Il sodalizio tra cinema e letteratura è da sempre una delle costanti dell’industria cinematografica, che contribuisce al rafforzamento della validità complessiva di un testo filmico. Il mondo della narrativa è stato fonte di ispirazione per alcuni dei migliori film tratti da libri, tra biografie, storie universali e opere di formazione.
1. Il Padrino (1972)
America, anni ’40. Don Vito Corleone (Marlon Brando) è il rispettato e temuto capo di una delle cinque famiglie mafiose di New York. Ha quattro figli: Connie (Talia Shire), l’impulsivo Sonny (James Caan), il timido Fredo (John Cazale) e Michael (Al Pacino), che non vuole avere nulla a che fare con gli affari del padre. Quando Corleone, contro il parere del “consigliere” Tom Hagen (Robert Duvall), rifiuta di essere coinvolto nel traffico di droga, il boss di un’altra banda ordina il suo assassinio. Inizia quindi una guerra violenta e sanguinosa tra famiglie mafiose, diretta dal genio di Francis Ford Coppola rielaborando il lavoro del grande Mario Puzo, e restituendoci con Il padrino uno dei thriller più avvincenti e affascinanti della storia del cinema, un trionfo lirico che ha condotto entrambi i capitoli all’Oscar per il miglior Film (Parte II è il primo sequel ad esserci mai riuscito) e per la miglior sceneggiatura non originale. Nell’opera, Puzo si avvale di uno stile semplice e diretto per descrivere magistralmente una serie di eventi intricati e temporalmente sconnessi, coinvolgendo il lettore e mantenendo alti i livelli di suspense. Il brillante lavoro di approfondimento di tutti i personaggi, il ritmo magistrale – che alterna lunghe sequenze familiari a credibili scene d’azione – e un’ambientazione perfetta fanno sì che Il Padrino entri “violentemente” tra i migliori classici di tutti i tempi, fino a conquistare il titolo di capolavoro del cinema moderno.
2. Il buio oltre la siepe (1962)
Il film di Robert Mulligan è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Harper Lee, pubblicato nel 1960 e vincitore del premio Pulitzer l’anno successivo, che tratta tematiche cruciali negli Stati Uniti della Grande Depressione, come il razzismo e la violenza sessuale, sviscerandoli dal punto di vista della piccola Jean Louise “Scout”. La trasposizione cinematografica abbraccia la struttura a fuoco lento del romanzo trasportandoci in una città del Sud degli Stati Uniti, dove Atticus Finch (Gregory Peck) è un avvocato che deve difendere un uomo di colore accusato di aver violentato una donna bianca. Sebbene l’innocenza dell’uomo sia ovvia, il verdetto della giuria è talmente prevedibile che nessun avvocato accetterebbe il caso tranne, appunto, Atticus Finch, il cittadino più rispettabile della città. La sua difesa compassionevole e coraggiosa di un uomo innocente gli procura inimicizie, ma il rispetto e l’ammirazione dei suoi due figli orfani di madre. Il buio oltre la siepe è un film di cui, a distanza di anni, non possiamo ancora fare a meno e che ci ricorda come la penna di Harper Lee sia sempre stata una delle più lucide e avanguardiste della narrativa moderna.
3. Ragione e Sentimento (1995)
Inghilterra, XIX secolo. Due sorelle completamente diverse: una, pura ragione e buon senso (Emma Thompson); l’altra, tutta sensibilità e passione (Kate Winslet), si scontrano con l’amore e le avversità della vita. Alla morte del padre, devono abbandonare la loro casa, che passa nelle mani di un servo, figlio del primo matrimonio del padre. Si trasferiscono in campagna dove, avvicinandosi all’amore, scopriranno chi sono, rispecchiandosi l’una nelle differenze dell’altra. Con Ang Lee in cabina di regia e una sceneggiatura a cura di Emma Thompson, lucida ma passionale tanto quanto le nostre protagoniste, Ragione e Sentimento dà nuova vita a un classico intramontabile della Austen, riadattando le dinamiche e le tensioni del romanzo originale alla sensibilità moderna. Ragione e Sentimento è considerabile il primo romanzo vero e proprio della scrittrice, pubblicato anonimo nel 1811 dopo aver lavorato a una prima stesura che recava il titolo delle due protagoniste: Elinor e Marianne.
4. Il dottor Živago (1965)
La guerra civile che segue la rivoluzione bolscevica del 1917 mantiene la Russia profondamente divisa: sullo sfondo di questo duro conflitto, assistiamo al dramma intimo di un uomo che, analogamente, lotta per sopravvivere. Quest’uomo è Živago (Omar Sharif), poeta e chirurgo, marito e amante, la cui esistenza, devastata dalla guerra, si ripercuote sulle vite degli altri, tra cui Tonja (Geraldine Chaplin), sua moglie, e Lara (Julie Christie), la donna di cui si innamora appassionatamente. Con una messa in scena tanto eterogenea quanto decisa, Il dottor Živago di David Lean è basato sul romanzo del 1957 di Boris Leonidovič Pasternak, alla cui stesura l’autore lavorò dieci anni, considerandolo l’opera che legittimava non solo il senso della sua vita, ma anche quella dei compagni russi morti in decenni di guerra. La sua visione poetica è essenzialmente definita dal realismo tangibile, dalle intense sensazioni fisiche ed emotive che vivono i personaggi principali. Analogamente, la trasposizione di Lean si configura come un compendio di sapienza cinematografica, che immerge lo spettatore nelle passioni di personaggi realmente umani, costretti a confrontarsi con un mondo ostile.
5. La storia fantastica (1987)
Racconto medievale per eccellenza, condito di amori immortali, combattimenti, streghe cattive e principesse da salvare, La Storia Fantastica, per la regia di Rob Reiner e sceneggiatura di William Goldman, rielabora e semplifica per il cinema gli elementi di punta del romanzo dello stesso Goldman pubblicato nel 1973. Il libro si propone come la rielaborazione di un antico manoscritto fittizio, “La principessa sposa di S. Morgenstern”, con commenti e annotazioni di Goldman sparsi in ogni pagina. Dopo aver cercato fortuna per cinque anni, Westley (Cary Elwes) torna nella sua terra natale per sposare la sua amata, la bella Bottondoro (Robin Wright Penn), alla quale ha giurato amore eterno. Pochi giorni prima del matrimonio, Bottondoro viene però rapita da tre briganti che, per salvarla, Westley dovrà battere. Ma un ostacolo ancora più grande attende il nostro protagonista: il principe Humperdinck (Chris Sarandon) pretende di sposare Bottondoro, nonostante la contrarietà di lei. La Storia Fantastica vi conquisterà per la sua capacità di cucire con delicatezza l’ironia che accompagna le gesta dell’eroe, senza mai mettere a repentaglio l’efficacia della fantasia.
6. Schindler’s List (1993)
Vincitore di 7 premi Oscar, incluso Miglior Film e Miglior Regia, Schindler’s List riflette come l’immenso talento di Steven Spielberg sia riuscito a scuotere il pubblico di tutto il mondo con il suo straziante e magistrale racconto delle vittime dell’olocausto nazista. Oskar Schindler (Liam Neeson), un uomo d’affari tedesco con un certo talento per le pubbliche relazioni, cerca di guadagnarsi la simpatia dei nazisti per il proprio tornaconto personale. Dopo l’invasione tedesca della Polonia nel 1939, Schindler, grazie ai suoi rapporti con la leadership nazista, ottiene la proprietà di una fabbrica a Cracovia. Lì impiega centinaia di lavoratori ebrei, il cui sfruttamento lo fa prosperare rapidamente, grazie soprattutto al suo manager Itzhak Stern (Ben Kingsley), anch’egli ebreo. Ma, con il progredire della guerra, Schindler e Stern iniziano a rendersi conto che gli ebrei che assumono vengono salvati da morte quasi certa nel temuto campo di concentramento di Plaszow, gestito dal comandante nazista Amon Goeth (Ralph Fiennes). L’opera di Thomas Keneally del 1982 su cui è basata la narrazione ci restituisce un ritratto immensamente umano di un eroe enigmatico, insegnandoci che la resistenza deve essere sempre possibile, persino in un tempo e luogo orribile come la Germania Nazista. L’inestimabile risultato ottenuto dall’intelligenza con cui il regista americano è riuscito a rielaborare l’opera di Keneally e il suo meritato successo al botteghino, hanno concesso a Spielberg di servirsi della sua fama di regista “commerciale” per ricordare alle generazioni che non hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale l’esistenza di una simile barbarie.
7. Harry Potter (2002-2011)
Da quando i romanzi di J.K. Rowling – editi dal 1997 al 2007 – sono stati adattati per il cinema, da Harry Potter e La pietra filosofale ai due capitoli de I doni della morte, la saga fantasy del maghetto con la cicatrice ha riscosso un impressionante successo di pubblico in tutto il mondo, per la gioia dei milioni di ragazzini adolescenti appassionati. Pur avendo dovuto gestire la complessità narrativa della Rowling nell’ottica della scrittura per il cinema, i film di Harry Potter sono piuttosto fedeli alla trama e all’arco di trasformazione dei suoi protagonisti, il giovane mago Harry Potter e i suoi migliori amici, Ron Weasley e Hermione Granger che frequentano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma anche allo spazio di un’apparente storia fantasy per ragazzi che abitano, che diverrà però sempre più oscura e moralmente complessa nei libri successivi.
8. Non è un paese per vecchi (2007)
Nel 1980, al confine con il Texas vicino al fiume Rio Grande, Llewelyn Moss (Josh Brolin), un cacciatore di antilopi, scopre uomini imbottiti di armi, un carico di eroina e due milioni di dollari in contanti. Definito “puro Coen” visivamente e spiritualmente, Non è un Paese per vecchi ci consegna uno dei migliori villain del decennio cinematografico tramite la prova attoriale encomiabile di Javier Bardem, nei panni dello spietato killer Anton Chigurh: un personaggio che sarebbe stato difficile da interpretare per chiunque altro, ma che riesce a rendere speciale, distante e contemporaneamente vivido e vicino, ripugnante e attraente. Un’astrazione che diventa materia, che ricalibra il meraviglioso romanzo di Cormac McCarthy (2005) sulla desolazione desertica non solo di un luogo ma anche dell’animo di un uomo. Una cronaca cupa di omicidi, vendette e destino implacabile, che richiama il precedente romanzo dello scrittore, Meridiano di sangue (1985).
9. L’amore bugiardo – Gone Girl (2014)
Riconoscendo le due grandi ossessioni narrative di David Fincher, la potenza e la suspense, con L’amore bugiardo – Gone Girl il regista potrebbe aver raggiunto una sintesi perfetta di entrambe. Tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn (2012), racconta di una coppia avviluppata nel social network del matrimonio, in cui il confine tra rete di sicurezza sociale e ragnatela si faranno sempre più labili. Nel libro, le normali preoccupazioni coniugali relative a denaro, parenti e genitorialità vengono trasformate da Gillian Flynn in rifiuti tossici, nel caso di Nick e Amy Dunne. Il giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Nick Dunne (Ben Affleck) comunica che sua moglie Amy (Rosamund Pike) è misteriosamente scomparsa. Ben presto la pressione della polizia e dei media fa sì che il ritratto della felicità domestica di Nick inizi pian piano a vacillare. Il suo comportamento bizzarro lo rende sospetto e tutti cominciano a chiedersi se Nick abbia ucciso la moglie… Tirando le fila della narrazione al massimo e controllando il ritmo narrativo come un orologiaio svizzero, Fincher manipola la percezione dello spettatore per oltre due ore, e l’unica cosa che possiamo fare guardando Gone Girl è arrenderci a questo amore bugiardo.
10. Il colore viola (1985)
Il colore viola, per la regia di Steven Spielberg, racconta la storia di Celie, un’adolescente nera di quattordici anni che rimane incinta del proprio padre, un uomo dispotico e crudele, nella Georgia del XX secolo. Questo coming-of-age dalla portata storica, consacratosi dinanzi a critica e pubblico con 11 nomination agli Oscar, ci porterà a scoprire il dolore e le umiliazioni subite da Celie, in un adattamento stellare del romanzo di Alice Walker (1982), estremamente fedele all’opera sia in termini di trama che di personaggi. Attraverso la storia di Celie, la scrittrice ci chiede di apprezzare tutto ciò che di buono c’è in un mondo in cui dobbiamo affrontare così tante difficoltà e lotte, restituendoci un racconto che vi trasporterà attraverso tutte le emozioni che è possibile provare, con un cast di personaggi dinamici e una storia potente e senza fronzoli. Le fenomenali interpretazioni del cast rendono questo film davvero imperdibile, poiché é proprio al lavoro attoriale che Spielberg affida la maggior parte del contenuto emotivo di questo testo.
11. Il silenzio degli Innocenti (1991)
Il silenzio degli Innocenti, per la regia di Jonathan Demme è senza dubbio il thriller degli anni Novanta per eccellenza, nonché un formidabile esercizio di suspense psicologica con tocchi horror. Si tratta dell’adattamento del romanzo omonimo di Thomas Harris (1988), splendido sequel del suo best-seller del 1981, Red Dragon, con cui l’autore suggella la sua reputazione di maestro del thriller raccontandoci la storia profondamente coinvolgente e raggelante di una giovane apprendista dell’FBI sulle tracce di un serial killer. Nel film, è Jodie Foster a interpretare Clarice Starling, la brillante laureata ed esperta di psicopatia a cui l’FBI si rivolge per tentare di risolvere il caso di Buffalo Bill, un serial killer che uccide le sue vittime, tutte adolescenti, conservandone la pelle. Seguendo le istruzioni del suo capo, Clarice visita il carcere di massima sicurezza in cui il governo detiene il dottor Hannibal Lecter, un ex psicanalista e assassino con un’intelligenza superiore alla norma. La sua missione sarà quella di cercare di estrapolare da lui informazioni sui modelli di comportamento dell’assassino che stanno cercando.
Il silenzio degli Innocenti ha sbancato fin da subito al botteghino, raggiungendo un traguardo raramente visto agli Oscar (si è aggiudicato il premio nelle 5 categorie principali) e ha consacrato la maestria di Anthony Hopkins nella sua prodigiosa interpretazione di uno psichiatra cannibale che ha affascinato tutti, consolidandosi come uno dei classici del genere soprattutto grazie alla sceneggiatura scaltra e alla regia diretta e senza fronzoli tanto quanto i suoi protagonisti.
12. Il mago di Oz (1939)
In un magnifico spettacolo di colori e musica, che è diventato un classico tra i musical, Il Mago di Oz, per la regia di Victor Fleming e adattamento dell’omonimo romanzo di L. Frank Baum (1900), una delle fiabe americane più iconiche di sempre, narra la storia di Dorothy, giovane ragazzina che sogna di viaggiare “oltre l’arcobaleno” e vede il suo desiderio realizzarsi quando un tornado porta lei e il suo cagnolino nel magico mondo di Oz. Dorothy si trova dunque a percorrere la Strada di Mattoni Gialli verso la Città di Smeraldo, dove vive l’onnipotente Mago di Oz, che può aiutarla a tornare in Kansas. Durante il viaggio, fa amicizia con lo Spaventapasseri (Ray Bolger), l’Uomo di latta (Jack Haley) e il Leone codardo (Bert Lahr), ognuno con un proprio desiderio che spera il Mago possa realizzare: comincia così la loro odissea verso la Città di Smeraldo. La prima regola per i viaggiatori di Oz, ci insegna Baum, è quella di restare uniti anche con preoccupazioni ed esigenze diverse: è interfacciandoci con gli altri che metteremo a punto il cuore, il cervello e il coraggio che i nostri protagonisti desiderano.
13. Espiazione (2007)
Un film straziante e doloroso tanto quanto i suoi personaggi indimenticabili, Espiazione, ambientato nell’estate del 1935, ci racconta una storia d’amore da un punto di vista davvero inusuale: quello di Briony Tallis (una giovanissima Saoirse Ronan), precoce scrittrice tredicenne, che cambia irrevocabilmente il corso di diverse vite quando accusa Robbie Turner (James McAvoy), l’amante di sua sorella Cecilia (Keira Knightley), di un crimine che non ha commesso. Espiazione si configura probabilmente come il miglior adattamento di un’opera di Ian McEwan (2001), in cui si sprigiona furiosamente la chimica tra Knightley e McAvoy, sottolineando i dettagli frizzanti del romanzo che sconvolgono l’intero equilibro narrativo, dando voce a un segreto che non vuole rimanere sepolto. Il film di Joe Wright è implacabile verso la passionalità tanto quanto nei confronti del tempo che fugge, e tratta spettatori e personaggi, senza soluzione di continuità e indipendentemente dall’età anagrafica, come adulti che devono interfacciarsi con le proprie responsabilità.
14. Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
Il regista ceco Milos Forman adatta il romanzo di Ken Kesey del 1962, avvincente e dal temperamento brillante quanto quello dei suoi protagonisti, per restituirci un’opera che affronta lo stigma legato al concetto di follia, la dignità dell’individuo come finestra di fuga dalla malattia mentale e la denuncia al sistema psichiatrico americano. In Qualcuno volò sul nido del cuculo, Randle McMurphy (Jack Nicholson), è un uomo condannato per aggressione ma anche uno spirito libero che vive controcorrente, e viene internato in un ospedale psichiatrico. L’inflessibile disciplina della struttura accentua la sua contagiosa tendenza al disordine, che finisce per scatenare una vera e propria guerra civile tra i pazienti e il personale della clinica, guidato dalla fredda e severa infermiera Ratched (Louise Fletcher). Pluripremiato, è ancora oggi, insieme a Il silenzio degli innocenti (1991) e Accadde una notte (1934), uno dei soli tre film ad aver vinto cinque Oscar nelle categorie principali e fu anche un enorme successo di pubblico.
15. L.A. Confidential (1997)
Nella migliore e più fedele trasposizione cinematografica del grande James Ellroy (1990), tre poliziotti di Los Angeles vengono coinvolti in un intrigo criminale che svela i sotterfugi e la corruzione del dipartimento. Per riconquistare il prestigio perduto, tre agenti molto diversi tra loro, l’impetuoso Bud White (Russell Crowe), il formale Ed Exely (Guy Pearce) e l’ambizioso Jack Vincennes (Kevin Spacey) decidono di occuparsi del caso. Curtis Hanson si appropria delle storyline energiche, tentacolari e spesso stilisticamente irascibili di Ellroy, in questo film torbido e intenso tanto quanto i suoi protagonisti ma, soprattutto, superbamente narrato. L.A. Confidential ha avuto un solo problema secondo i critici: essere uscito nello stesso anno e concorrere agli Oscar con Titanic, che non ha concesso che questa pellicola immersa nell’atmosfera e nella tradizione del film noir venisse meritatamente premiata.
16. Quel che resta del giorno (1993)
Il magistrale melodramma di James Ivory dal titolo Quel che resta del giorno, impreziosito da interpretazioni e messa in scena superbe, racconta la storia di Stevens (Anthony Hopkins), un perfetto maggiordomo che viaggia per l’Inghilterra del 1958, elaborata dal grande Kazuo Ishiguro nell’omonimo romanzo del 1989. L’uomo lavora per un milionario americano (Christopher Reeve), nonché nuovo proprietario di Darlington Hall, villa che ha vissuto il suo massimo splendore vent’anni prima quando, sotto la guida di un aristocratico britannico, le persone più influenti degli anni Trenta vi si riunivano: questo permise a Stevens di assistere alle conversazioni sugli eventi politici più importanti dell’epoca. Allo stesso tempo, la sua routine subisce un cambiamento inaspettato con l’arrivo di Miss Kenton, la nuova governante (Emma Thomson).
La scrittura paziente, elegante e umana di Ishiguro si serve del motivo classico del viaggio come cornice narrativa, all’interno della quale trovano spazio i temi dell’amore, del dovere e, naturalmente, della dignità, uno di quelli più cari a Stevens. L’interpretazione sublime di Anthony Hopkins che, solo un anno prima, si era dilettato nei panni del sinistro Hannibal Lecter nel film Il silenzio degli innocenti raggiunge qui vette ineguagliabili di sensibilità ed emozione trattenuta, in quello che si configura come un lussuoso ed emotivo dramma costumbrista, che riesce a cogliere le minime sfumature dei volti e dell’animo.
17. Il signore degli anelli (2001-2003)
La celebre trilogia di Peter Jackson composta da Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello (2001), Il Signore degli Anelli – Le due torri (2002) e Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (2003) è molto fedele all’epica di J.R.R. Tolkien (1954-55), anche se le complesse storyline dei romanzi originali sono state chiaramente semplificate per renderle più accessibili al pubblico cinematografico. In sostanza, con l’aiuto di una CGI all’avanguardia, Jackson è riuscito a rappresentare il più famoso universo fantasy mai concepito in maniera realistica e credibile, senza mai perdere il cuore pulsante della speranza, dell’eroismo e della sofferenza che ne sono alla base e motivano i personaggi. L’atteso adattamento cinematografico de Il signore degli Anelli, magistrale romanzo di J.R.R. Tolkien, non solo ha sbalordito quasi tutti i critici e il pubblico all’epoca, ma ha addirittura superato le aspettative dei suoi numerosi ed esigenti fan.
18. Il grande sonno (1946)
Un eccentrico generale milionario ha due figlie coinvolte in affari piuttosto loschi. Decide di chiamare il detective privato Philip Marlowe per risolvere i suoi problemi familiari. Quando Marlowe inizia a indagare, scopre ben presto che le varie ramificazioni della vicenda la trasformano in un vero e proprio groviglio. Non si poteva chiedere di più: il maestro Howard Hawks alla regia, Sid Hickox alla fotografia, una colonna sonora del grande Max Steiner… e Bacall e Bogart sullo schermo. Il film è basato sul brillante romanzo di Raymond Chandler (1939), ricco di dialoghi insuperabili, in cui la prosa frizzante dell’autore mescola senza soluzione di continuità umorismo, pathos e suspense e che si è consolidato come un must per tutti gli appassionati di narrativa poliziesca. Sono stati tre dei migliori sceneggiatori di Hollywood, tra cui William Faulkner, ad adattare Il grande sonno, questo classico che si è addormentato, per riprendere l’etimologia del titolo, al vertice del genere noir, in un sogno che dura ancora.
19. Fight Club (1999)
Un giovane uomo stanco della sua vita grigia e monotona lotta contro l’insonnia. Durante un viaggio in aereo incontra un carismatico venditore di saponi che ha una teoria molto particolare: il perfezionismo è per le persone deboli; solo l’autodistruzione rende la vita degna di essere vissuta. I due decidono di fondare un Fight Club segreto, dove sfogare le loro frustrazioni e la loro rabbia, che avrà un successo clamoroso. David Fincher ha continuato la sua ascesa nell’Olimpo dei registi di culto – con uno stile personalissimo, accattivante e moderno -, realizzando un film controverso e violento su ragazzi disillusi e combattenti clandestini; un inno nichilista all’anticonformismo che ha fatto furore tra i giovani, un film chiave del cinema americano di fine secolo: come involucro visivo per il libro del provocatorio Chuck Palahniuk (1996) è quasi perfetto. Forte del successo del film di Fincher, il romanzo si è guadagnato lo status di “cult classic”, da leggere come un’inquietante interpretazione della realtà contemporanea.
20. M*A*S*H (1970)
Il romanzo MASH di Richard Hooker (1968) dà vita ad avventure assurde, condite da umorismo volgare e dialoghi taglienti, ponendo un quesito fondamentale: come si supera una guerra? Come si fa non solo a sopravvivere, ma anche a stare bene nel lungo periodo? Con quest’opera, lo scrittore ha dato via a un vero e proprio franchising, che comprende diversi libri sequel, una serie televisiva leggendaria e l’adattamento del 1970 di Robert Altman, che ha fruttato a Ring Lardner Jr. l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. M*A*S*H* narra le avventure di due soldati dell’esercito impegnati in un’unità medica mobile in Corea durante la guerra. Tanto loro quanto l’equipaggio di infermieri svolgono un lavoro molto serio ma, nel tempo libero, le continue battute e l’ironia del gruppo riescono a rendere la permanenza in Corea molto più divertente. Il libro è una raccolta di racconti (esilaranti) e di storie ribelli; Altman e Lardner sono riusciti a inserirli quasi tutti, pur fornendo una struttura formale alla trama. Il risultato finale è un classico della controcultura che ha lanciato Altman verso il riconoscimento mainstream.
21. Colazione da Tiffany (1961)
Tratto dal romanzo di Truman Capote del 1958, Colazione da Tiffany racconta la storia di Holly Golightly, un’affascinante ragazza newyorkese che, apparentemente, vive una vita agiata e spensierata. Un giorno si trasferisce nel suo stesso edificio Paul Varjak, scrittore che, mentre aspetta un successo che tarda ad arrivare, vive con una donna anziana e molto ricca. La sua fama lo precede e Holly non tarderà nel cercare di conquistarlo. Colazione da Tiffany è un’opera che definisce la magia del cinema classico come poche altre, creatrice di immagini iconiche, avvolte dalle note di Moon River. La novella originale di Capote dipinge in realtà un ritratto più cupo di Miss Golightly. A differenza dell’adorabile Holly di Audrey Hepburn, che ha bisogno di un cavaliere dall’armatura leggermente arrugginita per essere salvata, la protagonista di Capote è una “creatura selvaggia” che non può essere ingabbiata, addestrata o salvata. Alternando abilmente un registro finemente ironico con una leggerezza malinconica, Blake Edwards ha realizzato con Colazione da Tiffany una delle sue opere migliori: una commedia tanto amara quanto lucida, che anticipa lo spirito mordace che diventerà la caratteristica costante del genere negli anni a venire.
22. Trainspotting (1996)
Danny Boyle riesce ad adattare in maniera accessibile e coinvolgente il romanzo di difficile lettura di Irive Welsh (1993), che vive del gergo e della colloquialità scozzese, delle differenze tra i minimi dialetti che riempiono le pagine del libro tanto quanto infittiscono le pronunce dei protagonisti del film. Un libro che si concentra su “chi viene considerato senza speranza e uno spreco di spazio”, quei tossicodipendenti a cui Welsh conferisce un senso di umanità, sottolineandone le caratteristiche uniche e le lotte personali con le quali possiamo empatizzare. Mark Renton, un giovane scozzese di Edimburgo e i suoi amici sono dipendenti dall’eroina, il che significa che vivono completamente fuori dalla realtà, in un mondo a parte. Il gruppo è composto da uno psicopatico alcolizzato e violento, un giovane disperato, un donnaiolo con una conoscenza enciclopedica di Sean Connery e un appassionato di walking e Iggy Pop. La frenetica storia di questi cinque ragazzi e del loro rapporto con la droga, il sesso e la violenza ha travolto il pubblico con lo stesso brio della verbosità dei suoi protagonisti. Trainspotting riesce a tradurre quasi perfettamente lo spirito, il tono e l’atmosfera del libro, pur modellandolo in una narrazione più tradizionale, supportata dall’uso liberale di Danny Boyle di immagini surreali, oniriche e colorate.
23. Forrest Gump (1994)
Blockbuster universale, icona riconoscibilissima, commedia popolare per eccellenza, leggera nella sua profondità ma ricca di fascino, Forrest Gump adatta il viaggio più oscuro e moralmente complesso di Forrest, protagonista del romanzo di Winston Groom (1986), optando per un ampio grand tour attraverso il XX secolo. Infatti, nel passaggio dal libro al film, Robert Zemeckis trattiene soltanto l’idea che l’importanza attribuita alle facoltà mentali è enormemente esagerata, e il livello di QI non determina in alcun modo né le qualità umane, né il destino, né il livello di benessere di una persona, cucendo un percorso molto più personalizzato per il giovane Forrest. Ci viene raccontato di come egli soffra di un ritardo mentale fin da bambino ma, nonostante tutto, grazie alla sua tenacia e al suo buon cuore, sarà protagonista e testimone di eventi cruciali nel suo Paese per diversi decenni. Tra mille peripezie e avvenimenti, nella mente di Forrest c’è sempre la bella Jenny (Robin Wright), suo grande amore fin dall’infanzia, che, insieme alla madre, sarà la persona più importante della sua vita. Forrest Gump è un’opera dalla sensibilità al contempo dolce e eccentrica, sinfonia che va al ritmo della recitazione elegante e creativa di Hanks.
24. Il diavolo veste Prada (2006)
Nel vertiginoso mondo della moda di New York, la vetta del successo è rappresentata dalla rivista Runway, diretta da Miranda Priestly (Meryl Streep). Lavorare come assistente di Miranda potrebbe aprire qualsiasi strada ad Andy Sachs (Anne Hathaway), non fosse che è una ragazza che si distingue per il suo stile piuttosto originale all’interno del gruppo di giornalisti di punta della rivista. Andy comprende molto presto che per trionfare in questo business è necessario avere ancora più iniziativa e preparazione. E la prova è proprio dietro di lei, vestita da testa a piedi in Prada. I capricci di un datore di lavoro tirannico danno vita a Il diavolo veste Prada, una delle commedie più scoppiettanti degli anni Duemila, con uno dei villain cinematografici più alla moda di sempre, Miranda Priestly, resa nera come la pece, adattando il romanzo di Lauren Weisberger del 2003, che dà un nuovo significato, ricco ed esilarante, alle lamentele sul “capo infernale”. Narrato dalla voce intelligente e rinfrescante di Andrea, traccia una visione profonda, oscura e diabolica della vita ai vertici di un azienda, che viene soltanto accennata nei giornali di gossip e davanti ai Cosmopolitan dei cocktail party più trendy.
25. The Social Network (2010)
L’opera di Ben Mezrich The Accidental Billionaires (2009) ci racconta la storia avvincente di una delle invenzioni che più hanno cambiato la cultura contemporanea: quella della fondazione di Facebook, rielaborata in maniera solida, divertente e adeguatamente documentata, approfondendo le numerose personalità coinvolte, oltre a fornire uno sguardo critico sul privilegio che circonda l’Università di Harvard. In una notte d’autunno del 2003, l’ex studente di Harvard e genio della programmazione Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg) si siede al computer e inizia a sviluppare una nuova idea: TheFacebook. Ciò che è iniziato in una stanza di un dormitorio universitario è presto diventato un social network rivoluzionario. Sei anni e 500 milioni di amici dopo, Zuckerberg è il più giovane miliardario della storia. Ma il successo di questo giovane imprenditore gli ha portato anche complicazioni personali e legali, in particolare l’accusa di aver rubato l’idea agli studenti della sua stessa università e la turbolenta relazione con Eduardo Saverin (Andrew Garfield), suo ex amico e co-fondatore di Facebook. La sceneggiatura di Aaron Sorkin e la regia di David Fincher riprendono le solide basi del materiale di partenza restituendoci un incredibile studio sui personaggi. The Social Network è un film che combina senza sforzo un notevole stile visivo con una tecnologia avanzata (alcuni credono ancora che Armie Hammer abbia un gemello) e una scrittura affilata come un rasoio.
26. Quei bravi ragazzi (1990)
Henry Hill (Ray Liotta), figlio di padre irlandese e madre siciliana, vive a Brooklyn ed è affascinato dalla vita dei gangster del suo quartiere, dove la maggior parte dei vicini sono immigrati. Paul Cicero (Paul Sorvino), il patriarca della famiglia Paolina, è il protettore del quartiere. All’età di tredici anni, Henry decide di abbandonare la scuola e di unirsi all’organizzazione mafiosa come fattorino; ben presto si guadagnerà la fiducia dei suoi capi, arrivando a salire di rango per vivere la vita che ha sempre desiderato. Con Quei Bravi Ragazzi, Scorsese apre il decennio con un capolavoro nel sottogenere del cinema di mafia: una storia di ambizioni e lealtà, un pugno nello stomaco, un brivido per gentile concessione di un brutale Joe Pesci: in poche parole, un’overdose sensazionale di cinema d’autore. Nicholas Pileggi, autore del romanzo originale intitolato Wiseguy (1986) ha collaborato a stretto contatto con Scorsese, firmando quindi la sceneggiatura a due mani, un “un interessantissimo saggio di antropologia mafiosa”, come lo ha definito Alberto Farassino.
27. Piccole donne (1994)
Con Piccole Donne (1868) Luisa May Alcott rielabora in maniera semi-autobiografica i ricordi di infanzia condivisi con le quattro sorelle. Mentre il marito combatte al fronte, Marmee rimane sola con le quattro figlie, le sue “piccole donne”: Jo, una ragazza energica che vuole diventare scrittrice; Meg, la più formale e responsabile, la fragile Beth e la romantica Amy. Con il passare degli anni, le sorelle condividono alcuni dei loro ricordi più belli e dolorosi, mentre Marmee e zia March le guidano attraverso i temi dell’indipendenza, dell’amore e dell’importanza della famiglia. La trasposizione cinematografica del 1994 si avvale di un comparto tecnico invidiabile e un’attenzione ai piccoli dettagli degna della penna di Joe March, per raccontare con consapevolezza contemporanea il cammino di quattro giovani donne verso l’età adulta e di alcuni degli attori che avrebbero fatto la storia del cinema contemporaneo, tra cui Winona Ryder, Christian Bale e Kirsten Dunst.
28. Persepolis (2007)
L’adattamento della splendida graphic novel autobiografica di Marjane Satrapi (2000) si adatta perfettamente all’audace stile artistico in bianco e nero del libro, funzionale alla narrazione della sua personalissima esperienza di crescita nel bel mezzo della rivoluzione iraniana. Quando i fondamentalisti prendono il potere, costringendo le donne a indossare il velo e imprigionando migliaia di persone, e mentre infuria la guerra Iraq-Iran, Marjane scopre il punk, gli ABBA e gli Iron Maiden. Dalla natura episodica della graphic novel si passa a una vera e propria narrazione, didattica e tragica, realistica e magica al contempo, fedele al tono e agli eventi raccontati in prima istanza da Satrapi: Persepolis è uno dei film visivamente più unici dell’era moderna.
29. Chiamami col tuo nome (2018)
Il romanzo di André Aciman del 2007 racconta la storia di un’improvvisa e potente storia d’amore che sboccia tra un ragazzo adolescente e un’ospite estivo nella villa dei suoi genitori, sulla Riviera italiana. Elio Perlman (Timothée Chalamet) trascorre la calda e soleggiata estate del 1983 nella casa di campagna dei genitori nel nord Italia. Passa il tempo oziando, ascoltando musica, leggendo libri e nuotando, finché un giorno arriva nella grande villa il nuovo assistente americano del padre, Oliver (Armie Hammer), ragazzo affascinante e che, come Elio, ha radici ebraiche. All’inizio Elio è un po’ freddo e distante nei confronti del giovane, ma ben presto i due iniziano a fare delle gite insieme e, con il passare dell’estate, l’attrazione reciproca si farà sempre più intensa. La narrazione di Aciman è costituita principalmente dal flusso di coscienza di Elio, che ne segue i pensieri, le fantasie e preoccupazioni nell’estate dei suoi diciassette anni. Chiamami col tuo nome è un vero e proprio album dei ricordi d’estate, che sfogliamo tramite il montaggio accurato di Luca Guadagnino, per rivelare l’abisso dell’invisibile, del nascosto, del sacro, di ciò che appare per la prima volta in un universo incontaminato, e vogliamo chiamare amore.
30. Le ali della libertà (1994)
Accusato di aver ucciso la moglie, Andrew Dufresne (Tim Robbins), dopo essere stato condannato all’ergastolo, viene mandato nel carcere di Shawshank. Nel corso degli anni si guadagna la fiducia del direttore e il rispetto dei suoi compagni di cella, soprattutto di Red (Morgan Freeman), che controlla il contrabbando all’interno del carcere. La trama di Le Ali della Libertà è ispirata al racconto di Stephen King Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, edito nell’antologia Stagioni diverse, in cui la componente horror è costituita dai veri “orrori” della vita carceraria: la condizione di isolamento, la corruzione, lo stupro. Quella di King è una storia di perseveranza, pazienza e speranza, che incita ad aggrapparsi a ciò che è giusto per rimanere forti anche nei momenti più difficili. L’adattamento cinematografico di Frank Darabont coinvolge lo spettatore in un crescendo magistrale, regalandoci uno dei finali più belli della storia del cinema. Siamo condannati ad amare i due protagonisti in eterno, senza bisogno di catene, in un caso esemplare di riscatto cinematografico, poiché il film si presentò agli Oscar 1994 con 7 candidature, dopo essere uscito senza alcun successo, diretto da un esordiente e con un cast senza stelle. Sembrava destinato all’oblio ma inaspettatamente, da allora, è iniziata una costante rivendicazione della qualità e dell’insieme di valori contenuti in questa emozionante storia di amicizia.