La Fase 5 del MCU è ufficialmente iniziata con Ant-Man and The Wasp: Quantumania, ed in particolare con le due scene post-credits che hanno catturato il pubblico, “promettendo” grandi cose. Al netto di un film che in molti considerano mediocre. Ma funziona ancora il sistema dei cosiddetti “codini”?
I marchi di fabbrica più riconosciuti e forse imitati della produzione Marvel Studios non stanno nella grandeur dei personaggi portati in scena (déi, eroi, super uomini/donne e villain incredibili) o nella componente action frenetica e roboante, quanto nell’intreccio narrativo identificabile nella super trama orizzontale divisa per Fasi e per singoli titoli e nella presenza dei famosi codini, ovvero le scene mid e post credit che di fatto fungono da anticipazione, collante, gancio e – spesso – da vero motore di interesse di prodotti che altrimenti avrebbero non poi così tanto da dire.
È il caso di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, un film piuttosto debole narrativamente parlando il cui unico scopo parrebbe quello di introdurre il personaggio di Kang il Conquistatore, interpretato molto bene da Jonathan Majors, come villain centrale della Fase 5 e della Fase 6 del MCU.
Kang: agenzia viaggi nel tempo e nello spazio
In Quantumania, Kang è un dittatore sovrano insediatosi, suo malgrado, nel Regno Quantico. Dopo essere stato esiliato dalle sue stessi varianti (una di queste era Colui che Rimane, conosciuto nell’ultimo episodio di Loki e fondamentale per la comprensione del ruolo di Kang nel Multiverso), è rimasto intrappolato nel Regno Quantico senza possibilità di evadere, grazie alle azioni di Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer) che in passato, credendolo un amico, lo aiutò a ricostruire il suo motore quantico, salvo accorgersi all’ultimo momento dell’animo malvagio del despota.
Nel corso del film, Ant-Man (Scott Lang), Hope Van Dyne (Wasp), Cassie Lang (destinata con buona probabilità a ricoprire il ruolo di Stature in futuro, con dei potenziali Young Avengers), Hank Pym e Janet stessa si opporranno al tentativo di fuga di Kang, affrontandolo apertamente e riuscendo addirittura a sconfiggerlo.
Cosa assolutamente non scontata per un eroe da “seconda linea” come Ant-Man, se messo a confronto di un predatore temporale che in altri universi ha già sconfitto e ucciso gli Avengers (afferma di averne uccisi tanti e di confonderli tra loro, chiedendo a Scott se per caso lui fosse “quello con il martello”).
Filmicamente parlando con la sconfitta di Kang si esaurirebbe anche il suo ruolo. Ma siamo nel multiverso, dove sappiamo esistere infinite versioni di ogni personaggio. E chi meglio di Kang, il viaggiatore spazio dimensionale per eccellenza può essere la nuova minaccia del multiverso?
Ed ecco quindi due codini, che vi raccontiamo di seguito.
Le scene post credit di Ant-Man and The Wasp Quantumania
Nella prima scena, mid credit, osserviamo tre varianti di Kang che gli appassionati di fumetto conoscono bene: il faraone Rama-Tut (la prima vera apparizione dell’uomo che un giorno sarà conosciuto come Kang), Immortus (il custode del tempo, evoluzione finale di Kang) e il Centurione Scarlatto (poco scarlatto per la verità ma con l’armatura giusta e il look per essere un potenziale Iron Lad o anche Kid Immortus, ma non esageriamo che queste cose confondono già abbastanza) discutono sul fatto che la loro variante è stata sconfitta da uomini che hanno cominciato a rivelare i segreti de Multiverso e che è ora di convocare il Consiglio dei Kang, ovvero tutte le varianti esistenti del personaggio.
E sono tante, tantissime, compresa una versione Skrull che ci ricorda della prossima uscita di Secret Invasion e magari potrebbe anche sottintendere qualcosa. Una moltitudine di Kang pronti a scendere in campo (cosa c’è di più forte di un nemico apparentemente invincibile? Un’infinita di nemici apparentemente invincibili, banale forse ma sempre efficace).
Vi abbiamo già raccontato chi sono Rama-Tut, Immortus e Iron Lad, ma una rilettura in questo caso è davvero utile.
Nella seconda scena post credit ci trasferiamo indietro nel tempo, potenzialmente ad inizio ‘900, più probabilmente negli anni ’20 o ’30 del secolo scorso.
Incontriamo una nuova variante di Kang, ovvero Victor Timely, già spiegato nell’articolo dedicato e sopra riportato, e molto importante perché grazie alle sue conoscenze tecnologiche e scientifiche e ad un temperamento meno violento rispetto alle sue altre versioni, ha influenzato lo sviluppo del mondo e addirittura la nascita dei supereroi, per come li conosciamo.
Loki e Mobius, tra il pubblico di un singolare show/esibizione, lo osservano: per l’ex dio degli inganni non c’è dubbio, Victor Timely è identico a Colui Che Rimane, il pericolosissimo antagonista finale della sua omonima serie, la cui dipartita per mano di Sylvie ha causato lo scoppio delle linee temporali e la potenziale invasione dei Kang (comprese le varianti più pericolose di lui).
Non c’è che dire: la presenza di queste varianti di Kang ha entusiasmato la sala ed in particolare i fan della Casa delle Idee che ben conoscono le controparti cartacee.
Semplicemente perché sappiamo quanto le potenziali implicazioni di villain di questo calibro possano rendere il futuro del MCU interessante.
Quindi Kevin Feige e compari ci stanno di fatto “promettendo” un grande futuro per la Fase 5 e soprattutto per la Fase 6, in vista di quell’importante Avengers The Kang Dynasty (sempre diretto da Destin Daniel Cretton, già regista di Shang-Chi la Leggenda dei Dieci Anelli e scritto da Jeff Loveness, già sceneggiatore di questo Quantumania).
I codini nel MCU: sono ancora necessari?
Ma a questo punto chiediamoci: è davvero questa la maniera giusta di fare le cose?
Spieghiamolo meglio: il claim di Quantumania è “siate testimoni della nascita di una dinastia”.
Per tutto il film di questa dinastia non c’è alcuna traccia. Il tutto si vede e si risolve in pochissimi minuti finali, dopo la fine formale del film.
Si potrebbe discutere in effetti su quanto le scene post credit siano parte del film stesso, ma il punto non è questo.
Se Quantumania di fatto non aggiunge nulla alla dimensione umana e supereroistica di Ant-Man, che già si era emancipato in Endgame, se non addirittura prima in Civil War, ribadendo il rapporto con la figlia che era già molto chiaro anche prima (permetteteci, si riduce un pochino ai minimi termini ma per accompagnare il ragionamento) e lo scopo del film era appunto presentarci Kang e la sua Dinastia, è corretto ridurre a due scene post credit tutto l’interesse dell’intera operazione cinematografica e – per riflesso – di marketing?
Al netto di alcune parti ben riuscite ma molto circoscritte, Quantumania si riduce a due cose:
- L’interpretazione eccellente di Jonathan Majors, che ci offre un Kang davvero potente, anche se non valorizzato da sceneggiatura e regia e che comunque si esaurisce con la sua apparente sconfitta finale (peraltro per mano di uno degli eroi più “deboli”, sminuendone un po’ la minaccia), eliminando dalla scacchiera la variante così cattiva da essere stata addirittura esiliata.
- Le due scene post credit, il cui minutaggio è, come da tradizione, breve.
È stato realizzato un film dal costo approssimativo di 200 milioni di dollari e quello che ci rimane sono queste due cose. Ci va davvero bene così?
Esiste un’alternativa all’uso massiccio delle scene post credit?
Se il film si fosse concentrato maggiormente su Kang e sulle sue varianti, offrendo una scrittura e una messa in scena migliori, togliendo spazio ad un M.O.D.O.K. davvero non necessario e offrendo più scorci di questo Consiglio dei Kang davvero curioso ed elettrizzante (permettendo nel contempo un’ulteriore valorizzazione delle capacità attoriali molto poliedriche di Majors) e un vero pericolo per gli eroi, non si sarebbe raggiunto un risultato complessivamente più soddisfacente?
In questo caso la scena post credit poteva essere benissimo quella legata alla seconda stagione di Loki (una delle uniche due serie garantite per il 2023, assieme a Secret Invasion, e quindi di imminente arrivo), introducendo l’elemento imprevedibile, quel Victor Timely che può essere villain o alleato e che quindi rimescola le carte in tavola ,aprendo a possibilità e alle tanto divertenti fan theories.
Quindi le scene post credit del Marvel Cinematic Universe sono croce e delizia di questo genere. Ci si affida troppo a questi fugaci momenti di grande impatto, sviando l’attenzione del pubblico.
Fidatevi: le domande più frequenti sul web sono inerenti le scene post credit, spiegate (lo dicono l’indicizzazione di Google e i riferimenti SEO), piuttosto che sul film in sé.
Arrivati a quota 31 film e con un sistema multimilionario capace di raggiungere le vette delle classiche, ma soprattutto di concatenare narrativamente tanti diversi prodotti e personaggi, è lecito aspettarsi buone storie e una buona scrittura?
E non è Quantumania il problema (che risulta un film molto umile sotto tanti punti di vista, ma nemmeno il peggiore del brand), ma l’intera tendenza. Ci troviamo sempre più titoli mediocri, sorretti solamente dalle “promesse” future rappresentate dai codini.
Siamo stanchi di questo metodo? Molti di noi si. I social sono pieni di dichiarazioni di questo tipo.
Per sconfiggere questa bulimia la soluzione potrebbe essere “meno film, film migliori” e sembra che questo pensiero in Disney ci sia già (si linka un interessantissimo articolo di Hollywood Reporter che tratta l’argomento). E il rallentamento di uscite Marvel Studios di questo 2023 dovrebbe essere già eloquente.
A cosa guardano Disney e in generale Marvel Studios? Alla produzione di buoni film o ad ascoltare le tante, a volte capricciose o ingenue, richieste del pubblico in termini di offerte?
Ora, che ce ne facciamo di tutti questi Kang?
Immaginare il futuro non è facilissimo e fa parte del grande gioco a cui ci ha abituato Marvel Studios.
Prodotti come Agatha Coven Of Chaos, Echo, Ironheart erano distanti dai nostri pensieri, eppure sono nati per offrire terreni narrativi ottimali per introdurre personaggi e concetti (venendo incontro alle reazioni del pubblico e al successo di certi character) anche quando sembrano non amalgamarsi bene. In Ironheart dovrebbe apparire il tanto “memizzato” Mephisto (tech e magia, mah); questo vi fa capire la tendenza.
La grande guerra che si preannuncia su Avengers: The Kang Dynasty farebbe intuire una massiccia invasione dimensionale da parte di tutti i Kang, guidati da quella triade di condottieri rappresentata da Rama-Tut, Immortus e Centurione Scarlatto/Iron Lad. Se un solo Avenger è riuscito a sconfiggere il temutissimo Kang del Regno Quantico, cosa potrebbero fare tutti gli eroi assieme, ora che i confini del Multiverso stanno per essere svelati?
Peraltro su Iron Lad c’è una piccola nota interessante. In Quantumania quando Kang vede Cassie Lang per la prima volta le si rivolge in modo molto confidenziale chiamandola “pulcino” dando quasi l’idea di conoscerla o facendo quasi intuire un trascorso. Nei fumetti la versione più giovane di Kang/Nathaniel Richards, ovvero Iron Lad, ha proprio una relazione sentimentale con Cassie, diventata nel frattempo Stature e membro degli Young Avengers. Gli eroi, tentando di dissuadere Iron Lad dal diventare Kang nel suo futuro, lo indurranno involontariamente a realizzare proprio questo destino, portandolo a diventare Kid Immortus e a sparire nel flusso del tempo.
Quindi la strada “Young Avengers” diventa ormai sempre più ricca di indizi e quindi potenzialmente probabile.
Se una delle varianti più pericolose ed aggressive di Kang è stata sconfitta da un esercito di formiche e gli sforzi congiunti di Scott Lang e Hope, l’insieme degli eroi più potenti dell’universo (non ci limitiamo al mondo) potrebbe essere in grado di sconfiggere una moltitudine di Kang.
E la battaglia dimensionale che ne conseguirebbe potrebbe spaccare letteralmente i confini del multiverso, aprendo le porte allo scenario del Battleworld che fa da ambientazione fumettistica alla moderna versione di Secret Wars e al colpo di mano di una eminenza grigia spaventosa e potentissima: Victor Von Doom.
Quindi The Kang Dynasty diventerebbe uno scontro tra varianti nelle varie dimensioni, con gli eroi impegnati ad impedire la conquista totale.
E in tutto questo Victor Timely potrebbe essere l’ago della bilancia: minaccia iniziale, braccata da Mobius e Loki nella seconda stagione del suddetto, alleato poi, unico capace di svelare il solo punto debole per impedire ai Kang del Multiverso di prevalere.
Suona epico? Certamente, sulla carta, ma oltre a buoni potenziali soggetti, servono anche grandi sceneggiature e messe in scena. Insomma servono buoni film e buone serie tv, che vivano anche oltre le relative scene post credit.
Che, per inciso, ci fanno sognare, accendono i dibattiti, ma riducono interi film e serie a pochi minuti di video su Youtube da parte degli appassionati.
A questo punto tutti ci meritiamo di più. Non vogliamo 100 Avengers Endgame di seguito, sarebbe impossibile e non necessario. Ma di certo qualcosa di più di un gradevole dessert dopo una cena purtroppo tutt’altro che soddisfacente.