Ci hanno fatto ridere, piangere e arrabbiare. Alcuni ci hanno anche annoiato, ma ognuno di loro ha in un modo o nell’altro segnato le nostre esistenze per i più disparati dei motivi. Sono i film che più di ogni altro ci hanno fatto riflettere sul senso della vita, quelli che ci hanno fatto cambiare idea sul mondo e che ci portiamo dietro da anni. Ecco una classifica dei 15 migliori film che ti cambiano la vita facendo pensare.
1. Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
Apriamo questa nostra lista con quello che consideriamo il migliore in assoluto tra i film che ti cambiano la vita: Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Il disagio mentale raccontato come nessuno aveva osato fare prima. La pellicola ambientata in un ospedale psichiatrico è uno spartiacque nella narrazione della follia sul grande schermo con un Jack Nicholson da Oscar, gigantesco nei panni del protagonista Randle McMurphy, un pregiudicato che per sfuggire alla condanna per stupro si finge pazzo e viene ricoverato in un manicomio. Qui finirà per essere coinvolto dalle storie degli altri pazienti incitandoli spesso a protestare e facendogli scoprire un altro mondo, lontano da quello a cui sono ormai abituati: luogo disumano e discriminatorio. Un film bizzarro per i tempi diretto da Miloš Forman, che allora era da poco arrivato negli Usa dopo essere stato costretto a fuggire dalla Cecoslovacchia della primavera di Praga. Il film, tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey del 1962, si rivelò un capolavoro conquistando ben cinque premi Oscar nelle categorie principali di miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice e migliore sceneggiatura non originale.
2. Nuovo cinema Paradiso (1988)
Storia bizzarra quella di Nuovo cinema Paradiso, nessuno ci avrebbe scommesso eppure quello che inizialmente fu un clamoroso insuccesso commerciale si sarebbe rivelato qualche tempo dopo uno dei migliori film italiani di quegli anni. Ci vollero ben tre versioni per mettere d’accordo pubblico e critica, l’ultima ne riduceva la durata da 173 a 123 minuti, tagliando sequenze della prima parte del film; un rimontaggio voluto saggiamente dal regista Giuseppe Tornatore e dal produttore Cristaldi, che li portò a conquistare l’Oscar al miglior film straniero nel 1990. Fissato nell’immaginario collettivo dalle musiche di Ennio Morricone, Nuovo cinema Paradiso è un grande racconto della memoria e un omaggio alla settima arte. Attraverso un flashback ripercorre la vita di Salvatore, regista di successo a Roma che dopo quarant’anni torna in Sicilia nel piccolo paese in cui è cresciuto: l’occasione è la notizia della morte di Alfredo, il proiezionista nonché amico di una vita, del cinema parrocchiale dove insieme hanno alimentato e condiviso la passione comune per il “cinematografo”. Tornare in quelle terre diventa un modo per fare pace con il passato, riappropriarsi delle origini e ripercorrere la sua formazione. Un film monumentale per la grazia con cui sa dosare commozione e riso, riflessione metacinematografica e elegia del ricordo.
3. L’attimo fuggente (1989)
Un dramma sulla vita e la letteratura, un invito alla libertà di parola e di pensiero oltre che un insegnamento a cogliere la bellezza del presente. Con L’attimo fuggente Peter Weir firma il suo inno alla potenza creativa dell’arte e dell’immaginazione e lo affida ad un interprete memorabile, Robin Williams nei panni di un professore di letteratura, John Keating, che nel 1959 si ritrova ad insegnare in un prestigioso collegio maschile nel Vermont. I suoi metodi di insegnamento insoliti, originali e coinvolgenti, che spingono i propri studenti a guardare la poesia non con un approccio analitico o nozionistico, ma apprezzandola in quanto libera espressione dell’umano sentire, finiranno per incontrare il consenso dei suoi allievi, ma anche la diffidenza degli ambienti più accademici e dei genitori più tradizionalisti e conservatori. Insieme alla riflessione sul tempo che passa c’è il racconto di formazione e la ricerca di un posto nel mondo Alcune frasi del film “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”, “O capitano! Mio capitano!” sono diventate celebri nella cultura popolare. Agli Oscar conquistò la statuetta per la migliore sceneggiatura originale a Tom Schulman, che lo aveva scritto ispirandosi alla figura di un suo professore di letteratura inglese.
4. Philadelphia (1993)
Nel 1993 tocca a Jonathan Demme trattare senza compromessi e in maniera esplicita la delicata questione dell’AIDS, firmando un film commovente, drammatico, senza filtri sull’omofobia e la discriminazione subita da chi in quegli anni finiva per contrarre il virus dell’Hiv. Fu un film epocale per la portata dei temi affrontati, per il coraggio di rompere alcuni dei tabù e dei luoghi comuni più diffusi, che confinavano la malattia negli ambienti omosessuali, un inno alla tolleranza sulla base di una sceneggiatura firmata da Ron Nyswaner. Tom Hanks guadagna meritatamente un Oscar nei panni del protagonista Andrew Beckett, brillante avvocato di successo licenziato dallo studio in cui lavora a Philadelphia perché malato di Aids. Troverà inaspettatamente nell’avvocato Joe Miller (Denzel Washington) un valida spalla che lo sosterrà nella causa contro il suo vecchio studio. Tutto intorno si agita la profonda umanità degli amici, dei familiari e del compagno Miguel. Iconica la colonna sonora composta da Howard Shore, a cui si accompagna la memorabile canzone Streets of Philadelphia, che valse agli autori Bruce Springsteen e Neil Young la statuetta alla miglior canzone.
5. Porco rosso (1992)
Potremmo definirlo il più crepuscolare dei film di Hayao Miyazaki, il maestro dello Studio Ghibli che dà sfogo al suo genio visionario, ispirandosi questa volta al manga da lui stesso scritto Hikōtei jidai. Quella che sarebbe dovuta essere la sua opera più spensierata si trasformò durante la stesura in una delle sue creature più decadenti e profondamente politiche. A determinare un cambio netto di rotta furono gli echi della guerra appena scoppiata in Jugoslavia nel 1991 che turbarono Miyazaki e lo portarono ad arricchire il progetto di una critica ai regimi e ambientandolo in un mondo post-bellico sul precipizio della seconda guerra mondiale. Il “porco” del titolo, nonché protagonista, è Marco Pagot, un ex pilota dell’Aeronautica italiana, l’unico del suo battaglione ad essere sopravvissuto a un attacco, ma trasformato da una misteriosa maledizione in una creatura con il volto di un maiale. Dopo aver lasciato l’aeronautica per il suo spirito profondamente antifascista, si è ritirato in una imprecisata località sulle rive dell’Adriatico a dare la caccia ai pirati a bordo del suo idrovolante monoplano Savoia S.21 di colore rosso. “Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”, dirà all’ ex commilitone Ferrarin, che lo invita a rientrare in aeronautica, pronunciando la frase simbolo del film, un’opera per nulla innocente o scanzonata, ma al contrario spregiudicata e malinconica nel restituire i turbamenti che attraversavano l’Italia stretta nella morsa delle due guerre. Un film dal fascino intramontabile.
6. Forrest Gump (1994)
Il film che commuoverebbe anche lo spettatore più cinico, un racconto di formazione che sublima il valore della semplicità della vita con una buone dose di grazia, tenerezza e commedia. La storia di Forrest Gump, bambino cresciuto in un piccolo villaggio dell’Alabama con un paio di tutori alle gambe e con qualche problema cognitivo che non gli impedirà nell’ordine di diventare un eroe di guerra, sposare l’amore della sua vita, stabilire i migliori risultati in atletica per poi mettersi a correre intorno al mondo, segnerà la cinematografia della seconda metà degli anni ’90: un cult, un vero e proprio fenomeno di costume, che si impone sin da subito per i celebri motti del suo protagonista (“stupido è chi lo stupido fa” a “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”) diventati poi parte del linguaggio comune. Robert Zemeckis celebra l’imprevedibilità della vita, il sapore delle piccole cose con un film epocale, che attraversa trent’anni di storia degli Stati Uniti d’America (dagli anni ’40 circa al 1982) e affida tutto alla straordinarie capacità espressive di Tom Hanks. Il riscatto di tutti i ‘diversi’ del mondo.
7. The Truman Show (1998)
Arriva sempre dagli anni ’90 il film che metterà in discussione il potere della televisione, centrando un tema, quello della privacy sacrificata sull’altare dell’audience e delle dinamiche dell’intrattenimento. Lo dirige Peter Weir, il regista del già citato L’attimo fuggente, che tra i tanti meriti ebbe quello di consacrare definitivamente il talento di un outsider come Jim Carrey, fino a quel momento conosciuto soprattutto per i suoi ruoli comici in film demenziali. The Truman Show lo vide per la prima volta alle prese con un ruolo drammatico nei panni di Truman Burbank, protagonista inconsapevole di uno spettacolo televisivo, un reality show sulla sua vita. Truman “nasce” ripreso da una telecamera, “figlio” di un emittente tv che lo adotta appena nato e che per i successivi trent’anni continuerà a riprenderlo a sua insaputa. Una spietata satira esistenziale sul mondo invasivo dei media, ispirata in parte a un episodio di Ai confini della realtà, che porta alle estreme conseguenze il concetto di “grande fratello”.
8. Fight Club (1999)
Feroce critica alla società post moderna del consumismo è la trasposizione sul grande schermo dell’ omonimo romanzo di Chuck Palahniuk. David Fincher mette insieme un cast a cui il film legherà indiscutibilmente il proprio destino: impossibile dimenticare le interpretazioni di Edward Norton, Brad Pitt e Helena Bonham. Quando uscì nel 1999 fu oggetto di critiche contrastanti partendo in sordina, ma negli anni successivi seppe riscattarsi soprattutto con l’uscita in home video che si conquistò un pubblico di affezionati diventando un cult movie. Nichilista, spietato e visionario il film mette alla berlina l’american way of life e le sue storture attraverso le avventure di un protagonista che non viene mai chiamato per nome. Un ritratto esplosivo e psichedelico dell’alienazione umana.
9. Se mi lasci ti cancello (2004)
È il film che consacra definitivamente il genio eccentrico e visionario di Michel Gondry, oltre a celebrare l’amore e la memoria come nessuno aveva mai fatto in una commedia fino a quel momento. La sceneggiatura di Charlie Kaufman vinse un Oscar nel 2005, il titolo originale Eternal Sunshine of the Spotless Mind, tradotto in italiano nel terribile Se mi lasci ti cancello, deriva da un verso di Alexander Pope. Commedia dal sapore agrodolce può contare su una straordinaria coppia di interpreti, Jim Carrey e Kate Winslet, nei panni di Clementine e Joel. I due si sono innamorati sulla spiaggia di Montauk a New York, ma dopo due anni di amore la relazione è arrivata al capolinea. Per dimenticarlo Clementine si è inoltre rivolta alla clinica Lacuna Inc., per farsi cancellare i ricordi legati alla storia con Joel, che proverà a fare la stessa cosa salvo rendersi conto nel corso dell’esperimento di voler tornare sui suoi passi.
10. Little Miss Sunshine (2006)
Un film che sbeffeggia la cultura dell’immagine e che a bordo di un vecchio pulmino Volkswagen T2 si prende gioco della visione vincente del sogno americano.
Il merito è di Jonathan Dayton e Valerie Faris, che dirigono una commedia dissacrante e dall’umorismo pungente partendo da una sceneggiatura scritta da Michael Arndt. Un rocambolesco road movie al seguito di una bizzarra famiglia di Albuquerque, impegnata ad accompagnare a bordo di uno scalcinato Volkswagen la piccola di casa, Olive, al concorso di bellezza per aspiranti Miss America in California. Prodotto con un budget limitato di circa otto milioni di dollari, il film si rivelò un successo di critica e pubblico incassandone circa 100 milioni. Agli Oscar del 2007 vinse la statuetta per la migliore sceneggiatura originale e il miglior attore non protagonista ad Alan Arkin, che interpretava il nonno eroinomane e nostalgico di una gioventù sregolata.
11. Gran Torino (2008)
Quando uscì nel 2008 furono in molti a considerarlo il testamento artistico di Clint Eastwood, il film a cui consegnare il proprio addio alle scene. Non fu così, ma Gran Torino segna una svolta nella carriera del regista e attore statunitense: un’opera matura, densa di significati, un compendio della sua visione di cinema. Dentro Eastwood passa in rassegna tematiche non nuove alla sua cinematografia come il rapporto padre-figlio e fa spazio ad una lucida disamina della società americana. Razzismo, violenza, integrazione, guerra: Eastwood li racconta capovolgendo il mito dell’eroe solitario a favore della parabola di redenzione, quella di Walt Kowalski, reduce della guerra di Corea, vedovo e profondamente razzista. Pensionato dopo una vita da operaio alla Ford, conduce un’esistenza all’insegna della semplicità, nella periferia di Detroit; il suo rituale quotidiano è prendersi cura della Ford Gran Torino del 1972, custodita gelosamente nel suo garage e tenuta in perfette condizioni. Nel quartiere multietnico in cui vive, abitato principalmente da immigrati asiatici, disprezza tutti, inclusa la nuova famiglia di vicini: il suo spirito nazionalista lo porta a guardare il diverso con diffidenza e sospetto. Ma il giovane Thao lo aiuterà a cambiare idea. Un invito alla tollerenza.
12. Up (2009)
Il valore dei sogni, l’elaborazione del lutto, la vecchiaia e la tenerezza dei ricordi. Nel 2009 Up fu il primo film d’animazione ad aprire un Festival di Cannes e il secondo ad essere candidato agli Oscar dopo La Bella e la Bestia, oltre ad essere uno dei primi ad avere probabilmente fatto piangere più adulti che bambini. Scritto e diretto da Pete Docter e Bob Peterson, la creatura di casa Pixar ottenne anche un altro primato: fu il primo dello Studio a essere realizzato anche per la proiezione in 3D, ma il successo di Up fu il risultato della combinazione di diversi elementi a partire dalla scrittura. Il protagonista, il vecchio Carl che vola alla volta del Sud America con la sua casa che si libra per aria appesa ai palloncini è l’immagine più commovente e libera che Disney potesse regalare al suo pubblico. Il film ne ripercorre la vita a partire dall’infanzia, quando Carl è appena un bambino con la passione per l’avventura e il sogno di fare l’esploratore, come il suo mito Charles Muntz. L’incontro con l’amata Ellie, una bambina che sogna di poter raggiungere le Cascate Paradiso in Venezuela, sarà la tappa della maturità: Carl le promette che un giorno ce la porterà e i due si sposano. Trascorreranno gran parte della loro vita insieme, peccato che quella promessa non avrà mai modo di realizzarsi perché la sua Ellie se ne andrà prematuramente. Quando lo incontriamo Carl è un vecchio ottantenne dai modi un po’ rudi, vive solo nella sua vecchia casa che secondo un progetto di riqualificazione della zona dovrà essere abbattuta per fare spazio a un centro commerciale. Carl non ha nessuna intenzione di lasciarla, perché a quella casa sono legai i ricordi della sua Ellie. Accanto a lui in questa nuova avventura di resistenza e difesa dei valori umani, c’è il piccolo Russel, uno scout di otto anni.
13. Gravity (2013)
Un dramma spaziale: ci si avventura Alfonso Cuarón realizzando un’opera che va oltre i confini del genere e conquista anche sette Oscar (miglior regia, migliori effetti speciali, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior colonna sonora, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro). Una storia di sopravvivenza e resistenza umana egregiamente portata avanti dalla coppia di attori protagonisti, George Clooney e Sandra Bullock, nei panni di due astronauti, che durante una passeggiata nello spazio finiscono in balia di detriti spaziali che colpiscono e danneggiano lo shuttle sul quale viaggiano. Il messicano Cuarón firma un’esperienza sensoriale unica, senza ricorrere a particolari giravolte di trama: il piano sequenza iniziale di diciassette minuti anticipa le atmosfere in cui lo spettatore vivrà immerso per il resto di un film epocale.
14. I sogni segreti di Walter Mitty (2013)
Il quinto film da regista di Ben Stiller è un elogio dell’esistenza da vivere con slancio e senza limiti. Remake di Sogni proibiti del 1947, che adattava al grande schermo l’omonimo racconto scritto da James Thurber nel 1939, è il frutto di un lavoro iniziato nel lontano 1994 quando il produttore Samuel Goldwyn Jr concepì un adattamento con protagonista Jim Carrey. Prima di arrivare a Stiller, come regista e interprete, il progetto sarebbe passato di mano in mano per quasi venti anni. Il risultato fu un road movie scritto da Steve Conrad sulle tracce di Walter Mitty, addetto all’archivio dei negativi della rivista Life, un ometto timido e ingrigito che riesce a vivere pienamente solo nell’infinità di mondi virtuali creati dai suoi pindarici sogni a occhi aperti. Quello che gli manca è il coraggio di lanciarsi nella vita reale, almeno fino a quando non sarà costretto a ritrovare il negativo della foto che la direzione vuole per l’ultima copertina del magazine, da quel momento destinato ad avere solo una versione online. Inizierà così un viaggio rocambolesco attraverso gli angoli più remoti del pianeta, dalla Groenlandia all’Islanda, nel tentativo di mettersi in contatto con il solitario fotografo della rivista, Sean O’Connell, disperso chissà dove insieme al suo negativo.
15. Manchester by the Sea (2016)
Il dolore, l’elaborazione del lutto, il senso di colpa, il racconto di formazione, intorno le atmosfere plumbee di un remota cittadina del Massachusetts. Manchester by the Sea è il film che nel 2016 spiazzò pubblico e critica conquistando l’Academy con due premi Oscar, quello per la miglior sceneggiatura originale a Kenneth Lonergan e per il miglior attore protagonista a Casey Affleck, nella struggente interpretazione del taciturno protagonista. Lee Chandler è un idraulico solitario e riservato, vive a Boston ma la morte improvvisa del fratello che lo nomina tutore del figlio Patrick, lo costringe a rientrare nella città natale Manchester, dalla quale è fuggito molti anni prima dopo il tragico incidente che ha causato la separazione dalla moglie Randi. Il rapporto tra i due inizialmente complicato si consoliderà scena dopo scena nell’arco di un film che fa della lentezza e della malinconia il proprio punto di forza. Produce Matt Damon che in origine avrebbe dovuto dirigere il progetto con John Krasinski nei panni di Lee.