The Substance, scritto e diretto da Coralie Fargeat, racconta la storia di Elisabeth Sparkle (Demi Moore), una famosa attrice da Walk of Fame e istruttrice di aerobica in un seguitissimo show televisivo. Il giorno del suo 50° compleanno, Sparkle viene licenziata da un dirigente spietato (Dennis Quaid), che incarna alla perfezione lo squallido e disgustoso uomo di potere di Hollywood. Sentendosi respinta da una città che un tempo l’amava e disperata per la fine della sua rosea carriera da star, Sparkle apprende da un bellissimo e giovane infermiere di un farmaco – la sostanza del titolo – che promette di creare una versione “più giovane, più bella, più perfetta” di chi lo utilizza. Depressa, con niente altro che l’infinita landa desolata dell’irrilevanza a cui guardare avanti, Elisabeth è una cliente ideale per la Sostanza.
La replicante di Elisabeth è Sue (Margaret Qualley), un esemplare fisicamente perfetto destinato alla celebrità immediata dopo aver preso il controllo di una calzamaglia rosa e del ruolo centrale nello spettacolo di fitness appena lasciato da Elisabeth. Ci sono delle regole, però: la nuova versione e l’originale hanno un delicato equilibrio simbiotico, per cui devono scambiarsi di posto ogni sette giorni e la nuova incarnazione deve essere stabilizzata quotidianamente. Quindi, per una settimana alla volta, Sparkle è comunque costretta a vivere nel suo corpo attuale da cinquantenne. Ma il fascino della giovinezza si rivela troppo forte per resisterle. Quando Sparkle inizia a ignorare le regole del farmaco – tra cui quella i ricordarsi che lei e la nuova versione sono la stessa persona – le cose prendono una brutta piega. È un macabro patto faustiano, in parte Dorian Gray, in parte Gremlins.
Genere: Horror
Durata: 140 minuti
Uscita: 30 Ottobre 2024 (Cinema)
Cast: Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid
Hollywood e vecchiaia
Ciò che inizia come un commento sulle ossessioni malsane, ma quasi inevitabili in un certo tipo di società, relative a età e bellezza, si trasforma lentamente in una brutale, scomoda e necessaria demolizione della misoginia gerarchica di Hollywood. Il film commenta le pressioni sociali esercitate sulle donne affinché siano eternamente giovani e belle, dunque la fissazione di lunga data del mondo nel definirle in base al loro aspetto fisico e, insieme, la ridicola e breve concessione che le donne hanno nell’industria dell’intrattenimento – soprattutto se paragonata a quella che viene offerta agli uomini. Quest’ultima può essere persino ricercata nella carriera dell’attrice che interpreta la protagonista del film, Demi Moore, che ha visto un netto declino delle opportunità mainstream dall’inizio del secolo nonostante sia stata una delle più grandi icone degli anni ‘90. È simbolicamente molto potente che il suo ritorno alla ribalta avvenga proprio con questo film.
The Substance utilizza quindi una prospettiva femminile per esplorare l’invecchiamento e l’impatto dei media e dell’industria dell’intrattenimento sugli standard di bellezza. Elisabeth Sparkle si unisce alle fila di altri esempi molto noti come Andrew in Whiplash, Mark Zuckerberg in The Social Network, Lydia Tár in Tár e Tonya Harding in Io, Tonya. Allo stesso modo, Sue – la versione scaturita dalla sostanza – è uno standard irrealistico da raggiungere perché la perfezione, se esiste, è fugace. The Substance è simile anche a Pefect Blue e a Black Swan in quanto riflette l’ossessione di una donna per la sua professione; ma viene in mente anche la trilogia di Ti West (X, Pearl e MaXXXine) che mostra l’influenza tossica che Hollywood ha sulle donne e sul loro rapporto con i propri corpi.
L’enfasi sulla giovinezza in questi film consente un facile contrasto narrativo: tutto ha inizio in un luogo di innocenza, poi la protagonista è corrotta dalle forze dell’industria, dalla sua cultura, dalle richieste che la professione scelta impone e così l’innocenza viene perduta. Il film, tuttavia, ha come protagonista un personaggio che ha già vissuto i suoi desideri.
La giostra delle influenze
La storia non riguarda propriamente la perdita dell’innocenza, bensì il sentire di aver oltrepassato il proprio periodo d’oro che mai più tornerà, con il conseguente tentativo di riconquistarlo a tutti i costi. Elisabeth subisce un’influenza sia esterna che interna. Quella esterna è appunto la Hollywood degli standard di bellezza: Harvey vuole sostituire Elisabeth con qualcuno di più giovane perché sarebbe meglio per gli ascolti, perché la società è vampiresca quando si tratta di commercializzare la gioventù. Le persone non amano Sue per quello che è, ma la bramano per quello che rappresenta: innocenza, bellezza, vitalità, perfezione superficiale.
Ecco perché la fotografia diventa come lo spot di una pubblicità della Coca-Cola. Ma invece di una bevanda ghiacciata dissetante troviamo Sue. Tutto questo rende The Substance un brutale abbattimento dell’industria dell’intrattenimento e dei media. Non solo per come questi usano le donne, ma per gli standard che promuovono e per come ciò influisce anche al di fuori dell’industria entrando capillarmente nella quotidianità di chiunque. Elisabeth è una persona bella e di successo, ma giudica il suo valore in base al fatto che sia o meno su di un cartellone pubblicitario, quindi giudica il suo aspetto in base a chi c’è sul cartellone pubblicitario.
Rosabella
L’aspetto professionale che Elisabeth sperimenta come attrice a Hollywood è qualcosa che la maggior parte di noi riconosce ma non affronta: la sua lotta interiore è incredibilmente universale. Una delle caratteristiche dell’essere umano è di non apprezzare profondamente un qualcosa finché non la si è persa. Durante il liceo si pensa all’università; all’università si scalpita per iniziare la “vita vera”; a trent’anni, improvvisamente, si ha nostalgia del liceo e dell’università, e a quaranta si pensa ai propri vent’anni. Si tende pian piano a smettere di guardare avanti, ripiegandosi in un passato mitico, mai davvero esistito. E più il corpo cambia e si avvicina alla vecchia, più questo processo è intenso.
Noi conosciamo Elisabeth che si sente troppo vecchia e rimpiange il suo passato, ma dopo che Sue le ruba del tempo ed Elisabeth diventa effettivamente anziana, lei stessa desidera rapidamente tornare a come erano le cose prima della sostanza, scoprendo che i 50 anni non erano poi così male. Solo che era troppo concentrata a mantenere i brandelli di chi era stata piuttosto che abbracciare chi era diventata. D’altronde, a Hollywood è difficile fare diversamente. Ecco qui spiegato il riferimento a Quarto potere e alla scena che ha per protagonista la fantomatica palla di vetro con la neve – The Substance, tra le altre cose, è intriso di omaggi a grandi e piccoli film della storia del cinema. Charles Foster Kane, non importa quanto abbia realizzato nella sua vita, ha sempre agognato la felicità di quel momento in cui da bambino giocava con la sua slitta.
Né la sua ricchezza né la sua fama potevano placare quella parte di lui aggrappata per sempre al passato. Vale lo stesso per Elisabeth, che non riesce a lasciar andare l’idea di ciò che era: un’icona giovanile con una stella sulla Hollywood Walk of Fame che sacrifica i decenni rimanenti della sua vita in un disperato tentativo di tornare indietro nel tempo. Ma ecco che Sue fa la stessa cosa. Ha i suoi 15 minuti di fama, poi subisce i primi colpi alla sua bellezza e inizia a desiderare una versione “migliore” di se stessa. È un ciclo infinito. Il film sembra voler affermare che la società non solo stabilisce standard di bellezza irrealistici, ma ci fa anche soffrire per quello che siamo state non celebrando quello che siamo diventate.
Ricorda che sei una sola
Il corpo femminile è stato in realtà trasformato in un film horror di per sé. Dalla pubertà, in film come Carrie e Ginger Snaps, alla gravidanza e al parto, le donne hanno fornito una ricca fonte di ispirazione per il cinema di genere negli ultimi cinquant’anni. Eppure, guardando un po’ più da vicino, emergono due tendenze: la stragrande maggioranza degli horror basati sul corpo femminile affronta vari aspetti dell’apparato riproduttivo ed è stata realizzata in gran parte da uomini (Titane e The First Omen sono notevoli eccezioni). E questo è parte di ciò che rende il secondo lungometraggio viscerale e sconvolgente della regista francese così rinfrescante: The Substance non solo offre una prospettiva femminile sui corpi delle donne, ma sostiene anche che le cose inizino a diventare davvero disordinate solo quando la fertilità è un vago ricordo.
Naturalmente non mancano film horror che usano il corpo femminile anziano per un grottesco valore di shock. Sono un elemento chiave del sottogenere hagsploitation – pensate a Mia Goth ricoperta di protesi di carne flaccida in X di Ti West. Ma il punto di partenza per The Substance non è tanto il corpo in sé quanto una reazione all’idea di esso. Il tema della modificazione futuristica del corpo è un fascino continuo per Fargeat: il suo cortometraggio del 2014 Reality + trattava di un chip cerebrale impiantato che consentiva di percepire di avere un fisico perfetto. Dopo questo, Revenge (2017) – il suo splendido debutto nel lungometraggio, intriso di sangue – ha attinto alla furia del movimento #MeToo e ha anticipato il precario equilibrio tra femminismo e sfruttamento che caratterizza il suo ultimo film.
Elisabeth è stata addestrata a vedere il mondo attraverso la lente dell’industria dell’intrattenimento, che ingrandisce pure la minima imperfezione, che equipara la giovinezza al valore. Non c’è da stupirsi che opti per misure disperate. “Ricorda che sei una sola”, ammonisce il manuale di istruzioni in flashcard che accompagna le fiale della Sostanza. Inevitabilmente, Elisabeth e Sue si ritrovano in guerra per l’equilibrio delle loro risorse condivise. È una battaglia che non può finire bene per nessuna delle due. Ma in definitiva, non è questa la maledizione di ogni donna sotto gli occhi del pubblico? L’unica competizione che è sempre destinata a perdere è con la sua sé più giovane.
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Conclusioni
Con The Substance, Coralie Fargeat racconta il controllo dei corpi femminili, oggettificati e giudicati. La regista ritiene che sia giunto il momento di smascherare questo problema e di avviare una seria discussione sul perché, nel 2024, continuiamo a sostenere questi punti di vista attraverso i media che consumiamo. Una richiesta del genere, però, non può essere fatta con delicatezza; deve essere fatta con altrettanta furia, cosa che al film riesce alla perfezione.