Verso la fine degli anni ‘70 era possibile vedere John Belushi e Dan Aykroyd in TV, quella americana, al Saturday Night Live, facevano uno “skit”, un piccolo sketch comico, in cui cantavano nei ruoli di due fratelli orfani della periferia di Chicago. Due anni dopo Belushi e Aykroyd avrebbero interpretato quegli stessi ruoli nel film che li avrebbe consacrati alla fama mondale: I Blues Brothers. A 44 anni dall’uscita italiana del film ci poniamo la domanda sul perché quel film irriverente, comico, fuori delle righe sia ancora un cult.
Da commedia commerciale a cult
Il film de I Blues Brothers nasce come puro investimento economico, un modo per fare soldi facili: un prodotto commerciale. Puntare sulla fama di Belushi, al massimo della sua celebrità grazie ad Animal House, e sul successo dello sketch del Saturday Night Live per farne un campione di incassi. L’idea era talmente allettante, una vera gallina dalle uova d’oro, che il film venne finanziato prima ancora di avere una sceneggiatura, affidando la scrittura allo stesso Aykroyd e la regia a John Landis, che aveva già diretto Belushi proprio in Animal House. Quello che ora sarebbe assurdo, allora era normalità. Gli anni ’70 erano stati per il cinema americano un’esplosione di creatività, la Nuova Hollywood trainata dai successi di giovani registi come Lucas, Spielberg, Scorsese, aveva convinto tutti i produttori ad investire folli somme in altrettanto folli idee. Con I Blues Brothers, Landis ha fatto quello che all’epoca solo Lucas aveva osato fare con Star Wars: mescolare diversi generi cinematografici. Landis, infatti, è riuscito a creare un film esilarante, coinvolgente, che alterna la commedia demenziale al musical, un film di azione alla commedia romantica.
La trama de I Blue Brothers è alquanto semplice, anche perché di trama in fondo non ne serviva. I fratelli Jake ed Elwood Blues sono in missione per conto di Dio. Devono salvare l’orfanotrofio in cui sono cresciuti, raccogliendo 5.000 dollari per pagarne le tasse. Per farlo, decidono di rimettere insieme la loro band, “La banda Elwood! La banda!”, e organizzare un ultimo grande concerto. Il film segue i due fratelli in una serie di rocambolesche e demenziali avventure mentre cercano di riunire i membri della band, organizzare il concerto e fuggire dalla polizia. Durante il loro cammino, i due fratelli si imbattono in alcuni dei più grandi nomi della storia del blues americano come Aretha Franklin, Ray Charles, John Lee Hooker, James Brown e Cab Calloway che prestano le loro voci e la loro musica alla trama del film.
Un orologio digitale Timex, rotto. Un profilattico non usato. Uno… usato. Un paio di scarpe nere. Una giacca di un abito nero. Un paio di pantaloni di un abito nero. Un cappello. Nero. Un paio di occhiali, neri.
Un ballata in forma di blues
Nel 1980, quando uscì il film, la musica afroamericana era dominata dai ritmi disco di gruppi come Earth, Wind & Fire e artisti come Michael Jackson. I Blues Brothers riuscirono a riportare alla ribalta grandi nomi della musica blues, introducendoli a una nuova generazione di teenager. Le vendite degli album degli artisti presenti nel film aumentarono vertiginosamente dopo la sua uscita, così come quelle degli artisti blues in generale, scatenando una vera e propria “Blues mania”. L’eco di quella musica era ovunque. Ed era proprio questo il messaggio alla base dei Blues Brothers, il duo prima ancora del film, far conoscere questa musica a un pubblico più ampio, una missione per conto di Dio, il Dio della musica. I Blues Brothers non si è limitato a una semplice celebrazione a distanza della musica blues, ma, come nessun altro prima di lui, lo ha fatto coinvolgendo direttamente le star, i cantanti e i musicisti dell’epoca, omaggiando e creando nuove icone diventando, in fine, esso stesso parte della storia del blues.
Loro sono della polizia?
No, signora. Musicisti.
Un omaggio alla cultura afroamericana
Ma I Blues Brothers va oltre il mero omaggio sonoro, nato da un’idea di uno skit televisivo, Aykroyd costruisce tutto il film come un vero e proprio sketch, un spettacolo comico di dimensioni epiche che ironizza su tutto e tutti. Il film di Landis prende in giro la polizia, goffa e incompetente, e l’America bianca, rappresentata come un branco di cowboy ubriaconi o di boyscout cresciuti che si divertono a fare raduni e a dipingere miniature di aquile “Odio i nazisti dell’Illinois”. I Blues Brothers è un omaggio antirazzista e antinazista, e quanti ce ne servirebbero oggi di film antifascisti, a tutta la cultura Afroamericana, con la A maiuscola, dalle festose messe protestanti agli affollati sobborghi di Chicago. All’epoca della sua uscita, nessun cinema voleva proiettarlo poiché considerato “per afroamericani”, e negli anni ’80, l’America bianca e razzista non voleva vedere afroamericani nei propri cinema. John Belushi dovette visitare personalmente le sale per giorni, incitando il pubblico ad andare a vederlo, e riuscendo infine, come ultima beffa, a farlo proiettare li dove inizialmente non era stato accettato.
Tu hai visto la luce?
Si! Si! Jesus H. tap-dancing Christ… Io ho visto la luce!
Un “classico” cattolico
I Blues Brothers è un musical, una commedia demenziale, un film d’azione, un thriller romantico, un film che è riuscito a mettere sullo stesso piano la fede religiosa, l’ingiustizia sociale ed i Nazisti dell’Illinois; il tutto e, con la sua leggerezza, il niente allo stesso tempo. Ogni nuova scena, ogni nuova gag, arriva imprevedibile, inaspettata, frantumando qualsiasi regola fisica e morale preesistente: i fratelli Blues che commentano i nuovi negozi mentre distruggono un centro commerciale o sopravvivono ad un attacco di bazooka per poi rialzarsi come se niente fosse. Il film è pieno di citazioni, scene e momenti iconici, dagli inseguimenti in auto alle performance musicali, che sono diventati parte integrante della cultura popolare finendo persino per essere riconosciuto dal Vaticano come un “commedia cattolica”. A 44 anni dalla sua uscita lo spirito ribelle e ironico de I Blues Brothers riesce ancora a colpire le nuove generazioni confermando che, a volte andare, contro le regole per fare la cosa giusta premia sempre.
Prima scambi la nostra Cadillac con un microfono, poi mi dici un sacco di bugie sulla banda, e adesso mi fai ritornare dritto dritto in galera!
No, non ci prenderanno. Siamo in missione per conto di Dio.