Il fattore rigenerante non funziona con tutto. Può rimarginare ferite, ma l’entusiasmo non è un buco da riempire. Una volta spento, riaccenderlo è un bel casino. Lo sappiamo bene da quando la giostra del Marvel Cinematic Universe si è inceppata, andando avanti a singhiozzo: qualche picco, molte delusioni e quella vertigine di una volta che ormai non si sente più. Per risolvere la situazione non serviva voltare pagina, ma strappare tutto il libro e bruciarlo.
E nessuno sa fare casino meglio di Wade Wilson. L’uomo giusto per questa missione disperata. Il Mercenario Chiacchierone che è riuscito a riaccendere il sacro fuoco dell’hype con quel talento ruffiano, spudorato e ammiccante che solo lui ha. Perché se siamo qui ad aspettare un film targato MCU con una voglia che non sentivamo da tempo, il merito è soprattutto di un signore ultracinquantenne che non ha solo deciso di ritirare fuori gli artigli, ma di abbracciare Wolverine come non aveva mai fatto prima in ventiquattro anni.
Sì, perché dietro quel costume finalmente giallo e azzurro come nei fumetti non c’è solo la voglia di accontentare i fan, ma una dichiarazione di intenti che vale per tutto il film. Una morale che urla al mondo: ricordati chi sei. Ricordati da dove vieni e non vergognarti delle tue origini e dei tuoi fallimenti. Una morale che vale per Deadpool, per Wolverine e per tutto il Marvel Cinematic Universe. In questa recensione di Deadpool & Wolverine (rigorosamente senza spoiler) vi racconteremo un buddy movie romantico, che è anche una commedia action violenta, volgare, demenziale e con tanto, tanto cuore quasi disneyano. La carne sul fuoco è tanta (forse troppa), ma qui bisognava bruciare un universo intero. Un po’ di fumo assieme all’arrosto era inevitabile.
Genere: Azione, commedia
Durata: 128 minuti
Uscita: 24 luglio 2024 (Cinema)
Cast: Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Emma Corrin
Marvel Jesus
Facciamo come Wade Wilson: siamo diretti, sinceri e senza peli sulla lingua. La trama di Deadpool & Wolverine è davvero inutile riassumerla a parole o prenderla troppo sul serio. Perché è solo un enorme pretesto per mettere Wolverine sulla strada di un Deadpool disperato, costretto a salvare la sua linea temporale in grave pericolo. La TVA (vista e rivista in Loki) cerca di limitare i danni, ma una scheggia impazzita come Wade non si può certo controllare. Ha così inizio un’avventura che non è altro che una lampante metafora metacinematografica di tutto il Marvel Cinematic Universe. Un MCU, che proprio come la TVA si riassume in un acronimo di tre lettere e soprattutto ha fatto davvero un bel casino con un multiverso incapace di appassionare il pubblico, diventando quasi la cattiva antipatica della storia.
Così Deadpool & Wolverine diventano quasi due lancette di una bussola che guida la Marvel a ritrovare se stessa. Ed è una bussola che punta forte verso il passato con una nostalgia mai troppo malinconica ma energica, quasi rabbiosa, perfetta per spronare la Marvel a ritrovare la via. In quel passato c’è la soluzione: non vergognarsi delle proprie origini fumettistiche, ritrovare uno spirito più genuino, giocare con autoironia e semplicemente ritrovare la voglia di divertirsi qui e ora. Una cosa preziosa, spesso sacrificata sull’altare dell’hype e delle aspettative.
Un occhiolino lungo due ore
Mettiamo subito un’altra cosa in chiaro: chi temeva un Deadpool in versione soft dopo il passaggio in casa Disney cambierà idea già dal prologo. Volutamente violentissimo, splatter e quasi blasfemo per come tratta il ricordo di un personaggio venerato. È solo uno dei tanti momenti in cui Deadpool & Wolverine gioca con le aspettative del pubblico in modo davvero ruffiano. Il film lo fa tutto il tempo instaurando un dialogo continuo con lo spettatore: conosce i suoi gusti, i suoi dubbi, prevede le sue mosse. E lui non si vergogna a sbandierarlo per due ore. Una scelta ammiccante che per qualcuno potrebbe anche essere stucchevole. Noi siamo stati al gioco, abbiamo perso questo braccio di ferro e ci siamo divertiti un sacco.
Anche perché in questo calderone borbottante ci è finito davvero di tutto. Vagonate di citazioni alla cultura pop (con tanto di frecciatine ricorrenti alla Distinta Concorrenza), camei esaltanti (e altri forzati), camei telefonati (e altri imprevedibili), ingenti dosi di fanservice e riferimenti alla vita privata di Reynolds e Jackman. Una coppia che funziona alla grande per complicità e alchimia. Il tutto con un ritmo altalenante anche nei tempi comici. Si parte a razzo, dopo ci si siede un po’ girando leggermente a vuoto e poi si corre fieri verso un finale emozionante. E poco importa se l’antagonista di turno è tutto tranne che memorabile, perché è l’ennesimo mcguffin per entrare nel cuore di due eroi pieni di dubbi, che finalmente cercano il loro riscatto. Agli occhi di sé stessi prima che dei nostri.
Like a prayer for millennials
Sì, Deadpool & Wolverine non è solo una raffica di battutine e mazzate, ma è anche l’elogio della fragilità, del sentirsi inadeguati e falliti. È una piccola riflessione su un profondo senso di inadeguatezza rispetto alle aspettative degli altri. In questa sorta di precarietà esistenziale il film diventa in tutto e per tutto una lettera generazionale diretta nella cassetta della posta e nel cuore dei millennial. Qui ogni cosa sembra dedicata a chi è stato ragazzo/a nei primi anni duemila: le canzoni, i riferimenti culturali, gli elementi nostalgici. Come se fossimo a un allegro funerale di tante adolescenze. Tutto è fatto per loro. Per quei millennial che fanno fatica a immaginarsi un futuro proprio come fa la Marvel al cinema. Per quei millennial che preferiscono godersi “tutto e subito” con amaro sarcasmo come fa Deadpool. Perché a volte l’ironia è l’unico modo per sentirsi un po’ più al sicuro in un mondo senza le certezze che ci avevano promesso.
Per quei milennial cresciuti con lui, L’unica inossidabile certezza che 24 anni fa (scusa, Blade) ci fece innamorare dei cinecomics. Quel Hugh Jackman generoso, sprezzante, intenso e quasi commovente che sembra regalare l’ultimo inchino al suo straordinario Wolverine. Il personaggio che meglio di chiunque altro ci ricorda il valore immenso di pochi amici, la bellezza degli X-Men (inclusivi prima che fosse una moda) e da dove siamo venuti. Senza vergognarci di essere diventati diversi da come avevamo sognato.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Una lettera d'amore rivolta a tutti i millennial, che attraverso la crisi di due supereroi agli antipodi racconta la precarietà di una generazione bloccata nel qui e ora. Il resto non è altro che un divertente pretesto per raccontare la crisi della Marvel e riabbracciare uno spirito semplice ormai dimenticato.
-
Voto ScreenWorld