White Sands, New Mexico 16 luglio 1945. Alle 05:29:45 (ora locale) il Trinity Test dà il via a una catena di eventi che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’umanità. The Gadget, l’aggeggio – perché fa comodo non chiamare con il proprio nome le cose che fanno paura, implode portandosi dietro quei frammenti d’innocenza che, la restante metà del secolo scorso, avrebbe lavato via col sangue. Lo stesso sangue sui cui, tra infinite contraddizioni e aneliti di libertà, è stata fondata la nazione che volle a tutti i costi mettere a punto un dispositivo bellico che portasse a una rapida risoluzione il secondo conflitto mondiale; e non importa se quella porzione di deserto su cui fu fatto denotare il primo ordigno atomico porta il nome datogli dai conquistadores, Jornada del Muerto, perché il sangue del passato è ormai secco. Vetrificato come la sabbia contaminata del deserto.
Da allora i media non hanno mai smesso di raccontare storie che riflettessero sulle conseguenze del Progetto Manhattan e su quanto il mondo, per come lo conosciamo ora, da quel 16 luglio si sia svegliato con un’ombra scura che incombe sul domani. In particolare, negli ultimi dieci anni, due registi dalle sensibilità diversissime hanno ri-raccontato l’evento a modo loro, offrendo al pubblico una visione personale sulla portata del Trinity Test offrendo tanti spunti di riflessione in merito alla portata storica dell’evento in sé, ma anche alle questioni morali ed esistenziali a esso connesse. Da una parte abbiamo Christopher Nolan e dell’altra David Lynch.
Il labile confine tra bene e male
“Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. È passato quasi un anno dall’uscita di Oppenheimer ma le parole del fisico hanno risuonato talmente tanto potenti nel film di Christopher Nolan da essere ormai impresse anche nella mente di chi non aveva troppa familiarità con la storia del Progetto Manhattan. Con il suo biopic caleidoscopio Nolan ha infatti scelto di mettere al centro l’ambivalente figura del fisico grazie al cui lavoro videro la luce gli ordigni atomici. Una figura la sua dilaniata dall’ambizione e da dubbi etici che, proprio durante lo svolgimento del Trinity Test non può fare a meno di gioire poiché il suo lavoro è andato a buon fine ma che, ben presto, è costretta a rendersi conto della catena inarrestabile di eventi a cui ha portato e a cui porterà. Sotto questo punto di vista è interessante il fatto che Nolan abbia scelto di ricostruire nel dettaglio l’intero svolgimento del Test a Jornada del Muerto – innescando per l’occasione una vera e propria esplosione senza ricorrere alla CGI, ma evitando di mostrare nel film quello che sarebbe successo poi.
Una scelta non apprezzata da tutti ma che secondo noi, lo ribadiamo anche a un anno di distanza, ci dà la misura dell’operazione messa in atto dal regista il cui intento era farci riflettere come le operazioni del Trinity Test abbiano portato alle conseguenze che tutti conoscono: i fatti di Hiroshima e Nagasaki da una parte, la corsa agli armamenti nucleari dall’altra. Il Test, nella visione di Nolan, diventa quindi l’apice dell’ego umano che sfida etica e morale: un trionfo della violenza e della tecnica in cui il confine tra bene e male si perde lasciando Oppenheimer e tutti coloro che lavorarono con lui con le mani sporche di un sangue indelebile e con la consapevolezza che il mondo non sarebbe stato più lo stesso (anche) per causa loro. Infatti Oppenheimer, in cui il conflitto tra etica e scienza è irrisolvibile, lascia spazio a interpretazioni in scale di grigi in cui non esistono buoni e cattivi e in cui la stessa linea di demarcazione tra bene e male è talvolta invisibile. Qualcosa di molto diverso rispetto a quello che ci ha raccontato David Lynch.
L’eterno conflitto tra bene e male
Estate 2017, Twin Peaks ritorna dopo 25 anni – del resto Laura Palmer l’aveva detto, rivoluzionando per sempre e ancora una volta la serialità televisiva. Onirico e visionario come sempre, Lynch, insieme al co-creatore Mark Frost, ha costruito infatti una storia che ruota attorno al ritorno – nostro, quanto dell’agente Cooper, nell’immaginaria cittadina nello stato di Washington ampliando non poco l’universo di partenza. Qualcosa che gli ha permesso di approfondire quella dicotomia tra bene e male che ha sempre fatto da sfondo agli avvenimenti della serie.
Il mondo di Lynch è infatti contraddistinto da una netta linea di demarcazione tra bene e male; c’è spazio per l’ambiguità ma non per le zone di grigio e non è quindi un caso che il regista abbia simbolicamente scelto gli eventi del 16 luglio in New Mexico come sorta di demiurgo del male che avrebbe infestato la vita di Laura Palmer. Sebbene il momento della detonazione ci venga circoscritto nel tempo e nello spazio, quindi noi sappiamo di che cosa si tratta, è allo stesso tempo privo di qualsiasi valenza storica o documentaristica pur portandosi dietro il suo significato intrinseco. Il Trinity Test di Lynch è un viaggio dentro la denotazione stessa che diventa metafora di male che origina altro male. Proprio al suo interno vediamo Judy (entità primordiale nonché antagonista principale del mondo di Twin Peaks) vomitare una sfera contenente BOB, lo spirito che avrebbe successivamente posseduto il padre di Laura. Ma non è finita qui. Judy avrebbe dato vita anche agli abitanti della Loggia Nera e avrebbe posseduto Sarah Palmer, la madre di Laura, sotto forma di un insetto deforme sopravvissuto alla denotazione.
Ecco quindi che il celebre episodio 8 della serie – che sette anni fa ruppe internet tanto per la sua potenza visiva e narrativa quanto per il suo essere criptico, diventa quindi cruciale per spiegare le origini di un mondo in cui, nonostante tutto, il determinismo lascia spazio alla speranza. Perché se Laura è figlia di un mondo corrotto e in cui alberga il male rappresenta la comunque speranza che si incarna per volere di una dimensione luminosa, la Loggia Bianca; una speranza che è destinata a perire perché il buio inghiotte la luce ma che si proverà sempre a salvare in qualunque universo possibile. Da qui il ruolo di Cooper. Lynch quindi sfrutta un evento storico fortemente connotato per portare avanti una riflessione sul suo universo di riferimento in cui la ciclicità e l’eterna lotta tra bene e male sono da sempre elementi caratterizzanti.
Reimmaginare la storia
Nonostante approdino a considerazioni quasi opposte è interessante vedere come nel giro di pochi anni ben due registi importanti come David Lynch e Christopher Nolan abbiano sfruttato gli eventi del Trinity Test per esprimersi sulla portata della storia (quella con la “S” maiuscola) raccontando la propria storia.
Che si tratti infatti di un biopic, come Oppenheimer, o di un viaggio onirico come Twin Peaks, il cinema e le serie tv plasmano comunque un’altra realtà, talvolta simile alla nostra altre invece lontanissima, ma che in ogni caso ci permette di riflettere riportando alla luce piccoli o grandi frammenti di un’umanità che ci fa paura e che, proprio per questo, non possiamo né dobbiamo dimenticare. Soprattutto in un contesto storico, politico e sociale come quello presente. Ma questo è tutto un altro discorso.
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