Estate 2014. Tutto pronto per la finale dei Mondiali in Brasile. L’Argentina di Leo Messi contro la Germania di Thomas Müller. Genio contro regolatezza. Però non è questo lo spettacolo che ci interessa. Non le reti che si gonfiano, ma quelle sparate tra i grattacieli da un ragazzo con super problemi. Per uno scherzo del destino il futuro di un supereroe di New York sta per essere deciso proprio dalle parti di Rio De Janeiro. Perché la Sony, partner ufficiale della manifestazione, ha organizzato un mega-evento in cui il boss Kazuo Hirai sta per annunciare The Amazing Spider-Man 3, previsto per il 2018, con tanto di Andrew Garfield a fare da padrino della serata. Peccato che a quella festa Andrew Garfield non si presenterà mai. L’attore non si sente bene a causa del jet lag, ma col senno di poi tanti penseranno a una becera scusa. L’assenza di Garfield a quel party non solo farà incazzare Kazuo Hirai, ma metterà una pietra tombale sul suo Uomo Ragno.
Partiamo da qui per raccontarvi cosa è andato storto con la saga di The Amazing Spider-Man. Un franchise nato nel 2012, pieno di belle speranze, e poi chiuso bruscamente soltanto due anni dopo.
Un pessimo tempismo
Col senno di poi siamo tutti fenomeni. Troppo comodo, su. Ora che Spider-Man: No Way Home ha riacceso l’amore dei fan nei confronti del Peter Parker di Andrew Garfield è facile puntare i piedi e pretendere di vedere finalmente il mai nato The Amazing Spider-Man 3. Ovvero il film “non ufficialmente in cantiere” più desiderato dai fan Marvel. Roba che ci riporta dalle parti dell’ormai celebre motto: “Release The Snyder Cut”.
Non sappiamo se The Amazing Spider-Man 3 si farà davvero (anche se il peso dei fan sul processo creativo delle major ci fa essere ottimisti), ma di una cosa siamo sicuri: sappiamo come e perché è naufragata la saga.
Facciamo un passo indietro. Partiamo dall’inizio. Partiamo da un’altra brusca interruzione. È il 2010 quando la Sony cancella ufficialmente Spider-Man 4 di Sam Raimi. Il regista purtroppo aveva perso la fiducia dello studio già durante le riprese di Spider-Man 3, non a caso il film più problematico della sua saga, con tanto di Venom imposto dalla major, appicciato sulla storia in modo abbastanza forzato. Durante la lavorazione di Spider-Man 4 il senso di ragno di Sam Raimi pizzica sempre lì: qualcosa non va, qualcosa si sta muovendo sotto traccia lontano dalla sua vista. E in effetti, subito dopo la cancellazione del suo franchise, Sony conferma la rivoluzione in cantiere: una nuova saga con un nuovo attore nei panni di Peter Parker. Salutiamo l’impacciato Tobey Maguire e diamo il benvenuto al più carismatico e lanciatissimo Andrew Garfield, da poco consacrato da The Social Network di David Fincher.
Il suo sarà uno Spider-Man nerd, tormentato ma molto più “fico” del suo predecessore. Al suo fianco Emma Stone, ma non nei panni di MJ, perché questa volta è il turno di Gwen Stacy. Stone e Garfield sono una coppia affiatata anche nella vita. Cose che a Hollywood piacciono sempre. Alla regia Marc Webb, reduce dal successo della commedia 500 giorni insieme, un delizioso concentrato di romantico cinismo. Tutto sembra promettere bene e nel 2012, finalmente, The Amazing-Spider-Man piomba sulle nostre teste. Il film è più cupo e introspettivo rispetto alla saga di Raimi, per alcuni si prende troppo sul serio, ma è un tono quasi obbligato dalla prospettiva della storia: Peter è un orfano abbandonato e deluso. Con tanta voglia di rivalsa nei confronti della vita. Secondo noi, però, il vero problema di questo esordio sfortunato e in parte incompreso è un altro. The Amazing Spider-Man ha avuto un solo peccato originale: un pessimo tempismo.
Uscito subito dopo il primo Avengers e poco prima dell’ultimo Batman di Nolan (Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno), il film è stato schiacciato in visibilità da questi due colossi e ridimensionato nella percezione collettiva. The Amazing Spider-Man era una specie di via di mezzo tra i due giganti. Da una parte cercava il disimpegno del Marvel Cinematic Universe, grazie alla leggerezza un po’ incosciente di Spider-Man, dall’altra il film puntava molto sul trauma, sul dolore e sulla cupezza di nolaniana memoria. Il film non va male, ma nemmeno entusiasma. Peccato, perché Marc Webb era riuscito a fare molte cose buone: ad esempio avevo colto bene l’atmosfera newyorkese e il rapporto tra Spider-Man e gli abitanti della città. Una dimensione urbana che diventa “effettiva” nella bellissima scena finale con le gru che aiutano l’Uomo Ragno a compiere la sua missione. Le scene d’azione e le acrobazie aree di Spider-Man sono coreografate e girate benissimo, il cameo di Stan Lee è uno dei più divertenti visti in un film Marvel, e infine l’intesa tra Andrew Garfield ed Emma Stone è davvero spontanea e lampante. Non promossa ma rimandata, la saga arriva al secondo esame. Solo due anni più tardi, nel 2014, The Amazing Spider-Man 2 arriva in sala. E questa volta le cose vanno decisamente peggio.
Il morso della sfortuna
Poco prima che la finale tra Argentina e Germania renda fiero il popolo teutonico, The Amazing Spider-Man 2 dimostra di avere il fiatone. E no, non è colpa dei continui volteggi di Spider-Man tra i grattacieli. Il film vuole rincorrere il modello Marvel, che non fa altro che ampliare di continuo il suo universo narrativo seminando futuro in ogni film. The Amazing Spider-Man 2 fa lo stesso ma in modo goffo e frettoloso. Il film non solo gestisce due antagonisti che si pestano i piedi a vicenda, ma ne introduce anche un terzo (Rhino) senza dargli alcuno spessore. Così la storia finisce per essere una lunga premessa (e promessa) per cose che verranno. Infatti la Sony aveva concepito il cinecomic come il trampolino di lancio per due progetti futuri: il film sui Sinistri Sei, previsto per il 2016, The Amazing Spider-Man 3, previsto per il 2018 e persino The Amazing Spider-Man 4, in cantiere per il 2020. Invece il film si rivela un binario morto e quello dedicato a Spider-Man con gli incassi più bassi nella storia del cinema. Oltre a questi problemi interni al film, va detto che il franchise è stato affossato anche da altro. E qui, diciamolo, entra in gioco un po’ di sfiga.
Qui entra in scena The Interview, il film Sony con Seth Rogen e James Franco, in cui i protagonisti hanno una missione facile facile: soltanto uccidere il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’uscita del trailer scatena le ire della Corea del Nord, che definisce il film un atto di guerra inaccettabile. Il film diventa una questione politica: i nordcoreani minacciano gli Stati Uniti di ripercussioni qualora la Sony decidesse di distribuire un film per loro oltraggioso. Poi ecco la data fatidica: 24 novembre 2014. È il giorno in cui la Sony subisce un violentissimo attacco hacker: dati sensibili, file segreti, mail personali. Tutto rubato. I colpevoli? Ovviamente un gruppo di hacker nordcoreano. La Sony ormai ferita, tentenna, e decide di non far uscire più The Interview. A quel punto si mette di mezzo persino Barack Obama, condannando la scelta della major di piegarsi alle minacce nordcoreane. Insomma, la questione diventa affare di stato.
Adesso giustamente vi starete chiedendo: “Ma cosa diavolo c’entra tutto questo con The Amazing Spider-Man?” Avete ragione: ve lo spieghiamo subito. I dati rubati dagli hacker non tardano ad arrivare on line, a disposizione di tutti. Tant’è che sono ancora consultabili da chiunque. Tra gli scambi mail trapelati emerge una triste realtà: la Sony non si fida della saga con Andrew Garfield, pensa che possa difficilmente reggersi sulle proprie gambe e così decide di tendere una mano verso i Marvel Studios.
Tra i messaggi troviamo anche una conversazione tra Amy Pascal, dirigente Sony, e sua maestà Kevin Feige, capo dei Marvel Studios (o forse dovremmo dire “capo supremo dell’intrattenimento globale”), in cui quest’ultimo arriva persino a segnalare tutti gli errori commessi nella sceneggiatura di The Amazing Spider-Man 2. Poi il colpo di grazia: nelle trattative tra la Sony e i Marvel Studios, Feige fa capire chiaramente di non voler accogliere lo Spider-Man di Garfield nel MCU. No, perché ci sarà bisogno di un nuovo Uomo Ragno, con un nuovo attore più giovane, pronto ad affrontare una saga tutta sua. Agli inizi del 2015 ecco la pietra tombale: la Sony annuncia l’accordo con la Marvel. Il nuovo Spider-Man apparirà in Captain America: Civil War e avrà il volto di Tom Holland. Finisce così la triste storia di una saga sfortunata, colpevole di alcuni errori, ma anche troppo affossata dalle coincidenze.
Adesso che le acque si sono calmate, il pubblico sta rivalutando molto il primo capitolo e ha capito che Garfield è forse il miglior Peter Parker di sempre. Con buona pace dell’affetto nostalgico verso Tobey Maguire e il talento innegabile di Tom Holland. Spider-Man: No Way Home, facendo convivere i tre attori, ha mostrato che Garfield spicca in modo spontaneo. E chissà, dopo aver salvato MJ ed essersi riscattato dalla morte di Gwen, adesso ci sarà redenzione anche per la saga stessa. The Amazing Spider-Man 3 non sarebbe solo un capriccio dei fan da accontentare, ma un riscatto per cui tanti fanno il tifo.
Perché, in fondo, non c’è storia che ci piaccia di più di chi cade e di chi impara a rimettersi in piedi.
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