Negli ultimi tempi abbiamo riflettuto spesso sulle tendenze attuali di Hollywood, provando ad analizzare un mercato sempre più complesso, sia in termini di produzione che di distribuzione, che, a loro volta, devono (o dovrebbero) andare incontro anche ai gusti del pubblico senza rinunciare però alla creatività. Come sappiamo, il panorama contemporaneo è frastagliato e, con tutta probabilità, in una fase di definizione. Le piattaforme streaming paiono aver rallentato la loro corsa, mentre la gente torna a volgere il proprio sguardo verso le sale cercando però forme di intrattenimento che spesso coincidono con esperienze collettive. Top Gun: Maverick ha risollevato i cinema durante la coda lunga della pandemia e, quest’anno, il fenomeno Barbienheimer ci ha ricordato quanto sia sbagliato credere che il pubblico non voglia andare in sala.
Le persone vogliono andare al cinema, ma a condizioni diverse rispetto a quelle di dieci o vent’anni fa. Qualcosa che Apple Studios sembra aver ben chiaro, in particolare negli ultimi tempi, dimostrandosi un unicum in un panorama in cui i grandi colossi dello streaming faticano a trovare un giusto compromesso sia in merito alle strategie di produzione che di distribuzione. Scegliendo di produrre in quantità minore rispetto ai suoi diretti concorrenti, Netflix in primis, si è fatta largo dal 2021 alzando l’asticella e proponendo titoli di qualità, tanto per il cinema quanto per le serie tv, che hanno destato l’interesse del pubblico generando, in alcuni casi, anche dei veri e propri fenomeni. Ma per capire meglio di cosa stiamo parlando guardiamo più da vicino il sistema con cui Apple ha affrontato cinema e serie tv.
Apple: produrre meno, produrre meglio
Mentre nel biennio 2020-2021 i competitor si affannavano a riempire le rispettive piattaforme di contenuti con un conseguente calo degli abbonati sul lungo periodo dato, in alcuni casi, da una certa stagnazione creativa e un abbassamento della qualità, la strategia di Apple Studios è stata completamente diversa. Sin da subito lo studio ha rifiutato un approccio bulimico ai contenuti, mettendo a punto un progetto che, sul lungo termine, ha tutta l’aria di essere una dichiarazione d’intenti. Il risultato? Meno titoli e più voglia di osare, sia in termini economici che creativi, che da qualche tempo mancava da parte di una casa di produzione così importante. Così, a quattro anni dal lancio di Apple TV+, lo studio ha scelto di fare un passo enorme distribuendo prima Killers of the Flower Moon e poi Napoleon in sala e solo successivamente in piattaforma.
Una scelta legata a doppio filo all’anima dello studio che porta con sé quella volontà di tornare a investire nel cinema con una mentalità da major hollywoodiana guardando però al futuro, che ormai non può prescindere dall’esistenza delle piattaforme streaming. La volontà di investire nella distribuzione mista deriva perciò dalla consapevolezza che, in tempi tanto incerti, il ritorno nelle sale non è solo imprescindibile e necessario ma è qualcosa che può convivere benissimo con altre forme di fruizione a cui tutti ci siamo ormai abituati. Anche per questo motivo è necessario pensare dei modelli differenti e a quanto pare Apple ci sta riuscendo benissimo.
Tra Martin Scorsese e Ridley Scott: un modello alternativo
Con i suoi 200 milioni di dollari di budget, Killers of the Flower Moon non riuscirà infatti a ripagare l’intero investimento con le entrate del box office considerando che a oggi il film ha incassato circa 150 milioni di dollari. Ma se si considera il passaggio al cinema come una sorta di teasing per il debutto in piattaforma (che con tutta probabilità avverrà durante le festività natalizie) e prerequisito necessario per la corsa agli Oscar e ai premi principali l’intero progetto assume un senso. Eccome. L’idea del passaggio in sala “obbligato” per le produzioni principali apre così la strada a un nuovo modello in cui il ruolo della sala torna a essere centrale e in cui è necessario ripensare la piattaforma non solo come mero “contenitore”. In questo modo è possibile differenziare l’esperienza di visione, magari invogliando anche lo spettatore a una doppia visione come potrebbe essere per Napoleon. Uscito nei cinema il 23 novembre Napoleon arriverà successivamente in piattaforma in una director’s cut con sequenze inedite: una sorta di contenuto extra che va a definire la visione in streaming in modo differente rispetto a quella in sala.
Come riportato dal New York Times, il produttore di Napoleon Kevin Walsh crede che il vero punto di svolta in merito alla distribuzione del film nelle sale da parte di Apple sia stato il successo di Top Gun: Maverick che ha fatto guadagnare a Paramount ben 1,5 miliardi di dollari. Un traguardo sensazionale che ci riporta a quello che dicevamo in apertura: il pubblico vuole andare in sala, ma bombardato com’è di contenuti ha bisogno di una buona ragione per farlo; senza poi dimenticare il lato economico, perché è chiaro che lo studio ha bisogno di ripagare il proprio investimento. Apple questo l’ha capito e sta cercando di metterlo in pratica in modo coraggioso trovando un equilibrio tra esperienze di visioni differenti: in questo senso abbracciare la sala non significa solo pubblicizzare i propri servizi in piattaforma ma ridare respiro al business degli esercenti cinematografici.
A proposito di serialità
Ma Apple Studios ha iniziato a distinguersi anche sul panorama della serialità che, per certi versi, segue le stesse regole delle produzioni cinematografiche. Meno titoli dal taglio autoriale e varietà per quanto riguarda le proposte sono la riposta di Apple alla concorrenza che, negli ultimi anni, ha giocato puntando molto su reboot e titoli poco forti. Basti pensare al caso Paramount+ che negli ultimi mesi ha cancellato diversi suoi titoli di punta tra cui Attrazione Fatale, Grease: Rise of the Pink Ladies e Rabbit Hole. Una tendenza che denota una confusione marcata che affonda le sue radici nell’incapacità di intercettare l’interesse del pubblico con conseguenti investimenti fallimentari.
Dopo essere entrata nel settore in punta di piedi, tra il 2019 e il 2020, con serie come The Morning Show (rinnovata per un’altra stagione) e Servant, Apple TV+ è successivamente riuscita a consolidare il proprio nome grazie a produzioni ben strutturate e capaci di fornire una reale alternativa rispetto al panorama seriale contemporaneo. Tra queste ci sono Foundation, Scissione, Pachinko, ma soprattutto Ted Lasso. È infatti con quest’ultima serie tv, che potrebbe essere rinnovata per una quarta stagione, che Apple e la sua piattaforma di riferimento si sono definitivamente imposti sul panorama dell’audiovisivo proponendo uno standard differente: tanto sul piano qualitativo, quanto su quello creativo.
Ted Lasso e un ruolo sempre più importante per Apple
Ted Lasso gioca su una premessa estremamente semplice e che, a primo impatto, potrebbe apparire tutto fuorché innovativa – un allenatore di football americano digiuno di calcio che viene contattato per allenare una squadra inglese, ma che è riuscita a conquistare il pubblico internazionale per la freschezza della sua scrittura e personaggi già iconici. Inoltre i diversi titoli già pronti per il 2024 e altrettanti in fase di realizzazione, tra cui la serie tv Ferrari prodotta da Steven Knight (il creatore di Peaky Blinders) insieme alla italiana The Apartment Pictures, fanno presagire un ruolo sempre più importante di Apple nel settore dell’audiovisivo.
Sia per quanto riguarda i contenuti pensati direttamente per la piattaforma, sia per invece per quelli che vengono lanciati prima nelle sale. Una prova importante a dimostrazione che il pubblico non è solo in ascolto ma che nuovi modelli di business possono portare risultati interessanti per i produttori disposti a prendersi un rischio. Il futuro è già qui e non possiamo prescindere dalle esperienze di visione che solo a qualche anno fa sarebbero sembrate futuristiche; ecco perché un modello ibrido ben funzionante, in cui si crea una giusta sinergia tra la sala e la piattaforma, e capace inoltre di generare interesse attorno a sé, non è soltanto possibile ma potrebbe traghettarci verso nuove opportunità.
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