tutto il successo possibile. Senza dubbio il vero capolavoro arriva all’infuori della selezione in concorso. Vai Kevin, continua così. Hai conquistato Cannes così come hai conquistato Venezia 2024.
- I’m Still Here di Walter Salles
- The Order di Justin Kurzel
- Diva Futura di Giulia Steigerwalt
- Broken Rage di Takeshi Kitano
- Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di Kevin Costner
La Top 5 di Gabriele Cerrito
È stata una Venezia lunga, curiosa e complessa. Un festival di adattamenti e di esperienze, di viaggi lunghi una vita e sguardi sottili sulle vite degli altri. Venezia 81 ha vissuto di potenza e ha brillato nelle ascese, per questo The Brutalist ha conquistato tantissimi con la sua storia evocativa. Il dialogo tra miti, ideali e uomini mortali è stato centrale in tutto il concorso, con due registi italiani che hanno colto appieno il senso del contesto: Queer lo approccia dall’alto di un destino autoriale, Diva Futura da quello popolare e del costume. Ma non bisogna dimenticare che la biennale vive di immagini: per questo I’m Still Here e the Order si meritano un’attenzione particolare. Il primo lascia il segno attraverso la cinepresa, il secondo attraverso i simboli del significato. Storie parallele, tanto diverse, ma non per questo così distanti. La Mostra del Cinema di Venezia illumina il cinema che vuole raccontare, stimolare e incuriosire. Forse con qualche minuto di troppo, ma anche Venezia 81 è storia.
The Brutalist è stata un’epopea annunciata, un’epopea effettiva: Brady Corbet ha realizzato un’opera enorme, un colosso produttivo che si fa esperienza brutale (nel vero senso del termine). Si tratta di un film sull’arte e sui creativi, che attraverso le sembianze del biopic trova il modo di allargare le sue vedute e raccontare lotte sociali, ma soprattutto interiori. Per quanto riguarda, invece, Walter Salles, il regista brasiliano torna con un film ispiratissimo, capace di raccontare un periodo nero del Brasile senza mai scadere nella banalità. I’m Still Here è un’opera che vive di immagini e che attraverso le immagini racconta il mondo: uno sguardo meraviglioso sulla nostalgia, l’orrore e la perseveranza. E a proposito di biopic storici, un altro regista ha portato in scena l’oscurità di una nazione mai così vivida.
In un film che poteva facilmente appesantire con il suo stile, Justin Kurzel trova il modo di rievocare l’animo nero del crime. The Order racconta fatti realmente accaduti, si spinge verso confini politici e non ha paura di premere sull’acceleratore quando serve, esplorando l’anima più folle dell’America attraverso un Jude Law sempre più ambiguo. Per quanto riguarda la tanto attesa nuova opera di Guadagnino, Queer è l’adattamento folle di un autore altrettanto folle. Il regista palermitano firma così la sua opera più ispirata e personale, confermandosi all’apice della carriera con soluzioni registiche quanto mai potenti. Il film sprizza passione da tutti i pori, anche quando devia dal suo focus sull’opera di Burroughs e rischia di esagerare. Queer è un’opera difficile da digerire, ma che resta dentro e lascia sensazioni che durano a lungo. Infine non si può non citare il sorprendente Diva Futura. Chi l’avrebbe mai detto che un film su Riccardo Schicchi avrebbe potuto stupire così tanto? La Steigerwalt scrive una sceneggiatura brillante, capace di attraversare con simpatia e ironia il confine tra grottesco e dramma. Una storia popolare non perché sia per tutti, ma perché è DI tutti, che grazie a un protagonista azzeccato riesce a raccontare un’Italia in costume con grandissima intelligenza.
- The Brutalist di Brady Corbet
- I’m Still Here di Walter Salles
- Queer di Luca Guadagnino
- The Order di Justin Kurzel
- Diva Futura di Giulia Steigerwalt
La Top 5 di Alessandro Ritrovato
Quella di Venezia 81 si è rivelata una selezione di grandissimo interesse, dotata di una serie film (e serie tv) capaci di lasciare il segno. Nonostante un concorso non esageratamente entusiasmante (sicuramente migliore di quello dell’anno scorso, ma ancora non avvicinabile alle annate 2021 e 2022) possiamo definire buono il livello medio delle pellicole in lizza per il Leone d’oro. Tra 21 titoli della competizione ufficiale solo alcuni, però, sono riusciti a differenziarsi per qualità.
Il grande capolavoro di Venezia 2024 ce l’ha regalato indubbiamente Brady Corbet con il suo The Brutalist, la magniloquente opera-evento di questa Mostra, già preannunciata da Barbera come una vera e propria bomba. Un film folle e visionario, spropositato e che ha saputo regalare un’esperienza cinematografica indimenticabile. E soprattutto un prodotto che guarda al passato per ridefinire un certo tipo di cinema in grado di unire ambizioni autoriali e dimensioni da grande pubblico.
Ha osato anche Todd Philips con il suo Joker: Folie à Deux (accolto più freddamente dagli spettatori), un film di cui non sembravamo avere il bisogno, ma che inaspettatamente è riuscito ad essere un perfetto completamento e ribaltamento del primo. Struggente e meraviglioso, inoltre, I’m Still Here di Walter Salles, un’epopea sulla resistenza di una famiglia colpita dalla dittatura militare brasiliana degli anni ’70. Grandi emozioni e boati in proiezione stampa sono arrivati pure dal fuori concorso. In particolare, dal divertito e divertentissimo Broken Rage del maestro Takeshi Kitano. Ma questa Venezia 2024 è stata la grande edizione delle serie. Tra le cinque opere presentate al lido impossibile non menzionare Disclaimer di Alfonso Cuaròn con Cate Blanchett. Un vero capolavoro della serialità televisiva, pregno di una contemporaneità audiovisiva davvero sbalorditiva.
- Disclaimer di Alfonso Cuarón
- The Brutalist di Brady Corbet
- Broken Rage di Takeshi Kitano
- Joker: Folie à Deux di Todd Phillips
- I’m Still Here di Walter Salles
La Top 5 di Luigi Spedale
Il periodo a cavallo tra fine agosto e inizio settembre rappresenta per ogni amante della settima arte uno dei momenti più attesi dell’anno, proprio perché si tiene una delle kermesse cinematografiche più importanti al mondo: la Mostra del Cinema di Venezia. Il più importante festival cinematografico italiano, giunto alla sua 81a edizione, ha presentato un programma ricco e stimolante, sebbene sia mancata un’opera davvero impattante (come era stata Povere Creature l’anno scorso). Tuttavia ci sono stati diversi titoli interessanti capaci di avvicinarsi ai gusti, alla sensibilità e agli interessi di tutte le tipologie di pubblico. L’unica pellicola veramente in grado di mettere quasi tutti d’accordo si è rivelata The Brutalist. Il magniloquente lungometraggio firmato Brady Corbet, con protagonista il grande Adrien Brody, è una tanto ambiziosa quanto complessa riflessione politica, filosofica e sociologica sugli Stati Uniti d’America.
Tuttavia, se The Brutalist già dall’annuncio della sua partecipazione a Venezia 81 era stato segnalato come uno dei film più attesi del concorso, la pellicola che più di tutte ha sorpreso in positivo è stata I’m Still Here di Walter Salles, un intenso dramma familiare che racconta la dolorosa epoca della dittatura militare brasiliana degli anni ’70, una ferita, quella dei desaparecidos, che a decenni di distanza continua a bruciare. Nel film di Salles si può apprezzare anche una delle migliori performance femminili della manifestazione, quella della protagonista Fernanda Torres. Un altro titolo presente in concorso ricco di spunti di riflessione capaci di dialogare con la contemporaneità è Stranger Eyes, il noir drama firmato Siew Hua Yeo. In un mondo governato da strumenti di controllo che violano costantemente la nostra privacy, la pellicola del regista singaporiano riflette sulla società contemporanea, sulla famiglia e sull’individuo, approfondendo tematiche intime legate alla solitudine, la frustrazione e l’insoddisfazione personale.
Infine, gli ultimi giorni di Venezia 81 hanno saputo regalare in fuori concorso due opere cinematograficamente agli antipodi, due perle dal valore inestimabile. Da un lato l’attesissimo Broker Rage di Takeshi Kitano. 63 minuti spassosi, divertenti ed esilaranti. Un gioiello perfetto. Il cineasta giapponese firma un’opera fatta di quella pura essenzialità che può appartenere solo ai maestri. Dall’altro la sorpresa più grande giunta a poche settimane dall’inizio della Mostra, ovvero Horizon: An American Saga – Capitolo 2, l’immensa epopea western sulla nascita degli Stati Uniti plasmata da Kevin Costner. La seconda parte di un progetto cinematografico colossale di ampio respiro, ammantato da quell’anima romantica di un cinema classico che ormai non esiste più.
- Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di Kevin Costner
- Broken Rage di Tekeshi Kitano
- The Brutalist di Brady Corbet
- I’m Still Here di Walter Salles
- Stranger Eyes di Siew Hua Yeo