Ci sono sodalizi che hanno fatto la storia del Cinema: ben oltre il concetto di “attore feticcio”, esistono legami (tanto professionali, quanto affettivi) che superano il valore del sangue e si consolidano nella celluloide. La cultura black americana deve molto a Spike Lee e alla sua visione, così come deve molto a Denzel Washington. L’unione tra questi due giganti, maestri nelle rispettive professioni, ha generato negli anni perle assolute. Highest 2 Lowest, che segna il ritorno del regista newyorkese al Festival di Cannes, ha permesso a due cari amici di tornare insieme sul grande schermo – e di farlo nel modo più conveniente possibile.

L’ispirazione di questo racconto sui legami, la famiglia e la fiducia attinge direttamente da High and Low di Akira Kurosawa, ma di quell’opera Spike Lee cattura semplicemente l’ispirazione (tutta cinefila) per scendere nuovamente nelle strade della sua città, raccontando quel microcosmo d’America in cui ogni istante può svelare orrori e meraviglie. Torna il fascino misterioso della Grande Mela, torna quell’ironia sprezzante tanto potente da farsi croce e delizia di un Cinema a metà tra tensioni e reazioni, torna persino la commistione tra intrattenimento e riflessioni sociali. Non il miglior Spike Lee, ma pur sempre un joint deciso a mostrare più di quel che sembra.

Highest 2 Lowest
Genere: Crime, Thriller, Comedy
Durata: 128 minuti
Uscita: tba (Cinema), 5 Settembre 2025 (Apple TV+)
Regia: Spike Lee
Cast: Denzel Washington, Jeffrey Wright

Concrete jungle where dreams are made of

Denzel Washington in una scena di Highest 2 Lowest
Denzel Washington in una scena di Highest 2 Lowest – ©Apple Studios

Nel racconto di un produttore musicale che si trova alle prese con una situazione difficile, Spike Lee trova ganci intriganti per esplorare il senso dei legami. Quella di Highest 2 Lowest è una storia di padri e figli che riverbera nelle strade di New York: la metropoli torna quasi protagonista, con un cuore pulsante e un’anima vibrante. Il figlio prediletto di questa città, suo artista più appassionato insieme a Martin Scorsese o Woody Allen, riesce ancora a dipingerla come nessun altro saprebbe fare.

Questa volta, però, la prospettiva è ribaltata, dall’alto verso il basso – un high and low, per l’appunto, che origina dalle vette dei grattacieli e si abbatte sui vicoli dei sobborghi. Uno spazio cangiante e ricco di sorprese che rende questo contenitore di microcosmi un eterno spettacolo di pura magia – non è casuale la citazione a Puerto Rico e a In The Heights, che tanto bene aveva raccontato la voglia di emergere tipica dei quartieri più difficili.

Lo stile e l’ironia tipica del regista richiamano i tempi d’oro, anche se con meno efficacia rispetto al passato: i sorrisi abbracciano il dramma in una storia nata per analizzare l’industria americana, senza paura di apparire kitsch o fuori dall’attualità. Lo sguardo di Lee resta talmente forte da riuscire a rimanere riconoscibile, ma avrebbe giovato dalla rimozione di qualche leziosità o eccesso gratuito nella messa in scena. In questo contesto, Denzel Washington si presta totalmente al suo regista: l’attore, recentemente premiato con la Palma d’Onore proprio in questa edizione di Cannes, sceglie la via più sottile. La sua interpretazione non è fenomenale come ci si aspetterebbe, resta su toni più contenuti per brillare quando occorre davvero – con il rischio di lasciare ben più tiepidi del previsto.

Autorialità pop

Jeffrey Wright in una scena di Highest 2 Lowest
Jeffrey Wright in una scena di Highest 2 Lowest – ©Apple Studios

Forse è il personaggio interpretato dall’eccezionale Jeffrey Wright a trovarsi più vicino all’idea del regista. L’assistente del protagonista, sua spalla e braccio destro, si fa elemento di congiunzione tra la New York più reale (e brutale) e il contesto privilegiato al centro delle vicende. La musica è al centro della scena, con il rap che torna critica sociale e voce dell’ambizione, ma è l’intera industria della creatività a trovarsi sotto la lente spessa e vivace di Spike Lee. Un artista di questo calibro non ha bisogno di trasformare ogni progetto in un cult, eppure anche nella produzione più commerciale possibile trova il modo di far emergere sprazzi della sua autorialità.

Serrato, sempre attivo e particolarmente ispirato soprattutto nel sottile (al punto da eccedere in almeno un paio di occasioni con sequenze estemporanee), Lee ascolta la voce sofferente della sua America e tenta di restituire allo spettatore una riflessione sullo stato delle cose. Frasi culmine come “all money ain’t good money” parlano direttamente a chi osserva, invitandolo a guardarsi intorno senza lasciarsi sopraffare da morali ingiuste o illusioni effimere. In un mondo dominato dai social media, Spike Lee è tanto lucido da girare un intero film per smuovere le acque. Probabilmente è anche per questo che Denzel Washington diventa fondamentale nel congiungere nuovamente ultra pop e autorialità: come detto spesso in Highest 2 Lowest, l’attenzione è la più grande valuta al giorno d’oggi.

Conclusioni

6.5 Tosto

Con Highest 2 Lowest, il duo Spike Lee-Denzel Washington non realizza certo un miracolo, ma costruisce il contesto ideale per permettere a entrambi di mettere in mostra il proprio talento. Il racconto di questo film familiare, ma estremamente legato al tessuto sociale americano, lascia che sia lo sguardo del regista newyorkese a emergere. Un nuovo viaggio (anche se poco originale) per le strade della sua città, a ribadire l'importanza di certi valori per ragionare con più attenzione sulla società moderna.

Pro
  1. La regia di Spike Lee è sempre brillante e vivace
  2. Le performance del cast, soprattutto da parte di Denzel Washington e Jeffrey Wright
  3. L'idea di sfruttare una storia estremamente comune per osservare l'industria americana di oggi
Contro
  1. La narrazione risulta troppo debole per convincere fino in fondo
  2. Alcune sequenze sono davvero eccessive
  • Voto ScreenWorld 6.5
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Classe '94. Critico e copywriter di professione, creator per passione. Ha scritto e collaborato per diverse realtà di settore (FilmPost.it, Everyeye) con la speranza di raccontare il Cinema e la cultura pop per il resto della sua vita.