Arriverà un giorno, in futuro, in cui qualcuno (o qualcosa) cercherà di indagare per capire la nostra epoca. Che come un archeologo proverà a cercare reperti, testimonianze per farsi strada in luoghi e spazi lontani, per comprendere quello che siamo, che eravamo. A chi tenterà l’impresa andrebbe mostrata, se sarà rimasta traccia del cinema, l’opera di Jia Zhangke. Come si è già detto nel breve focus sul noir cinese contemporaneo, il cineasta cinese è uno dei pochi autori viventi capaci di cogliere le mutazioni del presente e le sue geografie sociali, sentimentali, politiche, di raccontare luoghi e rapporti umani in un contesto in costante mutamento.

Il suo Generazione romantica (titolo italiano, traduzione letterale del cinese 风流一代 Fēngliú yīdài, filologico ma forse meno suggestivo dell’internazionale Caught by the Tides) è l’apoteosi di un sentire raro nel cinema moderno. Un film a tratti faticoso nella fruizione, girato per più di vent’anni. Oggetto filmico stratificato al punto da rendere inafferrabile un soggetto alla base che sembra svilupparsi insieme alle immagini, alla narrazione e al vissuto insieme alla storia di Qiao Qiao e Guo Bin, amanti tra le fenditure del tempo.

Generazione Romantica
Genere: Drammatico
Durata: 111 minuti
Uscita: 17 Aprile 2025 (Cinema)
Regia: Jia Zhangke
Cast: Zhao Tao, Zhubin Li

Un’unica grande cronaca

Generazione romantica
Generazione romantica – ©Tucker Film

La filmografia di Jia Zhangke è sempre apparsa come un’unica, grande coreografia cinematografica. Un unico mosaico le cui tessere si possono trovare in quasi trent’anni di film, disseminate tra finzione e documentari. Personaggi che si rincontrano, scenari che tornano a respirare. Ogni lungometraggio sembra aggiungere qualcosa, continuare un percorso, un movimento che vuole catturare da vicino, dal basso, le forme e le sfumature della Cina contemporanea. La conferma è Generazione romantica, cioè Jia che mette insieme la sua carriera, che espone il suo universo condiviso per inscenare un rapporto e un sentimento che sia sintesi – e infine punto di arrivo e nuovo inizio – di tutti i suoi rapporti e sentimenti passati. Film-collage ma anche film-museo, nel quale il suo cinema – e quindi la sua memoria – viene da egli stesso rielaborato e risemantizzato.

Frammenti e tracce di lungometraggi passati si fondono a reperti d’archivio e scarti mai utilizzati, a riprese private e personali – in alcuni istanti sembra di sentire la stessa voce di Jia intervenire! – in un continuum dedalico che attraversa stagioni e territori. E dunque si riconosceranno sequenze già viste, danze e percorsi esplorati. Momenti già vissuti, giustapposti e ripensati per apparire inediti. Per dire altro, avere un nuovo senso e insieme mantenere in vita quello precedente. Come ricordi rievocati, alterati dalla distanza ma ancora ardenti. Si viene catturati dalle maree dell’immagine in tutte le sue, differenti, espressioni. Trascinati in un viaggio sensoriale che al suo interno ne ha decine, di viaggi e discorsi.

Storie del filmare, storie del filmato

Generazione romantica
Generazione romantica – ©Tucker Film

La ricostruzione di Jia aggancia senza soluzione di continuità materiale di repertorio fino ad arrivare ai giorni d’oggi. Fino al segmento conclusivo, pensato e girato ex novo. Quasi come conclusione di un ipotetico trittico, suddiviso anch’esso in tre fasi cronologiche come lo furono già Al di là delle montagne e I figli del fiume giallo. E nello scarto tra visioni differenti (dal 16mm al digitale), tra età che iniziano a farsi sentire e città che cambiano faccia sta una delle tante, innumerevoli, letture dell’opera. Generazione romantica è un decoupage poetico sulla storia stessa del cinema e dei formati di ripresa, che si trasformano così come fanno i sentimenti e le memorie. Un’opera-testamento che lavora sul montaggio inteso come linguaggio – si potrebbe affermare che i primi due atti esistano quasi solo in virtù di esso – avversa alla predeterminazione dell’immagine e alla sua stagnazione.

Immagine che rinasce e resiste. Non si configura come prodotto finale ma come matrice, a cui non si arriva ma da cui si parte per ricostruire due decenni o più di storia sinica. Storie da non smarrire nei vicoli della Storia, che di voce in voce si trasformano ma continuano a vivere un flusso che sfida le regole della narrazione sequenziale, di uno script da (in)seguire.

Percorsi – la generazione del titolo si può tradurre anche come “errante” – di donne, uomini, luoghi in moto come la Cina stessa. Paese che oscilla, che si piega al capitalismo e al digitale – il film si apre con gli operai, prosegue con la distruzione, l’esodo e la ricostruzione, concludendosi con TikTok, i QR code e i robot. Che si proietta in avanti guardandosi sempre alle spalle: come la stessa natura di Generazione romantica, prima del futuro c’è un presente che indossa le vesti del passato.

Rinasceremo con la brezza primaverile

Generazione romantica
Generazione romantica – ©Tucker Film

Una trasformazione che però Jia inquadra, come sempre, con sguardo malinconico e nostalgico, nonché documentaristico e imparziale, posizionato dietro/oltre tutto e tutti. Che ancora una volta vede le contraddizioni passate, presenti e future della Cina stessa in Zhao Tao, millennium actress attraverso la quale poter riavvolgere i fili e tessere nuove reti. Volto che solca epoche e spazi e con essi si evolve, cambia prospettive, invecchia, passando dal giovanile caschetto ai segni degli anni sotto la mascherina, quasi fosse lo stesso personaggio intercettato nelle varie fasi del suo itinerario vitale, da seguire sempre verso nuove traversate. Anima senza cui questo progetto, probabilmente, non sarebbe mai esistito, data la sua presenza in ogni film del regista (e compagno) a partire da Platform.

Generazione romantica è, probabilmente, il lavoro più teorico di Jia Zhangke, il ragionamento sulla visione più articolato ma allo stesso tempo più puro nel quale anche la parola perde consistenza e si trasforma nel “vedere” – le scritte a schermo o i messaggi sul cellulare, esternazioni visuali della non-parola, così come il ritorno della sequenza del bus di Unknown Pleasure nel quale è il movimento, dei corpi e della macchina da presa, a esternare tutto. Non è, difatti, un progetto semplice, anzi: in certi casi, la soluzione è lasciarsi trasportare da quanto accade sullo schermo, dal conglomerato di luci, suoni, colori, volti, emozioni, vite che alla fine della visione sembrerà qualcosa di già esperito ma, contestualmente e paradossalmente, mai visto prima. Classico e moderno, lineare e astratto. Perché talvolta rivedere un film, rivivere un ricordo di un’istantanea scattata tempo addietro, può diventare un’avventura totalmente nuova.

Conclusioni

8.5 Prezioso

Se è vero che i ricordi cambiano con il tempo, stessa cosa può accadere con il cinema. Generazione romantica è Jia Zhangke che guarda al passato come unica possibile via per arrivare al futuro. Un flusso di immagini, suoni, colori ed esistenze interconnesse, tratte dal suo stesso cinema e da materiale d'archivio mai visto prima, per raccontare i cambiamenti della Cina e dei rapporti umani. Un'esperienza unica, nella quale perdersi e lasciarsi catturare dalle maree, come da titolo internazionale. Lasciarsi abbracciare dallo sguardo di Zhao Tao, magnetica oggi come allora.

Pro
  1. La summa di un intero modo di fare cinema, percepire il mondo e raccontarlo
  2. Zhao Tao, in ogni sua incarnazione: una delle più grandi attrici viventi, se non la più grande
  3. Come sempre nel cinema di Jia Zhangke, in tre atti c'è la storia degli ultimi vent'anni di Cina che diventa quasi una storia universale di evoluzione
Contro
  1. Si potrebbe definire un film per iniziati, che dà molto di più a chi conosce - e sa riconoscere - le fasi della carriera dell'autore cinese
  • Voto ScreenWorld 8.5
Condividi.

Siciliano, nato lo stesso anno dell'uscita di Evangelion e qualcosa dovrà pur dire. Critico e giornalista cinematografico e televisivo, con una smodata passione per il cinema fatalista di Hong Kong e le polpette al sugo. Laureato magistrale in Storia dell'arte - con una tesi su Robert Rauschenberg e Tom Phillips che gli ha tolto il sonno e la ragione - così da poter orgogliosamente dire a tutti "prendi l'arte e mettila da parte". Nello staff del Catania Film Fest. Ritiene che un film al giorno non possa togliere il medico di torno, ne servono almeno due. Parla in terza persona solo in alcune occasioni.