Cos’è successo a Wes Anderson? Il regista statunitense è uno dei più amati dal pubblico, capace di imporsi nel panorama internazionale grazie a uno stile granitico – ma anche, e soprattutto, grazie a dei cast corali di ampio respiro. I suoi film erano appassionanti, stravaganti e irriverenti. Riuscivano a trasmettere tanto calore per le storie familiari e per le avventure che vivevano i protagonisti. Per tanti anni il punto fermo del cineasta è stato, appunto, la famiglia: i suoi lungometraggi migliori, Un Treno per il Darjeeling, Moonrise Kingdom e I Tenenbaum ne sono la prova. Poi Wes si è perso.

Per quanto sia diventato realmente famoso in tutto il mondo grazie a Grand Budapest Hotel (lavoro che lo ha consacrato dal punto di vista tecnico), quel film ha segnato anche l’inizio di un percorso che lo ha portato a girare lungometraggi, e non, sempre più basati sulla simmetria delle inquadrature e della fotografia. Uno stile, questo, che si può definire glaciale e sempre meno interessante. Il calore era scomparso per lasciare il posto a puri tecnicismi asettici. Gli ultimi film hanno mantenuto un loro pubblico, riescono ad attrarre comunque diversi spettatori, ma si percepisce una mancanza importante. Un sentimento che lo spettatore non poteva sentire più come prima. Ecco che, con La Trama Fenicia, presentato in concorso al Festival del cinema di Cannes 2025, il caro Wes è leggermente rinsavito.

La Trama Fenicia
Genere: Commedia, Avventura
Durata: 120 minuti
Uscita: 30 maggio 2025 (Cinema)
Regia: Wes Anderson
Cast: Benicio del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Tom Hanks, Bryan Cranston, Riz Ahmed, Benedict Cumberbacht

Torna la famiglia, torna il calore… più o meno

Un'immagine dal film La trama fenicia
Un’immagine dal film La trama fenicia, fonte: Universal Pictures

Con un’introduzione piuttosto ‘esplosiva’ e fuori dal comune per Anderson, la storia si sviluppa con evidenti alti e bassi e un ritmo piuttosto altalenante, almeno nella prima parte della pellicola. Come spesso capita con questo particolare regista (e ancor di più in quest’ultima fatica), i dettagli abbondano e danno l’impressione che senza una tale bulimia di contenuti, dialoghi privi di emozione e idee mal espresse, le sue storie risulterebbero più appaganti. Bisogna dargli, però, il merito di riuscire a riprendersi dopo una buona mezz’ora. A quel punto, le vicende si susseguono piacevolmente, ma ciò che stupisce maggiormente è il forte rapporto padre-figlia che si instaura tra il personaggio di Benicio del Toro e quello di Mia Threapleton.

Lui viene presentato come uno spietato uomo d’affari, poco interessato al suo ruolo di genitore e intenzionato a insegnare alla figlia come diventare erede del suo impero. L’affetto, nel suo piano, non è contemplato. Lei, una suora orfana cresciuta dai nonni e che mai ha visto il padre fino all’età adulta. La ragazza lo seguirà in lungo e in largo senza l’intenzione di instaurare qualsivoglia rapporto con lui. Tra i due non c’è affetto: c’è solo un rapporto professionale. Almeno finché, tra una peripezia e l’altra, scappando da banditi rivoluzionari e assassini, inizia a nascere un legame.

Sia chiaro, non dovete aspettarvi un contesto familiare neanche lontanamente simile a quanto visto nei primi lavori di Anderson. I personaggi si comportano, si muovono sul set e parlano con toni glaciali e asettici, ma considerando ciò cui ci aveva abituati di recente, questo La Trama Fenicia è un bel passo avanti. Menzione d’onore a Benicio del Toro, che interpreta molto bene il magnate spietato che si apre agli affetti, e al suo personaggio, quello meglio delineato e con una vera e propria evoluzione.

Wes Anderson nel bene e nel male

Un frame dal film La trama fenicia
Un frame dal film La trama fenicia, fonte: Universal Pictures

Al netto dei possibili cambi di rotta, il problema nella filmografia di Anderson rimane. Eccezion fatta per il personaggio di Del Toro, non emerge alcun calore o interesse genuino per gli altri interpreti e i relativi sviluppi. Non mancano le gag e le battute sibilline tipiche del nostro caro Wes, unici momenti in grado di strappare un sorriso e divertire in una melma di contenuti poco interessanti. Non fraintendete, però, le nostre parole: il film non è affatto brutto, ma non lo si può neanche definire bello. È certamente un Wes Anderson, nel bene e nel male.

Perché Anderson è così. Un regista divisivo, che si può amare o odiare con la medesima intensità con cui lui costruisce i suoi set con perfezione e simmetria maniacali. La Trama Fenicia è deficitario in tantissimi aspetti, dal suo cast mal sfruttato e una prima metà poco accattivante, ma in qualche modo richiama (anche se in pochissimi aspetti e molto blandi) le atmosfere di Grand Budapest Hotel e i contenuti de I Tenenbaum. Un’operazione che può trovare il suo giusto e sacrosanto spazio tra i fan più appassionati del regista. Un film che merita un’occasione e che, forse, ci fa capire che il vero Wes Anderson potrebbe ancora tornare – forse.

Conclusioni

6.5 Gradevole

Wes Anderson torna leggermente al suo cinema originale in cui la famiglia e i personaggi ricevevano il focus principale. Ma non troppo, appunto. Lo stile è ancora quello simmetrico, perfetto e asettico delle sue opere più recenti, ma il rapporto padre figlia e l'evoluzione del personaggio di Benicio del Toro sono riusciti ad appassionarci.

Pro
  1. Il rapporto padre figlia
  2. L'evoluzione del personaggio di Benicio del Toro
  3. È Wes Anderon, nel bene o nel male
Contro
  1. Lo stile glaciale e asettico dei suoi ultimi film non va via
  2. Alcuni membri del cast vengono mal valorizzati
  3. È Wes Anderson, nel bene o nel male
  • Voto ScreenWorld 6.5
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Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it