45 anni fa usciva il primo Alien di Ridley Scott, un gigante britannico pronto a sconvolgere il mondo con il terrore venuto dallo spazio. Dopo l’impatto del primo, iconico film si sono succeduti capitoli su capitoli, tra operazioni commerciali di dubbio gusto e riflessioni socio-antropologiche perfette per i teorici del cinema, eppure il fascino di Alien si è sempre adattato a un mondo che cambia. Nella sua ascesa verso la maturità, Scott ha rimaneggiato più volte la propria opera senza preoccuparsi di indirizzare lo spettatore oltre il semplice orrore: Alien è diventato talmente grande che il regista ha potuto immergersi nel misticismo del suo stesso franchise.
Operazioni come Prometheus e Covenant sono state definite in tutti i modi, dal presuntuoso al geniale, ma hanno diviso il pubblico in sala. Dopo anni di faticosa gestazione, Scott ha deciso di tornare alle origini del suo orrore spaziale lasciando la regia nelle mani di Fede Alvarez. Alien: Romulus, in sala dal 14 agosto, nasce con il chiaro obiettivo di riportare la saga entro i confini dell’horror, tentando di unire il terrore del primo capitolo e l’azione sfrenata del secondo. L’autore uruguagio, già abituato a introdursi in franchise affermati, ha abbracciato il potenziale di una saga leggendaria con l’obiettivo di stimolare e coinvolgere come Scott e Cameron riuscirono a fare prima di lui. Un nuovo sguardo all’orrore più profondo, quello che lui conosce abbastanza bene, ma che qui si affaccia a una dimensione cosmica quasi intoccabile.
Genere: Horror, Fantascienza
Durata: 119 minuti
Uscita: 14 Agosto 2024 (Cinema)
Cast: Cailee Spaeny, David Jonsson, Isabela Merced
Uno spazio senza futuro
Romulus, che prende il nome dalla navicella spaziale in cui si svolgono gli eventi principali del film, parte da una premessa interessante che si colloca temporalmente a metà tra il primo e il secondo Alien. I protagonisti di questa terrificante avventura spaziale sono i giovani: ragazzi in fuga da un pianeta oppressivo, controllato da una multinazionale tirannica, in cerca di una via di fuga verso un futuro migliore. A partire dalla Rain di Cailee Spaeny, i personaggi inseriti in questo contesto presentano prospettive tutt’altro che banali nonostante l’epilogo sia prevedibile sin dalle prime scene. Alvarez non ha fretta di liberare i suoi mostri e anzi, trova il giusto raccordo tra il fascino dei giovani dannati e la transizione da una vita di orrori all’orrore di una vita.
Quando gli xenomorfi (splendidi anche in questo caso) cominciano a prendere il sopravvento, Romulus si impegna al meglio delle proprie possibilità per intrattenere gli spettatori della prima ora e strizzare l’occhio ai fan di lungo corso: l’intera pellicola vede alternarsi citazioni, inseguimenti e scene di grande impatto, mettendo in mostra tutte le qualità di una produzione importante ma soprattutto attenta nel restituire le atmosfere dell’opera di Scott. Ma bastano pochi sviluppi per capire che la sceneggiatura ha ben poco da offrire. Guardando oltre la bellezza della superficie, la narrazione di Romulus si rivela un elegante pretesto per riproporre Alien al grande pubblico sotto una nuova veste: spaventi a tutto spiano, azione al cardiopalma, ma nulla che permetta di appassionarsi davvero ai personaggi o all’intreccio.
Potenziale sprecato?
Alien: Romulus si dimostra un’opera più interessata a raccontare scenari orrorifici come il suo regista richiede, piuttosto che a lasciarsi andare in digressioni profonde. Non si tratterebbe certo di un problema, se le intenzioni narrative fossero chiare anche una volta che l’orrore si pone al centro della scena. Eppure, la seconda parte di questo capitolo passa improvvisamente dalla voglia di raccontare a quella di accontentare i fan. Qualsiasi sprazzo di originalità si perde presto in un caleidoscopio di citazioni e riferimenti più o meno azzeccati che aumentano di intensità quando il film si avvicina alla sua conclusione.
La ripetitività si fa evidente soprattutto in sceneggiatura, dove qualsiasi premessa svanisce tra reminiscenze dei vecchi capitoli ed eventi dai risvolti poco chiari. La storia resta comprensibile, ma mai davvero incisiva o interessante. Ciò che salva la produzione è lo sforzo congiunto di cast e crew, tanto attenti a render giustizia alle creature che a trasmettere con cura la magia di quelle atmosfere oscure: ogni elemento presente a schermo omaggia con rispetto e passione il materiale di riferimento. Il progetto brilla per la sua spettacolarità, spinto da una protagonista che riesce a emergere oltre una narrazione claudicante, ma pare talmente ansioso di stupire a tutti i costi da dimenticarsi ciò che avrebbe dovuto raccontare.
Le due anime dell’orrore
Arrivati al settimo capitolo ufficiale, è innegabile che approcciarsi ad Alien senza far alzare qualche sopracciglio sia praticamente impossibile. Nel tentativo di accontentare tutti, Alien: Romulus ha finito per soffocare al centro di due fuochi. Da una parte, il desiderio di aggiungere qualcosa di nuovo e utile per una mitologia assai complessa; dall’altra, un fan service a dir poco eccessivo che obbliga a confrontare Romulus con il passato della saga (e a porlo sempre un gradino sotto ai vari capitoli). Raggiunti i titoli di coda, questo Alien si rivela un mero progetto collante, bramoso di unire più puntini possibile senza mai preoccuparsi davvero della propria storia. Forse il pubblico apprezzerà questa operazione e troverà l’ispirazione per riscoprire la saga, ma un film non può limitarsi al proprio progetto commerciale.
Alvarez ha saputo giocare con attenzione nella direzione di Romulus, ma ha perso una grande occasione per conquistare davvero tutti con una storia all’altezza del franchise. Questo capitolo risulta tanto elegante quanto caotico, al punto da non lasciar mai trasparire un’identità propria che permetta di ricordarlo fra qualche anno. Romulus è un film che sa intrattenere e persino ammaliare in alcuni frangenti, ma che rischia seriamente di banalizzare ogni sforzo compiuto sull’onda dell’entusiasmo. L’ennesima dimostrazione che non bastano i buoni propositi e una grande produzione per fare un grande film – a maggior ragione per fare un grande Alien.
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La recensione in breve
Non può dirsi che Romulus non sia un film ben realizzato: dalla passione di Alvarez in regia alla cura nella fotografia e negli effetti speciali, questo Alien ha tutto per far bene in sala. Peccato che, oltre la superficie patinata, resti davvero poco o nulla - eccezion fatta per la performance di Cailee Spaney. Tra un citazionismo sfrenato e un fan service ai limiti dell'ossessivo, l'operazione si rivela vincente soltanto in parte.
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Voto Screenworld