Con Guardiani della Galassia Vol. 3 si conclude l’epopea cosmica che James Gunn ha immaginato per i Marvel Studios, adattando per lo schermo il ciclo a fumetti di Dan Abnett e Andy Lanning, che nel 2008 hanno reinventato il team spaziale della Casa delle Idee con nuovi membri rispetto al prototipo del 1969. Una conclusione spettacolare, divertente ma anche malinconica (come abbiamo approfondito nella nostra recensione del film), perché come dichiarato più volte da Gunn e dai diretti interessati questa è l’ultima volta che vedremo questa formazione dei Guardiani come entità collettiva, con la possibilità che alcuni di loro tornino singolarmente in titoli futuri del Marvel Cinematic Universe.
Questo senso di chiusura del cerchio si riflette anche nella spiegazione delle scene post-credits situate durante e dopo i titoli di coda, che andiamo ad approfondire in questa sede. L’articolo, ça va sans dire, contiene spoiler.
“La galassia avrà sempre bisogno dei suoi Guardiani”
Dopo aver sconfitto l’Alto Evoluzionario, i Guardiani decidono di sciogliersi perché ognuno ha un proprio percorso davanti a sé: Peter Quill, che per decenni ha evitato di mettere piede sulla Terra, torna sul pianeta natale e ritrova il nonno Jason, che non vedeva dal 1988; Gamora, pur avendo ritrovato la sintonia con quelli che in un’altra linea temporale erano i suoi compagni di squadra, torna a guidare i Ravagers; Mantis parte alla ricerca di sé stessa, dopo anni in cui la sua esistenza era definita solo in funzione di Ego prima e dei Guardiani poi; e Nebula e Drax rimangono su Ovunque (Knowhere) per prendersi cura dei bambini che erano stati prigionieri come esperimenti del villain. Rimane Rocket, promosso a capitano e, come visto nel mid-credits, leader della nuova formazione del team, composta dai seguenti membri aggiuntivi: Groot, Kraglin, Adam Warlock, Phyla (una delle bambine di cui sopra, e versione MCU di Phyla-Vell, “figlia” di Mar-Vell), Cosmo e Blurp.
Musica, maestro
Il mid-credits, dove viene presentata la nuova squadra, è l’ideale chiusura del cerchio per quanto riguarda i Guardiani che conoscevamo, perché la formazione è inedita (e include gli unici due membri che non erano apparsi nei primi due film, Phyla e Warlock), ma preserva elementi del team che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo decennio. Uno in particolare: la passione per la musica terrestre, che Rocket ha ereditato insieme allo Zune di Quill. E così, dopo aver discusso delle preferenze dei singoli Guardiani, il leader fa partire la propria canzone prediletta, mentre il gruppo si appresta a difendere la popolazione di un pianeta desertico da fameliche creature animalesche. E quella canzone è Come and Get Your Love, la stessa che accompagnava i titoli di testa del primo film e poneva le basi per il tono irriverente della trilogia. Il rimando perfetto per congedarsi da questi personaggi, almeno nella forma che conoscevamo finora.
Un ritorno annunciato
Il post-credits, in apparenza, è meno significativo, perché mostra “solo” Peter che mangia a casa del nonno e fa conversazione con lui, che nel frattempo sta leggendo un giornale dove si parla, tra le altre cose, della recente vicenda aliena di Kevin Bacon (rapito da Mantis e Drax nello speciale natalizio girato per Disney+). Ad attirare davvero l’attenzione è la scritta che arriva subito dopo: “Il leggendario Star-Lord ritornerà”. Non i Guardiani tutti insieme, ma solo lui. Se Gunn fosse al corrente di quel testo di commiato non è per forza assodato (Taika Waititi e Chris Hemsworth non si aspettavano di leggere “Thor ritornerà” alla fine di Thor: Love and Thunder), ma è anche logico che si prometta questo per Quill nello specifico, dato che la sua nuova permanenza sulla Terra lo rende oggetto ideale per interazioni con gli altri eroi Marvel. Chissà, magari come consulente per Nick Fury, o chi per lui, in materia di elementi alieni, data la sua pluridecennale esperienza in vari angoli del cosmo.
Un’impronta riconoscibile
Al netto del fatto che la presunta omogeneità dei film del Marvel Cinematic Universe è un’esagerazione, tra i lungometraggi che esprimono maggiormente la personalità del loro autore ci sono sicuramente quelli dei Guardiani, al punto che quando James Gunn è stato licenziato per alcuni mesi nel 2018 in seguito alla riesumazione di vecchi tweet controversi, mettendo in dubbio il futuro del Volume 3, gli attori sono stati i primi a contestare la cosa, lasciando intendere che senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa, anche affidando a un altro regista la sceneggiatura inalterata di Gunn. Pom Klementieff, interprete di Mantis, ha successivamente ammesso di aver telefonato ripetutamente al cineasta durante le riprese di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, per assicurarsi che lui fosse d’accordo con la caratterizzazione del personaggio nel dittico dei fratelli Russo. Forse anche per questo almeno due membri del cast – Zoe Saldana e Dave Bautista – non se la sentono di tornare in film futuri (con Saldana che ha esplicitamente dato il suo consenso per un eventuale recasting di Gamora).
Tracce di DNA
Con le due sequenze bonus, Gunn ribadisce che alcuni dei nostri eroi molto probabilmente torneranno (Chris Pratt ha già detto che nelle circostanze giuste sarebbe felice di essere nuovamente Quill), e parte del suo DNA creativo rimarrà a disposizione tramite lo Zune (ma anche letteralmente attraverso suo fratello Sean, che interpreta Kraglin e fa la performance capture per Rocket sul set). Ma non saranno esattamente gli stessi personaggi che conoscevamo nelle Fasi Due e Tre. Rocket, Star-Lord e Kraglin si sono lasciati alle spalle traumi e/o complessi d’inferiorità, e sono pronti a reinventarsi, così come Warlock che non è più la macchina per uccidere concepita da Ayesha, mentre Phyla e Cosmo sono figure sufficientemente nuove da consentire qualunque tipo di approccio da parte di chi dovesse avere un’idea per un fantomatico Volume 4. Seppure con volti già noti al pubblico, è effettivamente una tabula rasa da cui partire per un nuovo futuro del lato cosmico del franchise Marvel. I Guardiani sono morti, lunga vita ai Guardiani!